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Illuminismo


definizione generale

i movimenti filosofici che vanno dall'umanesimo all'illuminismo (in senso lato)
caratteri generali
il movimento illuministico in Francia, Inghilterra, Germania, Italia (in senso stretto)

schema sul progetto di civiltà del movimento illuministico

Martedì, 25 gennaio 2000









Definizione generale
Illuminismo (aufklärung in tedesco, einlightenment in inglese o siécle des lumières in francese) può essere inteso, in senso stretto, come un determinato movimento filosofico del XVIII secolo che ha avuto caratterizzazioni nazionali diverse; o in senso lato, come condizione del pensiero o dell’agire (politico) culmine dell’età moderna che giunge coi sui influssi fino a noi.

Allora, quali sono i movimenti filosofici che stanno fra l’umanesimo (che ha segnato l’uscita storica dai «tempi bui» del Medio Evo) e l’illuminismo?

a) la rivoluzione scientifica del XVII sec. con Bacone (1561-1626), Galileo (1564-1642, ma le posizioni eliocentriche sono già di Copernico, 1473-1543, a metà XVI sec.), fino a Newton (1642-1727): l’attenzione è per il metodo;
b) sempre a metà XVII sec. il razionalismo e l’innatismo del francese Cartesio (1596-1650, riceve l’influsso di Agostino), di Spinoza (1632-77, morale dimostrata come la geometria euclidea) e anche del tedesco Leibniz (1646-1716): base della conoscenza è la coscienza e l’evidenza;
c) l’empirismo inglese dalla fine XVII sec. di Locke (1632-1734), Berkeley (1685-1753) e Hume (1711-76): base della conoscenza è la percezione e non ci sono idee innate;
d) sul piano politico, le teorie giusnaturaliste (teoria del diritto naturale, cioè affermazione di una base naturale del diritto, fatta di principi razionali a priori, a cui chiunque deve sottostare) dell’olandese Grozio (1583-1645, padre del diritto internazionale) che poi si evolvono nel contrattualismo (per cui lo Stato nasce con un «contratto» originario fra i suoi membri) ad es. quello liberale di Locke o quello assoluto di Hobbes (1588-1689), ma anche quello più democratico di Spinoza (1632-77); giusnaturalismo e contrattualismo sono assieme uno strumento di lotta per la rivendicazione dei diritti umani [anche se a volte alcune affermazioni sono state usate come giustificazione dell’assolutismo].
Occorre comunque tenere presente che ora a differenza dell’umanesimo non si vuole esaltare e rinnovare un modello (classico), ma costruire ex novo come ha fatto la scienza galileiana: questo è il nuovo significato di autonomia della ragione. Ecco che l’illuminismo in senso lato inizia già prima del XVIII sec. agganciandosi idealmente alle istanze umaniste, razionaliste, empiriste. Ma proprio in senso lato esso prosegue anche oltre, rappresentando (nel mondo contemporaneo) la fede nella ragione, nelle capacità dell’uomo sulla natura, capacità quindi della scienza e della tecnica; rappresentando però anche su un piano politico quelle istanze di liberazione da poteri precostituiti sopra (e contro) l’individuo e dai dogmi religiosi. Elementi che fanno parte del sentire quotidiano (del dato per scontato) degli uomini.

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Perché «illuminismo», cosa è l’illuminismo?
Kant dice «è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso... sapere aude, abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza...» «A questo illuminismo non occorre altro che la libertà... di fare uso pubblico della ragione...» (il testo è del 1784). Scrive un anonimo tedesco nello stesso anno: «Siamo vissuti nei giorni più felici del XVIII sec. Imperatori, re, principi scendono affabilmente dai loro temuti altissimi luoghi, divenendo padri, amici e confidenti del popolo. La religione fa a pezzi la veste clericale e appare nella sua divina essenza. Il rischiaramento procede con passi da gigante... Le arti e le scienze fioriscono... Non siate superbi nel giudicarci se un giorno starete più in alto e guarderete più lontano di noi... riconosciate con quale coraggio e forza abbiamo innalzato e consolidato la vostra posizione» (N. Merker, L’illuminismo tedesco, Editori Riuniti, p. 9).
Si vede in queste parole (al di là del tono di testamento spirituale) la straordinaria fiducia nella ragione liberatrice e le conseguenti illusioni politiche: questo è il significato base [0] di illuminismo. Questo è però anche un significato apologetico: si può obiettare che il rischiaramento vero sta non dalla parte degli illuministi «ufficiali» e di corte (con i despoti illuminati che paternalisticamente «concedono») bensì degli illuministi critici dell’illuminismo [significato 1]. Infatti per Kant «regole e formule, questi strumenti meccanici di un uso razionale, o piuttosto abuso delle sue disposizioni naturali, sono i ceppi di una eterna minorità»; la ragione è dunque uno strumento di crescita e liberazione efficace solo se include gli strumenti per la propria autocorrezione.
Ecco che Abbagnano (Dizionario filosofico, ed. TEA) riassume l’illuminismo con «tre aspetti diversi e connessi»: 1) la ragione critica, l’estensione della critica a ogni credenza o conoscenza senza eccezioni (deriva dalla fede cartesiana nella ragione, fede anche di Leibniz); 2) la ragione strumento, la conoscenza deve includere e organizzare gli strumenti per la propria autocorrezione (c’è la lezione di umiltà dell’empirismo); 3) uso della ragione, uso effettivo in tutti i campi della conoscenze così raggiunte per migliorare la vita del singolo e associata: elemento fondamentale è la fiducia nel progresso che diviene per i philosophes (non così in Germania) antistoricismo (l’illuminismo come «razionalismo astratto» tende a togliere valore al mondo concreto e storico per darlo solo alle innovazioni che la ragione propone); 4) vanno aggiunte le posizioni deiste (per cui a Dio vanno attribuite solo le proprietà che la ragione autonomamente gli riconosce, è una religione nei limiti della sola ragione), quindi l’anticlericalismo (la critica alle religioni rivelate e dogmatiche), il cosmopolitismo (se la ragione e il suo uso sono definizione dell’uomo, non è possibile fare distinzioni di tipo superiore fra gli uomini, allora tutti siamo allo stesso modo cittadini del mondo e non, o solo in secondo piano, di questo o quel paese) e la tolleranza (con cui si condanna qualsiasi intransigenza religiosa e quindi nessuno può dirsi depositario di verità assolute) (P. Rossi, Dizionario di filosofia, ed. Nuova Italia).
Di qui si capiscono già gli oggetti polemici degli illuministi, ma quale è la effettiva situazione storica cui si trovano di fronte? Quale il denominatore politico comune in cui le contraddizioni si cristallizzano? E’ il regime assolutistico che, anche nelle sua varianti «illuminate» (quelle esaltate dall’anonimo) presenta alcune caratteristiche non accettabili per gli illuministi: «lo Stato come somma di persone soggette a un unico potere non derivato da contratto, ma conferito da Dio... tale governo ha il diritto di dispensare privilegi a favore di classi o singoli»: ecco che l’assolutismo è «l’ostacolo più visibile e più immediato da combattere» (Merker, cit. p. 52).
Ecco che si vede un altro carattere dell’illuminismo e del XVIII sec., la sua struttura borghese evidenziata particolarmente da Marx e dagli interpreti che a lui si rifanno: l’illuminismo è un movimento di progresso e di emancipazione umana nella misura in cui la borghesia è una forza sociale rivoluzionaria.

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In senso stretto, punto di riferimento per l’illuminismo è l’Enciclopedia («concatenazione delle scienze»: opera sistematica di scopo divulgativo pubblicata fra il 1751 e il ’72), quindi pensatori francesi come Montesquieu (1689-1757), Voltaire (1694-1788), Diderot (1713-84), d’Alembert (1717-83), anche Rousseau (1712-1778). Se ne può suggerire una periodizzazione individuando l’inizio attorno al 1750 e la fine già al 1790, quando molti di questi pensatori sono già morti, il progetto dell'enciclopedia è terminato (come molte sue traduzioni) e soprattutto si dimostra fallito il progetto politico proprio nel suo culmine, la Rivoluzione francese (che spazza ogni possibilità di progresso concertato). L’illuminismo francese è quello con la maggiore forza di diffusione, efficacia divulgativa e carica critica (famose le satire di Voltaire). Aspetti, oltre al deismo e al cosmopolitismo, ne sono il sensismo di Condillac (1714-80, che porta alle estreme conseguenze l’empirismo in quanto non si ammette altra origine dei giudizi che la sensazione stessa) e solo in alcuni casi il materialismo (e quindi l’ateismo).
Se obiettivo dell'illuminismo è ottenere risultati concreti per gli uomini, è importante analizzare e prendere decisioni sulla realtà economica: molti illuministi svolgeranno l’attività di consiglieri di corte. Ecco che sul piano economico si affermano le concezioni di Quesnay (1694-1774) per cui alla base dell’economia ed origine della ricchezza sono non le trasformazioni ma i prodotti naturali (per questo fisiocrazia) e quindi l’agricoltura (del resto la Francia è ancora un paese prevalentemente agricolo); anche Turgot (1727-81) porta avanti le tesi della fisiocrazia contro ai vecchi privilegi feudali nella gestione della terra, puntando a un mercato capace di autoregolarsi.
Ma è in Inghilterra che l’illuminismo ha le sue radici e le sue manifestazioni già dalla fine del XVII sec. in scritti di materia morale e religiosa di autori come Toland (1670-1722), Shaftesbury (1671-1713), Hutchenson (1694-1747), Mandeville (1670-1733). Più importante è notare come l’Inghilterra sia la patria d’origine dell’empirismo e del pensiero scientifico di Newton e gli illuministi inglesi rimangono più vicini al metodo sperimentale con la separazione fra scienza e religione, anche se un loro aspetto tipico è il deismo. In Inghilterra sul piano economico si affermano le tesi di Adam Smith (1723-90, padre dell’economia classica) che vuole studiare il rapporto fra domanda e offerta individuando una unità di misura nel valore, cioè nel lavoro necessario a produrre le diverse merci che viene ad essere la condizione a cui possono essere scambiate. Queste teorie vengono ampliate da Ricardo (1772-1823) che analizza il ruolo del saggio di profitto in una economia di rendita.
In Germania è possibile per l’illuminismo l’influenza di Leibniz «sia in senso razionalistico sia in direzione di una visione dinamica (e, al limite, storicistica) del reale» (Merker, cit. p. 37) oppure di Spinoza per i suoi aspetti progressisti, ma anche passibili di persecuzione. Altro elemento fortemente presente è il pietismo (richiamo a una religiosità interiore fondata su sentimento e volontà, simile al giansenismo, ma più cupo). Negli anni 1700-30 gli scritti che incidono sulla battaglia illuministica sono una cinquantina, raddoppiano dal 1730 al ‘50 e sono più che triplicati fra il 1750 e l’80 (Merker, cit. p. 17).
Esponenti sono Wolff (1679-1754, maestro di Kant) per cui la ragione umana è capace di cogliere ogni problema purché proceda con un metodo rigoroso, sul modello di quello scientifico matematico, e Lessing (1729-81, influenzerà il successivo pensiero romantico) che congiunge l’istanza razionalista all’attenzione per la religione e per la storia: a differenza dei francesi (evitandone l’astoricità di una ragione eterna e immutabile) non è la natura ma la storia che fa comprendere la nascita delle religioni e a differenza degli inglesi rivaluta le religioni positive (la rivelazione è espressione di un patrimonio di verità indispensabile all’uomo).
In Italia la discussione illuminista si occupa di tematiche economiche, coi napoletani Genovesi (1713-69), Filangieri (1752-88), Galiani (1729-87) e il milanese Pietro Verri (1728-97), e giuridiche con Cesare Beccaria (1738-94) la cui opera «Dei delitti e delle pene» pubblicata a Milano nel 1764 assicura un ruolo europeo alla corrente illuminista italiana. C'è poi anche la storiografia erudita di L. A. Muratori.

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PROGETTI DI CIVILTÀ’ DELL'ILLUMINISMO
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economico: capitalismo agrario (fisiocrazia) e liberismo: F. Quesnay e Turgot stop ai diritti feudali sulla terra
capitalismo industriale e liberismo: Adam Smith
sociale: ruolo della borghesia e uguaglianza fiscale stop ai privilegi di nobili e clero
politico: parlamentarismo stop all’assolutismo
liberalismo: libertà individuale e divisione dei poteri: Locke e Montesquieu
contrattualismo nelle forme: liberale di J. Locke
pessimista di T. Hobbes
democratica di B. Spinoza
democratica diretta di J. J. Rousseau
utilitarismo: (Mandeville), Hume, Bentham
monarchia costituzionale a suffragio ristretto: C. Montesquieu
repubblica democratica a suffragio universale: J. J. Rousseau
giuridico: diritti naturali: giusnaturalismo di U. Grozio e S. Pufendorf
diritti civili e diritti politici: «cittadino»
codice e uguaglianza di fronte alla legge stop ai privilegi giuridici
utilità come bontà delle leggi: C. Beccaria stop a tortura e pena di morte
religioso: libertà religiosa quindi tolleranza religiosa stop alle guerre di religione
deismo (es. Voltaire)
materialismo e meccanicismo quindi ateismo
culturale: autonomia e scientificità del sapere
liberi professionisti di arti, scienze e tecniche
divulgazione => nuovi media e Enciclopedia
revisione del passato: Enciclopedia di Diderot e d’Alembert
programmazione del futuro => piani economico, sociale, politico, giuridico, religioso
diffusione nel presente di una nuova scala dei valori: scienza, progresso, ottimismo
scuola e istruzione, famiglia
laicismo, anticlericalismo, tolleranza religiosa
cosmopolitismo, pacifismo, antirazzismo
 letterario e artistico: nuovi media: giornali, saggi, scuola, teatro, arte (neoclassicismo)
nuovi agenti: editore, impresario

Martedì, 25 gennaio 2000

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