Il diario di Primo Santini
1a parte di 8
Bersagliere del 2°reggimento
e
folgorino
La nostra storia parte da lontano
come quella di tanti italiani e come quelle passa attraverso i conflitti,
il lavoro, la famiglia per arrivare al capitolo o ai capitoli finali che
non sono mai quanto ci aspettiamo. Quella di Primo e della sua famiglia,
raccontata dal figlio Sandro,
fra le avventurose è la più avventurosa che possa capitare
La Sirena di Lutraki |
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Suo padre, Luigi
(3/10/1886), aveva fatto avanti indietro dall’America diverse volte (più o
meno regolarmente) e l’ultima quando scadeva per lui anche l’obbligo
militare. Nel 1907 era sbarcato ad Ellis Island (N.York 4 Aprile), da Le Havre
(Francia) con la nave "La Touraine" e s'era diretto in California, Lo accompagnavano
un Rapalli ed un Albericci, ambedue di Corlaga in Lunigiana, che avevano
indicato come referente allo sbarco (una specie di garante o di
alloggiante), Giovanni Galeotti, poi suo futuro suocero.
Anche lui per breve tempo aveva tentato l’avventura in “Merica”. Il 9
dicembre 1918, Louis (Luigi) Santini, dopo avere vestito per sei mesi la
divisa dell’esercito USA, a Camp Dodge nello Iowa (dove risultava anche
residente nella contea di Polk), era stato naturalizzato
cittadino americano. Nel 1920 si celebra il matrimonio fra Maria Luigia Galeotti (classe 1900 figlia di Giovanni) e Luigi Santini, cittadini americani a tutti gli effetti. Luigi lavorava in miniera a Pocahontas (che se per noi suona ora come un nome incantato da film Disneyano dietro il sipario nascondeva tragedie minerarie immani) la nonna faceva pensione (alloggio) ad altri italiani. Di notte andavano a comprare del whisky (che sappiamo allora essere al bando in quel paese) e lo nascondevano in una buca, per poi rivenderlo. Probabilmente non vivevano male. Avvisaglie di crisi o nostalgia di casa, dopo la nascita di “Primo” ( il primogenito 1921) rientrarono in Italia (gennaio 1927). |
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IL SERVIZIO MILITARE AMERICANO | ||
Camp Dodge (l'equivalente
delle nostre caserme ma con struttura e ampiezza diversa) è stato
costruito nel 1907 fino ad arrivare alla vigilia della grande guerra a
circa 4.300 acri (1 acro= 4.046 mq - O,4 ettari http://www.mbarron.net/Nile/measure.htm
). Di proprietà dello stato dello Iowa era a disposizione della loro
National Guard fino a che il governo federale non l'ha requisito per
l'armata che si formava per l'Europa. E' a questa data che Luigi Santini
o come dicevano loro Louis Sentini, di anni 32 celibe, carnagione scura,
occhi marrone, capelli neri e cicatrice sulla fronte è in forza al
centro addestramento ed in procinto di lasciare gli Usa per combattere
in Europa contro la Germania o sul fronte italiano come spesso succedeva
per quelli facilitati dalla lingua. Sempre dal documento militare si
evince che sia residente nella contea di Polk Era la 88° divisione a cui
avrebbe fatto seguito la 19° in chiamata che aveva portato il numero dei
coscritti nel campo a ca. 28.000. The 19th Division was in the process of being formed at Camp Dodge when the war ended and demobilization began. Camp Dodge became the demobilization station for the 88th Division and for a short time was the station for the regular army 4th Division. After the camp was returned to state ownership, the buildings were sold to the public and Camp Dodge again became the state training ground for the National Guard. Il campo venne intitolato al Maggior Generale Grenville Mullen Dodge (1831-1916) quando questi era ancora vivo. Eroe della guerra di secessione si avvaleva anche in battaglia delle sue capacita di ingegnere (costruttore di strade e di ferrovie attraverso il West ma anche di campi trincerati) e di coordinatore di uomini (ricorda tanto il John Wayne di "Soldati a cavallo" di Henry Ford). Col grado di colonnello di reggimento poi di Brigata (erano comandi provvisori come quello di Custer) fino al grado effettivo di maggior generale dal 31 marzo 1862 combatte agli ordini di Curtis. From October, 1862, till the 8th of July, 1863, when by order of General Hurlbut he assumed command of the left wing of the 16th Army Corps, General Dodge was engaged repeatedly with the enemy under Forrest, Van Dorn, Chalmers, Ruggles and Ferguson; and, in every engagement and expedition, he was successful. In addition to his other labors in the summer of 1863, he organized five regiments of colored troops, and several companies of heavy artillery, also colored troops. Dodge is best known as a railroad builder whose miles of track opened up the West to settlement. He was nicknamed "Long Eye" by Indians because of his habit of carrying a telescope while overseeing construction of the Union Pacific Railroad. |
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Nota del sito: La “merica” della fortuna, come sappiamo, era agli sgoccioli e di li a un anno si bruciò tutto in una vampata a Wall Street, esattamente come oggi. Si vanta spesso una loro superiorità morale, politica, economica sugli Europei e in particolare sull’”Italietta” fascista ma a ben vedere la loro situazione economica non era dissimile, se non peggiore, allora come adesso (2009). Era attiva in quegli anni anche la caccia all’immigrato e agli anarchici, percepiti come sicura degenerazione del comunismo. La caccia vanta infatti fra i suoi caduti Sacco e Vanzetti finiti sulla sedia elettrica il 23/8/1927. La “Merica” li riabiliterà in pompa magna !!! 50 anni dopo. |
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I dollari americani
dovevano ben valere se si fece costruire una casa a Corlaga (dove nacque nel 1928
la secondogenita Vilma) poi l’acquisto d'una osteria a Parma e un podere a
San Pancrazio Parmense.
I figli crescono e
studiano. Primo si diploma ragioniere a Parma il 31maggio 1940 poi si
iscrive ad Economia e Commercio. Vilma frequenta invece le magistrali e
dopo Medicina e Chirurgia dove si laurea brillantemente. Ma siamo alla
vigilia della guerra. Per i diplomati corre l’obbligo, se non inquadrati,
di frequentare il corso per allievi ufficiali di complemento (AUC). La
guerra che sembrava poca e breve cosa infiamma e chiama alle armi. La
Spagna e l’Etiopia avevano già dispensato onori e posti di lavoro e chi
voleva esserci doveva affrettarsi. Si muovono quelli della GIL (dai 18 ai
21) con la famosa marcia su Padova (Settembre ’40) ma si muovono anche gli
universitari del Guf.. La sua rinuncia all’AUC portò anche tanti altri
dritti nelle fauci del drago: un’unità operativa già impegnata e devastata
dal conflitto: il 2° reggimento bersaglieri di caserma a S. Francesco a
Ripa di Trastevere: era il 29 gennaio1941. Alla notizia della prossima partenza per il servizio militare, come volontario, alla Gigia (Maria Luigia) vennero i capelli bianchi e mio nonno Gigin (Luigi) commentò che ”così, almeno, avrebbe smesso di agitare bandiere sul monumento di Garibaldi” , racconta il figlio Primo. Erano una sessantina “ provenivano in massima parte dall’Italia settentrionale. Il gruppo più numeroso (otto) era di Parma. Questi ragazzi emanavano un tono di gaiezza e di simpatia con i loro caratteristici detti che subito si facevano notare”. |
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AL 2° REGGIMENTO BERSAGLIERI A TRASTEVERE IN ROMA | ||
Proseguiamo il racconto con brani tratti da “la Sirena di Lutraki” Scaarabeo Editore Bo dei compagni di strada di Primo che ci hanno lasciato memoria scritta di quei giorni. | ||
Trascorsi tutta la notte sul treno. Di
primo mattino scesi alla Stazione Termini. Era il xx gennaio 1941. Mi
informai dove si trovasse la Caserma alla quale ero diretto. Mi risposero
che era in Trastevere, a San Francesco a Ripa. Quando entrai il capoposto
mi fermò e, saputo che ero una recluta, mi fece entrare nel parlatorio,
dove dovetti attendere che la vita della Caserma riprendesse il consueto
ritmo. La tromba di tanto in tanto lanciava i suoi segnali, molti dei
quali mi erano incomprensibili. Reparti in divisa di tela facevano
esercitazioni nell’ampio piazzale che era all’interno della Caserma. Il
via vai di militari riprese più intenso. Dopo un’oretta fui accompagnato
al Comando Battaglione Reclute. Di là fui avviato alla visita medica,
superata la quale fui assegnato alla 2a Compagnia comandata dal tenente
Boriello. Preso in forza fui accompagnato dal caporale di giornata alla
camerata. Era un lungo ed ampio corridoio, certamente un antico corridoio
dell’ex-convento, nel quale, da un lato e dall’altro, erano sistemati dei
castelli di legno da otto posti: quattro sotto e quattro sopra. In uno di
essi mi fu assegnato un posto per dormire e per sistemare le mie cose. Mi
fu consegnato un telo a sacco con un’apertura al centro, che dovetti
andare a riempire di paglia: era il pagliericcio sul quale dovevo riposare
!!. Poco dopo rientrarono le reclute. Cominciai così a fare conoscenza di
coloro i quali dovevano diventare i miei commilitoni. I volontari erano
riuniti in un plotone; gli altri bersaglieri erano di leva, della classe
1921 provenienti dalla Puglia, dal Lazio e dagli Abruzzi. Altri volontari
erano in un’altra compagnia. Nel pomeriggio mi fu consegnato il corredo militare: le divise, le coperte e quanto altro serviva. …… Era ormai l’ora della libera uscita. Mi esercitai a fare il saluto militare indossando la mantellina, perché il braccio destro doveva essere scoperto mentre si salutava: occorreva dare un colpo alla mantella mentre si alzava il braccio per salutare, così cadeva indietro e lasciava il braccio scoperto. Cercai di farlo nel miglior modo possibile. Visto che ero in ordine e che sapevo salutare l’Ufficiale di Picchetto mi permise di uscire. I volontari, una sessantina, provenivano in massima parte dall’Italia Settentrionale. Il gruppo più numeroso era di Parma. Questi ragazzi emanavano un tono di gaiezza e di simpatia con i loro caratteristici detti che subito si facevano notare. C’erano dei bolognesi e dei romagnoli con i quali avevo in comune gran parte del gergo dialettale. Notai subito che la preparazione culturale, la capacità di dialogo, la ricchezza di fraseologia distinguevano quelli che avevano conseguito la maturità classica. Mi sentivo inferiore, perciò stare con loro significava per me imparare tante cose e migliorare la mia capacità espressiva. Nei volontari cercai gli amici, con loro volli avere relazione sia all’interno della caserma che nei momenti di libera uscita. Tristano Grandi |
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Per nostra fortuna in alto fu subito
deciso di formare un reparto per noi universitari destinati ad una
particolare istruzione onde poterci promuovere dopo un mese Caporali e poi
Sergenti Allievi Ufficiali (un corso che non venne mai approvato). Il rovescio della medaglia fu che da quel
momento presero l’abitudine di mandare sempre noi (che oltretutto ci
eravamo fatti “arrangiare” (aggiustare) fino ai limiti del lecito, le divise, ed
eravamo riusciti a rimediare piumetti “fuori ordinanza”) nei posti più
impegnativi quali il Milite Ignoto od il Quirinale. In quel periodo morì a
Roma, dove si trovava in esilio l’ex Re di Spagna e, inutile dirlo, toccò
a noi andare ai suoi funerali che furono fatti in forma solenne per cui ci
dovemmo sorbire un’ora e mezzo di presentat’arm in Piazza dell’Esedra,
vicino alla Stazione Termini, di fronte ad una
Chiesetta della quale ora
non ricordo il nome *
basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri
, per rendere gli onori a tutte le
Autorità che intervennero. Quel Re, non so per quale ragione, forse perché in vita sua non gliene era andata bene una, godeva di una fama non esattamente simpatica specie ai napoletani per cui si usava fare doverosi scongiuri. Così facemmo ovviamente anche noi reggendo con una sola mano il moschetto pur nel più impeccabile dei presentat’arm. Gli scongiuri sortirono il loro benefico effetto allorché ci fummo resi conto che il Giornale Luce ci stava riprendendo!!!. Eravamo letteralmente terrorizzati perché un reparto di Bersaglieri aitanti e ben messi che con una mano presentavano le armi e con l’altra facevano... gli scongiuri, rappresentava qualcosa di veramente eccezionale e noi saremmo sicuramente finiti a Forte Boccea. Forse qualche Santo in Paradiso ebbe pietà di noi o forse capitammo nelle mani di qualche censore dotato di “humor” oppure di un comprensivo e superstizioso napoletano. Sta di fatto che non ci fucilarono e, passata la paura, qualcuno aveva anche voglia di cercar di procurarsi una copia. Franco Bimbi |
*nota: Il 15 gennaio 1941 Alfonso XIII abdicò al trono spagnolo in favore del suo quarto figlio, l'unico che non avesse contratto matrimonio morganatico e che quindi aveva prole legittima ad ascendere al trono, Juan conte di Barcellona, padre dell'attuale re Juan Carlos di Spagna nato a Roma il 5 gennaio 1938. Alfonso morì a Roma un mese dopo il 26 febbraio 1941, ed il governo spagnolo ordinò tre giorni di lutto nazionale. Il suo funerale si tenne nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (la chiesetta) e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, chiesa nazionale spagnola a Roma, immediatamente sotto le tombe di Papa Callisto III e di papa Alessandro VI .
** il battaglione di marcia è una formazione non combattente destinata a sostituire altri reparti o a rinforzarli con complementi. Nel tempo che intercorre dalla partenza alla definitiva destinazione funziona come un qualunque reparto ma, a differenza di questi, non ha solitamente una caserma a cui appoggiarsi. Era così per tutti quelli che partivano dall’Italia per i Balcani o per la Russia. |
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Ma torniamo al racconto di Primo raccolto dal figlio Sandro | ||
Il 16 Aprile i
volontari universitari sono nominati caporale ed il gruppo viene
inquadrato in un unico plotone. C’è urgenza di complementi per la Grecia
ora che l’azione è passata all’offensiva. Servono uomini per l’eventuale
controllo del territorio e per dare respiro e licenza a quelli che da 6
mesi combattono nel ghiaccio delle montagne Greco-Albanesi. Appena si
sparse la notizia scaturì in loro la volontà di partire considerato che la
preparazione militare era già completata. Una rappresentanza chiese di
poter essere messa a rapporto dal Colonnello. Il Comandante, considerando
la richiesta ragionevole, si riservò tempo per consultare i suoi superiori
La risposta definitiva arrivò a corto giro di circolare. Il Ministero
avrebbe concesso il benestare alla partenza qualora i volontari avessero
rinunciato a successivi corsi allievi sottufficiali e/o Auc.
Allora il ministero poteva anche permettersi una simile risposta “ignaro”
a cosa stava andando incontro. Il Comandante invitò coloro che volevano
partire a fare un passo avanti. Quasi tutti i presenti lo fecero.
Finalmente il sogno si sarebbe potuto realizzare; eravamo entusiasti; ci
contammo, eravamo 54. Il giorno successivo fummo trasferiti al 182°
Battaglione di complemento di marcia**
che si
accingeva a partire per l’Albania. (La guerra in Grecia anche se non
sembrava era ormai finita con l'arrivo dei tedeschi) Al primo plotone della seconda compagnia si ritrovarono quindi Alberto Minaldi Sigillo, Franco Parini, Primo Santini e Raffaele Valensise frammischiati ai richiamati. Una brevissima licenza poi tutti all’imbarco. Il 21 Aprile partirono dalla stazione Ostiense per Brindisi, dove furono imbarcati sulla motonave Galilea il 22. Fu detto loro di indossare i giubbotti salvagente e di togliersi le scarpe, per il timore di siluramenti. Arrivarono a Valona alle 11 del giorno dopo. Per oltre 24 ore digiunarono; non era ancora arrivata la sussistenza ed avevano già mangiato le razioni di riserva. Il 24 pomeriggio Primo e Tristano Grandi, saliti su una camionetta degli Alpini andarono al porto di Valona. Qui furono invitati a cena a bordo d’una nave, evidentemente impietositi dal loro racconto. La guerra con la Grecia è finita, comincia l’occupazione e il rastrellamento di eventuali formazioni che vogliano dar vita a resistenza in questo aiutati dagli Inglesi che non si sono ancora del tutto ritirati dal Peloponneso. |
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FORZE DI OCCUPAZIONE DEL TERRITORIO GRECO | ||
IL 2° BERSAGLIERI DALL'ALBANIA ALL'ISOLA EUBEA VIA CORINTO | ||
L'unico gruppo numeroso non ancora evacuato era composto di circa 7.000
uomini, in attesa nella baia di Kaláme dalla quale erano già stati portati
in salvo più di 8.000 dei loro compagni Ma ormai era il 28 aprile e il
Peloponneso era occupato dalla divisione Leibstandarte Adolf Hitler e
dalla 5ª Panzer la cui pattuglia avanzata sopraffece un piccolo posto di
guardia fuori Kaláme. Venne catturato anche l'ufficiale di marina preposto
alle operazioni d'imbarco e il suo segnalatore tagliando cosi le
comunicazioni con le navi che stavano accostando. I 7.000 soldati inglesi
che si trovavano a Kaláme (Kalamata o Kalámai) non erano preparati a sostenere un
combattimento. Soltanto 800 appartenevano ai reparti combattenti, gli
altri erano della unità dei servizi. Il combattimento di Kaláme fu una
lotta feroce con un centinaio di perdite dall'una e dall'altra parte e si
concluse incredibilmente con la desistenza dei tedeschi superstiti sicché
gli inglesi ripresero a sperare nella salvezza. Una divisione di due
incrociatori e sei cacciatorpediniere si stava avvicinando alla baia
durante il combattimento. Il tenente di vascello dell'Hero il
cacciatorpediniere di testa scese a terra per scoprire cosa stesse
accadendo ma il comandante della divisione alla vista dei proiettili
traccianti e al rumore degli spari pensò logicamente che il numero degli
uomini da portare in salvo doveva essere ormai cosi esiguo da non
giustificare il rischio al quale avrebbe esposto le navi, Perciò ordinò il
macchina indietro e non mutò avviso neppure quando il tenente gli segnalò
circa quaranta minuti più tardi, che la sparatoria era cessata e
l'evacuazione era possibile. Comunque fosse più di 7.000 uomini alcuni dei
quali avevano combattuto per due settimane con le retroguardie scendendo
dai monti della Grecia del nord fino all'estremo lembo meridionale furono
lasciati a terra. Per la seconda volta in un anno l'esercito britannico
era stato estromesso dal continente. Sebbene l'80 per cento degli uomini
fosse stato portato in salvo le perdite erano state gravi: 12.000 uomini
(una metà abbondante apparteneva al Regno Unito), inclusi i 900 morti fra
cui più di 600 dell'ANZAC e i 1.200 feriti (oltre 900 dell'ANZAC). La RAF
aveva perduto 72 apparecchi e 137 erano stati distrutti al suolo. La
marina aveva perduto due cacciatorpediniere e quattro navi trasporto;
altre 21 navi erano state affondate; l'esercito aveva dovuto abbandonare
quasi tutto l'armamento e i veicoli: 104 carri armati 400 cannoni 1.800
mitragliatrici e 8.000 veicoli. da
http://www.lasecondaguerramondiale.it/grecia_td.html
Racconta Sandro Santini: Il 27 aprile, quando il 182° Battaglione tolse le tende e lasciò Valona diretto in Grecia i tedeschi entravano ad Atene. Giunsero alle montagne del Golico, poi Argirocastro ed il 14 Maggio a Gianina, dove sfilarono davanti al comandante della Julia. Intanto il 182° era stato sciolto e mio padre assegnato alla Va compagnia del 2° Bersaglieri, assieme a Grandi, Minaldi, Parini e Valensise. Una colonna di autocarri li attendeva per portarli a Patrasso, via Missolungi, e Corinto. Il Reggimento viene spezzettato in più città. Il gruppo di Primo a Pirgos (nel Peloponneso occidentale) provvisoriamente poi sullo stretto di Corinto. Qui li sostituirà la Julia a fine agosto in attesa di partire poi per la Russia. In Grecia si cominciava a sentire la fame e lo si notava dai ragazzi che facevano la fila alla distribuzione del rancio. In libera uscita le poche cose che abbondavano erano i tabacchi, l’uva sultanina passita, il Krasi vino resinato e l’ouso un liquore all’anice. I volontari chiesero quindi di partecipare ad un corso per sergenti e furono tutti e 54 inviati a Lutraki, cittadina di villeggiatura oltre il canale, dove alloggiarono per due mesi all’ex lussuoso Palace Hotel sul mare, molto dismesso. Qui nacque, fra questi giovani goliardi, il primo germe della Sirena di Lutraki, come scrisse Ercole Monti (brano riportato in apertura). Il corso non fu però approvato dal Ministero per organico pieno e tutti dovettero tornare ai loro reparti. Usci invece il bando per entrare nei Paracadutisti, fresca specialità della fanteria. Tredici di loro fecero domanda e furono inviati in Italia per le visite mediche. Si concludeva per loro l’avventura greca, quella estate di bagni e attesa, di quelli che sono andati a cercar la guerra ma non l’hanno trovata. Il 29 settembre partirono in camion per Corinto dove si imbarcarono sulla nave Piemonte; “partono questa sera con il Grande Mangini, l’artista, l'imitatore,Ghermandi, il mandrillo Primo Santini e altri ragazzi che la sventura di questi lunghi mesi di vita militare ha reso cari”, racconta nel suo diario Bruno Bacchioni. Il 2 Ottobre sbarcarono a Bari e di là in treno diretti a Roma con cambio a Foggia. Vi arrivarono, a Foggia, nelle prime ore del mattino non sapendo cosa fare: “ Primo Santini propose: andiamo al casino. Più che una proposta sembrava una battuta… E sull’ argomento non si era mai sicuri se Primo scherzasse o parlasse seriamente”. |
La seconda guerra mondiale Di G. Domeneghetti da Google libri pag 76 Greco e Greco Ed. .......... La sera del 7 aprile la 4a flotta aerea germanica aveva intanto attaccato di sorpresa il Porto del Pireo affollato di navi britanniche fra le quali la Glen Fraser di 12.000 tonn. carica di esplosivo e munizioni non ancora sbarcate. Già le prime bombe centrano la Glen Fraser che salta letteralmente in aria con un immenso boato provocando la totale demolizione delle attrezzature portuali e l’affondamento di altre 10 navi affiancate per un totale di 41.500 tonnellate. L’Ammiraglio Cunningham ammette che si trattò di una disfatta gravissima perché sul Porto del Pireo facevano capo tutti gli approvvigionamenti del Corpo di spedizione britannico. Intanto la Linea Metaxas viene sottoposta ad un incessante bombardamento da parte degli Stukas. mentre la 5a Pzrdivision raggiunge il 9 aprile Salonicco. Nello stesso tempo le forze provenienti dalla Bulgaria tagliando i collegamenti fra Macedonia e Tessaglia e costringendo le truppe elleniche alla capitolazione. Si tratta ora di aggirare i forti contingenti anglogreci del Nord per poter attaccare alle spalle le Armate greche impegnate contro gli italiani. La 40a Armata viene spostata da Skopje verso il Sud e il 9 aprile viene conquistata Monastir. Il giorno seguente le avanguardie dei Panzer tedeschi raggiungono Florina spezzando la resistenza anglo-greca e proseguono verso il confine albanese dove l’Armata greca dell’Epiro viene isolata e costretta alla resa. In questo momento termina virtualmente la guerra dell'Italia. Il 26 aprile una compagnia di Paracadutisti tedeschi trasportata da alianti atterra nei pressi del Canale di Corinto e si impadronisce del Ponte, ma l’artiglieria greca riesce a colpire le cariche d’esplosivo appena smontate dai genieri (e ancora troppo vicine) provocando il crollo del Ponte in ferro che cade nel Canale ostruendolo. Altri Paracadutisti conquistano la città e l’Aeroporto mentre le truppe inglesi riescono a malapena a raggiungere i Porti del Peloponneso (più a sud per intenderci le terre dell'antica Sparta) abbandonando tutto. Il 29 aprile 1941 termina così la Campagna di Grecia e anche questa volta si è trattato di una Blitzkrieg eccezionale ottenuta non per supremazia di uomini e mezzi. |
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***Nota già inserita per il volontario di guerra nel caso del raduno della G.I.L. a Padova (fascia età 18/21) settembre del '40
Mussolini
diceva "Noi siamo la generazione che tramonta, i giovani sono l’alba
che sorge. Che cos’è una generazione? E quanto dura? Ve lo dico subito.
Vent’anni. Il tempo sufficiente perché l’uomo generi figli. E i figli,
generalmente, vengono a contrasto coi padri. La storia ha sempre
dimostrato la fatalità di questa lotta. Come fare, allora, per trasmettere
una fede alla nuova generazione, per ottenere anzi la saldatura? Bisogna
passare il comando ai giovani. Subito." L’educazione del tempo e la
figura del Duce li ammaliava. Li aveva esaltati come la più bella e fiera
espressione del futuro, li aveva forgiati nella comunione dello spirito
nazionale, li aveva curati in ogni settore della loro vita, dalla culla (Onmi)
alla guerra. Li aveva educati e chiamati alle adunate di piazza, a
maneggiare un’arma al sabato, e portati in colonia al mare, in montagna,
ai "campi Dux". Cosa volevano ? Volevano di più questi volontari ?: una
seconda ondata rivoluzionaria o una guerra che desse nuova linfa ad un
fascismo stanco imborghesito?. Poi questi della Gil fecero veramente a
botte nel senso che a Padova si spararono con i carabinieri. Ma come,
prima li esortiamo allo slancio senza condizioni, alla battaglia, gli
diciamo a lettere cubitali che "bisogna agire, muoversi e, se occorre,
morire", li spingiamo ad amare la Patria sopra ogni cosa materiale, e
poi li deludiamo mandandoli a casa, come dei bambini da strapazzare?. Ma
Mussolini esautora Muti dalla carica di Segretario del PNF. Venti di
critica aperta, di revisionismo e d’opposizione interna, soffiavano nel
partito ormai da un anno, sulla cecità di chi aveva fatto la rivoluzione
fascista ed ora si era imborghesito. |
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Così raccontava Alberto Minaldi
questa ennesima avventura
Arrivammo a Foggia nelle prime ore
del mattino e fin dopo il mezzogiorno non sarebbero partiti treni per
Roma. Troppe ore di attesa per la vivacità dei nostri desideri. Girammo
per la città per trovare un bar dove ci si potesse rifocillare, poi
c’interrogammo come trascorrere altre tre ore. Primo Santini propose:
andiamo al casino. Più che una proposta sembrava una battuta. Il sesso era
stato per tutti l’ossessione degli ultimi cinque mesi e sull’argomento non
si era mai sicuri se Primo scherzasse o parlasse seriamente. Certi
luoghi di piacere li avevamo sempre considerati notturni al più
pomeridiani. Ci avrebbero sbattuta la porta in faccia o cacciati con
insulti volgari. Primo era di parere diverso. Quando paghi tutti gli orari
sono buoni. La questione non appariva così semplice, almeno a parte di
noi. Non avevamo la sensualità prorompente di Primo. |
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L'ANTEFATTO | ||
Mentre frequentavamo il corso il Colonnello Maestri ci riunì per comunicarci che il corso che stavamo seguendo non era stato approvato dal Ministero, perciò non aveva valore. Dovevamo rientrare nei nostri reparti come se nulla fosse successo. Il discorso che tenne per chiarire la nostra posizione militare ci lasciò perplessi, perché in esso espresse dei pareri personali che in quel tempo e in quel momento erano contrari alle scelte da noi fatte. Non ricordo le precise parole, ma il senso di quanto disse mi è rimasto impresso nella mente ed ancora ne valuto la portata e quanto successivamente esso ha potuto influire sulla mia vita. “Siete partiti volontari abbandonando i vostri studi. Pensavate forse che la Patria avesse bisogno di voi? Se la Patria avesse avuto bisogno di voi vi avrebbe chiamati alle armi!”***
Questo
discorso ci colpì profondamente. Pensavamo che esso fosse stato ispirato
da una mente reazionaria, da una persona che non amava la Patria come noi
l’amavamo. Fu come un sasso scagliato contro uno specchio che manda in
frantumi una bella immagine. Nessuno di noi ripudiava le scelte fatte,
perché erano state ponderate e dettate da un profondo senso civico. *** La
carica che ci aveva spinto a partire dalle nostre case, che ci aveva
imposto di abbandonare il corso allievi ufficiali, a voler essere in prima
linea, ci avvolgeva in un unico destino e rendeva più profonda l’amicizia
nata fra noi. Le disavventure che ci avevano impedito di raggiungere gli
obiettivi prefissati, la vita in comune trascorsa nel Palace Hotel avevano
cementato ancora di più i nostri rapporti. Ci eravamo conosciuti
attraverso un contenuto comune, un ideale al quale eravamo rimasti fedeli;
vivendo insieme ci eravamo arricchiti delle esperienze degli altri, ci
eravamo affratellati. Però qualcosa stava maturando, qualcosa che avrebbe
sfaldato l’unità dei “54”. |
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ALLIEVI PARACADUTISTI FOLGORE | ||
A Roma non andarono a dormire in caserma; senza soldi con Minaldi e Nando Danelli girarono per la città approfondendo un amicizia che sarebbe durata oltre El Alamein. In nove : Minaldi, Santini, Danelli, Piva, Ghermandi, Picot, Bizzarri, R. Bertoni e Tulli superarono i test il 3 Ottobre ed il 6 Dicembre fecero il primo lancio dal Caproni 133. Dalla scuola di Viterbo erano stati trasferiti infatti all’aeroporto di Tarquinia. Qui al primo lancio Bizzarri si ruppe un malleolo e dovette rientrare al Corpo. Nel frattempo Primo aveva accompagnato Minaldi e Danelli a conoscere due ragazze parmigiane , amiche di Franco Buratti, che abitavano a Roma. Nacque un idillio e Primo abbandonò il campo: “ non era solo un sensuale, era anche sensitivo. Con apparente indifferenza giustificò il distacco con poche frasi, un po’ rudi nei propri confronti. Belle ragazze, simpatiche, ma non facevano per lui. Troppo serie. A distanza di tempo ebbi conferma di questo mio giudizio…….Capì che rischiavamo di lasciare dietro di noi una scia di dolore. Forse un’amicizia non ha storia…”, racconta Minaldi. L’undici Dicembre 1941 furono brevettati. A Natale Primo tornò a casa in licenza per rientrare il tre Gennaio, come sempre in ritardo dopo una sosta a Roma con Minaldi e Danelli. Entrò in prigione Caporale e ne uscì Caporalmaggiore. Fu nominato Sergente a far tempo dal 25 Aprile 1942. La compagnia ciclisti, dove erano aggregati i paracadutisti ex bersaglieri, fu inviata in una nuova caserma a S. Maria Capua a Vetere. Poi furono inviati a Rovezzano (FI), dove continuarono l’addestramento, teso soprattutto ad esaltare le doti individuali e fisiche del parà, cosa poi rivelatasi fondamentale nelle battaglie di El Alamein. Arrivò l’ordine di partenza , da tutti atteso, per il fronte; partirono dalla stazione Ostiense diretti a Lecce . Con Minaldi si fermò ad Ostuni, dove si trovavano i due Battaglioni a cui erano destinati. “ Io e Primo trovammo per la notte un piccolo appartamento con due stanze. Primo uscì per comprare sigarette e ritornò con una ragazza poco più che ventenne, disposta a trascorrere la notte con noi. Dividemmo cameratescamente la notte “. Raggiunsero Lecce , dove il Generale Frattini, Comandante della Folgore parlò ai reparti schierati all’ aeroporto, annunciando la partenza per l’Africa. Era il 22 Luglio 1942 |
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Si conclude qui la prima parte del racconto "orale" di Primo, con la "Sirena" che s'è spaccata. Tante vite, tanti destini a cui andranno incontro in ordine sparso e che porteranno a ciascuno la loro parte di verità e di vita. Il 2° reggimento Bersaglieri continua a vivere in Grecia sull'Isola Eubea (Calcide) ricordata al link sottostante (fino all'8 settembre 1943 poi da internato in Germania) mentre gli altri in gran parte finiscono nel 1942 ai corsi ufficiali che sembravano irraggiungibili a metà del '41 e in altri corpi e armi. La campagna africana e quella Russa (dopo quella disastrosa di Grecia) s'erano complicate e macinavano vite: dietro le prime vittorie con Rommel si nascondeva la debolezza d'un fronte tenuto in minore considerazione da Hitler. La Russia, che assorbiva ogni risorsa, s'era presa ormai tutti gli ufficiali possibili e disponibili per l'Armir lasciando scoperto i ruoli in Italia, nei turbolenti balcani e nelle specialità per le quali gli studenti universitari s'erano preparati. Nella terza parte a seguire i nostri 9 paracadutisti: Minaldi, Santini, Danelli, Piva, Ghermandi, Picot, Bizzarri, R. Bertoni e Tulli sul fronte africano fino alla ferita di Primo Santini a fine settembre 1942 e alla morte di Danelli nelle giornate conclusive della battaglia di Alam Halfa in quel periodo sospeso e sconosciuto ai più, che prelude la grande El Alamein. Un nuovo generale, Montgomery studia il suo avversario, Rommel, come fa il gatto col topo, studia il suo schieramento, quello che resta dei suoi soldati. Sonda i punti deboli suoi e dell'avversario ma non si decide all' azione nonostante i richiami di Churchill che è riuscito a recapitargli nei porti dell'Egitto materiale e armi per due armate. Rommel anche quando è in ginocchio fa paura. | ||
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ITALIANA con il 2° Reggimento Bersaglieri sull'Isola Eubea |
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3 - VAI ALLA 3a PARTE - DALLA GRECIA ALLE SABBIE AFRICANE |
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Genesi della Folgore |
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4 - VAI ALLA 4a PARTE - DEIR ALINDA IL COLPO DI CODA DI ALAM HALFA |
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Il tramonto preannunciato di Rommel |
0 - La vita Civile |
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5 - VAI ALLA 5a PARTE - DEIR EL MUNASSIB GLORIA E SOGNO DELLA FOLGORE |
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