STORIA DELLA CIVILTA' UMANISTICA

di Carl Shapiro


I primi passi



    1.
Il Movimento Umanistico Europeo nasce ufficialmente a Roma, nel corso di uno storico meeting presenti oltre centomila delegati provenienti da tutto il Vecchio Continente. In una calda domenica mediterranea di giugno, alle ore 17 pomeridiane Jonathan Powell inizia a leggere, negli ampi spazi del quartiere Eur della citta' italiana, un memorabile Manifesto del Movimento Umanistico Europeo, col quale vengono unificati in un'unica struttura organizzativa dieci diversi movimenti nati quasi contemporaneamente poco tempo prima in altrettanti paesi europei: ci sono gli italiani, capeggiati da Alessandro Musiani, ci sono gli inglesi, guidati dallo stesso Powell e da Paul Simon, gli spagnoli con Servante e la Herrera, i tedeschi con Schell, i francesi con Arnau, gli austriaci col sottoscritto, i danesi con Johanson, gli olandesi, i greci, i portoghesi, i belgi, piu' numerosi altri delegati in rappresentanza di gruppi spontanei costituitisi un po' ovunque in Europa.
Pochi mesi ancora, ed il movimento sarebbe nato anche in Svizzera, in Svezia ed in Norvegia; poco piu' tardi, nei Balcani, in Ungheria e in Irlanda; piu' tardi ancora in Islanda ed in Polonia. Una struttura destinata ad espandersi a macchia d'olio, ad aggregare adesioni da tutto il mondo.
Il realta' il movimento nacque spontaneamente, e quasi per caso, dall'incontro che ebbe luogo due anni prima quel fatidico mese di giugno, tra poche persone riunite insieme nelle aule austere dell'universita' di Firenze, in Italia; erano nove invitati piu' un aggiunto, il sottoscritto; manco' in quell'occasione, ma fu sempre presente nei momenti successivi, Tommaso Cuomo, il mio grande amico, che riuscii a coinvolgere subito in quell'avventura e che tanta parte ebbe nella elaborazione iniziale di quelli che furono i primi ma decisivi passi del movimento, quando i-hium non aveva un nome, non un'identita', non una struttura organizzativa. Non c'erano, allora, i nomi di Powell, di Simon, di Servante; c'era Musiani, il "grande vecchio", l'uomo che ebbe per primo l'intuizione di fondare il primo nucleo, in Italia, di quello che negli anni successivi sarebbe divenuto il grande i-hium.

    2.
Lo chiamammo "movimento umanistico": doveva raccogliere intorno a se' intellettuali, uomini di cultua, artisti; lo scopo era di favorrire la crescita della societa' civile, di aumentare i contatti fra la gente, di accrescere la partecipazione attiva e diretta degli individui, uomini e donne, giovani e anziani, alla stesura di quella che Tommaso Cuomo amava chiamare la "commedia della vita": un'esistenza fondata sulla creativita', sulla partecipazione, sull'amicizia e sull'amore, che per ciascun individuo doveva svolgersi proprio come una commedia teatrale, una trama esistenziale attraversata a volte da momenti critici, da scelte anche cruciali, ma sempre ed in ogni caso votata al lieto fine. La vita di ciascun essere umano, secondo i principi fondanti e fondamentali del movimento umanistico, non puo' e non deve mai, in nessun caso, trasformarsi in una tragedia: la vita di ciascuno, nella sua individualita' e nella sua diversita', deve essere vissuta intensamente, direttamente, attivamente; da attore, non da spettatore: non mi stanchero' mai di sottolineare l'importanza che, in quei primi momenti cruciali, ebbero le elaborazioni di Tommaso Cuomo per decretare l'essenzialita' dell'elemento creativo, dell'elemento artistico, la sua importanza fondamentale nel definire l'identita' stessa del movimento. Senza Tommaso Cuomo, probabilmente, il Movimento Umanistico Europeo non sarebbe mai nato.
I-hium non era un movimento politico, non era legato ad ideolgie, a religioni, a sistemi filosofici preconcetti; era indissolubilmente ancorato allo sviluppo della creativita', alla necessita' di fare e produrre arte. L'arte degli attori per gli attori, verrebbe da dire, l'arte che cessa di essere consumata passivamente dagli individui per divenire lo scopo della loro vita: "faremo di ogni individuo un artista", "insegneremo l'arte di vivere attraverso la produzione artistica", "nell'animo di ciascuno di noi c'e' qualcosa di inespresso, di profondo e di assopito: noi risveglieremo in ciascuno l'artista che e' in lui"; sono parole di Tommaso Cuomo, che rendono pienamente il senso di cio' che si voleva -e che si riusci'- a fare.
Pittori, scultori, poeti, scrittori, attori, musicisti, cineasti, filosofi e quant'altro la spontaneita' creativa di ciascuno di noi e' capace di produrre dal profondo del suo intimo: il Manifesto del Movimento Umanistico Europeo non e' solo un punto di partenza, il documento che ufficializza, per cosi' dire, l'esistenza del movimento e dei suoi obiettivi; e' anche il formidabile punto di arrivo di mesi e mesi di riflessioni e, forse, anche di anni di certezze inespresse.
I sentimenti c'erano tutti, mancavano solo le parole: quei dieci uomini riuniti a Firenze avevano gia', nel profondo dei loro cuori, le risposte a tutte le domande: nel loro intimo sapevano gia' cosa dovevano fare come farlo; il loro piccolo gruppo era in realta' gia' allora un "grande" gruppo europeo: poco tempo ci volle perche', dopo un secondo incontro a dieci nel giugno dello stesso anno, si giungesse alla costituzione dei primi nuclei del movimento. E con la loro nascita, il piu' era fatto: una nuova civilizzazione culturale stava per iniziare i propri passi, una nuova civilta', la civilta' umanistica stava per nascere.

    3.
Due mesi occorsero ad Alessandro Musiani per preparare il seondo incontro del movimento umanistico a Bologna, e tre mesi per Roma; quattro mesi occorsero a Paolo Serra per dare vita ad un secondo gruppo di "umanisti" a Roma, e sempre quattro mesi bastarono a Tommaso Cuomo per realizzare un proprio nucleo costitutivo a Napoli; cinque mesi furono il tempo necessario perche' Giovanni Mancini riunisse un primo gruppo di "umanisti" a Milano, e ci vollero sempre cinque mesi a Gianfranco Bruni per realizzare un'analoga impresa in parallelo fra Torino e Venezia. Sei mesi dopo la riunione di Firenze un "movimento umanistico" esisteva gia' in Francia, a Lione, e piu' tardi a Bordeaux, Tolosa, Parigi, Marsiglia; un lasso di tempo analogo basto' a Johanson per dare vita ai primi nuclei del movimento ad Amsterdam, a Rotterdam, a L'Aia, e poco dopo anche a Bruxelles e nel Lussemburgo.
Bisognera' attendere di piu' per veder sorgere i primi gruppi anche in Gran Bretagna, coordinati all'inzio da John Lowen, prima a Birmingham, poi a Manchester, e piu' tardi anche a Londra.
Ma nel frattempo i contatti cruciali erano stati presi; due, in particolare, si sarebbero rivelati decisivi per il definitivo decollo su scala internazionale del movimento: con Jonathan Powell e con Paul Simon, due intellettuali notissimi, che avrebbero dato una veste quanto mai autorevole, persino carismatica, alla leadership del movimento. Ma anche il coinvolgimento di Bernard Schell dara' frutti non trascurabili: la nascita di molti gruppi in Centro Europa e da qui, piu' lentamente, nell'Est, Polonia in testa.
Una rappresentante del movimento umanistico polacco appena costituito sara' presente gia' a Roma: si chiama Caterina Borodin, una insegnante coraggiosa, che morira' due anni piu' tardi in circostanze ancora oggi poco chiare.

    4.
Dai primi gruppi informali nati in Italia, Francia e Olanda a pochi mesi di distanza dalla storica riunione di Firenze, fino al meeting di Roma due anni piu' tardi, il movimento umanistico registra la sua crescita piu' contenuta: e' un movimento ancora non del tutto conosciuto, ancora incerto nei suoi passi, che tuttavia riesce a far confluire a Roma oltre centomila persone, in rappresentanza di altri settecentomila individui sparsi in tutta Europa. Contare gli aderenti al movimento umanistico non e' mai stato facile: il movimento non ha tessere, l'adesione e' gratuita ma e' vincolata alla partecipazione ad uno o piu' dei "gruppi di lavoro" che costituiscono gli atomi del movimento, le sue cellule, le sue fondamenta.
E nei gruppi di lavoro non ci si conta mai, o se lo si fa non lo si dice in giro, perche' la cosa non e' importante, non ha attinenza con gli obiettivi che ciascun gruppo, ed il movimento nel suo complesso, si prefigge: i-hium non e' mai stato, in nessun caso, uno strumento di pressione politica od economica, quanto un movimento di azione, di produzione e di costruzione. Cio' ha sempre reso difficeile quantificarne i membri, ieri come oggi: c'e' chi parla ora di cinquanta milioni di membri attivi, chi di settanta, chi di novanta milioni; tenendo conto dei meno attivi, e dei simpatizzanti, queste cifre possono essere oggi piu' che raddoppiate. Ma cio' poco importa, e soprattutto nulla importa rispetto a quello che i-hium e' riuscito a produrre.
Il movimento umanistico europeo e' un fenomeno straordinario di rigenerazione spontanea che la vecchia Europa ha saputo produrre: e' l'Europa ottimista, vitale e creativa che ha saputo costruirsi un nuovo futuro, non con l'occhio degli affari, ne' con quello della tecnologia, neppure con quello della politica, ma con l'occhio nuovo dell'estetica, del volere e del riuscire a creare arte nel senso piu' ampio ed originale della parola: arte senza confini, arte senza limiti, arte ricca di vita.

    Alessandro Musiani
    Storia della Civilta' Umanistica
    La Settima Via