Speciale in Medioriente
ISRAELE
E
PALESTINA
le
ragioni
del
conflitto,
le
ragioni
della
pace
La pace dal basso
Ci sono in Israele o Palestina molte piccole associazioni che puntano alla pace ma non sono messe in risalto dai media. Presentiamo di seguito tre esempi significativi fra i molti a disposizione.
8
passi
verso
la
convivenza
Mubarak
Awad
(Nonviolence
International)
e
Abdul
Aziz
Said
(International
Peace
and
Conflict
Resolution)
propongono
otto
tappe
chiave
per
arrivare
ad
una
pace
duratura:
1) Dare il via ad un processo di verità e riconciliazione, di richiesta di scuse e di perdono (così come è avvenuto nel processo di riconciliazione in Sudafrica)
2) Accettazione da parte palestinese di Israele come stato ebraico e accettazione da parte di quest'ultimo dell’esistenza del popolo palestinese e della sua memoria storica, non semplicemente come abitanti della West Bank
3) Abbandono da entrambe le parti dell’atteggiamento ostile nella regione e in ambito internazionale
4) Ricerca e condivisione di prosperità economica, comprese politiche di investimenti in Palestina e la sospensione del boicottaggio di Israele da parte dei paesi arabi
5) Riconoscimento dei reciproci diritti, ammissione da parte di Israele della propria responsabilità verso i rifugiati palestinesi
6) Accettazione reciproca da parte di giudaismo, cristianesimo e islam
7) Modifica di entrambi i programmi scolastici e di altre fonti del sapere nell’ottica della nuova verità condivisa
8) Gerusalemme dovrebbe essere amministrata da un consiglio con rappresentanti delle tre comunità, le capitali vanno collocate al di fuori della città vecchia.
Nevé Shalom/Waahat al-Salaam (http://www.nswas.com/italiana/index.htm)
E’ un villaggio cooperativo nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi di cittadinanza israeliana. Equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv-Giaffa, Nevé Shalom/Wahat al-Salam fu fondato da Bruno Hussar la prima famiglia vi si insediò nel 1977. Nel 1999 le famiglie residenti erano 30. I membri di Nevé Shalom/Wahat al-Salam dimostrano in modo tangibile che ebrei e palestinesi, ebraismo, islam e cristianesimo possono senz’altro coesistere quando diano vita, assieme, a una comunità basata sull’accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione. Gestito in modo democratico, il villaggio è di proprietà dei suoi stessi abitanti e non è affiliato ad alcun partito o movimento politico. Nevé Shalom/Waahat as-Salaam traduce in pratica i propri orientamenti ideali attraverso le realizzazioni dei vari settori in cui si articolano le sue attività: educative (asilo nido, scuola materna e scuola elementare); di trasformazione dei conflitti (scuola per la pace; i suoi formatori sono oggi attivi anche in Irlanda e in Kosovo); spirituali (Dumia: la Casa del Silenzio); strutture per l’ospitalità. Il CEM ha sostenuto attivamente le attività di Nevé Shalom/Wahat al-Salam ed ha avuto la fortuna di ospitare Bruno Hussar al Convegno annuale 1990.
Familiari dei soldati e dei civili, morti negli scontri con i palestinesi si sono riuniti in associazione e chiedono al governo israeliano di riprendere il dialogo con i palestinesi senza precondizioni. A Tel Aviv, in un angolo della piazza Rabin, hanno istallato una grande tenda bianca, con una scritta "la maggioranza vuole la pace. anch'io". Per dar peso alle richieste, un primo gruppo dell' "Associazione delle famiglie che sostengono la pace" ha iniziato uno sciopero della fame.
La seguente lettera e richiesta di cessazione dei conflitti è stata scritta da uno dei leader dell’associazione ai coloni ebrei di Netzarim dopo il suicidio di un bambino israeliano conseguente all’uccisione del suo migliore amico.