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Archivio Fotografico di Giorgio Croce
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Santo Stefano

Le fasi costruttive della chiesa di Santo Stefano si collocano nell'arco di vari secoli.
L'elemento più antico risulta la parte inferiore del campanile, costruita indipendentemente dalla successiva chiesa come torre indipendente. A dimostrazione di ciò è il fatto che la sua muratura è seperata da una sottilissima intercapedine da quella della parte presbiteriale, che pertanto fu ad essa addossata in un secondo periodo.
Probabilmente si trattava di una torre militare, forse bizantina del VII secolo, che doveva sorvegliare l'Aurelia nello stretto varco collinare posto all'uscita della città (originariamente i colli di Piccapietra e di Carignano erano uniti da un sottile dosso nel punto poi spianato prima per la Porta d'Archi e quindi per il Ponte Monumentale di via XX Settembre).

LA COLLOCAZIONE DI SANTO STEFANO LUNGO L'AURELIA

La chiesa di Santo Stefano era collocata lungo la via Aurelia che usciva a levente della città.
Questo percorso partiva dalla Porta Soprana, scendeva per vico Dritto Ponticello varcando il Rivotorbido sul "Ponticello", proseguiva pressapoco per le attuali via di Porta degli Archi e quindi via San Vincenzo, e, attraversato il Borgo Incrociati, si dirigeva a Levante passando sul Ponte di Sant'Agata.
In realtà presso Santo Stefano questo percorso si biforcava in due rami, uno passante per l'attuale via di Porta degli Archi e uno per la Porta dell'Olivella. La chiesa di Santo Stefano era collocata in posizione dominante per entrambi i percorsi.
Un leggero mutamento si ebbe in conseguenza della costruzione delle mura del XIV secolo, il cui perimetro fu poi ricalcato da quelle del XVI secolo.
Prima ilpercorso principale procedeva da via San Vincenzo salendo per l'attuale salita della Misericordia e varcando il passaggio poi segnato dalla porta dell'Olivella; in tal modo toccava direttamente la chiesa di Santo Stefano, per ridiscendere quindi al Ponticello; od altrimenti si ricollegava con il percorso che attraverso Piccapietra e salita Santa Caterina entrava in città per le attuali via della Maddalena.
La deviazione dovuta alle mura lo spostò circa un centinaio di metri più a Sud, obbligandolo a passare per la Porta d'Archi, la porta principale realizzata ampliando un varco nella piega collinare e che si collocava presso l'attuale Ponte Monumentale. La porta dell'Olivella passò invece ins econdo piano e in alcuni periodi venne anche chiusa.
Questa deviazione portò la via San Vincenzo sul percorso attuale, mentre reperti archeologici mostrano che essa era leggermente spostata a nord in origine.
Questo tratto di Aurelia trovandosi poco fuori dalla città era sede delle necropoli sin dall'epoca antica. Il sepolcreto era collocato principalmente sul lato nord dell'Aurelia, ed era sorto in epoca preromana cominciando dal colle di Sant'Andrea; in epoca romana era proseguito raggiungendo la chiesa di Santo Stefano e il primo tratto di via San Vincenzo.


Venne quindi eretta probabilmente un epoca Longobarda una chiesetta di incerta collocazione, a malapena identificabile con la cripta di Santo Stefano, ed intitolata a San Michele. Il che la confermerebbe - ma i dati non sono certi - come chiesa longobarda, dato che l'arcangelo era divenuto il patrono di quella nazione che, influenzata dagli stendardid dell'esercito bizantino, aveva visto in lui una valido protettore divino. A lui venivano così dedicate le chiese nei punti nodali di entrata od uscita dalle città, poco fuori le mura, e supposizioni in tal senso vennero fatte relativamente all'altra chiesa medioevale di San Michele (distrutta attorno al 1850 per l'apertura del parco binari della stazione Principe - Per San Michele affrescato da Manfredino da Pistoia, Note, Links:--> San Michele -- e: il Museo di Sant'Agostino Note e Links).
La costruzione dell'attuale Santo Stefano inizia nell'XI secolo; di questa parte iniziale resta la zona presbiteriale, soprattutto l'abside, e la parte inferiore della cripta, quest'ultima con elementi precedenti, probabili riusi della chiesa precedente, fosse essa carolingia o longobarda. Si tratta quindi di un primo romanico, anteriore alla maggiore fase romanica genovese, che raggiunge il suo momento culminante nel XII secolo. Siamo infatti in un momento in cui a Genova prevale ancora la pianta a navata unica (mentre nel secolo successivo avremo in genere le tre navate).
E, caratteristica principale di questa iniziale Santo Stefano, è nella parte presbiteriale l'interessante tamburo absidale. Esso mostra un telaio strutturale architettonico modulato nella parte ingeriore dalla serie di arcate cieche, ed è chiuso in alto dal fregio ad arcate-fornice superiore. Quest'ultimo motivo rimanda ai primi esempi di romanico ambrosiano-milanese, era il modo di alleggerire la struttura con una soluzione ritmico-modulare capace di dare forza alla concezione volumica del romanico. Ma ancor più interessante è la parte inferiore, per l'ordine di grandi arcate cieche, con la peculiarità di riprodursi anche all'interno.

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Giorgio Croce
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