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San Fortunato Martire
San Fortunato Martire è il patrono, insieme a San Prospero, di Camogli. La storia (o la leggenda) della sua comparsa in quel di Camogli si perde un po' nel tempo. Vediamo un po' di fare mente locale... Beh, comincerei prima con la storia che Don Salvatore mi ha insegnato, poi dirò quella che mi ha insegnato mio papà, correlata con tutte le sfumature che ho colto da altre persone.
Don Salvatore semplicemente raccontava che Camogli aveva bisogno di un santo patrono, soprattutto per i pescatori e i naviganti, e così la popolazione fece pressione a Roma per ottenere un santo. Roma quindi inviò la salma di un soldato romano, chiamato Fortunato, e questi diventò così il patrono dei pescatori e naviganti di Camogli. E questo è tutto. Non è molto, infatti... Forse per questo è sorta una leggenda che ricalca la storia originale, ma ricca di particolari.
Ecco la leggenda di San Fortunato per come me la ricordo io:
Nei tempi d'oro per la pesca di Camogli (sto parlando del XVII secolo, ma
persino fino ai giorni nostri), i pescatori sui leudi partivano verso maggio
per ritornare solo a settembre, 4 mesi lontano da casa, per andare a cercare i
pesci migliori lontano dalle coste liguri, fino all'Isola di Gorgona. Durante
questo periodo, erano
alla mercè delle correnti e dei capricci del tempo, e
quando una tempesta li coglieva in mare aperto, c'era solo un modo per salvarsi:
ricorrere alla Madonna (nel caso di Camogli, alla Madonna del Boschetto). Questa
situazione andò avanti per un certo periodo, finché non apparve chiaro che i
pescatori volevano appellarsi ad un santo che pensasse solo a loro, non
una Madonna "creata" per altri scopi. Fecero così pressione sul
parroco di allora, approfittando dell'occasione che egli era il
confessore del papa (si trattava di Padre Pellegrino De Negri, ed il papa era
Clemente XI). Il parroco così chiese a Roma di cercare un santo, un
santo qualsiasi, purché facessero presto. Il papa così allora permise di
prendere la salma di un legionario romano, convertito al cristianesimo, ed
ucciso nel circo dai suoi stessi commilitoni. Un martire, insomma. Come tante altre salme
sepolte nelle catacombe, anche questo legionario era anonimo, non aveva nome. I
camoglini così avevano il diritto e l'onore di dargli il nome a loro più
congeniale. Partì nel 1710 una galea da Camogli alla volta di Civitavecchia per
recuperare l'urna col santo: il corpo intanto era stato ricostruito dallo
scheletro, legando fra loro le ossa e creando una specie di involucro di fili
d'oro per dare la parvenza della carne e della pelle. Il viso è stato invece
cosparso di cera (avrebbe certamente fatto più impressione vedere il
teschio...). Era stato persino conservato il sangue del martire, in un'apposita
reliquia. Mentre la galea tornava alla volta di
Camogli, però, una tremenda tempesta li colse... erano disperati, non solo la
loro vita era in pericolo, ma anche il contenuto di quell'urna tanto preziosa.
Così cominciarono a pregare, ad appellarsi a quel santo, morto martire secoli
prima, ma magari capace di compiere miracoli... Ed il miracolo avvenne, la
tempesta si placò, la galea non accusò danni, nessuno si ferì, e la
cassa col santo era ancora al suo posto. I marinai così decisero subito il nome
di quel martire, Fortunato lo vollero chiamare, perché era proprio una fortuna
che fosse con loro al momento della tempesta. Il corpo venne custodito per 4
anni a Genova, nella Chiesa delle Missioni (non so perché), poi <<all'alba
dell'8 settembre 1714, i camogliesi iniziarono il ritorno, costeggiando terra
terra la riviera, acciocché le popolazioni potessero salutare il nuovo Patrono,
con spari di archibugio ed altre armi>> (da "Camogli -
Acquarelli" di M. Castrogiovanni e P. Ansaldo). E così il santo entrò
ufficialmente nel porto di Camogli, salutato dai cannoni del castello della
dragonara, e posizionato nella Chiesa di Santa Maria
Assunta. Qui si trovarono di fronte ad un altro problema, cioè la sistemazione
del santo. La chiesa di Camogli ha 13 altari... ed erano già tutti impegnati!
Ogni altare era già dedicato ad un santo! Decisero così di
spodestare il
secondo altare da sinistra, dedicato ai Santi Pietro e Paolo, e di arrangiarlo
per accettare l'urna col santo. L'urna venne posizionata proprio sopra l'altare,
il quadro che occupava tutta la parete fu spostato in alto, ma ancora era troppo
alto. La parte superiore, così, venne ripiegata all'indietro, in modo che il
quadro riuscisse a rientrare nelle dimensioni della cornice. Dopo il restauro
del 1992, la parte nascosta del quadro venne alla luce, e da allora il
quadro è più grande della cornice. Comunque è chiaro che l'altare non è nato
per San Fortunato: sul lato sinistro si vede la statua di San Pietro con le chiavi
in mano, a destra c'è la statua di San Paolo con i libri, il quadro stesso
raffigura il momento della conversione di San Pietro, in alto si vede un doblone
con la crocifissione di San Pietro (a testa in giù)... Comunque da quel momento
San Fortunato Martire è diventato il patrono di Camogli, in particolare dei
pescatori e naviganti. Scelsero di festeggiarlo al momento della partenza per i
4 mesi di pesca, quindi
nel mese di maggio. Venne scelta la seconda domenica.
Con una solenne processione, si invocava il santo, chiedendo di trovare tempo
buono e pesca abbondante. Al ritorno, poi, durante il mese di settembre, veniva
festeggiata la Madonna del Boschetto per aver fatto tornare i pescatori dalle
loro famiglie (prima domenica di settembre).
L'arca d'argento di San Fortunato è stata pagata con il lavoro delle reti delle donne di Camogli. Poco dopo il 1880, le reti diedero un importo di 18.000 lire, somma ragguardevole a quei tempi.
La processione di San Fortunato avviene il sabato sera: la cassa con la statua del santo (circa 4 quintali) viene portata a braccia da 8 volontari lungo le vie cittadine, accompagnata da alcuni Cristi in legno portati da volontari delle Confraternite (tra cui quella della Madonna del Boschetto e dell'Oratorio). Al rientro della cassa in Basilica, viene dato inizio ad uno spettacolo pirotecnico con il (classico oramai) finale dell'incendio del campanile.
Negli anni '50, poi, alla festa di San Fortunato è stata abbinata la Sagra
del Pesce, ed ancora oggi l'uno è sinonimo dell'altro. Non so bene, invece,
quando ha avuto inizio la tradizione di fare il falò. Fatto sta che la sera
della processione, dopo lo spettacolo di fuochi d'artificio, i due falò dei
quartieri Porto e Pineto (o Pinetto) vengono incendiati. Mi sembra inoltre di
ricordare che anni anni fa i quartieri adibiti a costruire sulla spiaggia una
costruzione di legno
fossero 3 (il terzo tra le due quadrate), ma
non sono sicuro del periodo in cui questo avveniva. Ora i quartieri agguerriti
sono 2, ed ogni anno si combattono fino all'ultimo istante la bellezza e la
grazia di due costruzioni di legno di recupero (persiane, vecchi mobili,
barche
ormai non riparabili...). Negli ultimi anni, i due quartieri si sono assestati
su due linee di costruzioni: alte e possenti quelle del Porto (che può vantare
ampi spazi), piccole ma ricche di particolari quelle del Pineto (che essendo
sotto la passeggiata a mare, deve contenere le fiamme ad una certa altezza, per
evitare di infiammare la folla brulicante in Via Garibaldi, ed anche per evitare
di bruciare il Pino sopra al ristorante Casmona). La lotta tra i due falò non
si interrompe al momento dell'accensione, cioè con chi ha fatto il falò
migliore, ma continua per tutta la sera, la notte (e certe volte anche al
mattino dopo): infatti la vittoria va al falò che dura di più...
Approfondimenti: inno a San Fortunato, la festa del 2004
Altri Santi: San Prospero Vescovo di Tarragona, Madonna del Boschetto, San Giovanni Bono