MOBILITA'
NELL'ERA DEL PROGRESSO
Si, viaggiare, evitando le
buche più dure... rallentare per poi accelerare
Il Touring Club
Italiano viene fondato l'8/11/1894 da un gruppo di 57 "velocipedisti",
con l'intento di diffondere i valori ideali e pratici del velocipedismo e
del viaggio. Nel 1897 si avvia la realizzazione e l'impianto di cartelli
stradali turistici e con l'avvento del nuovo secolo (e dell'auto) il T.C.I.
si apre a tutte le nuove forme di turismo e diventa istituzione di
prestigio nazionale. Propone la scoperta e la rivalutazione delle regioni
poco conosciute a livello turistico e realizza nel 1922 la prima
"Guida d'Italia per Stranieri" e la prima guida gastronomica d'Italia nel 1931.
|
|
e tornare a viaggiare e di notte con i fari
illuminare...
Ho "noleggiato" le parole d'una canzone di Lucio Battisti per
rievocare attraverso un vecchio numero della rivista
-
LE VIE D'ITALIA -
del Touring Club Italiano*
(Giugno
1928) l'avventura-viaggio in un'epoca in cui le più grandi scoperte
scientifiche, meccaniche e civili s'erano affermate salvo .... piccoli inconvenienti. Attraverso spezzoni di articoli avrete
accesso ad un mondo
per voi sconosciuto e la
possibilità di vivere come si direbbe "On the Road" alcuni dei
fantastici viaggi dell'epoca nello stile de
"Il giro del mondo in 80
giorni (che era
però del 1872)"
di Jules o Giulio Verne. Ma quest'epoca piena di interesse per la vita (dopo una guerra), anche se non sembra,
è
alla vigilia di un altro grande sconvolgimento, di un crollo economico e di cambiamenti poi
estremamente significativi per la
storia. Dietro l'angolo, sulle macerie ancora fumanti del primo, un altro conflitto.
http://www.touringclub.it/
* |
|
|
|
Moto, Motociclette,
Vetture, Vetturette |
|
LA CONTRAVVENZIONE A(L) VOLO |
|
|
Ritorniamo ancora una volta, su di un vecchio argomento,
oramai familiare per queste colonne: le contravvenzioni a volo. Purtroppo
ogni giorno porta una nuova prova (se fosse necessaria) a quanto da tempo
andiamo ripetendo intorno alla illegalità di questo genere di
contravvenzioni che pone molti automobilisti nella poco simpatica
posizione di subire e quindi pagare l’ammenda di un fallo non commesso,
oppure di spendere il doppio o il triplo dell’ammontare della penalità per
provare la propria innocenza. L’anno scorso sembrava che la
contravvenzione a volo fosse speciale prerogativa dei vigili di poche
città. Ora non più: il contagio si è esteso a tutte le città, a tutte le
borgate, come lo provano le numerose lettere che ci giungono da ogni parte
e che ci denunciano a casi più ameni e più inverosimili. Un disgraziato
possessore d’una automobile, che da più da due anni era chiusa
nell’autorimessa perché oramai fuori uso e per la quale quindi non aveva
pagata la tassa di circolazione né per il 1925 né per il 1926, s’è visto
in uno di questi ultimi giorni arrivare da un Comune del bergamasco
l’invito a pagare L… , per aver transitato per le strade del paese con una
velocità superiore alla permessa. Si tratta naturalmente di una
contravvenzione a volo con conseguente errata lettura del numero di targa,
e per la quale il proprietario dell’automobile viene a trovarsi nella
seguente situazione: o rifiutare il pagamento, e quindi assoggettarsi alle
spese del dibattimento ed a quelle ben maggiori di recarsi a Bergamo, di
portarvi i testimoni con conseguente perdita di tempo, oppure pagare le 25
lire.
S’egli però sceglie quest’ultima via, che può sembrare a prima vista la
più raccomandabile, viene ad incappare in un guaio ben maggiore o più
serio. Egli infatti, accettando la contravvenzione, verrebbe ad ammettere
d’aver circolato con un’automobile per la quale non aveva pagato la tassa
di circolazione e troverebbe subito un solerte ed attento funzionario che
gli eleverebbe contravvenzione anche per questo fatto. …
E per il vigile
al quale risale la colpa? La raccomandazione del Pretore (bontà sua) di
porre maggiore attenzione nella lettura dei numeri delle targhe.
In burocrazia non cambia mai Nulla Le gioie di chi attraversa lo
stretto di Messina in auto Le notizie che riferiamo ci pervengono da nostri Soci e
sono anche, se ve ne fosse bisogno, confermate dalle proteste della stampa
locale; si tratta di inconvenienti che erano già a nostra conoscenza da
tempo ma che ora a quanto sembra hanno raggiunto una fase acuta ed esigono
efficace rimedio. Quando un turista arriva con la sua automobile allo
scalo di Reggio o di Villa S. Giovanni, ci scrive un nostro Console, si
sente richiedere dalla Ferrovia il permesso di transito; ora, questo
documento viene concesso dall’ Ispettorato dei ferry-boats che ha sede in
Messina (dall’altra parte dello stretto), ed è rilasciato a tutti senza la
più piccola difficoltà (e allora ci chiediamo noi, a che cosa serve? senza
dubbio un residuo di guerra - N.d. R.); ma naturalmente chi arriva dal
continente deve inviare persona adatta a Messina, ove non voglia
abbandonare la vettura per alcune ore, ed attendere che arrivi il prezioso
pezzo di carta! Spesa e perdita di tempo. Si procede poi alle operazioni
di imbarco. Dato che per una rigida disposizione dell’Autorità Doganale,
il serbatoio della benzina deve essere vuotato fino all’ultima goccia, non
vi è che da spingere l’automobile a braccia nel ferry-boat; operazione (si
tratta di pochi metri di percorso) semplice quant’altra mai, ma ci pensano
a farla diventare.... complicata le squadre di facchini alle quali è
graziosamente riservata l’esclusività di questi lavori.
All’arrivo a Messina la cosa si ripete ad edificazione... del portafogli
del viaggiatore, il quale avrà però la soddisfazione di ricomprare da
qualche benemerito speculatore, pagandola a caro prezzo, la benzina
abbandonata all’imbarco per tema della multa rilevante imposta a chi
lascia una quantità anche minima di carburante nel serbatoio. Un libero
pensatore può ereticamente credere che è ingiustificato anche questo
regolamento per la benzina se si riflette che nessun recipiente è
collaudato come un serbatoio d’auto e perciò o proibire senz’altro il
trasporto della benzina sui ferry-boats o ammettere che proprio si
potrebbe senza pericolo tollerarla nell’auto. Cosi perdendo circa mezza
giornata, pagando 75 lire per le spese di spedizione, L. 1oo per spingere
la vettura nel ferry-boat, altre 1oo per spingerla da bordo a terra si
riesce a toccare la beata terra sicula, dove la faccenda può avere (ed ha
spesso) il suo seguito; in quanto che bisogna provvedere allo svincolo
della macchina: e allora se per caso lo scarico ha richiesto qualche
minuto di più si ha poi la bella sorpresa di sentirsi dire che l’ufficio è
chiuso e che fino al giorno seguente non riaprirà i battenti.
O non si va
dicendo da tutti, ogni giorno, che lo sviluppo del turismo e delle
industrie ad esso connesse è una delle vie più sicure per la rinascita
economica della Nazione ?
Il semaforo
Il primo semaforo moderno è stato progettato negli USA
e messo in funzione nel 1914 a Cleveland; era anche questo mutuato dai
segnali ferroviari e composto di 2 sole luci, rossa e verde. Per avere i
primi esempi di semaforo a 3 luci bisognerà attenderne 6 anni con un
impianto a New York. In ogni caso questi primi esempi sono tutti
relativi a semafori comandati manualmente (la classica cabina in angolo
del vigile), per avere i primi controlli automatici dovranno passare
ulteriori 2 anni con l’arrivo anche in Europa. il primo semaforo
italiano arrivò a Milano nel 1925 quando ancora si teneva la sinistra
(ma le macchine con la guida a destra vennero costruite ancora per molto
tempo. Auto Italiana del 15 marzo 1925, informano che “a decorrere d al
1° marzo a Roma è stato attuato il cambiamento del senso di circolazione
da sinistra a destra. Così ora solo entrando a Milano l’automobilista
che avrà girato tutta l’Italia tenendo la destra dovrà passare a
sinistra” . I problemi ai semafori comunque durarono qualche anno se
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
.
1932 l'anno della Balilla
995 cc 20 cv
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1932u.htm |
|
La produzione di
auto negli U.S.A e nel resto del mondo
Il Dipartimento del Commercio di Washington ha
completato un censimento della distribuzione delle
automobili nel
mondo dal quale risulta che il 1° gennaio 1927 su dl un totale di
27.650.000 automobili usate nei vari paesi mondiali, circa 22.140.000
(l’8o %)
erano macchine americane. Dallo studio stesso risulta, altresì, che
circa il 30 %
delle automobili in circolazione fuori degli Stati Uniti, sono di
produzione americana. Questi produttori prevedono che la produzione del
1928 raggiungerà
circa 5.000.000 !!!
di auto, con un aumento del 20
% su
quella dello scorso anno che come noto rappresentò un periodo di riaggiustamento produttivo; detta previsione non sembra troppo ottimista,
quando si ricordi che attualmente vi sono negli Stati Uniti circa
20.000.000 di auto circolanti e che circa il 50
% della produzione annuale è
assorbita dalla domanda di rimpiazzo delle automobili fuori uso (queste
previsioni o questo trend risulterà completamente sballato per il 1930 con l'arrivo della crisi). Esaminando le esportazioni durante i primi 11 mesi del 1927 dal punto di
vista del prezzo, si avverte che il 23
%
delle spedizioni stesse era costituito da vetture aventi un prezzo di $
500 od inferiore, il 62,4
% da
vetture con un prezzo dai $ 500 ai $ 1200, l’11,3
% dai
$ 1200 ai $ 2000. Nel complesso il commercio di esportazione di automobili
rappresenta poco più dell’10
% della produzione totale;
da
statistiche per il 1928/1929/30 ricaviamo che gli
Usa produssero rispettivamente
4.358.759/5.358.420/3.356.000 automezzi
(fra vetture e autocarri), seguiti da
Canada con /242382/263.295/154.192,
Francia 210.000/258.000/222.000,
Inghilterra 211.877/240.000/235.676,
Germania 90.000/80.500/70.044,
Italia 55.000/54.100/36.532 !!!. Ma la produzione italiana prende per il
50% la via dell'esportazione. Quella americana del 1929, pari a 537 mila
vetture esportate vede come destinatari in ordine decrescente
l'Australia (61 mila), Argentina (59), Canadà (48), Brasile (36), Belgio
(30), Inghilterra e Sud Africa (27), Svezia e India (Brit) (19), Messico
(17), altri (193). La crisi cambierà dal 1931 anche il mercato
dell'esportazione e della produzione
(vedi più sotto) |
|
|
Non sono pochi quelli che si domandano come possono le
marche automobilistiche americane vendere a prezzi cosi convenienti.
Ricordiamo che fino al 1926 il dollaro valeva 24 lire poi con la quota 90
il cambio scese a 19 e continuò a scendere (svalutarono del 40%) con la grande crisi fino alle 12
lire del conflitto Etiopico e delle relative sanzioni (per risalire a 19).
Oltre i prezzi sotto a sinistra stanno quelli delle vetture di prestigio come
la Lancia Astura a 45.000 lire, l'Alfa Romeo 6c Gran Turismo a 60.000. La
canzone in voga delle 1.000 lire al mese (di stipendio) è tale solo per
dirigenti (pochissimi): la media si situa molto più in basso a 300/350
lire. Un apparecchio radio costava 500 lire, un ciclomotore 1.800
lire e una moto di 250 cc 5.500 lire; (un pò care, ma erano state
progettate moto standard popolari più economiche); una macchina
fotografica 360 lire. Il pane costa 1,5 lire al Kg, l'olio 7 per litro e la
carne 15 lire (per un raffronto oggi 2007 carne di buona qualità costa
15 € al Kg).
Ben s'intende che le esigenze di vita erano diverse e se il contadino in
campagna prendeva meno la sua spesa alimentare era comunque coperta. Nel
1923 circolavano complessivamente sulle strade italiane 57.000
automobili, 25.000 autocarri e 2.687 autobus che raddoppieranno nel giro
di 9 anni col rimpiazzo della produzione obsoleta (ma le biciclette era 4
milioni). La Topolino (vedi sotto), lanciata successivamente, nel 1936, costerà meno di
9.000 lire (ora si a 500 $). Denominata 500 A ha una cilindrata di 569 cc
e 13 cv. Nel 1932 si producono quindi in America 2.500.000 di autoveicoli
in calo rispetto al '31 (3.500.000). Negli Usa in media ogni famiglia (5
persone) ha un'auto. Francia, Inghilterra, Danimarca ogni 30, Svizzera,
Belgio ogni 50, Germania 94 e Italia 142. In Italia si immatricola
in un anno (15.000 auto) quello che viene prodotto in 48 ore negli Usa.
Ecco spiegato in parte il prezzo basso. La
produzione di motociclette: su una circolazione
mondiale di autovetture di 29 milioni le motociclette sono 2, 5 milioni
e di queste 116.000 circolano negli Usa con una moto ogni 1760 abitanti. In Europa invece si ha una moto
ogni 220 abitanti, in Oceania ogni 70 ma la densità e piccola. La
circolazione delle moto in Europa è quindi tendenzialmente in aumento
rispetto alle auto 75% contro 41 in questo "tirata" da due paesi, la
Germania e la Francia con incrementi rispettivi del 250% e 127%. |
|
|
|
LA "COSTRUZIONE" DELLE STRADE
|
|
|
L'asfalto è una roccia calcarea porosa,
impregnata di bitume. La presenza di quest'ultimo componente nella roccia
è dovuta al residuo lasciato dall'evaporazione del petrolio che la
impregnava. I maggiori giacimenti di asfalto in Italia si trovano in
Abruzzo e in Sicilia. Dai primi si ricava un asfalto costituito da rocce
dolomitiche impregnate da alte percentuali di un bitume molto duro; gli
asfalti siciliani hanno, invece, un supporto roccioso molto più tenero
impregnato da un bitume molle e quindi riducibile con aggiunta petrolio a
una lavorazione con macchine automatiche distributrici.
La roccia veniva frantumata e macinata per
ricavarne un mastice che, eventualmente addizionato con materiale inerte
fino, veniva colato a caldo per pavimentare marciapiedi e strade.
L'odierno materiale da costruzione utilizzato per la pavimentazione
stradale, impropriamente indicato come "asfalto", è in realtà un
conglomerato bituminoso artificiale ottenuto miscelando opportune
quantità di inerti grossi (ghiaia), fini (sabbia e filler) e bitume.
Per bitume si intende una miscela
di idrocarburi naturali o residuati derivanti dalla distillazione o
raffinazione del greggio.
Per catrame si intende un materiale bituminoso, derivante dalla
distillazione secca del carbone fossile, in particolare del litantrace
(all'epoca dei coke)
Per saperne di più
http://www.fruetcostruzioni.it/storia.php http://www.conpri.it/storia.htm
http://www.storiadimilano.it/citta/milanotecnica/strade/asfalto.htm http://www.provincia.bologna.it/viabilita/pdf/giavarini.pdf
|
|
Dalla
tecnica romana in poi ben poco era cambiato nella costruzione delle
strade. Di molte si poteva dire che erano peggiorate. Ciò non costituì
comunque un ostacolo alle invasioni ma agli scambi certamente si. Alle
strade maltenute si accompagnava poi l’insicurezza. Ma torniamo allo stato
delle strade. I babilonesi conoscevano il bitume affiorante, che usavano
come legante in edilizia ed altro (sigillante e protettivo del legno come
nelle fondazioni o in marineria), ma non risulta che ci asfaltassero
strade. E’ solo nel 18° secolo che dobbiamo ad alcuni uomini questo
impiego ed uno si chiamava J. L. McAdam (da cui deriva l'uso del termine macadam). Gli
altri erano francesi che sfruttarono i giacimenti della Valle del Rodano
per pavimentare marciapiedi (1830 ca). Se le strade erano quello che erano
anche chi andava a piedi non poteva evitare buche e pozzanghere. I
negozianti avevano un bel daffare a pulire i pavimenti, ma non quelli del
centro e dei grandi centri che avevano selciati ben tenuti e curati (dai
selciati andava rimosso lo scarico dei cavalli e quant’altro le pessime
abitudini del tempo consentivano). La crescente diffusione dell'asfalto di
Trinidad creò i presupposti per la storica pavimentazione della
Pennsylvania Av., a Washington nel 1876. Dopo il 1892, negli USA fu
estesamente impiegato soprattutto l'asfalto venezuelano di Bermudez.
Sembra quindi assodato che la strada asfaltata sia nata all'interno delle
grandi città, in Europa e negli USA anche per motivi igienici. Nel
programma dell’anno universitario (Milano)1901-02 molti argomenti
insistevano sul tema dell’infettività e del risanamento. Da notare le
voci Strade. Pavimentazione, di pertinenza degli ingegneri civili, per
le quali egli raccomandava la sostituzione dell’ormai vecchio e
insalubre macadam con il più sano asfalto compresso. L’ammodernamento
della pavimentazione avrebbe offerto, secondo Bordoni - Uffreduzzi,
un’arma vincente contro polmonite e tubercolosi, malattie causate anche
dall’inalazione costante di aria inquinata dai numerosissimi germi
aderenti alle particelle della polvere che si alzava dalle strade.http://www.milanocittadellescienze.it/contents/cantieri/pdf/articolo_igiene_peracchi.pdf
. La stesura dell’asfalto, anche se non
era eterna, creava una superficie continua, permettendo più alte velocità
alle carrozze. Quando giunsero le macchine a fine secolo si cominciò ad
asfaltare anche le principali strade extraurbane. Grazie alle rocce asfaltiche abruzzesi e siciliane, anche l'Italia non fu da meno. Il
principale tema trattato nel 1° Congresso Mondiale delle Strade (Parigi
1908) fu infatti quello della polverosità delle strade, unitamente a
quello della loro usura. |
|
|
|
Listino prezzi Fiat nel 1928 |
|
De Bernardi
vola a 512 km/h |
509 spider L. 15.700 = $
826
509 torpedo L. 16.950 = $ 892
509 coupe 2p L.18.850
509 berlina L. 18.950
509 weymann L. 21.000
520 torpedo L. 27.500 = $1,450
520 berlina L. 33.500 = $1,760
Oggi un SUV americano, il Chevrolet HHR 1LT 4 cil di
2,2 litri 140 Hp parte da $ 17.600 pari a € 13.000 (senza iva?), ma verrà
venduto in Europa a € 23.ooo. Probabilmente ci si difende ancora coi dazi. La Croma
2,2 147 cv costa € 23.300 !!!
. |
|
L’ala italiana si è
cinta di nuova gloria: il maggiore Mario De Bernardi ha raggiunto, il 30
marzo u.s., col suo idrovolante Macchi 52 dotato di motore Fiat A S 3. la
fantastica velocità di chilometri 512 e metri 776 all’ora, superando di
chilometri 33 e metri 486 il record mondiale da lui stesso detenuto. La
superba affermazione, che batte tutti i records da velocità per aeroplani
e idrovolanti, è stata compiuta sul litorale del Lido di Venezia, sulla
base ufficiale di tre chilometri, alla presenza di addetti americani e
inglesi. Linea Londra-Palermo.
Uno speciale servizio aereo da Londra a Palermo si è
iniziato con la fine dell’aprile scorso e continuerà fino al prossimo
ottobre. Si tratta di un servizio di gite che viene compiuto dalla "Imperial Airway Company”. Un aeroplano Handley-Page, con motore Rolls-Royce,
parte da Croydon ogni giorno feriale alle 7.45. L’arrivo a Palermo avviene
alle 17.15 del giorno dopo. Ci vogliono 33 ore e mezzo per l’intero
viaggio. Il volo si fa via Parigi-Basilea. Da Basilea i passeggeri
prendono il direttissimo notturno che li conduce a Genova, dove si
imbarcano su un idrovolante Dornier il quale li conduce, costeggiando
tutta l’Italia fino a Palermo.
Linea aerea Inghilterra-Stati Uniti-Canadà.
Il Direttore della Airship Guarantee Company’ Commander
Burney si è recato di recente a New York per discutere e trattare la
costituzione di una Società Anglo-Americana tendente a collegare, via
aerea, l’Inghilterra, gli Stati Uniti ed il Canadà. Verrebbe adibito a
tale scopo il dirigibile inglese R. 100 di prossima ultimazione il quale,
a calcoli fatti, potrà trasportare 100 passeggeri. Con questa aeronave
sarebbe possibile in 48 ore compiere il tragitto Londra-N.York. |
L'aerolinea
Londra-Città del Capo (da "Le Vie d'Italia" n.9 settembre 1930) |
Non era cosa da
tutti e di tutti i giorni
Ci aveva già provato De Pinedo con un
Roma-Tokyo-Roma nel 1925 a bordo di un idrovolante Siai 16 partito il 20 aprile su una rotta passante per
l'Australia. Arrivò a Tokyo il 26 settembre: colpa degli inconvenienti
ai motori, dei tifoni e dei monsoni. Per Il ritorno senza queste zavorre
ci vollero "solo" 40 giorni.
Per saperne di più
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/conquiste2.htm
l'Aereo
Fiat Ansaldo AS1
http://it.wikipedia.org/wiki/Fiat-Ansaldo_A.S.1
|
|
Questa nuova grande arteria di comunicazione, della lunghezza
complessiva di 6000 miglia, riunendosi alla linea dell'India già in
regolare esercizio fra l'Inghilterra e l'Egitto (Cairo), porterà Londra
ad undici giorni di distanza dalla Città del Capo. Partendo dalla Città
del Capo i velivoli si dirigeranno verso il nord toccando Victoria West,
TouwsRiver, Kimberley, Johannesburg, Pietersburg, Bulawayo, Salisbury,
Broken Hill, N'Dola, M'Beya, Dodoma, Moshi e Nairobi, dove terminerà la
prima metà del viaggio. In uno dei seguenti aeroporti: Naivasha, Kisumu,
i passeggeri per l'Egitto, per l'Inghilterra e per l'India passeranno a
bordo di idrovolanti seguendo la rotta del Nilo e toccando le seguenti
località: Butiabi, Mongolla, Malakal, Kartum, U. Halfa, Assuan e Cairo,
nodo aereo per l'India e l'Europa dove i passeggeri trasborderanno sui
velivoli in partenza per Londra o per Karachi (India). Il viaggio da
Città del Capo al Cairo durerà otto giorni; tre quello dal Cairo a
Londra. La metà settentrionale del servizio: fra Cairo e Nairobi, potrà
essere aperta al traffico verso la fine del corrente anno (1930).
Nell'estate del 1931 gli inglesi ritengono possibile rendere attiva
l'intera linea imperiale.
Il tempo dei record del volo italiano -Il volo «
record» di Lombardi e Capannini.
Il 22 luglio 1930, con un fulmineo volo di 11.600 km., un minuscolo
velivolo italiano atterrava nell'aerodrorno militare della capitale del
Giappone. Il volo di Lombardi e Capannini è senza dubbio il più bel volo
finora compiuto con apparecchio da turismo. Non solo nessun apparecchio
da turismo è mai giunto dall'Europa in Giappone, ma nessun apparecchio
da turismo ha mai battuto medie giornaliere pari a quelle di Lombardi.
Per avere il tempo esatto del volo del Lombardi occorre tener presente
che egli partì da Vercelli il giorno 13, alle ore quattro (tempo medio
europeo) e giunse a Tokio il 22 alle ore 19 (ora locale che è in
anticipo su quella italiana di 8 ore). Numericamente i giorni impiegati
sono 10, ma calcolando il tempo effettivo impiegato, dalle ore 4 del
giorno 13 alla ore 19,25 del giorno 22 di Tokio (che corrispondono alle
ore 11 del fuso orario italiano), si ha che Lombardi ha impiegato da
Vercelli a Tokio nove giorni e sette ore. Quanto alla media giornaliera
chilometrica, Lombardi ha battuto la più alta media con apparecchio da
turismo. Il primato spettava già allo stesso Lombardi che nel volo
Roma-Mogadiscio totalizzò 1170 km. di media, battendo quella
dell'aviatore Hinkler, il quale nel volo Londra-Australia aveva
raggiunto la media di 1050. Nel volo Vercelli- Tokio Lombardi ha
raggiunto la media giornaliera di 1220 chilometri circa con tratti anche
al di sopra naturalmente della media (dipendeva da campi di atterraggio
e di rifornimento benzina-giorno-tratta-chilometri)
16 -Mosca-Kazan-Svedlovsk
km 1.480
17- Svedlovsk-Omsk-Novo Sibirsk “ 1.470
18-NovoSibirsk-,Krasnojarsk-Nijne
Udinsk- Irkuts
k-Verkuey Udinsk km 1810
19-Verkuey Udinsk-Cbita-Harbin km 1650
22- Kejio-Hirosbìma-Tokio
km 1400
La rotta seguita dal Lombardi per il suo volo al Giappone è la rotta più
breve dall'Europa, ma questa rotta comporta il sorvolo di zone che
difettano di campi d'atterraggio, e per la scarsità delle comunicazioni
i rifornimenti sono resi difficili. La rotta comprendeva il sorvolo dei
Monti Urali, il sorvolo delle paludi e delle steppe della Siberia
meridionale, il sorvolo dei monti della Manciuria e della catena del
Gran Khingam che supera i 2000 metri. Il raid comprendeva
anche la trasvolata del mare tra la Corea ed
il Giappone per oltre 100 chilometri. Le condizioni atmosferiche nella
seconda parte della rotta erano previste sfavorevoli essendo noto che
nella stagione estiva i venti predominanti nell'estremo Oriente sono
contrari. Questa rotta era stata seguita finora soltanto da Pellettier
d’Oisj, che partendo da Parigi nel suo primo tentativo Europa-Giappone,
effettuato nel 1926 con apparecchio munito di motore da 500 cavalli,
troncò poi il viaggio a Mukden dopo 7 giorni. L'apparecchio adoperato
dal Lombardi è un normale apparecchio FIAT da turismo A.S.1.
Nell'apparecchio è stata modificata soltanto la cappottatura del motore
per ottenere una maggiore velocità. L'autonomia è stata aumentata con
l'aggiunta di due serbatoi supplementari. Il motore è un FIAT A. 50
surcompresso da 95 cavalli con una potenza massima a 1600 giri. Magnete
e candele sono della Marelli. Le installazioni e gli strumenti di bordo
sono completamente di fabbricazione italiana, compresa la bussola di
nuovissimo tipo. |
|
|
Il servizio telefonico tra Parigi e New
York |
|
|
Il 28 marzo u.s. è stato ufficialmente inaugurato il
servizio telefonico tra Parigi e New York, con una conversazione tra il
Ministro francese del Commercio, Bokanowski, e il presidente della
American Telegraph and Telephone Company. Gifford, che si sono scambiati
cortesi parole, esaltando l’amicizia delle due Nazioni. La trasmissione
della voce attraverso una così grande distanza, avveniva secondo questo
circuito: la stazione radiotelefonica di Rocky Point (Long Island)
riceveva per filo ordinario, da New York, la voce di Gifford e la
trasmetteva. trasformandone le vibrazioni in onde radiofoniche, oltre
l’Atlantico, alla stazione inglese di Wrongton. la quale, a sua volta,
ritrasformava le onde in vibrazioni foniche, e le trasmetteva per filo
ordinario sino a Londra; poi per cavo sottomarino attraverso la Manica,
indi ancora per filo a Parigi. La voce del Ministro francese invece giunta
a Londra veniva trasmessa alla stazione radiotelefonica di Rugby, di qui a
quella americana di Houlton, e quindi per filo ordinario a New York.
Sembra però che questa possibilità di telefonare dall’Europa all’America,
che segna una delle più grandi tappe nella storia delle comunicazioni
telefoniche. non sia ora alla portata di tutte le borse data l’altezza
delle tariffe. Chissà tuttavia che un bel giorno il
sistema non possa venir popolarizzato o magari collegato alle linee
telefoniche private, sì da poter dare quotidianamente il buon giorno e la
buona sera allo
zio d’America per accattivarsene... disinteressatamente la
benevolenza.
|
La Topolino lanciata nel 1936 costerà meno di
9.000 lire (ora si a 500 $). Denominata 500 A ha una cilindrata di 569 cc
e 13 cv. |
|
|
|
|
|
|
Dornier Wall |
|
Junkers 52 |
Junkers G-24 |
|
|
|
|
|
|
L’aviazione civile in Germania
Dalla statistica dell’anno 1927 si rileva come la
Società Commerciale Aerea tedesca Lufthansa, che ha assorbito tutte le
linee germaniche, possa nei confronti dell’anno 1926, vantare un rilevante
aumento della propria attività. Infatti, mentre
nell’anno 1926 furono
trasportati 56.268 passeggeri, nell’anno successivo furono 102.681 le
persone che affrontarono le emozioni di un viaggio per le vie del cielo.
Così il traffico merci e bagagli è più che raddoppiato (rispettivamente
Kg. 258.464 - 641.186 e Kg. 385.945 - 821.921) ed il chilometraggio
percorso, da km. 6.141.479 è salito nel 1927 a km. 9.208.029. La Rassegna
Marittima ed Aeronautica annuncia anche che sulla linea Berlino-Hannover
si è iniziato il primo regolare servizio di traffico aereo civile
notturno. Si sono impiantati lungo la linea perfettissimi sistemi di
segnalazioni luminose di rotta (e se c'era brutto tempo, coperto, nebbia,
neve ? I radiofari non erano ancora distribuiti ?).
L'AVIAZIONE CIVILE IN ITALIA |
|
|
|
http://81.174.55.218/ferrarin/presentazione/Volo_RM-Tokio.pdf |
|
La guerra aveva creato
industrie e lavoro, ma molte di queste era ad indirizzo bellico e
andavano ricondizionate o riconvertite e una di queste era quella
aeronautica di cui non si vedeva alcuna prospettiva. Il volo non era un
bisogno di massa o d’elite allargata e i costi erano decisamente alti
(un biglietto da Trieste a Torino costerà 350 lire, lo stipendio mensile
di un operaio) come bassi lo erano i ritorni anche in termini di investimenti
strategici, tanto che il settore vivrà di aiuti statali, ne più ne meno
di quanto fanno oggi industriali molto più "democratici": Cambia il
Prete ma il peccato è sempre lo stesso. Per lo
sviluppo di una aviazione civile (che sostituisse quella marina, il
treno
e il dirigibile) bisognava partire dai bombardieri di ultima generazione
e da macchine non in tela cerata e legno. Anche con le più buone
intenzioni non si pensava di imbarcare più di 10/15 persone con bagaglio
e sacchi del servizio posta.
Inutile dire chi si lanciò per primo in questa impresa: il solito Caproni. Ca48 poi
il mastodontico Ca60 (foto a fianco sotto): un completo fallimento. All’estero lenti ma costanti i
progressi. I tedeschi potevano avvalersi del metal body degli Junkers e
gli americani avevano già abbandonato la classe idrovolanti su un paese
che mal si prestava a questo servizio. Imprese sfortunate antelitteram
della propaganda Mussoliniana Balbiana come il raid pacifico Roma-Tokyo
(Genn-Magg 1920) ideato da D'Annunzio e dal suo pilota Palli (ma Palli
morirà prima nel marzo 1919 di assideramento dopo un atterraggio "forzato" sulle
alpi). 9 i partenti scaglionati su Caproni e Sva
orgoglio della industria italiana aerea in declino di base a Roma
Centocelle + Ferrarin e Masiero gli unici ad arrivarvi. Il quasi
disastro aveva stoppato il futuro aeronautico (che sembrava quindi abbandonato per il
momento) . Sembrava perché a Trieste (e scuola piloti a Portorose ) l’armatore
navale Cosulich fondava la Sisa per i voli regionali e metteva in cantiere
(Monfalcone) quello che sarà il fiore all’occhiello, il prototipo degli
idrovolanti il Cant 10 (vedi foto più sotto) che imbarcava però solo 4
!!!
passeggeri. Le linee progettate dall’ente della navigazione aerea la Torino-Trieste via Pavia, Venezia scali facoltativi, la Trieste-Zara
sempre dei Cosulich (che si prolungherà su Ancona), la Genova-Palermo
con scali a Roma (Fiumicino nel caso degli Idrovolanti) e Napoli, e altre due con collegamenti internazionali.
Volo inaugurale ufficiale dei Cosulich il 1° aprile 1926 pochi giorni dopo il volo
Roma-Venezia di un’altra compagnia, la Transadriatica. A Pavia si
sbarcava per Milano con un regolare servizio di navette per l'Air Terminal.
Atterraggi sul Po al Valentino e a Pavia, al Lido a Venezia alle vecchie
strutture militari e a Trieste a Campo Marzio al molo Audace. Non
mancarono gli inconvenienti ma le linee sopravvissero e il Cant salì al
mod. 22 per 12 passeggeri. La Genova-Roma andava alla Sana che
utilizzava dei Dornier G24 (foto sopra) montati in Italia dalla
Costruzioni Meccaniche Aeronautiche Società Anonima (CMASA) di Marina di
Pisa, per aggirare le limitazioni imposte alla Germania dal Trattato di
Versailles in seguito alla fine della prima guerra mondiale (avevano
perso la guerra non le teste). |
|
|
|
L'idrovolante Ca 60 - 9 ali, 8 motori
liberty da 400 cv, lungo 23,5 metri, peso a vuoto 17 tonn. venne
progettato per ospitare 100 passeggeri. Già nel 1921 aveva previsto lo
sviluppo inevitabile dell'aviotrasporto. Il gigantesco idrovolante
sembrava una cattedrale e impressionò il mondo. Purtroppo il prototipo
andò distrutto dopo essersi levato in volo |
|
Ad Agosto del 1926 anche la
prima linea internazionale Brindisi-Atene-Costantinopoli era aperta
dalla AeroEspresso e subito dopo la Venezia Lido-Graz-Vienna sempre
della Transadriatica che di fatto univa Vienna e Roma. Nel frattempo in
Germania era tempo di fusioni. Nasceva la Lufthansa, creata dalla
fusione della Junkers-Luftverkehr e della Deutsche Aero Lloyd. Il
coinvolgimento italiano nella economia albanese aveva portato l’anno
dopo ad una regolare linea con Tirana gestita dalla Sam (capitale
pubblico). Il bilancio del 1927 era più che positivo con 4.664 km di
linee, 9.079 ore di volo e 9.757 passeggeri trasportati (nulla a che
vedere coi dati della Lufthansa). Dieci anni dopo eravamo a 50.000
passeggeri, 50 scali e 3.570.905 km volati. La ALI, Avio Linee Italiane
(Fiat), costituita il 13 novembre 1926, iniziò 1'attività sulla rotta
Milano-Trento-Monaco; il 9 ottobre inaugurò anche il collegamento
Milano-Roma. Quando venne l’epoca delle fusioni (1931) la Sam assorbì
tutti ad esclusione della Fiat. Il 28 ottobre 1934 (anniversario della
Marcia su Roma), la Società Aerea Mediterranea SAM diventò “Ala Littoria
S.A.”, un nome che lo stesso Mussolini si era compiaciuto di suggerire.
Nello stesso periodo si compivano le operazioni per l’assorbimento anche
della Società Nord Africa Aviazione (NAA) - una piccola compagnia
costituita nel 1931, con il patrocinio del Ministero delle Colonie - che
con soli tre Caproni 101, realizzava servizi di linea sulla Libia. In
precedenza, nel marzo 1935, l’Ala Littoria aveva stipulato un accordo
con il Governo Albanese, in base al quale venivano rilevate
definitivamente le linee della rete albanese, gestite fino ad allora a
nome della Adria Aero Lloyd. La flotta poteva contare su idrovolanti e
apparecchi terrestri, capaci di trasportare fino a 18 passeggeri alla
velocità di 200 km/h. Trattandosi di aerei trimotori, il trasporto
avveniva in tutta sicurezza; per le linee internazionali, invece, l’Ala
Littoria disponeva di quadrimotori capaci di trasportare fino a 24
passeggeri alla velocità di 300 km/h. Il 7 maggio 1935, con gli accordi
stipulati con KLM e Lufthansa, l’Ala Littoria inaugurò il collegamento
giornaliero Milano-Francoforte-Amsterdam idem per un accordo con l’Air
France su Parigi.
http://www.misterkappa.it/sto-ieo04.html
|
|
|
|
|
|
|
Nascono in questi anni anche gli
aeroporti di terra (fuori dalle ex strutture belliche) di Milano
Talliedo (già sede della Caproni) e ora pista della ALI, Roma Urbe o
Littorio (utilizzato anche come pista automobilistica (edizioni 1931 e
1932 del Gran premio di Roma) e Venezia San Nicolo al Lido |
la magia dell'Orient Express
http://www.traindeluxe.com/ |
|
|
|
|
Le comunicazioni tra
l’Occidente Europeo, Costantinopoli, l’Egitto e le Indie
Nel gennaio del 1927 aveva luogo in Firenze una
Conferenza internazionale fra le Amministrazioni interessate al treno di
lusso Simplon Orient Express allo scopo di estendere il servizio di lusso
di detto treno oltre il Bosforo, fino all’Egitto, attraverso l’Asia
Minore, la Siria e la Palestina. Della cosa ha trattato ampiamente la
Rivista delle Comunicazioni ferroviarie del 15 febbraio:
Comunicazioni con Angora: Nell’agosto 1927 venne
attivato un treno di lusso trisettimanale fra HaidarPacha
(Costantinopoli) e Angora (Ankara - 13 ore) in coincidenza con
l’arrivo e la partenza del Simplon Orient Express (Sempione Oriente Espresso). A Stambul (Istambul
Costantinopoli)
e ad HaidarPacha, a seconda della direzione, i viaggiatori trovano pronto
il piroscafo per la traversata del Bosforo, si da poter proseguire senza
interruzione, rispettivamente per l’Europa e per Angora (Istanbul sta su 2
sponde e non c'erano ancora gli avveniristici ponti sul Bosforo)).
Comunicazioni con l’Egitto: Col principio del
febbraio scorso fu iniziato l’esercizio di una comunicazione giornaliera
fra Londra e Stambul e fra Haifa e il Cairo e bisettimanale per il
percorso fra Stambul e Haifa. Compresi i due pernottamenti a
Costantinopoli e a Tripoli di Barberia la durata totale del viaggio sarà
di giorni 7 e ore 23 da Londra al Cairo; di giorni 7 e ore 13 da Parigi al
Cairo: di giorni 6 e ore 22 da Milano al Cairo. Essendo bisettimanale la
comunicazione del percorso Stambul (Costantinopoli)-Tripoli di Siria
(ma sta in Libano)-Haifa, le
coincidenze dirette pel Cairo si hanno ( per esempio), in partenza da
Milano, col lusso del martedì e venerdì per raggiungere rispettivamente il
successivo martedì e venerdì il Cairo. In senso inverso, si parte da Cairo
il martedì e il sabato per raggiungere Milano il martedì e sabato
successivi.
I viaggiatori provenienti dall’Egitto che giungono a Tripoli di Siria alle
17,30 per ripartire il giorno dopo possono pernottare nella stessa
carrozza a letti che prosegue alle ore 6 del giorno successivo. Il
percorso totale è di 5250 km.; il viaggiatore trova a sua disposizione il
posto in carrozza letto per 5000 chilometri e percorre su comode
automobili il tratto fra Tripoli di Siria (ma sta in Libano) e Haifa (km. 230, durata del viaggio
circa 8 ore)**, trovando rispettivamente a Haifa e a Tripoli
di Siria. a seconda
della direzione del viaggio, il posto assicurato in vettura letto per il
rimanente del percorso. La spesa complessiva del viaggio sino al Cairo (da
Haifa diventa una ferrovia costiera),
compresi anche il vitto e l’alloggio nei due pernottamenti, si aggira
sulle L. 5.100 da Londra, sulle L. 4.800 da Parigi, sulle L. 4.500 da
Milano (per un impiegato equivaleva a 7 mesi di stipendio e
1/4 del costo di una automobile media).
Comunicazione con le Indie:
Treno più nave o Aereo In coincidenza con il
servizio ordinario bisettimanale di carrozze a letti fra HaìdarPacha e
Aleppo, era stato creato, nell’estate scorsa, dalla Compagnia
Internazionale di Navigazione Aerea, un regolare servizio bisettimanale
congiungente in sei ore, per via aerea, Aleppo con Bagdad**.
Da quest’ultima
città si può proseguire per le Indie valendosi del servizio inglese di
navigazione aerea per Karachy, stazione iniziale delle ferrovie indiane,
oppure della ferrovia inglese Bagdad-Bassora. trovando poi a Bassora un
regolare servizio di piroscafi da e per le Indie.
I nuovi servizi istituiti, valendosi insieme della ferrovia,
dell’automobile, del piroscafo e dell’aeroplano, costituiscono un ponte di
circa 10.000 chilometri che congiunge l’Occidente europeo alle lontane
regioni ove ebbero culla le più antiche civiltà e ove tanto lo scienziato
che il turista, tanto l’uomo d’affari che il letterato, trovano abbondante
materia d’interesse e di fascino. |
|
|
|
|
** le tratte verranno completate 10 anni dopo |
|
|
|
|
|
|
ma intanto si stava alacremente
lavorando |
al |
la nuova stazione di Milano
http://www.miol.it/stagniweb/tci_mi30.htm
|
|
|
|
PER TERRA E PER MARE
Un titano del mare in costruzione
Nei cantieri
navali della Clyde, si sta impostando un piroscafo che dovrà stazzare
75.000 tonnellate, cioè 11.000 di più del Majestic che è attualmente il
più grande transatlantico del mondo. Inoltre la nuova unità navale dovrà
essere la più veloce e la più lussuosa di quante oggi esistano. La sua
lunghezza supererà i 330 metri, la sua velocità non sarà inferiore ai 28
nodi all'ora (1 nodo=1,852 km/h o 51,85 km/h), le turbine svilupperanno
una forza di circa 200.000 HP. Il nuovo piroscafo sarà destinato al
servizio fra i porti della Manica e New York. Si ritiene che la sua
costruzione richiederà almeno 3 anni di lavoro ed una spesa di circa 6
milioni di sterline (oltre 550 milioni di lire italiane).
La Queen Mary dislocherà poi ca. 82.000 tsl,
sarà lunga 311 metri per 36 di larghezza mentre la gemella Queen
Elizabeth 83.673 tsl 314 metri e 36 di larghezza ma più alta. La RMS
Queen Elizabeth rispetto alla gemella Queen Mary (essendo un po' più
grande), divenne la nave più grande dell'epoca, mantenendo il titolo di
più grande nave passeggeri del mondo per 56 anni
NASTRO AZZURRO |
|
Così titolava (a fianco) il n° 9
(settembre) del 1930 de Le Vie d'Italia del TCI o Consociazione
turistica Italiana. In questo capitolo non abbiamo parlato di
navigazione campo in cui l'Italia stava riemergendo dopo la crisi
postbellica. La marina mercantile e passeggeri era sempre stata carente
e il suo livello (ridotto) aveva inciso anche sui trasporti e sugli
approvvigionamenti durante la guerra. Ne parliamo in parte in questo
capitolo per quanto riguarda i Record (in genere aeronautici)
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/conquiste2.htm
(Nastro Azzurro) e qui
per quanto riguarda i nostri "avversari"
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/xxwar1.htm
e per il particolare
a fianco citato, Majestic, che altri non era che
il transatlantico tedesco Bismarck, di 56,551 t/s/l e di 291m di lungh.
ora Majestic (indennizzo di guerra)
. Ma torniamo al trafiletto
del Titano in costruzione: dietro questo semplice lancio di agenzia si
celerà per anni poi palesemente la fine delle speranze italiane di
trovare un posto nelle gerarchie nel mondo e nei mari di casa nostra e
fuori e gli errori nella successiva fase postbellica nella costruzione
degli ultimi colossi transatlantici (Cristoforo Colombo, Andrea Doria,
Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello). Il transatlantico
impostato nei cantieri navali sul fiume Clyde era l'anonimo scafo 534.
Col Bremen e l’Europa i tedeschi avevano sbancato il Nastro Azzurro da
anni in mano alla Cunard Line. Questa allora per non farsi distaccare
nei record tedeschi (ex sconfitti) aveva programmato una nave da 75.000
tonnellate senza nome, allora conosciuto solo come scafo "534", con
inizio costruzione nel mese di “dicembre” 1930 (il mese qui ripreso da
siti stranieri contiene chiaramente un errore se già in settembre gli
italiani lo sapevano e non era certo un segreto di stato o militare). La
depressione però blocca i lavori e la Cunard ricorre al Governo
(prestito) per completare lo scafo 534. I lavori terminano per quella
che poi prenderà il nome di Queen Mary e sono sufficienti per impostare
un nuovo scafo il 552 che sarebbe diventato il Queen Elizabeth il 28
settembre 1938. Una delle condizioni del prestito è che si fondano la
Cunard e la White Star Line. Entrambe le linee completano la fusione nel
mese di aprile del 1934. Nello stesso anno la Q. M. è pronta al varo e 2
anni dopo si aggiudica il Nastro Azzurro finito intanto ai Francesi col
Normandie (con l’intermezzo del nostro Rex), con velocità media di 30.14
nodi (55,82 km/h). Il Normandie con nuove eliche si riprenderà il titolo
che gli sarà definitivamente strappato dal Q.M. (4/8/1938) in entrambe
le direzioni con velocità media di 30,99 nodi (57,39 km/h 3 giorni, 21
ore, 48 minuti contro i 4g,13h,58 m 28.92 nodi (53.56 km/h) del nostro
Rex su una delle tratte più lunghe) record che resistette fino al 1952
con la SS United States. Erano quindi due in genere i record e non
sempre collimavano: la grandezza e la velocità. La guerra intanto era
sopraggiunta e Queen Mary, Normandie e Queen Elizabeth erano sfuggite ai
sottomarini tedeschi rifugiandosi nel porto di New York in attesa del da
farsi. Gli Usa saranno neutrali fino al dic. 1941. Il da farsi fu la
trasformazione in trasporti truppe fuori da occhi indiscreti. During
her war service as a troopship Queen Elizabeth carried more than 750,000
troops, and she also sailed some 500,000 miles (800,000 km). During the
war, Queen Mary carried British Prime Minister Winston Churchill across
the Atlantic for meetings with fellow Allied forces' officials. He was
listed on the passenger manifest as "Colonel Warden" and he insisted
that the lifeboat assigned to him had a .303 machine gun fitted to it so
he could "resist capture at all costs". Durante la guerra, la Q.M ha
portato il primo ministro britannico Winston Churchill attraverso
l'Atlantico per i vertici con gli alleati. Churchill sul manifesto dei
passeggeri veniva indicato come "il colonnello Warden" e la sua
scialuppa di salvataggio riservata era armata di una mitragliatrice in
modo da poter "resistere alla cattura a tutti i costi". Winston
Churchill stimò che le due Regine inglesi del mare contribuirono a
ridurre la guerra di almeno un anno. |
|
|
|
Mauretania 1909 a. rec. 2,784 nautical miles (5,156 km) 4 days, 10 h, 51 m 26.06 nodi (48.26
km/h)
Bremen 1929 anno record 3164 m. nautiche (5,860 km) 4 d, 17 h, 42 m 27.83 knots (51.54 km/h)
Europa 1930 3,157 nautical miles (5,847 km)
4 d, 17 h, 6 m 27.91 knots (51.69 km/h)
Bremen 1933 3,149 nautical miles (5,832 km)
4 d, 16 h, 48 m 27.92 knots (51.71 km/h)
Rex 1933 (Italia) 3,181 nautical miles
(5,891 km) 4 g, 13 h, 58 m 28.92 knots (53.56 km/h)
Normandie 1935 2,971 nautical miles (5,502 km)
4 d, 3 h, 2 m 29.98 knots (55.52 km/h)
Queen Mary 1936 2,907 nautical miles
(5,384 km) 4 d, 0
h, 27 m 30.14 knots (55.82 km/h)
Normandie 1937 2,906 nautical
miles (5,382 km)
3 d, 23 h, 2 m 30.58 knots (56.63 km/h)
Queen Mary 1938 2,907 nautical miles (5,384 km)
3 d, 21 h, 48 m 30.99 knots (57.39 km/h) |
|
|
|
|
|
la Rivista del
Giugno 1928 va in stampa
in maggio quando Umberto
Nobile inizia, dalla Baia del Re, le sue esplorazioni dell’Artide, ma
quando il numero va in edicola si compie la tragedia.
Cesco Tomaselli ha fatto il viaggio
a bordo del
dirigibile "Italia" da Roma alla Baia del Re (Svalbard), ma non ha fatto
però parte della trasvolata del Polo, perché
Nobile, dovendo
scegliere tra due giornalisti, ha tirato una moneta. La scelta è caduta su Ugo Lago che sarà uno dei 6 dispersi con l'involucro del dirigibile
staccatosi dopo l'impatto con il pack artico
(non verranno mai trovati). Tomaselli
riporterà dei tentativi di soccorso e di salvataggio effettuati dalla base appoggio
nel libro"L'inferno bianco". |
IL MIRACOLATO
|
|
|
|
|
|
|
Dalle
Parole di Cesco Tomaselli sceso dal terzo volo
"Alla Baia del Re stavano intanto succedendo delle cose straordinarie.
Il 4 giugno, verso la una del mattino, la Città di Milano riceveva dalla
stazione radiotelegrafica di Mosca la notizia che il giorno prima, alle
20, il radioamatore Schmidt con un apparecchio ad onde corte, aveva
raccolto l’S.O.S. dell’Italia. Il Comitato di soccorso dell’Osoaviachim,
che aveva trasmesso la comunicazione, aggiungeva essere lo Schimdt persona
seria e degnissima di fede.
Contemporaneamente altri radioamatori asserivano di aver udito la
segnalazione dell’Italia: un avvocato svedese di Talleborg, nella notte
tra il 3 e il 4, aveva intercettato la parola "Italia Nobile S.O.S". Il
capitano della nave russa Sikvic, in navigazione nel golfo di Botnia,
faceva sapere di aver ricevuto un messaggio dell’Italia: in Olanda, nel
Belgio, negli Stati Uniti altre stazioni confermavano la segnalazione.
In tutti i rami dell’attività umana il dilettantismo è riguardato come un
fenomeno di faciloneria e di presunzione: ma nella radiotelegrafia i
dilettanti sono, sotto certi aspetti, all’avanguardia, e il contributo che
essi danno al perfezionamento della scoperta è senza dubbio considerevole.
Nel caso in questione, c’era una circostanza importantissima: i
radioamatori possiedono per la maggior parte stazioni a onda corta
realizzate da loro stessi, il che spiega, in un certo senso, come essi
avessero potuto sentire l’apparecchio di fortuna dell’Italia".
|
|
|
Pag. 217 de "L’inferno Bianco" ed. Unitas
Milano |
|
Aldo Pontremoli scienziato (morto)
Finn Malmgren meteorologo (morto)
Francesco Behounek scienziato
Adalberto Mariano ufficiale
Filippo Zappi ufficiale
Alfredo Viglieri ufficiale
Felice Troiani Ingegnere
Natale Cecioni capotecnico
Ettore Arduino ufficiale motorista (morto)
Attilio Caratti motorista (morto)
Vincenzo Pomella capo motorista (morto)
Renato Alessandrini capo operaio (morto)
Callisto Ciocca motorista (morto)
Ettore Pedretti Maresciallo Radiotelegrafista
Giuseppe Biagi 2° capo Radiotelegrafista
Ugo Lago giornalista (morto) |
|
|
|
|
Ugo LAGO Nato l'1/1/1898 — Morto 25/5/1928 |
|
|
Iniziò giovanissimo la carriera del giornalismo ottenendo un notevole
successo. Scrisse su Giornali e Riviste di Catania Roma e Milano. Fu amico
di Gabriele D'Annunzio, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Sem Benellì,
Luciano Zuccoli, Trilussa, Angelo Musco. Assunto al «Popolo d'Italia» fu
Inviato Speciale in Norvegia, Francia, Albania e Spagna. Fu prescelto per
partecipare alla spedizione polare del dirigibile «Italia» del Gen.
Umberto Nobile. Alla spedizione parteciparono due soli giornalisti lui e
l'inviato del «Corriere della Sera», Cesco Tomaselli. La moneta della
morte aveva scelto Lago. |
|
|
LA GRANDE CRISI DEL '29 (nell'industria automobilistica) |
Se ancora nel
1930 le cose erano "accettabili", nel '31 ci fu un vero e proprio tracollo
nei paesi europei e in quelli extra europei più
industrializzati. Indico qui a fianco nazione e importazione (numero di
macchine) e fra parentesi il numero dell'import del 1931. Per ragioni del
prospetto originario indico solo i paesi che importano oltre 10.000
veicoli e quelli che li classificano in numero. Ometto il valore ma
cito come terzo fattore in rosso il % di calo |
|
|
|
Gran Bretagna
12.380 (4.709) - 62%,
Germania 11.400 (3.372) -70%,
Svezia 12.382 (10.633) - 14%,
Svizzera 9.823 (10.428) + 6%, Olanda 13.678
(14.115) + 3%, Spagna 17.835 (7.143) - 59%, Indie 21.658
(16.277) - 25%,
Unione Sud Africa 9.378 (8.935) - 5% - Per molti il calo si può anche ricondurre ad un
aumento della produzione nazionale che si evidenzia negli anni con la
filiazione in tutto il mondo della grandi case automobilistiche americane
Ford, General Motors, Chrysler presenti in Inghilterra e Commonwealth (qui
identificato come Indie), Canada, Nuova Zelanda, Australia e Germania.
Per avere un’idea della portata della crisi, posta uguale a 100 la
produzione industriale di ottobre 1929 si ha per ogni singolo paese un
aumento o una diminuzione al 1932: U.R.S.S. 183 !!
Olanda 84, Francia 72, Polonia 63, Giappone 98, Regno Unito 84, Belgio 69,
Canada 58, Norvegia 93, Romania 82,
Italia 67, Stati
Uniti 53, Svezia 89, Ungheria 82, Cecoslovacchia 64,
Germania 53 |
|
|
|
La Torino dell’Automobile non è solo la Fiat. Nel 1899 le
aziende costruttrici di automobili nella capitale piemontese sono sette;
otto anni dopo diventano ventuno. Tra le più importanti, la Lancia, la
Rapid, la Scat, la Standard, la Ceirano, l’Itala, l’Aquila Italiana, la
Diatto, la Fod, la Temperino, la Chiribiri, la Spa, la Junior, la Stae.... |
|
Sulle strade Svizzere e
Francesi
-
LE VIE D'ITALIA - Giugno
1928
Un nostro affezionato Socio ci scrive quanto segueL’automobilista italiano che entri per la prima volta nella
Francia e senta la macchina scivolare dolcemente senza scosse e senza che
il volante gli imponga una fatica grave per la guida è indotto dalla prima
volata entusiastica a trovar tutto bello e tutto comodo e agevole. Se poi
ha percorso, per raggiungere la frontiera francese, qualcuna delle buone
strade svizzere, ottimamente segnate da cartelli ad ogni crocicchio e,
prima delle svizzere, ha penato sul fondo della strada nazionale Arona
Domodossola, il suo entusiasmo s’avvicina all’esaltazione. Non tutto però
è bello e gradevole in Francia. Rievochiamo quel che è avvenuto allo
scrivente, recatosi da Milano a Parigi nello scorso settembre. Ho seguito
il percorso Milano-Domodossola- Sempione -Briga-
Losanna-Orbe-Pontarlier-Dijon-Avalon-Sens-Fontainebleau-Parigi e nel
ritorno lo stesso percorso fino ad Avalon, poi sono sceso verso il
Moncenisio passando per Macon. Tournus, Aix-les-Bains, Chambery, Modane,
Lanslebourg, Cenisio.
Rilevo subito quel che mi è parso veramente utile e degno d’essere
studiato in Italia.
Anzitutto la segnalazione stradale è veramente ammirevole e ottimamente
curata. Ciascun chilometro è segnato da un cippo bianco verniciato di
rosso alla sommità, disposto in modo da offrire il fianco alla strada. Su
ogni fronte è indicata la distanza da quel punto al centro più importante,
in modo che la pietra giovi a chi la incontri venendo dalle opposte
direzioni. Sulla costola della lapide, frontalmente alla strada è indicato
sempre il numero della strada stesa che varia secondo il tipo della stessa
ed è, ad esempio:
N. 5 per una strada nazionale, D 5 per una strada dipartimentale, G C 5
per una strada di grande comunicazione, e IC5 per una strada di interesse
comune. Naturalmente le strade nazionali di grande traffico sono le meglio
tenute e tutte sono asfaltate, di modo che quando l’asfalto è in buone
condizioni l’automobilista vi corre sopra con animo tranquillo come su di
una autostrada. Fra cippo e cippo, nel breve tratto di un chilometro sono
poi piantati dei bassi pilastrini numerati dall’uno al nove; essi segnano
lo spazio di 100 in 100 metri. Le strade francesi sono catalogate,
chilometrate e picchettate come fossero strade ferrate.
Ed ecco gli inconvenienti: alcuni tratti non sono bene tenuti: esempio da
Pontarlier (altitudine 1.000 m oggi stazione sciistica) a Dòle nei numerosi avvallamenti che stanno fra
le foreste del Giura e dell’Arc la strada è scrostata e così fra buche e
cunette procede verso Dijon per circa cento chilometri. Aggiungiamo a
questo ch’è un inconveniente di non grave portata, se si pensa che per
almeno 400 chilometri la strada fra la frontiera svizzera e la capitale
francese è liscia come il tradizionale bigliardo, altri rilievi di
carattere generale. Il piano stradale, ad esempio. anche perfetto,
presenta dei pericoli perché il lucido asfalto fascia un fondo di
pietrisco e cemento che ha una sezione troppo convessa; quando piove la
pista francese diventa molto sdrucciolevole.
Le segnalazioni non sono sempre abbondanti e sono certamente inferiori in
numero alle svizzere.
Queste hanno l’inconveniente di essere contenute in cartelli troppo
elevati sul piano stradale e troppo piccoli, quindi poco leggibili quando
il tempo è cattivo e l’automobile procede con una certa velocità. Esse
sono però integrate da un sistema di cartelli di località perfetto; ogni
villaggio è preceduto agli imbocchi da un palo con cartello indicante il
nome del paese.
Ottime sono naturalmente le segnalazioni di passaggi a
livello, di curve, di cunette, ecc. Tutto questo apparato, tanto utile, è
assai meno completo in Francia. Non mancano ,certo cartelli, ma essi non
sono sempre messi in posizioni visibili; il loro fondo turchino a lettere
bianche talora è sbiadito, sicché le parole non spiccano. Meno accurata è
la segnalazione degli accidenti stradali e sovratutto delle curve. Ho
notato che diverse curve importanti, ad esempio una lungo l’Arc fra
Montmélian e Saint Jean de Maurienne che imboccava un ponte non troppo
largo, non aveva indicazioni premonitorie, sicché entrai a notevole
velocità imbattendomi in un’altra vettura che veniva in senso inverso e
che ho evitato sfiorandola.
Così manca qualche cartello all’imbocco dei sottopassaggi che risparmiano
all’automobilista le lunghe soste ai cancelli delle ferrovie, ma che sono
stretti e talvolta hanno spazio per un solo veicolo. Le belle strade
francesi diventano assai meno belle quando s’avvicinano alla capitale.
Esse sono selciate con masselli (pavè porfido) che l’intenso traffico di
veicoli smuove dal loro incastro. Inoltre hanno delle strozzature
pochissimo simpatiche.
Il prezzo della benzina varia da zona a zona; ad esempio verso la montagna
del Giura non la si compera a meno di 12 franchi ogni cinque litri, mentre
alle porte di Parigi il prezzo scende a Fr. 10,50. Ottima è invece la
distribuzione dei posti di vendita; anche durante le domeniche non è
difficile trovare la colonnetta pronta a servirvi.
Accenno di volo agli inconvenienti non puramente automobilistici: cioè
alla difficoltà o meglio all’ impossibilità di cambiare moneta nelle
domeniche anche in città non piccole e attraversate da centinaia di
vetture ogni giorno. Il francese ama moltissimo le gite domenicali, ma non
si cura dei turismo degli stranieri. Negli alberghi non è sempre facile
ottenere un cambio equo. 100 lire valgono 139 franchi, ma non ho mai
potuto cambiarle a più di 135 . Soltanto a Parigi ho ottenuto il cambio a
139. Favoriscono invece il turismo i prezzi degli alberghi, che sono
veramente moderati anche nei riguardi dell’automobilista. La sosta nei
garage di provincia costa solitamente meno di 10 franchi al giorno;
sovente non più di 6 franchi. Cari sono invece i garages parigini: per la
mia macchina, di 16 cavalli, ho pagato 15 franchi per giorno.
E SULLE STRADE ITALIANE ? Non troppo
bene: le strade di allora avevano una pavimentazione di pietrisco (poche
erano quelle asfaltate), e quindi con la circolazione delle prime auto
"quelle" strade accusarono un improvviso logorio. Per anni era anche
rimasta in vigore la norma dei lavori pubblici del 20 marzo 1865: che
dichiarava all'art.11 "non potervi essere strada nazionale fra due
città che fossero o divenissero collegate da una ferrovia" (uso
obbligatorio del mezzo pubblico). Le
vecchie strade nazionali venivano quindi soppresse e lasciate alla
manutenzione dei comuni che non esplodevano di ricchezza. Province e
Comuni (quelli più ricchi) si fecero onore a prezzo di gravissimi oneri
per i propri bilanci per la manutenzione, altri si diedero per vinti e
lasciarono andare i servizi stradali alla deriva. Ci vorrà la grande
guerra per accorgersi del ritardo. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|