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Elementi del problema:
- albero, è una metafora per la classificazione in base a criteri;
- enciclopedia1, è una raccolta tendenzialmente sistematica di saperi;
- memoria e invenzione (poi, clavis universalis), rappresentano delle tecniche o un metodo.
Ovviamente le accezioni di questi elementi variano: a) può usare criteri diversi; b) vede le Summe nel M.E. (catalogazione di casi o argomenti), poi l’Enciclopedia illuminista (raccolta dei migliori risultati), quindi quella di Hegel (l’intero sistema della filosofia e del reale, in compendio); c) invenzione e memoria erano già note al mondo greco come parti della retorica cui via via si congiungono influssi neoplatonici o magici, cristiani (teologici) e metafisici.
1. Aristotele (384-322 a.C.) classifica (albero) le scienze in base ai diversi tipi di oggetto e di usi2:
- teoretiche (intelletto), con oggetti necessari: metafisica (oggetti esistenti e immutabili, come Dio e le 55 sfere), fisica (oggetti esistenti ma mutabili) e matematica (oggetti astraibili e immutabili);
- pratiche (azione), con oggetti solo possibili: etica e politica;
- poietiche (produzione): belle arti e tecniche (dall’architettura alla tessitura);
- la storia non è scienza in quanto non è mai conoscenza dell’universale, ma solo del particolare.
2. Il Medio Evo vede lo sviluppo dell’enciclopedismo (anche nelle agiografie): dai bestiari alle Summae.
Ramon Llull (1232-1316? - francescano che riceve influssi neoplatonici, arabi e ebraici) scrive una logica combinatoria codificata in segni grafici, ma essa è anche un sistema di pensiero completo in se stesso, cioè un’ars inveniendi che a partire dai principi assoluti (divini) e relativi (del cosmo) offre l'intelligibilità dell’intera realtà.
3. L’Umanesimo concretizza l’influsso di Lullo in metodi di logica memorativa (mnemotecniche) applicabili a tutti i rami della scienza (esempi ne sono Pico o Bruno).
Pierre de la Ramée (1515-72), partendo da una analisi del linguaggio (retorica) e del sillogismo, vuole riformare la logica scolastica distinguendo la facoltà dell’inventio (scopre rammemorando, neoplatonicamente) e della dispositio (metodo di ordinamento degli argomenti: è un’anticipazione dei problemi del metodo).
4. Bacone (1561-1626), Cartesio (1596-1650), Leibniz (1646-1716) cercano di sviluppare un metodo (una logica) che funga da scienza generalissima (mathesis o clavis universalis) e da criterio di riferimento per edificare una enciclopedia del sapere (in quanto arbor scientiae).
Bacone opera una classificazione molto articolata delle varie discipline nel «De dignitate et augmentis scientiarum» (1623), i cui rami principali sono:
- memoria (storia: naturale e civile, che include anche quella ecclesiastica e letteraria oltre alla storia nel senso nostro);
- immaginazione (poesia: narrativa, drammatica, parabolica);
- ragione (teologia e filosofia: filosofia prima, che contiene gli assiomi comuni; scienze speculative; scienze operative, di cui fa parte anche la magia; infine la matematica come ‘grande appendice’).
Cartesio: «La filosofia è come un albero, le cui radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, i rami che spuntano dal tronco sono tutte le altre scienze, cioè la medicina, la meccanica e la morale» mentre la matematica ne costituisce la linfa (Principia philosophiae, 1644).
Leibniz, ancora più di Cartesio, cerca una mathesis universalis.
5. L’Enciclopedia (1751-72) di Diderot e d’Alembert, come per Bacone, si suddivide in memoria (storia), ragione (filosofia: metafisica e scienza di Dio; scienze dell’uomo; scienze della natura) e immaginazione (poesia: sacra e profana): «un albero genealogico di tutte le scienze e arti che pone in evidenza l’origine di ogni branca delle nostre conoscenze e i nessi che intercorrono tra essi e il tronco comune...» (Diderot, 1751) il cui primo uso e scopo è quello di servire da canovaccio alla raccolta alfabetica di termini e delle migliori conoscenze in ciascuna disciplina.
Kant (1724-1804) non pensa a una enciclopedia, tuttavia le tre critiche e il problema generale dei limiti di possibilità vedono questo schema:
- sensibilità, poi intelletto-ragione (nel suo uso sia teoretico sia pratico);
- Giudizio (estetico e teleologico).
6. Hegel (1770-1831) nella «Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio» e nelle sue tre edizioni (1817, 1827, 1830) dà l’unica esposizione completa prima per gli scolari poi in modi sempre più articolati (con la aggiunta di spiegazioni e osservazioni) del suo sistema in cui vale l’andamento dialettico generalmente di tipo triadico (le scienze sono determinazioni particolari, forme, di un’unica realtà: l’Idea):
- scienza della logica, il Logos astratto (dottrina dell’essere, dell’essenza, del concetto);
- filosofia della natura, il Logos estraniato (meccanica, fisica, fisica organica);
- filosofia dello spirito, il Logos che riemerge alla comprensione totale di sé (spirito soggettivo, oggettivo, assoluto).
Il vero è l’intero, divenuto consapevole di sé attraverso l’inveramento attuatosi nel processo dialettico e storico. Ecco che l’assoluto è il concretissimo.
7. Comte (1798-1857), quasi contemporaneamente a Hegel, segue presupposti del tutto diversi e porta avanti sia la tradizione scientifica di Newton (la linea da Bacone a Locke a Newton)3 sia la fede illuminista nel progresso identificandolo, però, esclusivamente nel progresso scientifico (fino a far diventare scienziati e scoperte oggetto di un «Catechismo»). Nel «Corso di filosofia positiva» (1830-42) egli classifica le scienze in base a due criteri, la generalità decrescente e la complicatezza crescente, con l’obiettivo di portare anche la sociologia allo stadio positivo e di rifiutare valore di conoscenza a tutto ciò che non è e non potrà mai essere scienza positiva:
- matematica (astratta e applicata);
- scienze dei corpi bruti (astronomia, fisica, chimica);
- scienze dei corpi organizzati (fisiologia, sociologia).
Il paradigma scientista del positivismo è messo in crisi già nella seconda metà del XIX sec. soprattutto dagli sviluppi della fisica e della matematica (le scienze già positive che offrono il modello da imitare), ma per certi versi anche da quelli delle scienze umane, come la sociologia e la psicologia (per quanto Comte non consideri quest’ultima una scienza).
8. Con la crisi dei sistemi filosofici (gli ultimi sono quello hegeliano e comtiano, con le loro implicite metafisiche e filosofie della storia), rimane la separazione attuata dallo storicismo tedesco fra scienze della natura (normative, perché formulano leggi) e scienze dello spirito (di tipo descrittivo e con l’obiettivo di comprendere): non è possibile applicare lo stesso metodo a questi due ‘rami’ della conoscenza che diventano allora come due alberi separati, volendo in questo modo riconoscere la specificità delle scienze umane irriducibile a schemi fisico-necessari.
Così a fine ‘800 e ancora più nel ‘900 sembra sempre più improponibile una unitaria classificazione delle scienze: sia per la rivendicazione di una ampia autonomia di indagine, sia per la sempre più forte settorializzazione, che comunque non impedisce relazioni (ad esempio fra psicologia, sociologia, antropologia) o interrelazioni su alcuni temi (ad esempio fra psichiatria e neurologia o fra fisica e meteorologia) o grazie a metodi particolari (come quelli statistici usati in tutte le scienze umane e non solo nelle scienze umane). L’analisi di queste relazioni può comunque essere a tutti gli effetti oggetto e compito della filosofia della scienza.
Tuttavia un tentativo (forse utopistico) di «Enciclopedia internazionale della scienza unificata» è venuto a fine anni ‘30 dal neopositivismo logico, basandosi su un paradigma fisicalistico o al più appellandosi a una unità logica e metodologica delle scienze (sempre per distinguerle dalle non-scienze4).
9. Nella contemporaneità, ogni ipotesi di riunificazione dovrebbe chiarirne basi e criteri.
Ma probabilmente oggi gli unici alberi compiutamente realizzati sono quelli costruiti per fini pratici dalle web directory (Yahoo, Virgilio, DMOZ su cui si appoggia un crawler come Google).
1. Letteralmente enciclopedia significa ciclo educativo, educazione completa. Dunque le teorie di Platone vi rientrerebbero a pieno diritto anche per la classificazione dei gradi della conoscenza fra opinione (congettura e credenza, legate a discipline come la poesia e l’arte imitativa) e scienza (ragione matematica, dianoia, e filosofia, noesis). Ma proprio per questo carattere educativo (e politico) l’ambito del discorso platonico è diverso da quello che viene qui portato avanti.
2. Vorrei far notare quanto questa classificazione sia per vari aspetti simile a quelle proposte ancora da Bacone, dagli illuministi, da Kant: c’è la ragione conoscitiva, la morale, la produzione artistica; per quanto riguarda la storia (memoria) ad essa Aristotele non ha mai negato valore conoscitivo, solo ha messo in luce il suo carattere di conoscenza del particolare.
3. Su questo tema occorre anche ricordare l’opera di uno scienziato come Ampère (1775-1836): «Essai sur la philosophie des sciences» (1834). Cfr. di W. Tega, «L’unità del sapere e l’ideale enciclopedico nel pensiero moderno», Mulino 1983 e «Arbor scientiarum, Enciclopedia e sistemi in Francia da Diderot a Comte», Mulino 1984.
4. Popper, facendo propria la questione di una tale distinzione, si contrappone nettamente al neopositivismo affermando che la scientificità sta non nell’aver dimostrato con certezza (verificazione), ma nel poter sempre mostrare la falsità di una teoria (fallibilismo): solo ciò che non è scientifico (come la superstizione, il marxismo, la psicoanalisi...) non è confutabile.
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