La ricerca scientifica,che,come l'evoluzione
umana,biologica e culturale,avanza a velocità esponenziale,è giunta,oggi,ad
una fase di metamorfosi esplosiva. Da qualche anno,
infatti,dal fronte della ricerca, quasi ogni giorno,ci giungono
notizie di conquiste straordinarie:si pensi alla clonazione della pecora Dolly,alla
mappazione completa del genoma umano,a cui si è
pervenuti con notevole anticipo sul previsto
(nel 1990,quando lo Humane Genome Project fu avviato,molti ritenevano
che ci sarebbero voluti 20 anni o più), alla scoperta,che esso è
composto da meno di 100.000 geni,il che significa che per conoscere
le loro funzioni saranno necessari meno dei 50 anni
previsti. Intanto,sono già stati individuati i geni
di 1500 malattie genetiche, e si parla di Metabonomica (un nuovo
metodo per identificare con precisione e in breve tempo una malattia,prima
ancora che si manifestino i sintomi,leggendone le impronte digitali,ossia le
molecole prodotte dal metabolismo di una persona malata),di Genomica funzionale
(nuova disciplina che comprende le ricerche volte a comprendere la funzione
svolta da ciascun gene),di Farmacogenomica (lo studio della variabilità
individuale nella risposta ai farmaci),di Proteomica (la mappatura completa del
milione di differenti proteine che costituiscono le cellule e i tessuti
del corpo umano) finalizzata a realizzare,(si spera entro 10
anni), farmaci su misura per ogni singolo paziente, più
efficaci e con minori effetti collaterali,di vaccini genetici,ricavati da
DNA od RNA, contro malattie spesso mortali come la malaria,
l'Aids,l'epatite C,contro le quali i metodi di immunizzazione tradizionali
sono poco efficaci. (Da rilevare che,l'industria farmaceutica,soltanto
negli USA,spende dai 500 ai 700 milioni di dollari per ogni farmaco che viene
approvato,ma che soltanto il 20% dei composti sperimentati giunge
all'approvazione,per cui,farmaci associati a test genetici che ne assicurino
l'efficacia e la sicurezza potrebbero acquisire anche un vantaggio competitivo
sul mercato). Si pensi ancora ai trapianti multiviscerali (più organi
trapiantati contemporaneamente sullo stesso individuo),al
trapianto di reni, fegato e polmoni tra viventi,che
consente di strappare alla morte i pazienti anche
quando non sono disponibili organi da cadaveri,al trapianto
di mani,di mandibola e di ginocchio. Il 21 Luglio 2003,chirurghi del Policlinico
di Vienna,per la prima volta al mondo,hanno eseguito il trapianto di lingua
in un paziente al quale questo organo era stato asportato per un tumore del cavo
orale. Qualche Autore si è detto pronto ad eseguire anche il trapianto di
viso in pazienti che abbiano il volto sfigurato da malattie o
incidenti. Questo intervento comporta la rimozione del volto di un
cadavere e la sua successiva applicazione su un essere umano vivente,e,secondo
un rapporto del Royal College of Surgeon of England,il procedimento
microchirurgico necessario all'intervento è già stato individuato. Si pensi
all'impianto di un orecchio artificiale,eseguito con pieno successo,
dall'équipe del Prof. Vittorio Colletti,della Clinica otorinolaringoiatrica di
Verona, su di un bambino di 4 anni,sordo dalla nascita a causa di
una deformazione della coclea e dell'assenza del nervo acustico,all'impiego del
laser ad eccimeri nella correzione dei difetti
visivi,che ha consentito a milioni di persone in tutto il mondo di disfarsi
degli occhiali,alla retina artificiale (nel 2000,sei pazienti
americani,ciechi perchè affetti da retinite pigmentosa,hanno riacquistato la
vista con l'inserimento di una retina artificiale inventata dal dott. Alan
Chow. Il dispositivo consta di un microchip e di 3500 micro-cellule solari,che
convertono la luce che giunge attraverso l'occhio in impulsi elettrici inviati
al cervello tramite il nervo ottico),all'occhio bionico,ancora in fase
sperimentale (il Dott. William Dobelle,del Dobelle Institute di New York,ha
impiantato nel cervello di un suo paziente,completamente cieco da c.a 30
anni per un trauma cranico, 68 elettrodi di platino nell'area della
corteccia cerebrale che elabora gli impulsi visivi. Una minitelecamera ed un
sensore ad ultrasuoni,inseriti in un paio di occhiali,inviano le immagini ad
un piccolo computer che elabora l'immagine,calcola le distanze,semplifica i
dati e li invia al cervello. In tal modo,il paziente riesce a percepire i
contrasti di luce e i contorni degli oggetti. Il dott. Dobelle pensa
di poter migliorare la sua visione utilizzando un maggior numero di
elettrodi). Nel 2000,al
California Pacific Medical Center,un paziente di 43 anni,Mike May,originario
della California,che aveva perso la vista all'età di tre anni a causa di un
incidente,è tornato a vedere dopo 40 anni,dopo un trapianto di cornea e di
cellule staminali epiteliali molto specializzate provenienti da un cadavere e
che mantengono in buono stato la cornea,anche se il suo cervello deve imparare a
leggere le immagini,infatti,non ha il senso della profondità nè della
prospettiva e quando guarda volti oppure oggetti è un po' come se vedesse un
quadro astratto. Il 22 ottobre 2003 la rivista
britannica New Scientist ha riferito che un'équipe di scienziati dell'università
di Toronto è riuscita ad isolare delle cellule staminali intorno all'iride di
occhi umani donati alla Banca dell'Occhio del Canada. Ogni occhio ha fornito
circa 10.000 cellule staminali, da ciascuna delle quali potevano essere
cresciute altre 15.000 cellule figlie. Le cellule, iniettate poi negli occhi di
topi appena nati, hanno generato a loro volta altre cellule retiniche tra cui
coni e bastoncelli sensibili alla luce. Il dott. Ronald Crystall,della Cornell University di
New York,ha iniettato,nel cuore di pazienti destinati ad un by-pass,il gene
Vegf,che regola la produzione di vasi sanguigni nel feto,con risultati
soddisfacienti. Il gene è
stato inserito nel patrimonio genetico dell'Adenovirus del
raffreddore,oportunamente modificato,che è stato iniettato direttamente nel
cuore. Ricercatori del New York Medical Center, iniettando cellule
staminali isolate dal midollo osseo,intorno alla zona
infartuata,hanno già ottenuto,nel topo,la rigenerazione del
muscolo cardiaco grazie alla differenziazione delle stesse in
cardiociti. Lo scorso Aprile 2003,il Dott. Emerson Perin,del Baylor College
e dell'Università del Texas di Houston,ha riferito che un
suo paziente cardiopatico,che non poteva muoversi da casa,dopo
l'inserimento,nel muscolo cardiaco,di cellule staminali isolate dal
suo stesso midollo osseo,riesce a salire senza problemi otto piani di
scale. La terapia messa a punto dal dott. Perin si basa su un particolare
tipo di cellula staminale chiamata Cd34,iniettata direttamente nel cuore dei
pazienti cardiopatici. Cinque persone che erano in lista d'attesa per un
trapianto,dopo questo trattamento hanno avuto un miglioramento tale
dell'efficienza cardiaca da non avere più bisogno di un cuore nuovo. Il dott.
Noel Gonzales,dell'ospedale Hermanos Ameijeiras dell'Havana e del Centro di
Ingegneria Genetica e Biotecnologia,il 27 Giugno 2003, ha dichiarato che forse
nel giro di pochi mesi sarà in condizioni di applicare agli uomini una
tecnica,già sperimentata con successo sugli animali,che utilizza un fattore di
crescita, isolato dall'endotelio vascolare,per stimolare la crescita di nuovi
vasi sanguigni e favorire la riparazione di una lesione
cardiaca. Il dott. Victor Dzau,del Brigham and Women's Hospital di
Boston,ha inserito un gene chiamato Akt1 all'interno di cellule
staminali mesenchimali del midollo che producono,in genere,muscoli ed ossa. Le
cellule così modificate sono state poi iniettate in alcuni topi i cui
cuori erano stati privati di ossigeno, come accade negli infarti quando le
arterie sono bloccate. Più del 60% delle cellule modificate sono sopravvissute
per 48 ore e in questo arco di tempo sono riuscite a stabilizzare la situazione
bloccando qualsiasi ulteriore complicazione. Con un lavoro pubblicato sulla rivista Cell,(Sett.
2003),Piero Anversa e Bernardo Nadal-Ginard,del New York Medical College di
Valhalla, hanno dimostrato che,nel cuore dei ratti,sono presenti cellule
staminali che,in provetta, danno origine ad una crescita clonica e sono
multipotenti, cioè danno origine sia a cellule cardiache contrattili, sia a
cellule vascolari che danno origine a vasi coronarici. Questi Autori hanno
iniettato, nel cuore di ratto ammalato di infarto,cellule staminali cardiache
prelevate dal cuore dello stesso animale dopo averle fatte crescere in provetta,
una volta iniettate,queste cellule hanno generato un nuovo tessuto sano
riparando il cuore e ripristinando la funzione dell'organo. Le
cellule staminali hanno riparato il 70% del
tessuto dopo 20 giorni. Gli studiosi hanno accertato che anche il
cuore umano ha una riserva di staminali. La dott.ssa Christine Mummery,
dell'Hubrecht Laboratory, in Olanda, ha riferito che nel 2002,è riuscita a
creare un cuore in grado di battere partendo da una piccola riserva di
cellule staminali.Un gruppo di scienziati
del National Stem Cell Centre di Melbourne,hanno utilizzato delle cellule
staminali embrionali che, differenziandosi in cellule del polmone,sono state in
grado di riparare alcune lesioni ritenute incurabili. Il dott. Richard Mollard
sostiene che questo approccio potrà essere utile anche in casi di fibrosi
cistica, mesotelioma, enfisema, bronchite cronica e cancro,anche se sono
necessari ulteriori studi. Beverly Rzigalinski,della University of Central
Florida,ha scoperto che,trattando,in vitro,i neuroni con nanoparticelle di
ossido di cerio,questi vivono in media 6 mesi invece dei normali 25 giorni di
vita in laboratorio. Le nanoparticelle agirebbero bloccando i radicali
liberi. Nell'ambito di una ricerca condotta da Angelo Vescovi e
Gianvito Martino,dell'Istituto S. Raffaele di Milano,topi colpiti dalla sclerosi
multipla hanno ripreso a camminare dopo l'iniezione di cellule staminali
neuronali adulte. Le cellule staminali iniettate nei topi sono infatti riuscite
a ricostruire la mielina. L'Istituto,condurrà ora una sperimentazione sulle
scimmie utilizzando cellule staminali umane di origine fetale. Erika
Kalil e Tarcisio Barros,della Facoltà di Medicina dell'Università di San Paolo
(Brasile),nel 2002,iniettando,in alcuni paraplegici e tetraplegici,cellule
staminali adulte prelevate dagli stessi pazienti,nella zona lesionata del
midollo spinale,sono riusci a restaurare le connessioni nervose e a far
riacquistare parte della sensibilità alle loro membra paralizzate da
anni. Nel Dipartimento di Patologia Sperimentale dell' Università di
Bruxelles,cellule del pancreas,trapiantate nel fegato malato di ratti,si sono
trasformate in cellule epatiche rigenerando l'organo. Lisa Colletti e coll.,(2003),dell'Università del Michigan,hanno
scoperto che,nelle cavie,l'elevata capacità autorigenerativa del fegato,dopo
epatectomia parziale,è dovuta al fattore delle cellule staminali SCF. I
ricercatori,somministrando questo fattore,sono riusciti a far ripartire la
rigenerazione dell'organo in cavie in cui l'avevano bloccata sperimentalmente.
Un gruppo di ricercatori canadesi ha scoperto che le
staminali sono in grado di riparare i tessuti pancreatici in topi diabetici. Il
dott. Mick Bhatia, direttore del Robart Research Institute,in Canada,ha
dimostrato che anche le staminali adulte estratte dal midollo sono in grado di
individuare i tessuti malati, in questo caso il pancreas, e incitare le cellule
a rigenerarsi in 14 giorni. I ricercatori hanno riscontrato che, subito dopo
l'iniezione di staminali, il livello di glucosio nel sangue scendeva
drasticamente, mentre si normalizzava la quantità di insulina. Uno studio
condotto dal team del dott. Marc Hammerman,della Washington University School of
Medicine, di St. Louis, pubblicato sulla rivista American Society for
Artificial Internal Organ,ha dimostrato che tessuti embrionali di
topo,trapiantati in topi diabetici, riescono a far sviluppare un pancreas in
grado di produrre correttamente insulina. In pratica,i ricercatori hanno
estratto dagli embrioni di topi del tessuto che stava sviluppandosi in pancreas
e lo hanno poi trapiantato nell'addome di ratti diabetici. Dopo due settimane
dall'intervento il tessuto era già cresciuto e iniziava la produzione di
insulina. Dopo 5 settimane,l'organo neonato era in grado di provvedere la
quantità necessaria all'organismo dell'ormone che regola gli zuccheri nel
sangue. Il Prof. Tejal Desai,docente di Ingegneria Biomedica
all'Università di Boston,ha sperimentato sui topi il prototipo di un
pancreas artificiale di silicio,dotato di un cervello elettronico,che
iniettato nel corpo di un diabetico,attraverso minuscoli fori del diametro di un
miliardesimo di metro,rilascia,solo quando è necessario,la quantità giusta di
insulina. I minuscoli fori impediscono l'ingresso
degli anticorpi,evitando,in tal modo,le reazioni di rigetto
dell'organismo. Si pensi al
fegato bioartificiale,anche se ha un impiego ancora limitato,al
cuore artificiale,sempre più perfezionato (alcuni pazienti a cui è stato
impiantato sono ancora vivi a cinque anni dall'impianto!
In particolare,la pompa Jarvik 2000,che supplisce alle carenze del ventricolo
sinistro,sta dando successi crescenti e si sta affermando come alternativa al
trapianto dell'organo malato). Il 23 Settembre 2003,al congresso della Società
Europea dei Trapianti,in corso a Venezia,il dott. Paul Soulillou,direttore del
Dipartimento di Immunologia dell'Università di Nantes,ha riferito che,alla Mayo
Clinic di Ronchester,nel Minnesota,un babbuino,per la prima volta nella
storia della medicina,viveva da più di 5 mesi con un cuore ingegnerizzato di
maiale e non presentava nessun segno di rigetto e nessuna
infezione. Si pensi ai nuovi approcci
sperimentali per la terapia dei tumori. Al riguardo,è
il caso di segnalare che un gruppo di ricercatori del National Cancer Institut
di Bethesda sta tentando di combattere meglio alcuni tumori trapiantando in
donne malate,dopo la chemioterapia,cellule staminali prelevate da donatori
compatibili. Le cellule trapiantate potenziano il sistema immunitario del
ricevente malato e attivano a loro volta cellule che attaccano il tumore e lo
controllano. Alcune donne con tumore al seno,dopo la chemioterapia, hanno
ricevuto un trapianto di cellule staminali. In alcune di esse si è
osservata una riduzione del tumore, in altre una stabilizzazione della malattia.
Si tratta di un approccio che potrebbe essere esteso per combattere altri tumori
aggressivi e resistenti ai farmaci. Si pensi al trapianto di cellule cerebrali
per la cura del morbo di Parkinson,alla scoperta,da parte del
Prof. Boncinelli, dell'Istituto S. Raffaele di Milano,di 2 geni
"architetto"del sistema nervoso centrale. A. Bodnar,ed M. Ouellette,della
Geron Corporation,introducendo,in cellule somatiche,il gene di una
subunità dell'enzima "telomerasi",hanno impedito,in vitro,la morte e
riattivao la replicazione di cellule umane
che,raggiunto il limite di
Hayflick,avevano cessato di riprodursi,alla
scoperta di cellule staminali
pluripotenti nel cervello,nel midollo
spinale,nell'epidermide,nel grasso di liposuzione
di individui adulti, e nel cordone ombelicale, (le cellule staminali presenti
nel cervello si possono trasformare in sangue
e muscoli,mentre quelle presenti nel midollo osseo possono trasformarsi
in tessuti scheletrici,
cardiaci,epatici
e nervosi). All'ospedale di Pescara,l'équipe del professor Emilio Manes, direttore dell'Unità operativa di
ortopedia e traumatologia,sta sperimentando la tecnica di ortopedia rigenerativa,impiegando le
cellule staminali per riparare le ossa. I risultati sono molto soddisfacenti.
Le cellule staminali utilizzate vengono prelevate dal paziente stesso.
Il giorno prima dell'intervento viene prelevato il plasma per ottenere i fattori
di crescita. Il giorno stesso dell'operazione, invece,
dalla cresta iliaca viene aspirato del midollo osseo e, da
questo,isolate le cellule staminali. Una volta preparato l'osso,si
fa un'iniezione di 5-6 cc. di cellule staminali e poi lo si ricopre con il gel di
fattori di crescita. Nei casi
di necrosi della testa del femore,in persone tra i 40 e i
45 anni,tolta la parte danneggiata,si è formato
un osso nuovo. Si pensi
ancora alla scoperta,da parte dell'équipe del
Prof. Pelicci,dell'Istituto Europeo di Oncologia, della proteina
P66,prodotta dal gene SHC che,nel topo e, probabilmente,anche nell'uomo,ordina alla
cellula di suicidarsi. Topi geneticamente modificati e resi incapaci
di produrre la P66,vivono mediamente un terzo di
più di quelli del gruppo di controllo. Il dott. Yuri Bozzi,dell'Istituto di Neurofisiologia
del CNR di Pisa,ha evidenziato che stimoli nocivi di diversa natura
determinano l'attivazione di particolari proteine endocellulari,le caspasi,che degradano
il DNA nucleare e quindi provocano la morte dei neuroni ed ha
dimostrato l'efficacia di un fattore neurotrofico cerebrale,il Brain-Derived
Neurotrophic Factor (BDNF),nell'impedire,nel ratto, l'apoptosi dei neuroni del
corpo genicolato in seguito a lesioni della corteccia visiva. Importanti studi
sono attualmente in corso, sia in Europa sia negli Stati Uniti, per verificare
la possibilità di somministrare neurotrofine per la cura del morbo di Parkinson
e di altre malattie del sistema nervoso centrale. E' stato accertato
che la nicergolina,un farmaco dotato di proprietà vasoattive con azione sulle
funzioni cognitive,è in grado di proteggere dall'apoptosi mediata dalla
deprivazione del NGF trofico e,a forti concentrazioni,di prevenire la morte
neuronale. Lo stesso effetto si ottiene su preparati cerebrali sottoposti a
perossidazione. I
l dott. Pier Carlo Marchisio,
dell'Istituto San Raffaele di Milano,ha scoperto la
proteina "survivina" che impedisce l'apoptòsi (la morte programmata
delle cellule); disattivando questa proteina potrebbe essere possibile bloccare
la crescita tumorale, attivandola, invece, potrebbe essere
possibile impedire,ad es.,la morte per apoptosi delle cellule
epatiche colpite da epatite B. La terapia genica,grazie a
Claudio Bordignon,dello stesso Istituto, ha
registrato un primo notevole successo nella cura
dell'immunodeficienza combinata grave (Ada), Anche in
Francia,nel 2002,quattro bambini sono guariti da questa malattia che li
costringeva a vivere in ambienti sterilizzati in quanto privi di difese
immunitarie,grazie all'impiego di farmaci derivanti dalla sperimentazione
genetica. Negli Stati Uniti,un uomo di 58 anni,Charles Wilson,afflitto da
gravi problemi di cuore,oggi è ancora in vita solo grazie ad un programma
sperimentale di terapia genica. Il Prof. Antonio Giordano,dello Sbarro
Institute for Cancer Research della Temple University di
Filadelfia,nel 2003,ha riferito che introducendo un gene regista nelle
masse tumorali polmonari di 500 cavie,ha ottenuto la guarigione in 450 casi,il
90%,e si è detto pronto ad avviare la terapia genica sull'uomo . Il prof.
Giorgio Palù,del dipartimento di istologia, microbiologia e biotecnologie
mediche dell'università di Padova, ha sperimentato con successo nell'uomo
un protocollo di terapia genica per la cura dei tumori cerebrali e, in alcuni
casi, della tiroide. I ricercatori del Californian Onyx Pharmaceuticals di
Richmond,in California,hanno ottenuto ottimi risultati con il virus modificato
Onyx-015,che uccide solo le cellule cancerogene lasciando intatte le quelle
sane. In uno studio,hanno iniettato il virus direttamente nel fegato in cancrena
di alcuni pazienti ed hanno osservato che il tumore si restringeva,mentre,nel
sangue,le proteine anomale secrete dal tumore diminuivano in modo significativo
o divenivano del tutto irrintracciabili. Attualmente,sono in corso 636
sperimentazioni di terapia genica,che coinvolgono più di 3400
pazienti, mirate contro il cancro,le immunodeficienze gravi,le malattie
infettive e cardiovascolari,il diabete,la sclerosi laterale amiotrofica e
l'artrite reumatoide. Dal 2001,l'équipe del Prof. Giuseppe
Novelli,dell'Università di Roma 2,è impegnata nella sperimentazione della
nuova terapia genica non virale. Tale metodica si avvale di vettori non
virali,costituiti da lipidi (liposomi,ossia sferette lipidiche in grado di
racchiudere il DNA da trasferire) o da agenti in grado di condensare il DNA,come
i polimeri cationici a carica positiva. I liposomi cationici sono particelle
sferiche che interagiscono con il DNA mediante interazioni elettrostatiche e lo
veicolano all'interno della cellula bersaglio tramite un processo endocitotico.
I liposomi presentano il vantaggio,rispetto ai vettori virali,di presentare una
bassa immunogenicità. Rispetto ai virus,hanno il vantaggio di non presentare
alcun rischio in termini di sicurezza,anche se tendono ad avere una
efficienza minore e ad essere poco selettivi. Diversi ricercatori hanno riscontrato
delezioni specifiche in segmenti del DNA mitocondriale nel cervello
di persone anziane. L'australiano Anthony Linnane
ha dimostrato che meno del 5% del DNA mitocondriale è integro nel tessuto
muscolare di un soggetto di 90 anni. E' ragionevole ipotizzare che,se
si potessero riparare,con la terapia genica, le delezioni riscontrate
nel DNA mitocondriale di persone anziane,si potrebbero restituire
loro,almeno in parte,vigore e salute. In un esperimento in cui a
topi di laboratorio è stata somministrata una adeguata dose di coenzima
Q10 (CoQ10) prima di somministrare Doxorubicina,una sostanza
tossica che induce delezioni nel DNA mitocondriale,nessun topo ha subito
delezioni,contrariamente a quanto accaduto negli animali di controllo ai quali
era stata somministrata la sola Doxorubicina. Ricercatori
dell'Istituto di Scienze Neurologiche del CNR,Sez. di
Catania,coordinati dal dott. Sebastiano Cavallaro,hanno individuato 140 geni implicati nei
processi che mediano l'apprendimento ed il consolidamento della memoria. Le proteine
codificate da questi geni potrebbero consentire lo sviluppo di nuove terapie in
grado di migliorare le capacità cognitive in condizioni patologiche quali
l'Alzheimer ed il ritardo mentale. Il dott. Stewart Frankel, dell'Università di Yale,ha
scoperto che moscerini con mutazioni genetiche che causano un livello più basso
dell'enzima Rp3 istone deacetilase,sopravvivono dal 33 al 50% più a lungo della
norma.Il dott. White, di
Cleveland,si è detto
pronto ad eseguire il primo trapianto di
testa ( per strappare alla morte chi,per es.,in un
incidente stradale,riportasse lesioni multiple
gravissime,incurabili,in tutto il corpo,eccetto la testa,sede della
persona,che così verrebbe salvata). Nel 2000,l'
équipe del Prof. Matthew Andrews, dell'Università della Carolina
del Nord,ha identificato negli
scoiattoli e nei criceti siberiani,una specie ibernante,i
geni PL e PDK-4 che sembrano direttamente responsabili del processo
di ibernazione. Il PL blocca il metabolismo
dei carboidrati,il secondo gene controlla un enzima che
converte gli acidi grassi
consentendo all'organismo di
utilizzarli come carburante. I ricercatori
sono convinti che gli stessi geni siano presenti
anche nell'uomo e che
quindi sia possibile indurre l'ibernazione
attivandoli. La Alcor, negli Stati Uniti,dal 2001,applica un procedimento più
avanzato per l' Ibernazione Umana: la "vetrificazione". Si pensi,ancora,alla
rapidità con cui sta
crescendo la potenza dei processori (raddoppia c.a dopo ogni anno e mezzo) e
si stanno sviluppando software sempre più sofisticati che trovano impiego in campo
medico e chirurgico, che consentono diagnosi sempre più accurate
e riducono o impediscono possibili errori da parte del chirurgo,consentono minore invasività e maggiore precisione e sicurezza
negli interventi. I neuroscienziati prevedono che in torno al 2019 i
computers avranno la potenza di elaborazione del cervello umano,20 milioni di
miliardi di operazioni al secondo! E,alla Ucla di Los Angeles,Theodore Berger
ha già creato un ippocampo artificiale,un chip
che ne ripete le prestazioni e che
sperimenterà presto sui topi. Il
fisico Frank Tipler,a pag. 43 del suo libro "La
Fisica dell'Immortalità",afferma che ci sono prove schiaccianti che
tra 30 anni o poco più saremo in grado
di costruire una macchina intelligente come un essere umano. I ricercatori Cynthia
Breazeal del Mit e Charles Guerin e Albert Mehrabian nel
Québec,hanno messo a punto i sistemi Kismet ed Emir,che manifestano sentimenti
primitivi. Il progresso nel campo dell'intelligenza artificiale porterà nelle nostre case Robot badanti,in
grado di accudire persone anziane o malate. Infatti,l'ultima versione del robot Asimo
presentata dagli ingegneri
giapponesi della Honda,non solo cammina eretto,sale
e scende le scale,apre le porte ed accende
le luci,ma,se chiamato per nome,si volta in
direzione dell'interlocutore,guarda in
faccia chi parla
e sa rispondergli.
Inoltre,avverte rumori improvvisi, come la caduta
di un oggetto,riconosce i volti delle persone
immagazzinate nella sua memoria,le chiama per nome,comunica
messaggi e le guida dove
devono recarsi.
Ciò premesso,non è ingiustificato supporre che sia giunta l'ora di
dare un impulso decisivo alla ricerca biomedica,con impiego
ingente di fondi e di ricercatori,
per combattere più efficacemente contro le
malattie,per ottenere, in tempi ragionevolmente brevi, xenotrapianti,
organi e tessuti da cellule staminali
e ingegneria tissulare,in modo da risolvere
definitivamente il problema del reperimento degli organi per i
trapianti,la rigenerazione,in situ,di tessuti ed organi
con cellule staminali o messaggeri chimici,molecole efficaci
nel trattamento dell'invecchiamento, che è
anch'esso una malattia,terapia genica! Si
stà facendo il possibile per ottenere quanto prima
questi risultati? Si è certi che non si
possa fare di più? Sono
sufficienti i fondi stanziati a livello
internazionale per la ricerca? Cosa ne pensano
gli addetti ai lavori (ricercatori,ministri della ricerca
scientifica e della sanità,fondazioni ed associazioni per
il progresso della scienza e la lotta contro le malattie) e la gente
comune di tutto il mondo? Dalla ricerca
può venire un aiuto a chi è vittima di
una mutazione genetica deleteria,a chi,in una corsia
d'ospedale o in una sala di rianimazione, o
anche soltanto tra le mura domestiche,a causa di
una malattia incurabile,lotta contro la morte,o è
paralizzato e incontinente in un letto o su di una
sedia a rotelle.
Forse,qualcosa si sta muovendo,almeno
nella coscienza degli osservatori più avveduti.
Infatti,i
n un editoriale pubblicato in Aprile sulla rivista
Science,il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan,ha affermato che
la comunità scientifica mondiale è da considerarsi un membro dell'ONU,ed
ha rivolto agli
scienziati
un appello affinchè cooperino nella campagna intesa a diffondere l'accesso alle conoscenze
scientifiche,e si è detto molto lieto di collaborare con gli scienziati
di tutto il mondo,di sostenerne la ricerca e di diffonderne a tutti i
popoli i suoi benefici risultati. Negli Stati Uniti,il National Institute of Health
ha annunciato (Ott. 2003),un'iniziativa a favore della ricerca scientifica, mettendo
a disposizione dei vari centri circa 2 miliardi di Usd per
la ricerca medica e per incoraggiare approcci innovativi alla stessa e facilitare
le scoperte e il progresso. Il dott. Elias Zerhouni direttore del NIH
ha detto: "Ciò che ci proponiamo è una visione completamente nuova della
ricerca. Siamo convinti che ci sono delle opportunità reali per rivoluzionare
la scienza nel nostro Paese". Solo per l'anno prossimo sono già previste
28 iniziative, con un costo complessivo di 130 milioni di Usd. Il piano, che
ha preso il nome di NIH Roadmap,è frutto del lavoro di oltre 300 tra consulenti accademici
e industriali, ed è stato stilato nell'arco di 14 mesi. Tra gli
obbiettivi principali, incoraggiare gli scienziati allo scambio di informazioni, coinvolgere il
maggior numero di persone negli esperimenti e prestare attenzione ai
gruppi di sostegno per i pazienti. Il National Institute of Health,per incoraggiare
i ricercatori e le idee più promettenti,ha annunciato 10 Innovator Awards
di 500.000 Usd per i prossimi 5 anni, che saranno destinati ai progetti migliori,
quelli cosiddetti "high-risk". L'Ente spera di istituire,con il tempo,dei
database accessibili agli addetti ai lavori, che conterranno le informazioni
provenienti direttamente dai laboratori, e che quindi sarà costantemente
aggiornato. E oltre a questi archivi specifici, il NIH progetta di aprire
un'agenzia che coordini la ricerca pubblica con quella svolta dalle compagnie private,
di modo che l'unione fra le due possa velocizzare i tempi di sperimentazione.
Il 28 Ottobre 2003, Singapore,con la collaborazione della Juvenile
Diabetes Research Foundation International,ha lanciato un progetto
di c.a 3 milioni di Usd per incrementare la ricerca sulle staminali. Il
28 maggio 2003, a Milano,è stata annunciata la nascita della Fondazione
Umberto Veronesi,per il progresso delle scienze. Lo Stesso Veronesi ha
illustrato i 5 grandi motivi di questa iniziativa : il rientro
in Italia di ricercatori qualificati, la formazione di nuovi scienziati sui temi
della genomica e postgenomica, la progettazione di un nuovo assetto per la
ricerca e la cura delle malattie più gravi, la promozione della scienza nei Paesi
emergenti, lo sviluppo di una nuova cultura scientifica nelle nuove generazioni. A
proposito di questo ultimo punto è già in programma una Conferenza Mondiale sul
Futuro della Scienza che si terrà ai primi di ottobre del 2005 a
Venezia. Un avvenimento che affronterà i grandi temi di riflessione: scienza e Religione,
Scienza ed Economia, Scienza e Politica, Indipendenza della Scienza, Etica della
Scienza. Presidente del Comitato promotore è Francesca Merzagora. Fanno
parte del Comitato d'Onore cinque Premi Nobel fra cui Renato Dulbecco, Rita
Levi Montalcini, Carlo Rubbia; nel comitato scientifico figurano scienziati di
fama come Claudio Bordignon, Pier Paolo Di Fiore, Jacques Bernier. Da citare,infine,la nascita
della Genextra,l' Azienda Biotecnologica creata dal finanziere Francesco Micheli con l'obiettivo di
trovare un farmaco che disattivi il gene P66,per prolungare,almeno sino
a 100 anni,la vita media in buona salute.
L'immagine quì in basso è una larva di
stella marina.
That
premised, it is not unjustified suppose that it is arrived the moment to give a
decisive impulse to the biomedical research, with huge employment of deep and
researchers,in order to fight more effectively against all the illnesses and to
get, in reasonably brief times, xenotransplantation,organs and tissues from
staminal cells and tissular engineering (to finally solve the
problem to find the organs for the transplantations), the regeneration
of tissues and organs with staminal cells,effective molecules retarding the
aging (that is also it an illness),finally,genetics therapy! Is one doing the
possible one to obtain these results as soon as possible? Is it sure that
it isn't possible to do of more? Are they sufficient the bottoms appropriated to
international level for the research? What do the researchers think ? And the
ministers of scientific research and healt, foundations and associations for the
progress of the science and the struggle against the illnesses,and the common
people in the world? From the research a help can come who victim of a
deleterious genetic mutation is,to who, in a hospital ward or in a intensive
care, or at home, because of an incurable illness, struggle against the death,
or it is paralyzed and incontinent in a bed or on a
wheelchair.
"La morte",ha
scritto in un articolo apparso il 27 Maggio 1997,sul Corriere della Sera, un
noto psichiatra,"non è materia di insegnamento a scuola. Bisogna insegnare la
morte. Occorre che la morte entri nella cultura del quotidiano,anche perchè
questo tempo manca di una visione dell'uomo,e ogni umanesimo non si
fonda senza l'interrogativo della morte ".
.
Sepolcreto
In
realtà,condizionamento mentale,rimozione e disinformazione,impediscono alla
maggior parte delle persone, anche alle più
colte e alle più dotate
intellettualmente,di porsi l'interrogativo della morte e di
chiarire,su basi rigorosamente scientifiche, perchè si
muore,di reagire ed attivarsi nella lotta contro la
morte. La morte è generalmente accettata
con passività e rassegnazione. Solo chiarendo
perchè si muore si può reagire contro di essa,e
contro la morte si reagisce intensificando
le ricerche sulle malattie
e l'invecchiamento. A tale scopo,dovrebbe essere fatto ogni sforzo per
trovare una soluzionepacifica alle contro versie internazionali,e
tutti i fondi attualmente stanziati dai vari stati per gli
armamenti e le numerose guerre in corso,dovrebbero essere fatti
convergere sulla ricerca.
A
prescindere da considerazioni filosofiche o teologiche,
alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, la morte, sia essa
programmata o meno nel codice geneti co di ogni essere vivente, sembra
debba attribuirsi ad una imperfezione cosmica. Il
Cosmo, nato dal Big Bang, con i suoi corpi celesti,le
galassie,le stelle,i pianeti, non è perfetto. E' evidente
che la vita,sulla terra,è sorta per puro caso. E' per puro
caso,infatti,se il nostro pianeta ha presentato condizioni
favorevoli alla comparsa e all' evoluzione della
vita (giusta distanza dal proprio sole, giusta temperatura,
dimensioni e forza di gravità
adeguate,ecc). Ed è sempre per puro caso
se non è stato ancora devastato dall'impatto con
un asteroide. Guerre,conflitti sociali,contrasti
ideologici, omicidi, furti e rapine,restrizioni della libertà
personale, in tolleranze razziali, calamità naturali,
incidenti, malattie, progressivo deterioramento dei
corpi (invecchiamento), handicap fisici e psichici, nascite di
bambini deformi, anancefalici, Down o siamesi,animali che
si mangiano tra di loro per sopravvivere, ed altre
simili mostruosità ed atrocità, depongono ine
quivocabilmente per una natura imperfetta e fallace. Questa
imperfezione è all'origine di tutto il male che c'è sulla
terra e dovrebbe ispirare sentimenti di tolleranza e
solidarietà tra tutti popoli al di la di ogni fede religiosa o credo
politico.
Anche il corpo
umano,vulnerabile alle malattie,soggetto al deterioramento del tempo,a
mutazioni genetiche deleterie,è imperfetto. Plasmato
dall'evoluzione attraverso la selezione (operata
dall'ambiente) di mutazioni casuali spontanee,e la morte di
miliardi di esseri viventi apparsi nelle varie ere
geologiche, è una macchina enormemente complessa, di
cui non si conoscono ancora bene stuttura e
funzionamento, e a causa di tale complessità e delle
limitate conoscenze,oggi non sempre è possibile ripararla quando
si guasta,e quando i danni superano una
certa entità si autodistrugge.
Ecco il parere espresso,in
merito,da alcuni scienziati.
I
l mistero sottile
della morte e, legato a questo, il fascino imperscrutabile
dell'Aldi là, hanno sempre e dovunque colpito e inquietato gli esseri
umani. Dei
due grandi misteri della vita, la nascita e la
morte, fin dalle epoche più remote, il primo è stato sempre accolto
con gioia come fatto naturale, il secondo invece accettato, si, perchè ineluttabile,
con rasse gnazione e mai con piacere,
ma considerato innaturale. L'uomo ha cercato così
di esorciz zare la morte immaginandola come qualcosa di non definitivo, una
soglia, varcata la quale inizia una nuova vita.
( Renato Grilletto)
"L
a paura, e il reverenziale timore, dinnanzi alla morte, erano
radicati nella mente degli antichi almeno quan to in
quella dei moderni. Questi moti dell'animo sono giunti sino
a noi lungo oscure vie ancestrali, dando vita alle mitologie
e modellando il comporta mento umano... In ogni tempo e fra tutti i popoli,la
morte è apparsa come il più tremendo dei misteri,come l'estrema
inevitabile necessità che l'incerto destino dell'uomo deve affron
tare,e patetici sono stati i tentativi di far luce sulle tenebre che
avvolgono il futuro. La vi ta e l'arte, in passato, erano soprattutto
interessate a questo insolubile problema. La ra gione ha sempre
cercato di placare i timori dell'uomo, la mente umana, inquieta ed attiva, ha istintivamente cercato
consolazione in varie credenze, evocando
una serie
di protezi oni contro i pericoli che si annidano numerosi nei
bui recessi dell'ignoto. Ma nelle tene bre è sempre brillato un commovente
barlume di speranza..."
(Howard Carter)
"L
'idea della
morte, è una di quelle che maggiormente preoccupano
l'animo dell'uo mo. Credo che non ci sia al cuno che non
si sia mai posto questo terribile quesito: che co sa è la morte? Esiste una
vita futura? Tutti sanno che qualsiasi organismo comincia la su
a esistenza sotto la forma di un germe, spesso microscopico, che con la
fecondazione si mol tiplica in una quantità innumerevole di cellule. Da
queste cellule ha origine un agglomera to complesso che si chiama embrione.
L'embrione si nutre, si sviluppa,e si trasforma infine in un giovane organismo la cui
esistenza dura più o meno a lungo. In seguito, l'organismo comincia ad
invecchiare, a soffrire di varie malattie, finalmente muore, cioè si tramuta
in un oggetto immobile e insensibile simile ad una quantità di altri
oggetti della natura organi ca. Tutte le facoltà
dell'organismo vivente che lo differenziano così nettamente dagli al tri oggetti
inanimati scompaiono nel momento in cui sopravviene la morte. Ma l'uomo non
può accettare l'idea della morte come fine della vita.
Se la morte è realmente il termine della nostra vita,se
essa distrugge il corpo, se dopo il decesso non restano che microbi e
putrefazione, allora la vita non ha senso alcuno. L'istinto
di conservazione ci spinge a lottare contro la morte, ad evitare le
condizioni sfavorevoli,a adattare il corpo e a difenderlo
contro gli innumerevoli nemici interni ed esterni. In realtà
tutta la vita è lotta contro la morte. Gli uomini sono condannati
a morte dalle forze cieche della natura. E' que to
un fatto inevitabile ed universale. E per riconciliarci
con questa verità,che rende la nostra vita assurda e
infelice,dobbiamo ritrovare il senso della vita e
comprendere lo scopo della nostra esistenza. Chi è
dunque il nostro nemico comune? La morte e con essa le forze brute della
natura . Queste
forze sono cieche in quanto noi non sappiamo dirigerle. Ma a poco a poco cominciamo
a comprendere le leggi della natura e impariamo anche a governarle. Così, per opera nostra, questa natura verrà ad essere ridotta
in condizioni da non poter più esercitare la sua opera
di sfacelo e nelle mani dell'uomo le forze distrug gitrici e cieche si
trasformeranno in energia creatrice.
Ma i singoli individui e le società separate non sono in grado
di lottare contro la morte; la lotta contro la morte deve
esten dersi sempre più e prendere il carattere di una
lotta governativa e internazionale. In que to consiste la sola unione vera e feconda di tutti i
popoli, la solidarietà reale ed efficace. Fino a quando si sarà
giunti alla vittoria finale occorre presentare una umanità unita, un fronte
unico di ricerche scientifiche nella lotta contro la morte
.
(S. Metalnikov)
"U na specie
complessa i cui individui non muoiono ha difficoltà gravissime
nell'evol versi, nell'adattarsi evoluti vamente all'ambiente.Sappiamo che tutti gli organismi
superio ri possono essere idealmente divisi in due parti, la linea somatica e la linea
germinale. Quest'ultima è costituita dalle nostre cellule a
funzione riproduttiva; la linea somatica siamo noi come individuo, è tutto il nostro
corpo. E' chiaro che
i
cambiamenti a valore evolutivo hanno valore in quanto avvengono sulla
linea germinale e producono nuovi individui mutati,alcuni dei quali
potenzialmente più adatti all'ambiente . Le mutazioni delle
cellule somatiche non possono invece avere effetti evolutivi. Il soma
è formato da miliardi di cellule e per ottenere un
adattamento genetico della specie sarebbe necessario inserire in tutte la stessa
mutazione, e per giunta in tutti gli individui della stessa specie. La
mutazione è un evento raro e casuale, e quindi tutto ciò è
completamente assurdo. Se consideriamo ora il fatto che su di un
determinato territorio può vivere solo un determinato numero finito di
individui,ci accorgiamo subito che i nuovi organismi,potenzialmente diversi, troveran no posto solo se
ad un certo momento i vecchi si tolgono di mezzo,
muoiono.
La morte non c'è nei batteri, e anche in alcuni
protozoi, perchè non serve. Le due cellule figlie, essendo identiche, hanno
le stesse probabilità di mutare ed evolversi e non serve quindi a
nulla programmare la loro scomparsa. La conclusione è
che la vita dell'organi smo dura quel tanto che
serve per assicurare il migliore adattamento
della specie, è determinata geneticamente, come tutte le
altre caratteristiche del differenziamento. Ciò non vuol dire che non dobbiamo
cercare di identificare i geni che determinano l'invecchiamento e cercare come
agiscono".
(G.
Morpurgo)
"Gli scrittori di fantascienza,fanno un
grande spreco di fantasia
in merito al proble ma della trasmissione di es seri umani,
alla velocità della luce,negli spazi interstellari. D'altro canto,
se un individuo è definito senza residui da un testo
in codice, perchè non sarebbe possibile trasmettere semplicemente
il codice in questione,in forma di segna li radio, su distanze
di centinaia di anni luce,per poi ricostituire l'individuo stesso,nel luogo d'arrivo,
mediante una ri traduzione dei segnali in sequenze di aminoacidi? Ecco,
dunque, che il con cetto di immortalità acquista credibilità
scientifica. E questa possibilità ci si apre proprio nel momento
in cui, da un'altra prospettiva, e per la prima volta, la morte
si rivela inutile. Dall'epoca in cui, nel mare originario, le prime molecole organiche si
sono aggregate in un sistema
che aveva attinenza con quelli cellulari odierni, la morte
costituì, forse, l'inven zione di maggior momento del la vita, dal momento
che, senza il continuo decesso di organi smi viventi
solo per breve tempo, non potevano verificarsi nè la mutazione
nè la selezione. In altre parole, senza morte, niente selezione,
nessuna trasformazione delle specie, niente
Homo Sapiens ; senza un rapido susseguirsi delle generazioni,non sarebbe
stato possibile l'adattamento alle mutate condizioni
ambientali. Tutto questo è stato indispensabile fino a quella che, in
precedenza, abbiamo chi amato la svolta dell'evoluzione;
nel frattempo, l'ambiente esterno si trasforma con un
ritmo al quale la mutazione e la selezione non possono tenere dietro. Gli
studiosi di Biologia Molecolare, però, hanno scoperto la centrale
di comando della vita e sono sul punto di decodificare il programma. La coscienza
pianifi catrice, a sua volta un pro dotto
dell'evoluzione, comincia retroattivamente ad agire su que sto processo
evolutivo, e così viene a chiudersi un enorme cerchio biologico. L'evoluzione, in altre parole, in futuro procederà secondo altre
leggi ; ne deriva che, prima o poi, la morte non sarà più
indispensabile alla vita. Almeno in via di principio, la biologia
si avvicina a un punto a partire dal quale
sarà possibile garantire, ad ogni individuo, quell'adattamento e proseguimento dello
sviluppo in mancanza dei quali morirebbe. Se per questo
si dovrà revisionare l'organismo esistente,o piuttosto
sbarazzarsene e sostituirlo con una nu ova edizione riveduta e corretta, è
questione puramente tecnica ; ciò che conta è che la perso nali
tà rimarrebbe intatta, perfettamente conservata. Per dirla con altre
parole : un nume ro abbastanza costante di
individui che non si propagano potrebbe, per
un numero di anni praticamente infinito, percorrere
tutto il ciclo evoluti vo corrispondente allo sviluppo di una specie, che
porterebbe, forse, a forme viventi oggi per noi semplicemente inimma ginabili.
Che vi si giunga o meno, è questione che
riguarda i futurologi; quello che per noi conta è che la
parola immortalità è divenuta, di recente, qualcosa di cui gli
scienziati possono discutere, possono prendere seriamente in considerazione".