DI FRONTE ALLE IMPOSIZIONI DELLA CULTURA TRADIZIONALE E A UN "MODELLO" OCCIDENTALE DI EMANCIPAZIONE NEL QUALE ESSE NON SEMPRE SI RICONOSCONO, LE DONNE DI MOLTI PAESI ( AFGANISTAN; ALGERIA; EGITTO E TURCHIA; INDIA; IRAN; TUNISIA E MAROCCO) CERCANO DI TROVARE LA PROPRIA IDENTITA' E IL PROPRIO DESTINO.
Il conflitto fra tradizione e modernità è diventato particolarmente acuto quando gli Stati, facendo appello a principi religiosi, hanno imposto l'idea che la condizione della donna sia nettamente inferiore a quella degli uomini Con l'alibi del rispetto della religione, l'elemento femminile viene utilizzato per rafforzare un potere che non è più solo religioso o tradizionale, ma diventa politico, in quanto dallo status delle donne dipende l'evoluzione della società intera. Milioni di donne vivono in Paesi in cui l'Islam è religione di Stato e in cui la loro condizione personale dipende dal sharia, vale a dire dalla legge coranica e dalla tradizione islamica. La donna viene così considerata come un'eterna minorenne, priva di ragione, che bisogna dominare in tutti gli atti della vita. La donna non possiede alcun tipo di autonomia, è sottomessa all'arbitrio prima del padre, poi del marito. Il matrimonio è di esclusiva competenza del capofamiglia (padre o tutore). L'età in cui si può dare in sposa la figlia corrisponde a nove anni lunari. La poligamia è riconosciuta e perfino incoraggiata fino a un massimo di 4 mogli, inoltre pratica molto diffusa in Africa è l'escissione sunna o faraonica
|