«Sui valori umani non si negozi»
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Francesco
Ognibene,
Avvenire, 21.10.07 Per leggere l'articolo fai click su: 20071021_ognibene_valori_umani.pdf |
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Testamento biologico: «Sui valori umani non si negozi» «Spiega Laura Palazzoni, che insegna Filosofia del diritto alla Lumsa di Roma e da pochi giorni è vicepresidente del Comitato nazionale di Bioetica. Il problema è che ormai “ci siamo abituati a veder considerare come persona solo chi è capace di autodeterminarsi”, una visione che “taglia fuori intere categorie umane, a cominciare dagli embrioni”. […] Cos’è questa se non una “antropologia sbagliata”, come la definisce il sociologo Sergio Belardinelli? […] Dilaga “la pretesa della salute perfetta”, e se questa si incrina o viene meno allora “tutto è perduto, perché la città dell’uomo è costruita per i sani, gli efficienti, i giovani, i belli, e si capisce che in una comunità così ogni tecnica è lecita se serve a garantire la conservazione della perfezione biologica”. Davanti a questa mentalità è il caso di impuntarsi: “Non consentiamo che siano la medicina, il diritto, il potere a dire quale vita ha valore e in cosa consiste la nostra dignità”.», Francesco Ognibene, Avvenire, 21.10.07 |
Rassegnina |
LA CASSAZIONE FA TESTAMENTO
(BIOLOGICO)
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Eluana Englaro è in stato neurovegetativo da 15 anni. Il 15 ottobre una sentenza della Cassazione ha deciso che spetterà ai giudici della Corte d’Appello di Milano stabilire la volontà di Eluana e pronunciarsi così in merito alla interruzione o meno della alimentazione. Si tratta di ricostruire una sorta di implicito testamento biologico desunto da frasi dette qua e là e comportamenti avuti dall’interessata in diverse occasioni. Tutto ciò i giudici dovranno farlo dopo essersi accertati che “la condizione di stato vegetativo sia irreversibile”. Non si sa se Eluana si risveglierà o no. Così come non si sa che significato attribuire alle risposte date agli stimoli e quale portata hanno le onde cerebrali registrate dall’elettroencefalogramma. Qui la scienza non può dire nulla di certo. Sappiamo, però, che queste onde ci sono e che Eluana, per quanto apparentemente incapace di relazionarsi con l’ambiente circostante, è viva. E la sua vita vale almeno quanto la nostra. Cercare di ricostruire a posteriori la sua volontà nasconde il tentativo di eliminare la possibilità che in quel corpo inerme si celi qualcosa di incommensurabile, non riducibile alle proprie abilità, che rende degna anche la malattia. Nel complesso questa sentenza rappresenta una vera e propria forzatura legislativa, per correre a larghe falcate verso l’introduzione del testamento biologico. Il traguardo è adeguare le leggi a una concezione che considera persona solo chi è capace di auto-determinarsi, tagliando fuori intere categorie umane. È una antropologia che ha orrore della imperfezione e del limite, della sofferenza e del dolore, come se questo non avesse nulla a che fare con la vita e con il suo significato. |