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Storia I.A. : dalla cibernetica all'intelligenza artificiale

Una macchina che possa definirsi dotata di intenzionalità deve essere in grado di costruirsi una sua rappresentazione del mondo, deve compiere delle azioni per suo desiderio. Una macchina di questo tipo deve essere in grado di riflettere su se stessa, cosciente della sua esistenza in quanto entità. Il limite della cibernetica è quello di non aver considerato nella definizione, di intenzionalità, i concetti di soggettività e desiderio. Nuove teorie e definizioni vengono fuori dalle menti degli studiosi impegnati in questo campo. In molti superano il concetto di base che la macchina deve essere guidata verso un obbiettivo, ritenendo che questa debba essere solo orientata. La macchina deve essere in grado di mediare lo stimolo input, l'orientamento, con le conoscenze del sistema che ha a disposizione, ed agire di conseguenza. Si tratta di compiere delle scelte diverse a parità di condizione. Non dovrà seguire dei passi prefissati.
Quindi anche se l'ambiente esterno è sempre lo stesso il nostro sistema dotato di intenzionalità e di scopi, dovrà essere in grado di compiere scelte che potrebbero anche andare contro precisi diktat di questo. A questo punto si scardina il concetto fondante di cibernetica. È logico ora che quello di cui stiamo parlando non può andare più sotto la definizione di servomeccanismo, ma siamo arrivati ad una concezione nuova: quella di cui si parla in questo sito, l'intelligenza artificiale.Dagli anni sessanta l'intelligenza artificiale ha iniziato ad avere basi importanti per poter pensare di arrivare ad un emulatore fedele dell'intelligenza umana.

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