Movimento Anticlericale Italiano


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di Guido
NIENTE E’ DOVUTO A DIO


Secondo i teologi Dio è un’entità con caratteristiche positive elevate all’ennesima potenza: è una specie di the Best in assoluto. Ed è pure Creatore. Ora, per poter Egli svolgere quest’attività, dovette preliminarmente evacuare in parte se stesso, creare cioè una bolla di vuoto al suo interno al fine di predisporre uno spazio per il mondo che si apprestava a trarre dal nulla. E’ logico, pertanto, che tale spazio - dapprima occupato da sostanza divina - dovette essere riempito da “altro da sé”, vale a dire da una realtà, compresa quella umana, con caratteristiche diverse da quelle di assolutezza divina. Morte, sofferenza ed imperfezione sono gl’ingredienti necessari della creazione; altrimenti un Dio che volesse creare un mondo senza il male - cioè perfetto - non avrebbe fatto altro che riempire lo spazio vuoto con la sua sostanza, riproponendo così Se stesso. Questo quanto sostenuto dai teologi per spiegare che il male è stato creato sì da Dio, ma da un Dio necessitato a farlo. A questo punto risulta chiaro l’intento manipolatore della Chiesa, tendente a sfruttare il sentimento di reverenziale stupore dell’uomo, di fronte alla maestosità del Creato, per metterlo in ginocchio di fronte a dio reputato autore di tutto ciò che esiste, sottacendo però che è pure autore del male presente in esso. Questo sentimento di riconoscenza verso il Creatore del Tutto tornerà poi utile al Prete per gestirlo lucrosamente ed in esclusiva all’interno dell’istituzione Chiesa a detrimento della massa dei fedeli, subornati dalla fede. Dev’essere chiara una cosa: Dio non creò l’umanità in un rigurgito di eccesso d’amore, come si vuol far credere, ma per un suo mero calcolo egoistico. Per esistere, Geova aveva bisogno dell’Uomo che ne riconoscesse l’esistenza come autore del Creato. Senza l’uomo, Dio è un Nulla, chiuso in una improbabile esistenza, senza alcuno, al di fuori, che ne prenda atto. E’ Dio, seminai, che deve essere riconoscente all’uomo perché è solo a lui o, meglio, alla sua dabbenaggine indotta dalla fede, se esiste. Un’esistenza, non conclamata dalla conoscenza si identifica con la non esistenza. Se l’umanità, rincoglionita dalla fede, non avesse conclamato che esiste un Dio, Dio non esisterebbe. Per l’ateo, infatti, Dio non esiste! Ma veniamo al preteso dovere di riconoscenza e di adorazione che l’uomo avrebbe nei confronti del suo dio per essere stato da lui creato. Il Boss Celeste aveva due possibilità: continuare ad esistere per l’eternità come Monade Assoluta, conchiusa nella sua perfezione ma senza nessuno che la riconoscesse come esistente, astenendosi da una irresponsabile attività creatoria che avrebbe necessariamente immesso il male nel mondo. Oppure rompere i lacci con cui si teneva vincolato ad una esistenza d’insulso autocompiacimento masturbatorio, creando l’uomo al fine di essere da lui riconosciuto esistente ma coinvolgendolo, innocente, nel male. E Dio optò per questa seconda soluzione. Ecco, allora, il motivo per cui aI Dio creatore dev’essere negato l’amore da parte delle sue creature. La creazione non è un atto di amore divino, ma atto di autoaffermazione egoistica. Non esiste pertanto un obbligo religioso di adorare Dio per aver Egli donato all’uomo una vita sulla quale il male aveva già deposto le sue micidiali uova, la cui schiusa avrebbe avvelenato ogni possibile felicità. Non per amore verso il Creato il Padre eterno ricorse alla creazione ma solo per abietta finalità di egoistica auto affermazione esistenziale, fregandosi del fatto che la chiamata in vita delle sue creature è bagnata da lacrime non vendicate. Pure l’uomo, fatto ad immagine e somiglianza del suo dio, allorché copula non lo fa per amore verso una creatura non ancora nata ma solo spinto o da una irresponsabile fobia libidinosa o da un inconscio desiderio di vincere la morte proiettandosi nei sui figli. In definitiva per un atto di egoismo. La divinità che crea solo per poter esistere, sapendo di coinvolgere le sue creature nella soffèrenza, assomiglia molto ad un padre degenere che pur di soddisfare la sua fregola procreativa non si fa scrupolo dì mettere al mondo un figlio tarato condannandolo ad un’esistenza di infelicità. Nessun obbligo di riconoscenza, pertanto, verso Dio creatore!
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di Patrizio
Transustanziazione - (Del signor Guillaume, ministro protestante) - :

Voltaire
nato in Parigi 1694-1778. -

[I protestanti, e soprattutto i filosofi protestanti, considerano la transustanziazione l'estremo limite dell'impudenza dei frati e dell'imbecillità dei laici. Essi non conoscono mezzi termini quando si esprimono su questa credenza che definiscono mostruosa; e ritengono che nessun uomo di buon senso, dopo avervi riflettuto un pò, possa abbracciarla seriamente, poiché supporre che Dio possa fare cose contraddittorie equivale in effetti ad annientarlo. Non solo un dio in un pane, ma un dio al posto del pane; centomila briciole di pane diventate in un istante altrettanti dèi, una folla innumerevole di dèi i quali costituiscono un solo dio; bianchezza
senza alcun corpo bianco; rotondità senza alcun corpo rotondo; vino mutato in sangue, e che nondimeno conserva il sapore del vino; pane che è mutato in carne e in fibre e che conserva il sapore del pane; tutto ciò ispira tanto orrore e disprezzo ai nemici della religione cattolica, apostolica e romana, si è talvolta mutato in furore]. [Ci sono preti e frati che, uscendo da un letto incestuoso, e senza essersi neppure lavate le mani contaminate da impurezze, vanno a far dèi a centinaia, mangiano e bevono il loro dio, cacano e pisciano il loro dio. Ma quando riflettono che questa superstizione, cento volte più assurda e più sacrilega di quelle di tutti gli Egizi, è valsa a un prete italiano da 15 a 20 milioni di rendita e il dominio di un paese esteso 100 miglia in lungo ein largo, vorrebbero andar tutti, a mano armata, a scacciare quel prete che si è impadronito dei palazzi dei Cesari].

di Patrizio
Antitrinitari.

Voltaire (Parigi1694-1778) -

[Per illustrare le loro opinioni, basti dire che sostengono che nulla è più contrario alla retta ragione di ciò che si insegna fra i cristiani a proposito della trinità delle persone in una sola essenza divina, delle quali persone la seconda è generata dalla prima e la terza procede dalle altre due. Don Calmet nella sua dissertazione sul passo dell'epistola di Giovanni Evangelista: "Ci sono tre cose che danno testimonianza in terra: lo spirito, l'acqua e il sangue; e questi tre sono uno. Ci sono tre che danno
testimonianza al cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito; e questi tre sono uno". Don Calmet confessa che questi due passi non si trovano in alcuna Bibbia antica; e sarebbe in effetti assai strano che san Giovanni avesse parlato della Trinità in una lettera e non ne avesse detto una sola parola nel suo Vangelo. Non si trova alcuna traccia di questo dogma né nei vangeli canonici né in quelli apocrifi. Tutte queste ragioni e molte altre potrebbero scusare gli antitrinitari, se i concili non avessero deciso. Ma poiché gli eretici non fanno gran caso dei concili, non si sa più come fare per metterli in difficoltà.]

di Patrizio

"Preghiera a Dio" dal Trattato sulla tolleranza del 1763 Voltaire

nato in Parigi 1694-1778

[Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo, ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi: se è lecito che deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono e immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura. Fa sì che questi errori non generino la nostra sventura. Tu hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, ne delle mani per sgozzarci a vicenda; fa che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera. Fa sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione. Fa in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.]

[Fa che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio del fango di questo mondo, e che possiedono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza", e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi. Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli! Abbiamo in orrore la tirannia esercitata sulle anime, come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica! Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamoci il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante.]


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