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Nietzsche si fermò a Ruta tre settimane nell'ottobre 1886. Di questo periodo ci è giunta una significativa lettera che vale la pena di leggere:
"A Peter Gast
Ruta Ligure, 10 ottobre 1886
A circa 400 metri sul livello del mare lungo la strada che conduce a Portofino Vetta.
Caro amico,
un saluto da questo meraviglioso angolo di terra (...).
Si figuri un'isola dell'arcipelago ellenico, su cui montagne e foreste si alternino capricciosamente, che un giorno, chissà per quale fenomeno, abbia navigato verso la terraferma e vi si sia ancorato senza poter più staccarsene. Senza dubbio, questo luogo ha qualcosa di ellenico, e d'altra parte ha qualcosa di piratesco, di improvvisato, di nascosto, di pericoloso. Laggiù in fondo, a una svolta solitaria, ecco una pineta "tropicale" che dà l'idea di essere lontani dall'Europa (...).
E mai quanto ora ho girovagato e mi sono sentito come in un'isola dimenticato alla maniera di Robinson. Talora mi diverto ad accendere grandi fuochi. La pura irrequieta fiamma che si protende verso il cielo senza nubi col suo gran ventre d'un bianco grigiastro, tutt'intorno l'erica e quella beatitudine dell'autunno che si stempera in cento gradazioni di giallo - oh amico! - questa felicità di estate tardiva sarebbe davvero adatta per Lei, forse anche più che per me!
All'albergo d'Italia (che ha camere squisitamente pulite, purtroppo cucina italiana alla "veneziana") vivo per due franchi e mezzo al giorno, "tutto compreso", anche il vino... (...)."
La camera nella quale abitò era la n. 10 della vecchia casa, più tardi trasformata in dipendenza dell'Albergo d'Italia. Si trattava di una misera stanza, con un lettuccio di ferro e un tavolino da poco. Chi ebbe la ventura di conoscerlo - sia pure di vista - se lo ricorda come viandante pensoso e solitario, immerso nella bellezza dei luoghi, specialmente di quella pineta del monte Esoli nella quale amava rinselvarsi.
Da "Il paesaggio marino nell'opera di Nietzsche", Carlo Arrigo Pedretti, Compagnia dei Librai, Genova 1986