2nd Chapter "IMPERIALISM, A STUDY"

"Imperialismo, uno studio" di John Atkinson Hobson

da sx inglesi, tedeschi, russi, francesi, giapponesi: mancano gli italianida 1a PARTE edito nel 1902 pagg.108/109 Tascabili Newton ed. 1996 trad. Luca Meldolesi, Nicoletta Stame  
…. Nella fase di libera concorrenza delle manifatture che precede la fase degli accordi tra diversi produttori, esiste una condizione cronica di «sovrapproduzione»; nel senso che tutte le fabbriche e gli opifici possono continuare a lavorare soltanto tramite una continua riduzione dei prezzi fino al punto in cui i concorrenti più deboli sono costretti a chiudere perché non possono vendere i loro prodotti a un prezzo che copre solo il costo di produzione. Il primo risultato del successo della formazione di un cartello odi un’unione industriale è quello di chiudere le fabbriche peggio attrezzate e peggio situate e di rifornire l’intero mercato con quelle migliori. Questo fatto può essere seguito da un aumento dei prezzi e da qualche restrizione nei consumi, ma può anche non esserlo; infatti in alcuni casi i cartelli ottengono la maggior parte dei loro profitti alzando i prezzi, in altri casi invece tramite la riduzione dei costi di produzione, il che si ottiene appunto facendo operare solo le fabbriche migliori e mettendo fine allo spreco causato dalla concorrenza.
Per la nostra argomentazione non importa quale di queste scelte venga effettuata; l’importante è che questa concentrazione dell’industria in «cartelli», «unioni» ecc. tutt'un tratto limiti la quantità di capitale che può essere utilmente utilizzato e aumenti la quantità di profitti, dai quali sorgeranno nuovi risparmi e nuovi capitali. E del tutto evidente che un cartello che trova la sua origine nella concorrenza spietata, causata a sua volta da un eccesso di capitale, di solito non potrà trovare all’interno dell’industria «cartellizzata» un impiego per quella porzione dei profitti che i titolari del cartello desiderano risparmiare e investire. Nuove invenzioni e altre economie di produzione o di distribuzione interne a questo settore possono assorbire una parte del nuovo capitale, ma ci sono rigidi limiti a questo assorbimento. Il titolare del cartello del petrolio o dello zucchero deve trovare altri campi di investimento per i suoi risparmi: se egli è tra i primi a introdurre nel suo settore il sistema del cartello tra diverse imprese, impiegherà ovviamente il suo capitale eccedente a stabilire simili unioni in altri rami
dell’industria, economizzando così ancor più il capitale e rendendo sempre più difficile per i normali risparmiatori trovare sbocco per i loro risparmi. In effetti, la presenza contemporanea di concorrenza spietata da un lato, e di concentrazione industriale dall’altro, è prova tangibile del grado di congestione di capitale esistente nelle industrie manifatturiere che sono entrate nell’economia delle macchine. Non ci riferiamo qui ad alcuna questione teorica relativa alla possibilità di produrre con i metodi delle macchine moderne più merci di quante possano trovare un mercato. Ai nostri fini è sufficiente notare che la capacità produttiva di un paese come gli Stati Uniti può crescere così in fretta da eccedere la domanda del suo mercato interno.
Chiunque abbia dimestichezza con queste cose non potrà negare un fatto che tutti gli economisti americani riconoscono, cioè che questa condizione è appunto stata raggiunta dagli Stati Uniti alla fine del secolo, almeno per quanto riguarda le industrie più sviluppate. Le sue attività manifatturiere erano sature di capitali e non ne potevano assorbire più. Una dopo l’altra esse cercarono rifugio dallo spreco della concorrenza in «unioni» che assicuravano un po’ di pace vantaggiosa per tutti, restringendo la quantità del capitale in attività. I magnati industriali e finanziari del petrolio, dell’acciaio, dello zucchero, delle ferrovie, delle banche ecc, si sono trovati di fronte al dilemma di dover spendere di più di quanto sapessero spendere utilmente oppure di dover forzare i mercati esterni all’area del paese. Due corsi economici erano infatti aperti di fronte a loro, ed entrambi conducevano verso un abbandono dell’isolamento politico del passato e verso l’adozione di metodi imperialisti per il futuro. In primo luogo, invece di chiudere le officine peggiori e di limitare rigidamente la produzione alla quantità vendibile a prezzi convenienti sul mercato nazionale, essi si sono trovati in condizione di utilizzare a pieno la loro capacità produttiva (e anche di allargarla reinvestendo i loro risparmi) se, pur regolando il prodotto e i prezzi per il mercato interno, decidevano di «forzare» i mercati esteri; vendendo così il loro sovrappiù di produzione a prezzi più bassi di quelli che sarebbero stati possibili se non ci fosse stato alle spalle un mercato interno assai profittevole. alleanzao anglo francese del 1904In secondo luogo hanno potuto impiegare i loro risparmi in investimenti fuori del loro paese, ripagando innanzitutto il capitale preso a prestito dalla Gran Bretagna e da atre nazioni per lo sviluppo iniziale delle loro ferrovie, miniere e manifatture; e in seguito diventando essi stessi una classe creditrice nei confronti di paesi stranieri. Fu chiaramente questa improvvisa domanda di mercati esteri per le merci e per gli investimenti la responsabile dell’adozione dell’imperialismo come politica e come pratica da parte del partito repubblicano (usa), al quale appartenevano appunto i grandi capitani d’industria e i grandi finanzieri e che era da essi controllato. L’entusiasmo avventuroso del presidente Theodore Roosevelt e il suo «partito del destino» e della «missione civilizzatrice» non ci devono ingannare. Furono i Rockefeller, i Pierpont Morgan e i loro associati che ebbero bisogno dell’imperialismo e che lo imposero saldamente sulle spalle di questa grande repubblica occidentale. Essi avevano bisogno dell’imperialismo perché volevano usare le risorse nazionali del loro paese per trovare un utilizzo conveniente per i loro capitale che altrimenti sarebbe risultato superfluo. In realtà non è certo necessario possedere un paese per commerciare con esso o per investirvi dei capitali; e, senza dubbio, gli Stati Uniti avrebbero potuto trovare qualche sbocco per la loro produzione e per il loro capitale in sovrappiù nei paesi europei. Ma questi paesi erano per la maggior parte capaci di pensare a se stessi: quasi tutti avevano imposto delle tariffe sulle importazioni di manufatti e perfino la Gran Bretagna era pressata a difendersi e si dava al protezionismo. I grandi produttori e finanzieri americani dovevano così guardare alla Cina, al Pacifico e al Sudamerica per cercare occasioni più profittevoli; protezionisti per principio e per pratica, essi insistettero per procurarsi il più stretto monopolio possibile di questi mercati; e la concorrenza della Germania, dell’Inghilterra di altre nazioni commerciali li spinse a stabilire relazioni politiche speciali con i mercati a cui tenevano maggiormente. Cuba, le Filippine e le Hawaii non erano che un antipasto per stuzzicare l’appetito di un banchetto più grande. Inoltre, la forte presa che questi magnati industriali e finanziari venivano ad avere sulla definizione della politica del paese costituiva per essi uno stimolo specifico in questa direzione; stimolo che, come abbiamo mostrato, era all’opera anche in Gran Bretagna e altrove
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2a parte IMPERIALISMO http://en.wikipedia.org/wiki/John_A._Hobson  

Ma fu sotto il mandato di Roosevelt (14/9/1901 – 4/3/1909 e 5 anni dopo questo libro) che il sistema scricchiolò di nuovo forte dopo il 1893 http://it.wikipedia.org/wiki/Panico_del_1907 .  Il Panico del 1893 come venne chiamato e la seguente depressione, portarono diversi imprenditori e politici a giungere alle stesse conclusioni che altri avevano raggiunto quasi una generazione prima, nei termini che: l'industria si era sovraespansa, producendo più beni di quanto i consumatori interni potessero acquistare. In Italia per l'epoca una crisi bancaria portò alla istituzione della Banca Centrale, negli Usa quella del 1907 e porto alla creazione della Federal Reserve o FED istituita nel 1913.

IMPERIALISMO, COLONIALISMO, CAPITALISMO   Il Fordismo
L’imperialismo nella sua accezione non era nato ieri, ma risaliva all’impero Romano e forse anche prima agli Egiziani, ad Alessandro Magno etc...: il fine, riunire sotto una sola potenza il mondo conosciuto per le produzioni particolari e per la capacità contributiva e bellica in uomini. In seguito gli emuli non mancarono, da Carlo Magno, agli Zar, da Carlo V al al Gran Khan della Cina di Marco Polo, fino alla scoperta dell’America che aveva creato un nuovo tipo di imperialismo sulle terre scoperte, il "colonialismo" (poi esteso all’Africa, all’Asia e all’Oceania ultima scoperta). Gli ultimi rappresentanti del “vecchio” imperialismo erano l’Impero Ottomano, la Russia degli Zar, gli Asburgo e l’impero Cinese che s'erano tenuti alle terre emerse confinanti tutti travolti poi da rivoluzioni e guerre (dopo la pubblicazione di questo libro ma non per questo in senso stretto). Qualcuno sovrappone anche l’imperialismo al nazionalismo nell’800 ma il bisogno di fondo è molto diverso, diverso il discorso se poi molte di queste nuove nazioni come Germania, Francia, Italia si diedero al colonialismo anche per sfogo demografico come l'Italia o all'opposto degli Usa dove la nazione era confutabile. Le scoperte geografiche, scientifiche s’erano catalizzate nell ‘800 nel capitalismo come macchina del progresso e della gestione dei flussi economici, finanziari e sociali. Nell'opera "Imperialismo. Uno studio", pubblicato a Londra nel 1902, Hobson  (lucido razionalista malvisto dai suoi contemporanei), sostiene quindi che " …l' Imperialismo capitalista è il prodotto naturale della pressione economica di un improvviso incremento del capitale, che non può trovare impiego in patria e ha bisogno di mercati stranieri per i beni e gli investimenti". Quindi l'imperialismo è nella natura stessa del sistema capitalistico che genera aumenti di capitali improvvisi e inaspettati che non trovano sfogo e devono espandersi all'estero. L'imperialismo non è una scelta ma una necessità e "per quanto costoso, per quanto rischioso questo processo di espansione imperiale possa essere, è indispensabile alla continuità dell'esistenza e del progresso del nostro paese". Nel saggio "L'imperialismo fase suprema del capitalismo", (Zurigo 1916), Lenin, utilizzando l'opera di Hobson (che diventerà la sua base demoniaca di riferimento per la dottrina rivoluzionaria) affronta la questione del capitalismo monopolistico. "L'imperialismo sorse dall'evoluzione e in diretta continuazione delle qualità fondamentali del capitalismo in generale. Ma il capitalismo divenne imperialismo capitalistico soltanto a un determinato e assai alto grado del suo sviluppo, allorché [... si ebbe] la sostituzione dei monopoli capitalistici alla libera concorrenza [...]. Se si volesse dare la definizione più concisa possibile dell'imperialismo, si dovrebbe dire che l'imperialismo è lo stadio monopolistico del capitalismo."   “Ognuno è libero di comprarsi la Ford modello T del colore che vuole, purché sia nero” diceva Henry Ford che portò però la paga giornaliera a 5 dollari più del doppio di quella comunemente percepita: "se riduci le paghe, riduci soltanto il numero dei tuoi clienti" aggiungeva. Dai suoi stabilimenti usciva un’auto ogni 10 secondi!. Il Modello T scenderà dagli originari 850 ad appena 260 dollari (la paga di 2 mesi). Una cifra che, all'inizio degli anni ‘20, corrispondeva a neppure 3.000 euro odierni.

Hobson giudica quindi il colonialismo di sfruttamento come naturale benché perversa deviazione dell'industria avanzata, che persegue un'espansione globale (da qui il movimento odierno antagonista dei no-global): per Hobson l'ICeC da modesti profitti, e tramonta quando un'equa distribuzione del reddito ravviva la domanda interna. Lenin non concorda però con l'ipotesi che il capitalismo possa essere riformato o sia “temporaneo”. Solo la rivoluzione proletaria potrà definitivamente abbattere il sistema capitalistico e l'occasione è la guerra in atto. La guerra è infatti la conseguenza dell'imperialismo e la guerra non va fermata anzi, portata alle sue estreme conseguenze, spingerà i popoli europei alla Rivoluzione. La caduta nel tempo delle ideologie di matxiste-leniniste non avvalora automaticamente quelle di Hobson. L'obiettivo dei paesi imperialisti non era però soltanto la ricerca di nuovi mercati o di nuove aree di investimento (infatti rimase sostanzialmente ridotta l'incidenza dei rapporti economici tra le metropoli e le nuove colonie: L’Inghilterra dal 1855 al 1903 passava dal 31,5 in percentuale di esportazioni al 37% verso i propri possedimenti con conseguente calo (% non in valore assoluto)  verso gli altri paesi che non venivano parimenti danneggiati nelle importazioni anzi aumentavano dell’2,5% a scapito dei possedimenti), quanto piuttosto la volontà di mantenere in condizioni di subordinazione i paesi arretrati  

 per controllare le fonti di materie prime e spesso per creare uno sfogo demografico (non era il caso inglese, francese o americano). Con la modernità degli armamenti la frontiera virtuale delle grandi nazioni si sposta più lontano (vedi la cintura Russa dei paesi dell’Est dopo la II guerra Mondiale, quella Usa dei Caraibi o quella Giapponese). Crisi energetiche, ambientali hanno portato oggi alla costituzione di organismi economici sovrannazionali come l’Unione Europea etc.... sia per la sicurezza che per la razionalizzazione degli scambi.  Gli scambi internazionali sono oggi regolati dal WTO. Gli accordi WTO riguardano lo scambio di merci, servizi e proprietà intellettuale, e fissano principi generali di liberalizzazione, riduzione dei dazi doganali e apertura del mercato dei servizi. Obiettivo generale del WTO è quello dell'abolizione o della riduzione delle barriere tariffarie al commercio internazionale o di ogni altro atto protezionistico non palese, cosa poco seguita. Tutti i membri del WTO (ne è esclusa la Russia ma incorpora la Cina !!! con un sistema di cambi monetari fisso !!!!!!) sono tenuti a garantire verso gli altri membri dell'organizzazione lo "status" di "nazione più favorita" (most favourite nation): le condizioni applicate al paese più favorito (vale a dire quello cui vengono applicate il minor numero di restrizioni) sono applicate (salvo alcune eccezioni minori) a tutti gli altri stati. Hobson non lo poteva sapere perché quando scrisse il libro molto dell’Imperialismo americano era ancora una analisi in itinere. Le crisi ricorrenti degli anni 70/80/90 dell’800 avevano portato anche ad una nuova organizzazione del lavoro. Se prima il sistema produttivo era composto da un gran numero di piccole e medie imprese poi fu dominato da un numero limitato di soggetti accorpati in monopoli e cartelli più o meno dichiarati (vedi il caso Rockfeller) con enormi fabbriche e complessi industriali di dimensioni addirittura inimmaginabili nell’800.  Non poteva essere diversamente: nei settori che necessitavano di ingenti capitali molte imprese meno dotate non sopravissero. Alcune fallirono, altre si fusero e altre furono assorbite da aziende maggiori non sempre in maniera trasparente. Tutto ciò contrastava con la teoria della libera concorrenza fautrice, si credeva, del costo più basso.   segue sotto..  

http://www.naval-history.net/WW1NavalStartPolitical.htm <<<<< International events 1870/1914 -  the WWI document archive>>>  http://wwi.lib.byu.edu/index.php/Main_Page

Grazie a chimica, siderurgia e meccanica, il Reich Germanico è considerato la vera minaccia alla supremazia britannica. Per preservare i vantaggi politico-territoriali sul continente Bismarck usa veti, doni ed accordi contro la sindrome d'accerchiamento (Inghilterra e Francia da una parte, Russia dall'altra). Di fatto Bismarck ritarda la Guerra Mondiale, ma non può sventarla in eterno: la politica dei suoi eredi vanifica i suoi sforzi alienandosi la Russia, mentre Londra investe risorse per l'Intesa Cordiale (Entente Cordiale 1904) anti-tedesca con Parigi e Mosca. L'equilibrio coloniale di alleanze contrapposte sopravvive a stento alle crisi di Fashoda e Casablanca ed esplode nel 1914 insieme alla polveriera balcanica dei nazionalismi.

IL GIGANTISMO CIVILE NAVALE

L’emigrazione fra le due sponde dell’Atlantico, ma non solo (anche scambi economici e supremazia marittima) avevano dato il “la” al gigantismo navale nel settore delle navi passeggeri fino al varo della Queen Elisabeth (1938 -83,673 tsl 315 m/l). Alcune di queste, nonostante la dimensione furono anche navi veloci aggiudicandosi il Nastro Azzurro. La grande guerra che sta in mezzo al periodo considerato ebbe non poca influenza sull’esercizio e sulla progettazione (vedi sicurezza). Le attuali navi da crociera sono almeno il doppio come tonn di stazza lorda (tsl), ma a loro non vengono chieste prestazioni di velocità e non hanno l’alimentazione a carbone.

 

Berengaria ex Imperator

1906 Lusitania      t/s/l 31.550 lungh. 240  

Sito ufficiale: www.wto.org 

1906 Mauretania t/s/l  31.938 lungh. 241  

sopra Berengaria ex Imperator e sotto Majestic ex Bismarck

Le “gemelle” Lusitania e Mauretania furono le prime al mondo ad impiegare la nuova turbina Parsons: avevano una lunghezza fuori-tutto di circa 240 metri ed una larghezza di 26,8. Avevano 7 ponti, e potevano trasportare 560 passeggeri di prima classe, 475 di seconda e 1300 di terza. Il Lusitania e il Mauretania detennero in un senso e nell'altro il record della attraversata dell'Atlantico dal 1907 al 1929. Il Lusitania naturalmente fino al suo affondamento da parte  tedesca nel 1915.
1910 Olympic       t/s/l 45.324 lungh. 270
1911 Titanic         t/s/l 46.328 lungh. 270
1913 Aquitania   t/s/l 45.647 lungh. 264
1914 Britannic (ex Gigantic) t/s/l 48.158 lungh. 260

The Britannic was the sister ship to the Olympic and Titanic, although it never ran on the North Atlantic. There is a story that it was originally to have been named Gigantic. The White Star Line always denied it but the legend has never been definitely proved or disproved Its completion was delayed pending the outcome of the court enquiry into the Titanic disaster. (era una questione di superstizione)
 

Majestic ex Bismarck

1914 Imperator (ted) t/s/l 52,226 lungh. 280 poi Berengaria  

 l'altro gigante era inglese  la Queen Mary varata nel 1936 lunga 310 m 81 mila tsl 31,7 nodi

1914 Vaterland      "    t/s/l 54,282 lungh. 290 poi Leviathan  

Titanic

1914 Bismarck t/s/l 56,551 lungh. 291 poi Majestic  
Durante la Grande Guerra l’Imperator non venne praticamente messa in esercizio e dopo servi per pagare i danni di guerra con la reimmatricolazione in Berengaria nella Cunard Line (Venne convertita a olio). Il Vaterland si trovava in porto a New York allo scoppio della guerra. Pur non essendo gli Stati Uniti in guerra con la Germania la nave venne tenuta ferma in porto per essere poi trasformata nel 1917 in un trasporto truppe col nome di Leviathan. Memorabile la traversata straordinaria con oltre 14.000 passeggeri a bordo, record mai più eguagliato. More human beings than had ever before sailed on a single ship. http://www.ocean-liners.com/  
The "Bismarck" was the most unfortunate of the three ships. Whereas the "Imperator" had at least seen a couple of years of actual service and was then idle in friendly waters and the "Vaterland" after only a few crossings had been trapped in a neutral, later hostile, harbor, the largest of the trio was not even completed when war broke out. La Bismarck fu la più sfortunata delle 3. Mentre l'Imperator aveva in parte navigato per essere poi ormeggiata in acque sicure.Quasi terminata (lo scafo nudo della Bismarck venne messa in mare il 20/6/1914 per l'allestimento un mese prima della deflagrazione del conflitto) allo scoppio della guerra venne abbandonata per  favorire costruzioni diverse di natura militare. Nel dopoguerra in conto danni venne completata e ribattezzata Majestic.  
   

la traversata su una grande nave passeggeri http://www.trentoincina.it/mostrapost.php?id=230

Se nell’agone delle grandi navi non avevamo potuto entrare, prima del conflitto, alla fine di questo alcune condizioni cambiate potevano aprirci le porte. Già dal disastro del Titanic (la nave sicura, inaffondabile) erano arrivate avvisaglie su nuove norme di sicurezza (è famosa la scena della III classe chiusa nelle stive della nave oltre un cancello perchè non disturbasse la traversata di pochi). A dare il colpo di grazia fu poi nel ’21 il Dillingham Immigration Act che limitò drasticamente l’immigrazione dall'Europa. Pur nella crisi generale si cominciarono con lungimiranza a riconvertire in navi da crociera o jolly vecchi piroscafi e a progettarne di nuovi interamente diversi per lusso e prestazioni (e gigantismo). Le compagnie italiane erano state fino a quel momento la cenerentola del passaggio dell’atlantico (salpavano da Genova e da Napoli le navi tedesche della Norddeutscher Lloyd e della Hamburg-America Line e da Napoli l’inglese Dominion Line, seguita dalla White Star Line). Da Fiume austriaca partivano navi dell’inglese Cunard Line per il trasporto di emigranti ungheresi e l’Austro-Americana Fratelli Cosulich che, partendo da Trieste, faceva poi scalo a Napoli e Palermo. Eliminati dalle navi i grandi spazi di stiva si destinavano al loro posto, piccole, modeste cabine destinate alla nuova clientela borghese. Si diceva che ci viaggiasse quel milione di soldati Usa che non aveva fatto in tempo a vedere la Francia per la fine della guerra. Nasce qui anche il mito di "un Americano a Parigi". In quel periodo s’investirono inoltre ingenti capitali per l’adattamento delle caldaie all’uso del combustibile liquido: la nafta al posto del carbone (passando prima da altre strane miscele semiliquide da bruciare in caldaia). Si recuperava lo spazio delle caldaie poiché ora si facevano andare direttamente i pistoni. La crisi del ‘29 portò alla fusione di 3 compagnie sotto la bandiera statale della Finmare ( NGI, Lloyd Sabaudo e Cosulich) che avevano in cantieri due colossi come il Rex (51.062 tonnellate) e il Conte di Savoia (48.002 tonnellate). Quest’ultima, pur essendo considerata la più bella nave del mondo fu relegata in una posizione di secondo piano rispetto al “Rex”, un nome, una garanzia, un destino. Il suo arredamento fu affidato all’architetto Pulitzer-Finali che si cimenterà poi in architettura industriale in Istria (le città nuove). Tarabotto partì per il suo viaggio inaugurale col Rex  il 27 settembre 1932. Il Conte di Savoia fu affidato al comandante Antonio Lena e partì per il suo viaggio inaugurale due mesi dopo (30/11/1932).  

Negli stessi anni entrarono in servizio navi prestigiose come le francesi Ile De France e Normandie (l.314 m.-79 mila tonn.-31 nodi; quest’ultima nel 1935 strappò il nastro azzurro al Rex (l. m 268-51 mila tonn-29 nodi vedi capitolo) navigando dall’Inghilterra all’America alla velocità di 30 nodi, 55,7 km/h.

IL GIGANTISMO MILITARE NAVALE

 

Le "DREADNOUGHT" italiane

Le "DREADNOUGHT" o monocalibri

 

(le navi italiane impostate e comunque completate entro il '15 erano 5 !!).

The dreadnought was the predominant type of battleship of the 20th century. The revolutionary HMS Dreadnought of 1906 (GB)adopted an 'all-big-gun' armament and steam turbine propulsion. The arrival of the dreadnoughts sparked a new arms race, principally between Britain and Germany but reflected worldwide, as the new class of warships became a crucial symbol of national power. In 1915 Britain produced the Queen Elizabeth, the first of the Super-Dreadnoughts. This warship had eight 15-inch guns, each capable of firing a 1,920-pound projectile 35,000 yards. This was followed by four other ships of this design: Warspite, Barham, Valiant and Malaya. All five ships survived the First World War, and heavily modified, served in the Second World War. By 1914 the British Navy had nineteen Dreadnoughts (thirteen under construction), compared with Germany's thirteen (seven under construction). Other fleets with Dreadnoughts at sea by 1914 ? were: United States (8), France (8), Japan (4), Austria-Hungary (2) and Italy (1).  

1909 - 12 x 12 inch guns - Dante Alighieri (disarmo 1928)
1910/11 - 13 x 12 inch guns Conte di Cavour (disarmo 1940), Giulio Cesare e Leonardo da Vinci (disarmo 1923). La lunghezza della Leonardo Da Vinci era di 176 mt. con una larghezza di 28 e dislocava, a pieno carico, circa 24.677 tonns. L'armamento era costituito da 13 cannoni da 305/46 in tre torri trinate e due binate, più 8 pezzi da 120/50 e 14 da 76/50
1912 - 13 x 12 inch guns Caio Duilio e Andrea Doria

LA MARINA AUSTRIACA -La Viribus Unitis era una corazzata Dreadnought della Classe Tegetthoff, varata nel 1914. Le 4 unità della Classe Tegetthoff (SMS Tegetthoff, SMS Szent Istvan (Santo Stefano affondata il10/6/1918), SMS Viribus Unitis (affondata l’1/11/1918), SMS Prinz Eugen) erano piccole, moderne ed efficienti corazzate lunghe 153m; dislocamento 21.600 tonnellate; velocità massima 20.5 nodi; dodici cannoni da 305mm, più dodici da 150mm e venti da 66mm; quattro lanciasiluri; equipaggio 1097 uomini.
Semi-dreadnoughts
RADETZKY class, ERZHERZOG FRANZ FERDINAND, RADETZKY, ZRINYI - 14,500t, 20 knots, 4-30.5cm/8-24cm/20-10cm, 890 crew, 1910/11
PRE-DREADNOUGHT HABSBURG class, ARPAD, BABENBERG, HABSBURG, - 8,230t, 18 knots, 3-24cm/12-15cm, 625 crew, launched 1900-02
ERZHERZOG KARL class, ERZHERZOG FERDINAND MAX, ERZHERZOG FRIEDRICH, ERZHERZOG KARL - 10,500t, 19 knots, 4-24cm/12-19cm, 750 crew, launched 1903-05

The initially small Austrian submarine force was unable to play a role outside the Adriatic, and by early 1915 the Germans were sending U-boats into the Mediterranean, in part to attack the Allied fleet off the Dardanelles. As Italy had declared war on Austro-Hungary but not Germany, the German boats operated under the Austrian ensign and were temporarily commissioned into the Austrian Navy. Once Germany and Italy had gone to war in August 1916, German U-boats operated under their own flag.
 

HMS Valiant

Of the older Italian ships the Leonardo da Vinci, after being sunk by an explosion in 1916, was scrapped in 1923. The Conte di Cavour was sunk during the daring British air raid on the anchorage at Taranto in 1940. The Caio Duilio was torpedoed at Taranto and beached, but raised and returned to service. The Guilio Cesare and the Andrea Doria escaped Taranto and survived the war - the former was turned over to the Soviet Union in 1948 (war damage), the latter scrapped in 1957-58

E' superfluo aggiungere che l'industria degli armamenti giocasse un ruolo principe nel progetto imperialista. A partire dalla fine del secolo gli investimenti bellici, specialmente navali, raddoppiarono più volte.

La "Great White Fleet" di T. Roosevelt

Acclarato che gli Stati Uniti non erano più una potenza locale, il suo 26° Presidente Theodore Roosevelt, prima della fine del mandato volle dare al mondo e in particolare a Giappone e Germania una dimostrazione di forza e organizzazione. Obiettivi secondari ma non troppo testare la flotta come un “unicum instrumentum belli” e impressionare favorevolmente il popolo americano (la pubblica opinione e il congresso) per stimolare l’interesse per il mare che all’epoca doveva essere bassino e improntato all’”isolazionismo” (non poi tanto).  White Fleet, a popular name for the newly established  “Atlantic Fleet of the United States Navy”,  which was sent on a round-the-world-cruise between Dec. 16, 1907, and Febr.  22, 1909, to demonstrate the ascendancy of American sea power. The ships set out from Hampton Roads, Virginia to arrive back there after completing a 43,000-mile voyage. The fleet first circumnavigated South America, reaching San Francisco. At that time the fleet traversed the Pacific with calls in Hawaii, New Zealand, Australia, China, the Philippines, and Japan, then steaming west into the Mediterranean by way of Ceylon and the Suez Canal. His units participated in relief efforts after the Sicily earthquake while other ships reached Constantinople, capital of the Ottoman Empire before returning home via the Strait of Gibraltar. The 16 battleships, all painted white for the occasion, comprised the single largest concentration of capital ships in the world. From 1904 to 1907, American shipyards turned out 11 new battleships to give the Navy awesome battle capabilities. This was timely, for, in 1906, hostilities with Japan seemed possible; the Japanese navy dominated the Pacific and posed a potential threat to the Philippines. America's problems with Japan arose shortly after Roosevelt mediated the Treaty of Portsmouth in 1906, ending the Russo-Japanese War. In that conflict the Russian fleet had been annihilated by the Japanese. But despite their triumphs over the Russians on the high seas, the Japanese failed to get all they felt they deserved at the peace table and blamed Roosevelt for it.

Se la data del 1909 viene presa come l'inizio dell'Impero Americano, cento anni dopo questo, si può dire, è agli sgoccioli

 

1910 varo Dante Alighieri

Nel 1906 la pressione immigratoria si era tramutata in California in una caccia al Giallo, che fosse cinese o giapponese non contava molto, reo di lavorare per un salario troppo basso. Se a questo si aggiunge il confronto in atto con una superpotenza come il Giappone sfuggita alla tutela della missione Perry di metà ‘800 ce n’era abbastanza per aspettarsi, da parte delle autorità scolastiche, dei provvedimenti di segregazione dei bambini giapponesi: una sorta di apartheid in ritardo. Quando la notizia raggiunse il Giappone è facile immaginare le rimostranze che Teddy Roosevelt gesti per uno scambio politico che prevedeva anche il blocco dei flussi migratori.  

Riassunto da un articolo di Oreste Foppiani da http://www.marina.difesa.it/editoria/rivista/rivista/2006/agosto/art04.asp e da altre fonti  http://warandgame.wordpress.com/2008/03/06/great-white-fleet/

Roosevelt managed to persuade the Board of Education to discontinue its segregation policy in exchange for an agreement with Japan to slow down its stream of immigrants into the United States. Roosevelt didn't want a break with Japan, as the United States was ill-prepared for war. Most of our battle fleet was concentrated in the Atlantic, and there were only a handful of armoured cruisers on duty in the Pacific. In the event of war with Japan, this small contingent that made up the Asiatic Battle Fleet would have to abandon the Philippines for West Coast ports until the United States had strength enough to go on the offensive. Thus, to impress upon Japan that the US Navy could shift from the Atlantic to the Pacific, Roosevelt ordered the Great White Fleet to sail around the world. L’idea della crociera intorno al mondo partiva quindi da questo handicap navale (Pacifico sguarnito) che il parlamento americano faticava a digerire, e faticò a finanziare (come la crociera). Il 16 dicembre 1907 il 26° Presidente degli Stati Uniti d’America, passò in rivista le 16 navi da guerra della US Navy (La flotta atlantica era composta da 4 divisioni ciascuna con 4 corazzate, ed ogni divisione aveva un contrammiraglio come comandante. In tutto c’erano 16 navi ognuna comandata da un capitano di vascello) in procinto di salpare dal porto di Hampton Roads, Virginia per una impresa mai tentata fino ad allora. Le navi erano completamente dipinte di bianco, colore insolito in marina, ma che tornava utile di notte quando venivano illuminate. La missione partì sotto cattivi auspici. L’ammiraglio anziano, Robley D.«Fighting Bob» Evans veterano della guerra di seccessione non stava bene vista l’età e scese alla prima fermata. Il sostituto contrammiraglio Charles M. Thomas ebbe un infarto e morì. A prendere il comando passò Charles S. Sperry, che lo mantenne fino alla fine della crociera.  

   

LA GRANDE FLOTTA BIANCA

The fourteen-month long voyage was a grand pageant of American seapower. The squadrons were manned by 14,000 sailors. They covered some 43,000 nautical miles (80,000 km) and made twenty port calls on six continents. The fleet was impressive, but already the battleships were technically outdated, as the first battleships of the revolutionary Dreadnought class had just entered service, and the U.S. Navy's first dreadnought, South Carolina, was already fitting out. The two oldest ships in the fleet, Kearsarge and Kentucky, were already obsolete and unfit for battle; two others, Maine and Alabama, had to be detached at San Francisco, California because of mechanical troubles. (After repairs, Alabama and Maine completed their "own, more direct, circumnavigation of the globe". There were also numerous auxiliaries of the fleet, both American and British, that provide coal and supplies. The American ships included the USS Panther, USS Glacier, and the USS Culgoa.  

Kearsarge BB-5  -  Kentucky BB-6
Illinois BB-7  -  Alabama BB-8
Wisconsin BB-9  -  Maine BB-10
Ohio BB-12  -   Missouri BB-11
Virginia BB-13 -  Nebraska BB-14
Georgia BB-15 - New Jersey BB-16
Rhode Island BB-17-Connecticut BB-18
Louisiana BB-19 - Vermont BB-20
Kansas BB-21 -  Minnesota BB-22

In realtà molte navi erano obsolete (e nessuna dreadnought) e fu un miracolo se le riportarono a casa tutte. La USS Connecticut, la più grande, aveva una stazza di 16.000 tonnellate, era equipaggiata con 74 cannoni di vario calibro e poteva raggiungere i 18,8 nodi. L’equipaggio era formato da 41 ufficiali e 815 marinai. La flotta statunitense, per tutta la durata della crociera, dipese largamente da colliers stranieri e da stazioni di rifornimento britanniche. Questa dipendenza evidenziò, quindi, la necessità di migliorare il sistema delle navi rifornitrici e l’esigenza di creare una rete di basi navali americane in tutto il mondo. Infatti, la costruzione della base di Pearl Harbor, nelle Hawaii, era ancora in «alto mare», la Baia di Subic e il porto di Manila, nelle Filippine, oggetto di una aspra contesa tra esercito e marina, e l’Isola di Guam poco più di un porticciolo turistico.
Curiosità
A Ceylon, l’uomo d’affari e velista scozzese Thomas Lipton regalò il suo famoso tè agli equipaggi delle navi americane: circa 2 kg a ogni ufficiale e circa 400 grammi ad ogni marinaio. Lasciando Ceylon poco prima del  Natale del 1908, la flotta fece rotta verso il Mar Rosso attraverso il Canale di Suez che tenne occupato per 4 giorni. Dopo aver fatto carbone a Port Said, la flotta si divise, temporaneamente, in diverse unità. La Prima Divisione si diresse rapidamente a Messina e a Reggio Calabria colpite dal terremoto.
Steaming through the Suez Canal, the fleet took on coal in Port Said, Egypt. While in Port Said, Sperry received word of a terrible earthquake that had struck Messina, Sicily. After coaling up, Connecticut and Illinois set a course for Messina at top speed. When they arrived, sailors did everything they could to assist the beleaguered city. One of their tasks was to search for the American consul's daughter, who disappeared during the quake. But the search was in vain. They never found her. Il 6 febbraio 1909 tutta la flotta si ritrovò a Gibilterra per l’ultima tappa. Ad attenderli il presidente che lasciava la poltrona a un nuovo venuto.
 

...segue da sopra ..Il modo di lavorare cambiò radicalmente; questa fase venne chiamata anche “seconda rivoluzione industriale” o SRI. Il grande salto di qualità della SRI  venne dalla meccanica, dalla chimica, dall’elettricità e dal petrolio. La chimica permise la nascita e trasformazione di nuove materie, come l’alluminio, e diffuse la soda, i coloranti artificiali e i concimi. Il petrolio, combustibile di facile trasportabilità (oleodotti e navi cisterna), consentì lo sviluppo dei motori a combustione interna che apriva l’era dell’auto. Non stupisce che negli Usa alla base di questo tumultuoso sviluppo ci fosse l’apertura all’immigrazione (milioni vedi sotto) e all’Ovest, alla nuova frontiera. Gente che lavorava in condizioni miserrime e che prima o poi sarebbe diventata consumatrice. Nel lavoro di fabbrica era stata introdotta la divisione del lavoro o TAYLORISMO da Frederick Taylor, che consisteva nell'ottimizzazione dell'impiego della forza-lavoro attraverso la scomposizione delle mansioni: in parole povere la catena di montaggio e il lavoro ripetitivo e inqualificabile dell’operaio-scimmia. Nel settore agricolo, grazie allo sviluppo dei trasporti e dei concimi, i mercati mondiali furono inondati da cereali a prezzi stracciati provenienti da Usa, Canada, Argentina e Australia. I produttori europei reagirono al crollo dei prezzi in due modi: da un lato chiedendo e ottenendo dazi sull'import; dall’altro con investimenti per innalzare la produttività delle aziende agricole (meccanizzazioni, e nuovi concimi chimici). Naturalmente non tutti poterono compiere tale conversione. La fase espansiva Usa si manifestava quindi anche fuori dai confini attraverso la penetrazione delle grandi società commerciali statunitensi che giunsero a esercitare un pesante controllo su gran parte dell'America latina, ma non solo, usufruendo di Governi locali ad Hoc. All’occupazione dei territori preferirono la "diplomazia del dollaro", gli accordi, gli affitti di basi navali (già nell’800 avevano un approdo alla Maddalena a S. Stefano), la costruzione del canale di Panama, la creazione di istituti di cultura che sarebbero tornati buoni nel tempo come indirizzo politico delle nuove classi dirigenti straniere raggiunte dal sogno americano. L’ultima grande occasione venne dalla guerra quando i colonialisti europei, vecchi e nuovi, si scannarono di fatto consacrando gli Usa come nuova potenza mondiale. Non andò tutto come previsto perché la rivoluzione russa scompaginò le carte e la grande crisi del ‘29 riporto i giochi a zero. Ci vorrà una nuova guerra per sancire una supremazia che resterà immutabile per decine d’anni.      

Ellis island

Charlie Chaplin in Tempi Moderni

l'unione fa la forza - propaganda della triplice (Italia compresa) + Turchia

 

Ellis Is.

     

U.S. Immigration Statistics:  Origin (in percentages %) 

   
 

  Northern/ W. Europe  East/Central/ S.Europe Canada and Latin America

 Asia          

 

Between 1861 and 1930, some 33 million immigrants came to a country that numbered only 76 million in 1900. Immigrants made up 15% of the total population in 1900; in the first decade of the 20th century, immigrants constituted nearly 70% of the industrial workforce.  Immigrants were as essential as fossil fuels to the great surge of American industrialism.  Many Americans were distressed by the deluge of foreigners.  Organizations like the American Protective Association and the Immigration Restriction League lobbied Congress for measures to limit the type and number of immigrants, and to impose restrictions based on national origin, religion, and English proficiency.  But the demand for cheap labor, combined with the tradition of America as a haven for the world's poor and oppressed, largely kept such nativistic proclivities at bay.

1861-1870

         2,314,824         

100 87.9  01.7  07.5  02.9
1871-1880

 2,812,191

100 73.7 07.3 14.5 04.5
1881-1890 5,246,130 100 72.2 18.3 08.2 01.3
1891-1900 3,687,546 100 44.7 52.0  01.3  02,0
1901-1910 8,795,386 100 32.0 60.9  04.3  02.8
1911-1920 5,735,811   100 17.5 58.9 20.0 03.6
1921-1930 4,107,209 100 31.8 28.8 36.9 02.5
  32.699.000              

IL PRELUDIO  IMPERIALISTA  AMERICANO  - 8 luglio 1853

 

Katana

 

   
Se avete avuto la pazienza di leggere tutto, anche il preludio libico del 1805, Vi riportiamo a quando si aprì sordina lo scacchiere pacifico, cioè a quando l’8 luglio 1853 il Commodoro statunitense Matthew Perry, con 4 navi da guerra (Mississippi sopra a sinistra, Plymouth, Saratoga, and Susquehanna sopra a destra) ancorò nel porto di Edo, l’attuale Tokio, intimando al Giappone di aprire le frontiere al commercio.
-Never before had the Japanese seen ships steaming with smoke. They thought the ships were "giant dragons puffing smoke." They did not know that steamboats existed and were shocked by the number and size of the guns on board the ships (la futura politica delle cannoniere). Matthew Perry brought a letter from the President of the United States, Millard Fillmore, to the Emperor of Japan. He waited with his armed ships and refused to see any of the lesser dignitaries sent by the Japanese, insisting on dealing only with the highest emissaries of the Emperor. The Japanese government realized that their country was in no position to defend itself against a foreign power, and Japan could not retain its isolation policy without risking war.
 

Susquehanna

   

http://it.wikipedia.org/wiki/Bakumatsu  gli anni difficili del Giappone

Il 31 marzo 1854 Perry (portate a 8 le navi "nere" dell’assedio) costringeva lo Shogun a firmare un trattato di “pace ed amicizia” con gli Usa, presidente Pierce. Ma facciamo un ulteriore passo indietro per capire anche gli sviluppi successivi. Era da secoli che una casta militare facente capo alla famiglia Tokugawa controllava il paese rendendo di fatto l’imperatore (Il Re dei re) un uomo di paglia in mezzo a Re, Principi e daimyo nel "Grande" Giappone ("Dai-Nippon" http://it.wikipedia.org/wiki/Daimy%C5%8D ) unificato dal primo Tokugawa. Da 200 anni tutte le gerarchie, non solo militari, facevano però capo a questa famiglia e il paese restò isolato, chiuso nella tradizione e fuori dal mondo fino all’arrivo di Perry o quasi. Per la verità in passato qualcuno ci aveva provato, come i mercanti olandesi, ma i risultati erano stati sconfortanti. Intere comunità che già praticavano il cristianesimo (Ronin) furono sterminate  (massacro di 37.000 convertiti a Shimabara nel 1638).  

Mississippi

     
Tutti i missionari furono espulsi ad eccezione  di una piccola comunità non-cattolica sull'isola di Dejima a Nagasaki. Un mese dopo la costruzione di una chiesa cattolica a Nagasaki nel 1865, 4000 cristiani giapponesi svelarono la loro fede originale mantenuta segreta per 230 anni. Questa chiesa sarà rasa al suolo nell'agosto del 1945 dalla Bomba Atomica. Per apprezzare però i cambiamenti introdotti dovranno passare ancora alcuni anni poiché l’imperatore della nuova era ha solo 2 anni. Sarà lui infatti, il giovane (15enne) Mutsuhito, il 122° imperatore del Giappone che dal 1867 con il nome di Meiji Tenno, “imperatore illuminato” o tennō "sovrano celeste" reggerà le sorti del paese dopo la morte del padre Komei la cui sorella minore aveva sposato lo shogun Tokugawa Iemochi. L'era Meji traghettò il Giappone dal feudalesimo delle armi da taglio dei samurai alla modernizzazione “importando” istruttori e consiglieri americani, sia civili che militari. Le tappe del cambiamento si fecero sempre più stringenti ed urgenti in un clima da guerra civile (1866) continua. Il primo provvedimento è la costituzione di una armata imperiale sotto la guida di istruttori e armi americane (ma non solo) con la leva obbligatoria già nota in Europa. Viene abolito il buddismo e lo shinto diventa la religione di Stato: ma non vi sono preclusioni sulle altre religioni. Vengono via via aboliti i feudi e pensionati i vecchi samurai con misere rendite.  

     
- The Meiji government abolished Japan's class system. Aristocrats were now allowed to marry commoners. Common people were given the right to wear formal apparel and to travel on horseback. The lowest caste status of people called Eta and Hinin, was abolished. The government abolished the right of samurai to cut down disrespectful commoners with impunity. Samurai lost their right to wear swords. Daimyo and samurai were paid pensions, putting a heavy drain on government finances, but the pensions of lower ranking samurai were reduced to the pay level of the common soldier. There were samurai revolts, the largest in 1877, involving several thousand men, confined to Southern Kyushu - the last feudal uprising against Emperor Meiji's government.

1873 Primo censimento (35 milioni di abitanti). Adozione del calendario gregoriano. L’intervento nella economia espande la ricchezza e la ricerca di nuove vie di sbocco dei prodotti col sistema imperialista rivolto ai vicini coreani e russi con cui scambiano (per ora) la penisola di Sakhalin con le isole Kurili 
1876
Abolito il diritto a portare armi per i samurai. E’ questa la miccia che fa deflagrare definitivamente “l’ultimo Samurai”. La rivolta viene soffocata con notevoli difficoltà ma con durezza e decisione da parte del nuovo esercito giapponese di coscritti addestrato e armato dagli stranieri sulla base delle ultime esperienze europee. Una situazione che si dilungò per otto mesi e a cui si ispira il film “l'ULTIMO SAMURAI” di Edward Zwick con Tom Cruise (passato in tv da poco ma anche Seta vedi in fondo*).

 

Casa Museo Stibbert (Firenze). Fra le altre cose in una sezione dedicata al Giappone si possono vedere le armature dei Samurai (per Stibbert fu possibile trovare ancora pezzi di grande qualità, 90 armature intere, 200 elmi, 200 katane nonché 600 tsuba, 150 kodogu, archi, lance, selle, staffe etc...) e porcellane, lacche che erano uscite dal paese la prima volta per la grande Esposizione Universale di Parigi del 1868.  

“l'Ultimo Samurai” di Edward Zwick con Tom Cruise
http://www.users.bigpond.com/battleforaustralia/foundationJapmilaggro/PerryArrives.html
Sempre a questo periodo fa riferimento il film di John Huston "Il barbaro e la geisha" con John Wayne del 1958

In seguito i contrasti con la Corea portarono a quelli con la Cina da sempre sua protettrice. Le tensioni in atto da anni si acuirono nella primavera del 1894 quando la setta nazionalista coreana dei Tong-haks scatenò una rivolta per prendere il potere e destituire la regina Min, la quale chiese l’aiuto cinese per soffocare la rivolta. La Cina, aderendo al trattato di Tien-Tsin, comunicò al Giappone l’intenzione di inviare delle truppe per soffocare la rivolta in quello che essi definirono un loro “Stato tributario”. I giapponesi contestarono la definizione data dai cinesi della Corea ed inviarono subito delle truppe, contro il parere del governo imperiale cinese e qui si torna daccapo alla prima parte ....  

Così al necrologio di Sir R.Alcock, il seniore dei diplomatici inglesi (morto a Londra a 88 anni) il presidente della Società Geografica  - Sir Rutherford Alcock merita d'essere ricordato come l’uomo che introdusse in Europa il giapponesi(s)mo, e con ciò contribuì ad una grande trasformazione dell’arte decorativa moderna. Egli fu, dal 1858 al 1865, rappresentante dell’Inghilterra in Giappone, e non era allora su un letto di rose. Più d’una volta si tentò di assassinarlo, lui e i vari residenti. Per l’assassinio di Richardson, volle dal governo giapponese la "bagatella" di 100.000 sterline, e poiché il principe di Satsuma, uno dei mandatari degli assassini, tardava a pagar la sua parte ch’era di 25.000 sterline, sir Alcock chiamò la squadra britannica, e la capitale del principe, Kagoshima, fu bombardata e distrutta per metà. Ma non è la parte politica della sua carriera che c’interessa. Durante il suo lungo soggiorno in Giappone, egli apprezzò l’arte di quel paese (ceramiche porcellana etc) allora sconosciuta in Europa. Quando, nel 1862, si aprì a Londra l’Esposizione Internazionale, egli tentò di farvi partecipare il governo giapponese, ma tutti i suoi sforzi furono vani, anche presso i privati. Allora, egli stesso raccolse gli oggetti più convenienti, e fece da solo tutta la sezione giapponese, la prima che si vedesse in Europa. Fu una rivelazione di un’arte nuova; e la sorpresa si ripeté a Parigi nel 1867. All’esempio sir Rutherford aggiunse i precetti, e il suo libro su l’Arte e le arti industriali Giapponesi (1878) fu il primo libro serio che si pubblicasse in Europa sulla materia. Adesso ce n’è tanti da riempire una biblioteca. Da L'Illustrazione Italiana (seconda metà 1897) -  

Francia, seconda metà dell'800. Hervè Joncour (Michael Pitt), figlio del sindaco di Lavilledieu si innamora e sposa la bella Hèléne Fouquet (Keira Knightley). Abbandonata la carriera militare, per fare rifiorire le fabbriche da seta del paese, si deve recare in luoghi lontani per cercare uova di bachi da seta non affette dalla Pebrina. In questi viaggi continui, conoscerà il Giappone un paese dai mille segreti e da un tragico presente.

 Una scheda dei film n. 25-35-37 è visibile al link http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/indicecinema.htm

 

*A questo periodo fa riferimento anche il Film "Seta" del regista François Girard, trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di A. Baricco. Attori: Michael Pitt, Keira Knightley, Alfred Molina, Kôji Yakusho, Sei Ashina, Miki Nakatani.

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