Il primo numero della rivista Umanesimo, a cura di Alessandro Musiani, viene pubblicato contemporaneamente in cinque paesi dell'Unione Europea, poche settimane prima del meeting straordinario del M.U.E. a Stoccarda. Nell'articolo di fondo della rivista, intitolato Le ragioni del nuovo umanesimo, Musiani espone la sua proposta di trasformare il moviento in partito, "un cartello politico forte, il più forte, tanto forte da essere strumento di cambiamento e di rigenerazione per l'intera civiltà europea".
Il secondo numero della rivista, pubblicato il mese successivo ed a breve distanza dalla conclusione del meeting di Stoccarda, pubblica un nuovo quanto significativo intervento di Musiani: nel saggio Possibilismo ed umanesimo troviamo lo sviluppo dell'idea interventista del M.U.E.; il Movimento Umanistico Europeo deve poter realizzare le condizioni per permettere la partecipazione genuina e creativa di tutti i cittadini alla gestione della cosa pubblica, e "possibilista" è quel militante del M.U.E. che lavora non solo per sè, per esprimere le proprie capacità creative nel mondo, ma anche per gli altri, per realizzare concretamente le forme migliori di organizzazione sociale, quelle che consentono il massimo di democrazia, partecipazione, spontaneità, cooperazione, amicizia fra esseri umani dotati di pari capacità e pari dignità. La risposta al possibilismo di Musiani la troviamo sul numero successivo di Umanesimo, il terzo della serie, in un intervento scritto dal suo rivale politico più diretto, Paul Simon.
Può sembrare strano pensare che, all'interno di un movimento complesso come il M.U.E., il principale oppositore alle tesi di Musiani accetti di confrontarsi con quest'ultimo proprio sulla rivista da questi fondata, e da questi orentata fin dall'inizio in senso chiaramente ed inequivocabilmente interventista. Ma non bisogna dimenticare che fra Musiani e Simon, al di là della disputa in questione, per quanto fondamentale questa potesse essere, non vi furono mai autentici conflitti personali, tant'è che il meeting straordinario di Stoccarda, non riuscendo a ricomporre l'unitarietà del movimento, accettò di buon grado la presidenza congiunta di entrambi i pensatori, e tale doppia presidenza, pur nelle diverse posizioni ideali di ciascuno, non produsse mai -in alcun caso- una spaccatura autentica nel Movimento. Si potrebbe dire: il Movimento continuava ad esistere come uno, a crescere come uno ma con due "anime", l'una "interventista", l'altra "tradizionalista".
C'è anche un'altra ragione che spinse Simon a ricercare il confronto con Musiani proprio nel cuore teorico dell'avversario, sulle pagine di Umanesimo: il meeting straordinario di Stoccarda aveva presentato due posizioni antitetiche ed inconciliabili, ma non di pari peso politico; l'una, la posizione tradizionalista di Simon, era assai più debole dell'altra in quanto a rappresentatività, mentre Umanesimo in soli due numeri riusciva a superare i quindici milioni di copie vendute, rivelandosi un veicolo di comunicazione a dir poco strategico.
Ciò spiega perchè La fondazione etica dell'umanesimo viene pubblicata sul numero di dicembre della rivista; un saggio breve ma estremamente lucido, nel quale Simon illustra tutti gli argomenti a favore della sua posizione: perchè il M.U.E. deve continuare ad espandersi nella società civile senza aspirare al governo della cosa pubblica, e tanto meno al controllo dell'economia. Argomento fondamentale, l'immensa potenza creatrice sviluppatasi col Movimento, un organismo sociale nuovo che in pochi anni è riuscito laddove decenni di politiche pubbliche erano falliti: il M.U.E. è riuscito a sconfiggere il flagello della droga, ad eliminare i casi di emarginazione, di nuove e vecchie povertà, di suicidio, ad aggregare milioni di individui attorno a progetti collettivi di crescita delle facoltà umane, a moltiplicare la produzione artistica e l'interesse per ogni forma di espressione. Un simile movimento, un simile miracolo del sociale non merita di finire costretto nella gabbia delle istituzioni pubbliche, che hanno dimostrato il loro fallimento storico proprio in quanto paragonate ai successi del M.U.E.; tanto meno merita di impaludarsi nelle sabbie mobili della gestione di un universo economico che non gli appartiene perchè non è compreso nel suo messaggio originale, che parla invece di partecipazione volontaria quanto extra-economica, di partecipazione comunitaria quanto extra-societaria ed extra-statuale: il M.U.E. fuori dallo Stato e dal mercato.
Il messaggio originario del M.U.E., per Simon, è la ragione profonda che spiega il suo successo non solo europeo, ma mondiale. Cambiare i contenuti di quel messaggio significa compiere un'operazione estremamente pericolosa, lasciare il certo per l'incerto, i successi concretamente raggiunti per ipotesi che non solo potrebbero non produrre nella società e nello stato quegli effetti che si vorrebbero, ma addirittura potrebbero costituire un motivo di freno nel consolidamento dei successi già raggiunti dal Movimento: chi troppo vuole, nulla stringe. Pensiamo dunque a gestire i risultati del presente, conclude Simon, per far sì che altri se ne producano in futuro nei campi tradizionali che hanno fatto il successo del Movimento, e lasciamo perdere il miraggio, l'utopia di unmutamento complessivo, totale e totalizzante, da raggiungere qui ed ora, nell'economia e nelle istituzioni, un miraggio che potrebbe invece solo compromettere, alla fine, tutti i grandiosi risultati già conseguiti.
La risposta di Musiani a Simon non tarda a giungere: nel gennaio successivo, sempre su Umanesimo, pubblica il saggio Ritorno all'utopia; poco tempo dopo, a Barcellona, un nuovo meeting straordinario vedrà delinearsi la tese intermedia, poi vincente, di Jonathan Powell, meglio nota come teoria della "gestione preventiva".
Ormai la rivista di Musiani non è più solo espressione delle tesi interventiste, ma diviene il principale strumento di confronto fra gli esponenti più importanti del Movimento, ed in particolare lo strumento fondamentale di quel dialogo che consentirà, alla fine, di realizzare la ritrovata unità intorno alle proposte "mediatrici" di Powell.
Il M.U.E., secondo Powell, può ragionevolmente divenire cartello elettorale e partito di governo, ma non deve coltivare la pretesa di cambiare struttura economica ed istituzioni pubbliche dell'Unione Europea: vincendo le elezioni, il M.U.E. non deve trasformare ma gestire, non rivoluzionare bensì riformare. Su queste basi metodologiche, secondo Powell, è possibile la coesistenza nello stesso movimento dei due obiettivi: quello rigeneratore della società civile in senso creativo, e quello riformatore dello stato politico in senso partecipativo.
Gli interventi su Umanesimo nei mesi successivi saranno fortemente influenzati dalle dure repressioni alle attività degli umanisti in alcuni paesi europei ed extra-europei: I fondamenti psicologici dell'intolleranza, di Paul Simon, indaga sulle motivazioni che stanno alla base delle violente repressioni in atto; nel saggio Quale futuro? Alessandro Musiani si interroga sui prossimi sviluppi dell'intensificarsi delle rivolte e dell'acuirsi della repressione in alcuni paesi.
Nel dicembre dell'anno ottavo Jonathan Powell pubblica sulla rivista il testo del proprio intervento conclusivo al meeting di Madrid: il saggio Alleanza Umanistica descrive il nuovo accordo politico che produrrà il travagliato scioglimento dei più importanti, e tradizionali, partiti europei.
Il mese di febbraio dell'anno nono è segnato da fatti politici di grande rilevanza: Alessandro Musiani viene ferito gravemente da un attentato terroristico e Jonathan Powell è eletto di nuovo alla presidenza del Movimento; uno dopo l'altro cadono i governi militari da poco costituitisi in vari paesi europei: è l'inizio della rivoluzione umanistica, particolarmente forte e risoluta a Praga che, nel momento di massima crisi politica del vecchio continente, diverrà la capitale della resistenza umanista in Europa.
In marzo, sulle colonne di Umanesimo esce il Programma politico dell'Alleanza Umanistica Europea: il programma non contiene novità, ma sancisce la definitva coesione fra le diverse forze del M.U.E.
La vita della rivista avrà, da questo momento, i mesi contati: dopo il commovente articolo di Musiani, L'importanza di queste elezioni, scritto dall'ospedale in cui era ormai costretto a vivere per le conseguenze dell'attentato, l'ultimo grande intervento pubblicato dalla rivista sarà, a giugno, il testo integrale del discorso pronunciato da Jonathan Powell prima di essere ucciso da un sicario al congresso di Lisbona dell'Alleanza Umanistica. Dopo quello storico numero di giugno, diffuso alla vigilia di quelle elezioni che daranno al cartello umanistico una maggioranza schiacciante di voti, la rivista Umanesimo non uscirà più.
Prima ancora che il numero successivo fosse pronto, infatti, un feroce colpo di stato militare sconvolgerà l'Unione Europea, Musiani morirà, io sarò arrestato, i Vita verranno uccisi barbaramente e solo Paul Simon riuscirà a fuggire, riparando nella nuova capitale umanistica d'Europa, Praga, dalla quale guiderà la rivincita del Movimento sui golpisti.
Al termine del conflitto, ripristinate le condizioni di pace e di democrazia, Umanesimo non verrà più pubblicato: passerà definitivamente alla storia del Movimento come il suo primo fondatore, Alessandro Musiani, di cui Simon curerà personalmente la pubblicazione dell'imponente Carteggio, la quantità impressionante di scritti, lettere, articoli, saggi del "grande vecchio" nel suo decennale impegno per la nascita di una nuova civiltà in Europa.