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Locandina del filmL'esorcista è sicuramente, assieme ai contemporanei (o quasi) Non aprite quella porta di Tobe Hooper e La notte dei morti viventi di George Romero, la più terrificante , potente e impressionante espressione del cinema horror anni 70, tantopiù che la riedizione "versione integrale" del 2000 ha accolto nelle sale cinematografiche di tutto il mondo tantissimi appassionati desiderosi di vedere le scene che furono tagliate all'epoca nella pellicola originale, anche se in realtà furono solo 11 i minuti eliminati e l'unica scena davvero non meritevole di censura è l'ormai famosa "spider walker" che non fu inserita nel montaggio finale del film perchè si vedevano i cavi di sostegno della controfigura di Regan (poi opportunamente eliminati con l'uso del computer nella director's cut).
Uno dei molteplici meriti che gli si può attribuire è senza ombra di dubbio l'utilizzo del trucco e degli effetti speciali, che visti con la malizia di oggi risultano decisamente obsoleti, ma per gli anni in cui fu girato (1973) avevano il sapore di un prodigio tecnico/visivo. William Friedkin difatti volle calcare molto la mano su questo aspetto in modo da rendere il tutto più realistico e vivo con lo scopo di colpire lo spettatore con la forza di un maglio quando meno se lo aspetta, alternando momenti di tranquillità a istanti di tensione pura.
Il regista raccoglie in eredità tutto il meglio di quanto si era visto negli horror fin qui realizzati aggiungendoci del suo. La paura malsana che si prova guardando L'esorcista non viene generata solamente dalla presenza di forze sovrannaturali, psicotiche e disumane (come per esempio nei due film sopracitati) o dagli effetti speciali impressionanti per l'epoca, ma piuttosto da un'atmosfera dalla tensione palpabile e da un livello di serietà incredibile che non ha cedimenti per tutta la durata del film, con il risultato di mantenere lo spettatore totalmente ammaliato da ciò che vede sullo schermo.
In L'esorcista si assiste a un progressivo sgretolamento della quotidianità e delle convinzioni di due normalissime persone. In molte scene è palesato il rifiuto di ciò che si ritiene "impossibile": la madre di Regan è l'emblema di questo scetticismo forzatamente razionalizzato, la religione non sembra interessarla nè tangerla minimamente eppure nomina Dio più volte nelle sue imprecazioni.
Pian piano la normale vita quotidiana viene assalita e divorata dall'ignoto e da forze oscure (il Diavolo) che costringono lo scettico ad affidarsi alla seppur fievole religione. Il Diavolo non aggredisce solo lo scetticismo dell'uomo, ma va a colpire direttamente i suoi emissari perché il prete che lotta per salvare Regan è di fede vacillante ed è tormentato dai rimorsi.
Friedkin riesce ad ottenere tutto ciò plasmando sapientemente la sua indiscussa perfezione tecnica agli effetti speciali che la fanno da protagonista. Il successo stratosferico che ottenne a livello mondiale prima dal pubblico e poi dalla critica (10 nomination all'Oscar, vero record per gli anni 70, di cui però solo due si concretizzarono, al sonoro e alla sceneggiatura di William Peter Blatty più i Golden Globe assegnati nel 1974 per la miglior regia, miglior sceneggiatura e Linda Blair miglior attrice non protagonista) è da attribuire anche alla storia creata sulla base di un fatto realmente accaduto nel Maryland nel 1949, che aggiunse quel tocco di realismo alla pellicola.
Infine, da perfetto elemento di accompagnamento, l'agghiacciante colonna sonora tratta dal primo Tubular Bells di Mike Oldfield.

Nicola Resmini

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