«Sono persone vive, non vanno abbandonate» Intervista a Giovanni Battista Guizzetti, medico geriatra dell’Istituto Don Orione di Bergamo,
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Enrico
Negrotti, Avvenire, 17.10.2007 Per leggere l'articolo fai click su: 20071027_guizzetti_persone_vive.pdf |
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Testamento biologico: «Sono persone vive, non vanno abbandonate», Intervista a Giovanni Battista Guizzetti, medico geriatra dell’Istituto Don Orione di Bergamo, «Prima di tutto vorrei puntualizzare che non si tratta di staccare spine, ma di far morire una persona di fame e di sete. E con l’aggiunta di un po’ di morfina perché non soffra […]. Credo sia un messaggio devastante. Con queste persone io e la mia équipe cerchiamo di stabilire una relazione di cura: anche se è ignoto il livello di emotività dei nostri pazienti, vedo che cambiano espressione quando li accudiamo. […] Non esistono esami strumentali sicuri per dare un verdetto definitivo, lo stato vegetativo rimane sempre una prognosi che si basa su principi probabilistici. È pressoché impossibile per un neurologo indicare valori certi per indicare che non vi sarà mai per un paziente il recupero della coscienza: non basta nemmeno l’elettroencefalogramma. Cosa implica far riferimento al recupero della coscienza per ammettere un’eventuale sospensione dell’alimentazione? Significa introdurre un chiaro riferimento alla qualità della vita: si mostra di non considerarle a pieno titolo persone con diritto alla vita […]. Come valuta il riferimento alla volontà della persona espressa prima dell’incidente? Un criterio discutibile, perché è diverso parlare da sani o da malati. Come dimostra il caso recentemente emerso dell’oncologa Sylvie Menare, che era favorevole all’eutanasia e ha cambiato idea dopo essersi ammalata lei stessa.» Enrico Negrotti, Avvenire, 17.10.2007 |
Rassegnina |
LA CASSAZIONE FA TESTAMENTO
(BIOLOGICO)
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Eluana Englaro è in stato neurovegetativo da 15 anni. Il 15 ottobre una sentenza della Cassazione ha deciso che spetterà ai giudici della Corte d’Appello di Milano stabilire la volontà di Eluana e pronunciarsi così in merito alla interruzione o meno della alimentazione. Si tratta di ricostruire una sorta di implicito testamento biologico desunto da frasi dette qua e là e comportamenti avuti dall’interessata in diverse occasioni. Tutto ciò i giudici dovranno farlo dopo essersi accertati che “la condizione di stato vegetativo sia irreversibile”. Non si sa se Eluana si risveglierà o no. Così come non si sa che significato attribuire alle risposte date agli stimoli e quale portata hanno le onde cerebrali registrate dall’elettroencefalogramma. Qui la scienza non può dire nulla di certo. Sappiamo, però, che queste onde ci sono e che Eluana, per quanto apparentemente incapace di relazionarsi con l’ambiente circostante, è viva. E la sua vita vale almeno quanto la nostra. Cercare di ricostruire a posteriori la sua volontà nasconde il tentativo di eliminare la possibilità che in quel corpo inerme si celi qualcosa di incommensurabile, non riducibile alle proprie abilità, che rende degna anche la malattia. Nel complesso questa sentenza rappresenta una vera e propria forzatura legislativa, per correre a larghe falcate verso l’introduzione del testamento biologico. Il traguardo è adeguare le leggi a una concezione che considera persona solo chi è capace di auto-determinarsi, tagliando fuori intere categorie umane. È una antropologia che ha orrore della imperfezione e del limite, della sofferenza e del dolore, come se questo non avesse nulla a che fare con la vita e con il suo significato. |