LA TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO
DELLE SACRE SCRITTURE








LA BIBBIA DEI TESTIMONI DI GEOVA


VERSIONE INGLESE E TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA


 

Traduzione del Nuovo Mondo VERSETTI DIFFICILI NELLA TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO

 

 

La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, versione della Bibbia edita dai testimoni di Geova, è una versione volutamente letterale. Coloro che lavorarono a questa versione partirono dal lodevole desiderio di comunicare al lettore, in tutta la loro freschezza ed in tutto il loro vigore, alcune espressioni idiomatiche e numerose iperboli contenute nei testi originali greco ed ebraico. Innegabile fu l’influenza esercitata dall’antica Bibbia di Aquila, della Hebrew English Version, dall’autorevole Young Literal Translation e dalla famosa American Standard Version.

Aquila portò a termine, verso il 130 dopo Cristo, un'autorevole traduzione della Bibbia, di cui abbiamo notizie sia dai padri della chiesa che dalla tradizione ebraica. Tradusse infatti il Vecchio Testamento in greco e contrappose alla libertà ed alla creatività della Versione dei Settanta una fedeltà assoluta e talora un po' pedante al testo originale. La traduzione di Aquila, basata sul canone giudaico di Iamnia (90 dopo Cristo), fu comunque accolta positivamente dagli ambienti ebraici e venne spesso menzionata nel Talmud. Origene, Eusebio d'Emesa e Gerolamo, pur criticando la versione di Aquila perché molto letterale e servile, ne apprezzarono l'esattezza scrupolosa. Ireneo ed Eusebio di Cesarea sottolinearono invece lo spirito critico di tale opera. Aquila aveva infatti sostituito la parola (χριστος) con il sinonimo greco (ήλειμμένος) in vari punti chiave del Vecchio Testamento (Salmo 2,2; Salmo 44,8; Isaia 61,1), spesso citati dai cristiani per dimostrare che Gesù è il Cristo di Dio. La versione di Aquila è poi spesso ricordata anche perché - in alcuni manoscritti (Aq Burkitt 1897 e Aq Taylor 1900) - conserva il tetragramma in caratteri paleoebraici. L’unica preoccupazione di Aquila sembrò comunque quella di rispecchiare con assoluta esattezza il testo ebraico, parola per parola, con i suoi idiomi, le sue iperboli ed i suoi modi di dire. Egli cercò anche di mantenere nel testo greco lo stesso numero di parole, gli stessi tempi e modi verbali, le stesse costruzioni sintattiche presenti nel testo ufficiale ebraico. La versione risultò evidentemente sgrammaticata e astrusa ma costituì un calco fedele del testo ebraico: oggi perciò rimane un utile strumento per la ricostruzione del testo premasoretico.

Verso la fine del XIX secolo, la Young's Literal Translation (1887), benché ancora basata  Textus Receptus di Erasmo da Rotterdam, fu una versione estremamente letterale e scrupolosa, si mostrò molto attenta ai tempi dei verbi greci ed ebraici e corresse numerosi errori della King James. L’orientalista e teologo presbiteriano scozzese Robert Young (1822-1888) tentò di rendere i testi originali usando la cosiddetta “equivalenza formale” o “word to word equivalence”. Ne risultò una versione molto fedele, in grado di conservare perfino l’ordine iniziale delle parole, la struttura primitiva delle frasi e le caratteristiche morfologiche e lessicali del testo originale. Nel fare questo Young non riuscì però a rendere sempre in modo corretto e comprensibile il senso del testo greco ed ebraico, realizzando una traduzione interlineare apprezzata da un limitato numero di studiosi ed esegeti ma di scarsa utilità per gli studi teologici elementari, le pratiche devozionali e le celebrazioni liturgiche. Non si trattò pertanto di una traduzione per uso comune, ma di uno strumento per ricerche avanzate. Lo stesso Young affermò infatti come: "This translation was not made to compete with the Authorized Version, but to be used as an auxiliary to it".

Estremamente letterale e contraddistinta da un inglese non troppo moderno fu anche la famosa Hebrew English Version (1917), versione ufficiale degli ebrei di lingua inglese, tuttora letta, stimata, citata, pubblicata e diffusa sul web. Nella prefazione all'edizione del 1917 fu però ribadita la necessità di produrre una traduzione estremamente letterale ma comunque comprensibile al lettore: "A translation destined for the people can follow only one text, and that must be the traditional. Nevertheless a translator is not a transcriber of the text. His principal function is to make the Hebrew intelligible. Faithful though he must be to the Hebrew idiom, he will nevertheless be forced by the genius of the English language to use circumlocution, to add a word or two, to alter the sequence of words, and the like. In general, our rule has been that, where the word or words added are implied in the Hebrew construction, no device is used to mark the addition; where, on the other hand, the addition is not at once to be inferred from the original wording and yet seems necessary for the understanding, it has been enclosed in brackets. Naturally opinion will differ as to what may be deemed an addition warranted by the Hebrew construction and what may not, but as intelligibility was the principal aim, the Editors have felt justified in making their additions, sparingly it is true, but nevertheless as often as the occasion required".

Realizzata nel lontano 1901 e caratterizzata da un linguaggio un po' arcaico, l’American Standard Version ebbe il coraggio di ristabilire in tutto l’Antico Testamento il nome di Dio (Jehovah) e di rimpiazzare il tradizionale Holy Ghost (usato dalla protestante King James e dalla cattolica Douay Reims) con il più moderno e riverente Holy Spirit. Si trattò di una bibbia stimata, studiata, ristampata e consultata da quasi tutte le chiese evangeliche statunitensi (soprattutto battiste e metodiste) che da decenni continuano, peraltro, a definirla "Rock of Biblical Honesty".  Fu utilizzata dal 1944 al 1970 anche dai testimoni di Geova che ne apprezzarono soprattutto la fedeltà ai testi originali e l’estrema letteralità. L’American Standard Version impiegò la cosiddetta “harmony of expression”, tentando di tradurre ogni parola greca ed ebraica sempre con lo stesso termine inglese. Tale tecnica, sicuramente interessante per chi vuole condurre studi biblici, ricerche comparate ed analisi testuali, produsse però una traduzione piuttosto rigida e spesso priva di sufficienti sfumature linguistiche e lessicali.  Inoltre anche l’ American Standard Version  tentò di rendere i testi originali usando la cosiddetta “equivalenza formale” o “word to word equivalence”. Seguendo questa metodologia i traduttori produssero una versione estremamente letterale e conservarono -per quanto possibile- perfino l’ordine originale delle parole, la struttura primitiva delle frasi e le caratteristiche morfologiche e lessicali del testo originale. Si ottenne così una versione priva di parafrasi, di equivalenze dinamiche e di interpretazioni soggettive. Alcune espressioni furono però talora incomprensibili (se non addirittura prive di senso) soprattutto per il lettore medio, spesso privo di un’approfondita conoscenza degli idiomi, delle iperboli e dei modi di dire impiegati dalle lingue più antiche. Di fatto, bibbie come la Young Literal Translation e l’American Standard Version (e forse pure la più recente New American Standard Bible) acquisterebbero enorme valore religioso e culturale se fossero sistematicamente integrate e corredate da accurate note testuali ed esplicative: il lettore moderno riuscirebbe a comprendere (e soprattutto a gustare) semitismi, idiotismi, simboli e metafore, immedesimandosi sempre più nella cultura, nel pensiero e nel modo di esprimersi degli autori ispirati [1].

La Traduzione del Nuovo Mondo (1987), oltre ad essere in alcuni punti molto letterale, non è però sempre facile da leggere. Non si tratta solo di pregiudizi teologici, peraltro presenti in tutte le Bibbie, [2] ma di licenze poetiche, di parole incomprensibili, di mancata corrispondenza tra il testo originale e la lingua italiana, di forme sgrammaticate, di espressioni bizzarre, di americanismi, di vocaboli estrosi…. La New World Translation, pur presentando nella versione inglese non pochi pregevoli sforzi di catturare il senso originale del testo greco ed ebraico, sembra infatti aver pesantemente risentito, oltre che di alcuni discutibili emendamenti congetturali e di un sistematico tentativo di indebolire la forza di alcuni versetti, del poco agevole lavoro di ritraduzione in lingua italiana.

Non è intenzione di chi scrive né canzonare né deridere la Bibbia dei testimoni di Geova (come molti hanno fatto e purtroppo continuano a fare): alcune espressioni rimangono però errate, altre buffe, stravaganti, inspiegabili o astruse e questo non depone certamente a favore di coloro che intendono affrontare studi biblici seri e comprensibili. Una traduzione letterale è evidentemente più fedele ma meno comprensibile di una versione dinamica o parafrasata. La leggibilità, la chiarezza, la comprensibilità e la forma italiana non  devono però risultare compromesse, a meno di voler produrre una bibbia interlineare per studiosi delle lingue antiche [3]. Una modesta traduzione in italiano, al di là del fatto che possa aver tradotto alla lettera il greco e l'ebraico, rimane una traduzione modesta, anche se la Torre di Guardia continua ad esaltarne l'autorità, la chiarezza, la comprensibilità, la facilità, la modernità, la fedeltà ai testi originali e soprattutto .... la forma italiana "facile da capirsi"....

 

 

 

ALCUNI ESEMPI

 

·         Positivamente tu morrai Gn. 2,17[4]

·         Geova sentiva un odore riposante … Gn. 8,21[5]

·          la forza delle sue mani era agile … Gn 49,24[6]

·         E ogni creatura sciamante che sciama sulla terra è cosa abominevole Lv 11,41[7]

·         In quanto a Geova, aveva scoperto l’orecchio di Samuele il giorno prima che venisse Saul, … 1 Sam 9,15[8]

·         E Davide diceva a Saul: ‘Il tuo servitore divenne pastore di suo padre fra il gregge, e venne un leone, e anche un orso … Quando si levava contro di me, lo afferrai per la barba e lo abbattei e lo misi a morte. Il tuo servitore abbattè sia il leone che l’orso …’  1 Sam 17, 34-36 [9]

·         (Davide) … agiva follemente nella loro mano e faceva segni di croce sui battenti della porta … 1 Sam. 21,13[10]

·         Quindi mise intorno a sé tenebre come capanne.... 2 Sam 22,12[11]

·         mentre lui stesso e i re bevevano nelle capanne1 Re 20,12

·         …E mostrarono una spalla ostinata Ne 9,29[12]

·         Positivamente egli vi riprenderà … Gb 13,10

·         Quando lavavo i miei passi nel burro Gb 29,6 [13]

·         I miei propri intestini furono fatti ribollire e non tacquero … Gb 30,27[14]

·         E la mia mano baciava la mia bocca Gb 31,27 [15]

·         E tutti i figli di Dio emettevano urla di applauso Gb 38,7[16]

·         Puoi tu dare potenza al cavallo? … La dignità del suo sbuffare è spaventevole Gb 39,19-20 [17]

·         E gradatamente Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni Gb 42,17[18]

·         Tutta la notte faccio nuotare il mio letto; Delle mie lacrime faccio traboccare il mio proprio divano Sal 6,6[19]

·         …Fanno dichiarazioni circa il nascondere trappole- Sal. 64,5 [20]

·         La capelluta sommità del capo Sal 68,21 [21]

·         Getta il suo ghiaccio come bocconi … Sal 147,17

·         L’uomo di amorevole benignità tratta rimunerativamente la sua propria anima, ma la persona crudele dà l’ostracismo al suo proprio organismo Pr 11,17 [22]

·         L’anima generosa sarà essa stessa resa grassa, e chi innaffia liberamente (altri) sarà anche lui liberamente innaffiato Pr 11,25 [23]

·         In quanto a chiunque dà l’ostracismo alla sua propria casa, prenderà possesso del vento … Pr 11,29 [24]

·         L’erba verde è scomparsa, ed è comparsa l’erba nuova, e la vegetazione dei monti è stata raccolta Pr 27,25

·         le mie stesse parti interiori divennero tumultuose dentro di me Ct 5,4

·         e perfino la pinguedine della sua carne sarà resa magra Is 17,4

·         Geova degli eserciti certamente farà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di piatti ben oliati, un banchetto di (vini) chiariti, di piatti ben oliati di midollo, di (vini) chiariti, filtrati Is 25,6 [25]

·         E su questo monte egli certamente inghiottirà la faccia dell’avvolgimento che si avvolge su tutti i popoli, e l’opera tessuta che si intesse su tutte le nazioni Is 25,7 [26]

·         per far oscillare le nazioni da una parte all’altra col setaccio dell’inutilitàIs 30,28 [27]

·         E gli occhi di quelli che vedono non saranno incollati … Is 32,3

·         La vostra propria lingua ha continuato a borbottare assoluta ingiustizia Is 59,3

·         Un albero è una semplice esortazione di vanità Ger 10,8 [28]

·         Siamo stati inseguiti fin sopra il nostro collo … Lam 5,5

·         In quanto a tutte le mani, continuano a cascare: e in quanto a tutte le ginocchia, continuano a gocciolare acqua Ez 7,17 [29]

·         Ecco, io sono contro le fasce di voi donne, con le quali date la caccia alle anime come se fossero cose volantiEz 13,20 [30]

·         Durante la libertà delle ansie, entrerà perfino nella pinguedine del distretto giurisdizionale Dn 11,24 [31]

·         Fa lamento come una vergine cinta di sacco sul proprietario della sua giovinezza Gl 1,8 [32]

·         E anch’io, da parte mia, vi diedi purezza di denti in tutte le vostre città e mancanza di pane in tutti i vostri luoghi … Am 4,6[33]

·         strappate la pelle alla gente e il loro organismo dalle loro ossa Mi 3,2 [34]

·         e ci sono molte altre tradizioni che hanno ricevuto per osservarle: battesimi di calici e brocche e vasi di rame Marco 7,4[35]

 

 



[1] “Quale poi sia il senso letterale di uno scritto, spesso non è così ovvio nelle parole degli antichi Orientali com'è per esempio negli scrittori dei nostri tempi. Ciò che quegli antichi hanno voluto significare con le loro parole non va determinato soltanto con le leggi della grammatica o della filologia, o arguito dal contesto; l'interprete deve quasi tornare con la mente a quei remoti secoli dell'Oriente e con l'appoggio della storia, dell'archeologia, dell'etnologia e di altre scienze, nettamente discernere quali generi letterari abbiano voluto adoperare gli scrittori di quella remota età. Infatti gli antichi Orientali per esprimere i loro concetti non sempre usarono quelle forme o generi del dire, che usiamo noi oggi; ma piuttosto quelle ch'erano in uso tra le persone dei loro tempi e dei loro paesi. Quali esse siano, l'esegeta non lo può stabilire a priori, ma solo dietro un'accurata ricognizione delle antiche letterature d'Oriente. Su questo punto negli ultimi decenni l'indagine, condotta con maggior cura e diligenza, ha messo in più chiara luce quali fossero in quelle antiche età le forme del dire adoperate sia nelle composizioni poetiche, sia nel dettare le leggi o le norme di vita, sia infine nel raccontare i fatti della storia. L'indagine stessa ha pure luminosamente assodato che il popolo d'Israele fra tutte le antiche nazioni d'Oriente tenne un posto eminente, straordinario, nello scrivere la storia, sia per l'antichità, sia per la fedele narrazione degli avvenimenti, pregi che per verità si possono dedurre dal carisma della divina ispirazione e dal particolare scopo religioso della storia biblica. Tuttavia a nessuno che abbia un giusto concetto dell'ispirazione biblica farà meraviglia che anche negli Scrittori Sacri, come in tutti gli antichi, si trovino certe maniere di esporre e di narrare, certi idiotismi, propri specialmente delle lingue semitiche, certi modi iperbolici od approssimativi, talora anzi paradossali, che servono a meglio stampar nella mente ciò che si vuol dire. Delle maniere di parlare, di cui presso gli antichi, specialmente Orientali, servivasi l'umano linguaggio per esprimere il pensiero della mente, nessuna va esclusa dai Libri Sacri, a condizione però che il genere di parlare adottato non ripugni affatto alla santità di Dio né alla verità delle cose.” (PIO XII, Divino Affilante Spiritu, 1943)

 

[2] Qualche pregiudizio teologico o ideologico è invero presente in quasi tutte le Bibbie. Sotto l’influsso del pensiero socialista moltissime versioni fanno pagare al fariseo la decima sul patrimonio e non sul reddito (Luca 18,12), tradendo così il senso della norma ebraica (Deuteronomio 14,22) ed introducendo un principio di tassazione giacobina mai insegnato dalle Sacre Scritture. Il dogma protestante della salvezza per sola fede incide poi sulla traduzione di Romani 10,10 (dove la NIV usa il presente del verbo essere, dando per sicura la salvezza) e di Romani 11,20 (dove la RSV e la NRSV aggiungono un “only” mancante nei testi originali). Pregiudizi ariani sono quindi evidenti in Giovanni 1,1 (dove la NWT aggiunge un articolo indeterminato non presente nel testo greco) e in Colossesi 1,16 -17 (dove la NWT inserisce più volte il termine “altre” non contenuto nei testi originali). Influssi liberali e razionalisti incidono infine sulla traduzione di Romani 9,5 e di Tito 2,13 (che la NAB e la NWT traducono separando nettamente Cristo da Dio). Con la KJV e la NKJV, anche l'ottima versione CEI, forse spaventata dalla irreparabile gravità del peccato di apostasia, introduce -in Ebrei 6,6- un "se" mancante nel testo originale.

 

[3] Una certa passione per le versioni letterali (probabilmente ispirata dall’autorevole fama di Aquila) giocò brutti scherzi pure a Gerolamo. In Esodo 34,29-30-35 la Vulgata tradusse infatti letteralmente l’ebraico quaran con “cornuta” senza rendersi conto dell’uso figurato e della forma attiva (qal) di tale termine, la cui traduzione esatta è “radiosa”. La faccia di Mosé diventò così cornuta per oltre 1000 anni e perfino autorevoli pittori e scultori come Michelangelo prestarono fede all’errore di Gerolamo. In 1 Re 14,10 l’amore sviscerato per la letteralità espose poi al ridicolo non poche autorevoli traduzioni dell’antichità. Non tenendo conto di un idiotismo ebraico che definisce l’uomo maschio come colui che orina contro i muri (qiyr shathan), la Vulgata tradusse “mingientem ad parietem” e fu così servilmente seguita sia dalla Douay Reims (1610) e dall’Authorized Version (1611) che, in modo molto autorevole ma piuttosto comico, resero “him that pisseth against the wall”.

 

[4] Qui il testo ebraico precede il verbo morrai con “awkane” (sicuramente, certamente): il positivamente deriva da un’errata traduzione dell’inglese positively che normalmente va reso con sicuramente o realmente e solo in un limitato numero di casi con positivamente.

 

[5] L’ebraico “nichowach” si può sicuramente rendere con riposante ma come aggettivi di “odore” sembrano più accurate le traduzioni  dolce e soave.

 

[6] La traduzione è un po’ buffa ma corretta.

 

[7] Il verbo ebraico “sherets” va tradotto sciamare per gli insetti ma per i rettili la traduzione italiana corretta è strisciare.

 

[8] Il verbo ebraico “galah” vuole effettivamente dire scoprire. Più comprensibile di “scoprire l’orecchio” sarebbe forse stato “aprire l’orecchio”, “dire nell’orecchio”, “confidare” o “rivelare”. Con la TNM rende comunque “had uncovered the ear of Samuel” anche la Young Literal Translation.

 

[9] Davide afferrava realmente i leoni per la barba come giustamente ci ricorda la Traduzione del Nuovo Mondo. Rendono infatti l’ebraico “zaqn con “beard” -cioè barba- la King James (1611), la Darby Bible (1887), la Young Literal Translation (1890), l’American Standard Version (1901), la Revised Standard Version (1952), la New King James (1982), la New American Standard Bible (1995) e la English Standard Version (2001). Che Davide non facesse pugilato con le belve ma avesse una forza ed un coraggio tali da afferrare davvero i leoni per la barba è confermato pure dalla Bibbia del Diodati (1640) che traduce "Ed io uscii dietro a lui, e lo percossi, e riscossi la pecora dalla sua gola; ed essendosi esso levato contro a me, io l'afferrai per la barbozza, e lo percossi, e l'ammazzai" (1 Samuele 17,35). A sostegno di tale traduzione possiamo citare anche il cattolicissimo libro del Siracide che di Davide dice: "Egli scherzò con leoni quasi fossero capretti, con gli orsi quasi fossero agnelli... (Siracide 47,3).

 

[10] Il verbo ebraico “tavah” vuole dire semplicemente segnare o marchiare e non contiene alcun riferimento a croci o pali. Il verbo, comunque potrebbe derivare dalla lettera "tau" dell'alfabeto ebraico e potrebbe essere tradotto più correttamente con "fare dei segni a forma di tau". In Ezechiele 9,4 si trova proprio il verbo "tavah" (segnare) seguito da "tau" (lettera ebraica corrispondente alla nostra "t"), nel senso di "fare dei segni a forma di T". Purtroppo la lettera "taw" ebraica ha ben poche somiglianze con il tau greco e con la T latina .....

 

[11] Capanne non è l’unica traduzione dell’ebraico “sukkot” che andrebbe meglio tradotto con tende, padiglioni, coperte, boscaglie. Lo sfottò di molti cristiani verso le "capanne" della TNM è stato enorme ma per nulla obiettivo. Basti pensare che i traduttori della Nuova Cei (2008) hanno reso in modo altrettanto ridicolo le "tende" che Pietro, Giovanni e Giacomo volevano fare sul monte Tabor dopo l'apparizione di Mosé ed Elia con "capanne" (Matteo 17,4). Anche qui la traduzione è grammaticalmente possibile ma piuttosto comica: il termine greco "skene" è stato infatti da sempre tradotto con "tende" o "tabernacoli". Del resto, di Paolo, Aquila e Priscilla è stato sempre detto (Atti 18,3) che erano di mestiere fabbricanti di tende (skenopoioi) e non produttori di capanne.

 

[12] L’ebraico “quasah” vuol dire indurire: la traduzione è buffa ma accettabile

 

[13] L’ebraico “halyik” vuol realmente dire passi, mentre “chemah” può esser tradotto letteralmente burro, crema, panna, caglio o latte cagliato. Nonostante il gran sfottò che di questa traduzione hanno fatto molti oppositori della TNM, ricordiamo che nel Salterio iuxta haebraicum translatus San Gerolamo rese “quando lavabam pedes meos butyro et petra fundebat mihi rivos olei”, mentre King James, Hebrew English Bible ed American Standard Version concordano su “When my steps were washed with butter, and the rock poured me out streams of oil!”  

 

[14] L’ebraicorathach” vuole dire bollire o ribollire: la traduzione è buffa ma accettabile

 

[15] La traduzione del testo ebraico è esatta ed è confermata dalla Young Literal Translation (1887) che rende "and my hand doth kiss my mouth”. Il verbo nasaq è qui usato in modalità qal (forma semplice attiva) e vuol dire “baciare”. Potrebbe tradursi con “toccare gentilmente” solo nella forma hiphil (forma causativa attiva). Si tratta chiaramente di un ebraismo: siccome l'oggetto dell'adorazione di cui parla Giobbe era costituito dal sole, dalla luna e dalle stelle, corpi celesti irraggiungibili, la mano veniva probabilmente avvicinata alla bocca per lanciare un bacio verso il cielo. Oltre alla Young Literal, nessuna altra traduzione, per quanto letterale, rese così servilmente Giobbe 31,27. La King James, l'American Standard Version e la Hebrew English Bible tradussero infatti: my mouth hath kissed my hand (anche se in nota l'American Standard Version ricorda come l’ebraico porti my hand hath kissed my mouth).

 

[16] L’ebraico “ruwa  può essere correttamente tradotto con gridare, gridare di gioia o gridare con applausi

 

[17] La traduzione è corretta: qui l’ebraico usa nackar (sbuffare) e non tsahal (nitrire) come in Geremia 5,8.

 

[18] Il termine gradatamente non è contenuto nel testo ebraico: il senso del versetto non cambia ma il povero Giobbe sembra morire di morte lenta tra i tormenti, cosa che contrasta non poco con il successivo vecchio e sazio di giorni.

 

[19] Dalla King James in poi quasi tutte le bibbie inglesi traducono “I make my bed to swim” o  I make my bed  swim”. Anche il salterio di Gerolamo iuxta hebraicum translatus rende “laboravi in gemitu meo natare faciam tota nocte lectulum meum lacrimis meis stratum meum rigabo”. Il verbo “sachah” è infatti causativo (imperfetto hiphil). Per la grammatica italiana sarebbe stato sicuramente più corretto ed elegante tradurre con “far galleggiare” piuttosto che con “far nuotare”, ma la traduzione criticata permette di conservare il forte valore iperbolico offerto dal testo originale.

 

[20] Sarebbe stato ugualmente letterale ma sicuramente più comprensibile tradurre con “si accordano per camuffare tranelli” (Nuova Riveduta) o “parlano di tendere lacci di nascosto” (Nuova Diodati) o anche “si accordano per nascondere tranelli” (CEI).

 

[21] Qui l’ebraico usa due parole “sear” e “qodqod” che indicano entrambe la testa ed i capelli. San Girolamo, nella Vulgata, rende con “verticem crinis”, mentre la King James e l’American Standard Version concordano su “hairy scalp”. Le Bibbie italiane preferiscono tradurre con “testa chiomata” o “testa altera

 

[22] L’ebraico “gamal” può essere tradotto sia con trattare con bontà sia con ricompensare, ripagare, trattare remunerativamente: il senso del proverbio qui sembra essere trattare con bontà. Il verbo “akar” vuol invece dire tormentare, turbare, affliggere. Qui la TNM ricorre pertanto ad una traduzione dinamica o ad una parafrasi, abbandonando il tradizionale approccio letterale.

 

[23] Letterale e fedele ma ….linguisticamente un po’ pesante

 

[24] Nell'antica Atene l’ostracismo era una  procedura giuridica che bandiva per dieci anni un cittadino considerato politicamente pericoloso. Dopo una votazione pubblica in cui ogni votante scriveva il nome della persona da esiliare su un coccio (in greco óstrakon), se si contavano almeno seimila voti validi, la persona doveva lasciare Atene entro dieci giorni. La parola ostracismo è usata dalla TNM per tradurre impropriamente il termine ebraico “akar” che invece vuol dire tormentare, turbare, affliggere.

 

[25] Letterale e fedele ma ….linguisticamente un po’ pesante

 

[26] La traduzione è letterale ma …..incomprensibile

 

[27] La Traduzione del Nuovo Mondo traduce alla lettera il testo ebraico. Con la TNM pure la King James, la Webster’s Bible e la Young Literal Translation rendono “To sift nations with a sieve of vanity”. In italiano il senso sembra essere “Viene per vagliare i popoli con il vaglio distruttore”.

 

[28] Più che con “esortazione” era meglio tradurre letteralmente l’ebraico “muwcar” con “dottrina”. In italiano sarebbe “il loro [idolo in] legno è una dottrina di vanità” San Girolamo tradusse infatti molto chiaramente “doctrina vanitatis eorum lignum est

 

[29] La traduzione letterale esatta del verbo ebraico “yalak” è “andare” o “diventare”. La frase dovrebbe tradursi "le ginocchia andranno in acqua o si scioglieranno". Nella Vulgata San Gerolamo tradusse “omnia genua fluent aquis”.  

 

[30] La traduzione è letterale ma …..non troppo comprensibile

 

[31] Versione letterale sicuramente corretta, anche se alcune traduzioni italiane come “i luoghi più fertili della provincia”, “le parti più ricche della provincia” o “le parti più grasse della provincia” risultano meno buffe e più comprensibili ad un lettore di media cultura.

 

[32] Qui il testo ebraico porta “baal” che può essere tradotto con signore, proprietario, sposo, fidanzato e marito. Tra tutte le possibilità la TNM segue qui l’opzione meno rispettosa per il gentil sesso (Osea 2,16).

 

[33] Sulla purezza di denti (cleanness of teeth) sono d’accordo quasi tutte le traduzioni inglesi dalla King James in poi (compresa la New King James e l’American Standard Version). Le Bibbie italiane rendono in modo più comprensibile “a bocca asciutta” o “a denti asciutti”. Traduce “nettezza di denti” solo la vecchia Diodati.

 

[34] Il senso del versetto sembra essere: voi strappate loro la pelle di dosso e la carne dalle ossa.

 

[35] Il verbo greco qui è “baptizo” che normalmente vuol dire immergere o lavare immergendo. Nel Nuovo Testamento, questa parola si riferisce spesso, ma non sempre, alla nostra unione ed identificazione con Cristo ed al nostro battesimo in acqua (il lavaggio di bicchieri non sembra comunque collegabile al battesimo cristiano). L'esempio più chiaro che mostra il significato di baptizo è un testo dal poeta e medico greco Nicander, che visse all'incirca nel 200 a.C. È una ricetta per fare sottaceti ed è utile perché usa tutte e due le parole. Nicander dice che per fare dei sottaceti, il vegetale deve essere prima 'bagnato' (bapto) in acqua bollente ed poi 'battezzato' (baptizo) nell'aceto. Tutti e due i verbi hanno a che fare con l'immergere dei vegetali in un liquido. Ma il primo è provvisorio. Il secondo, l'atto di battezzare il vegetale, produce un cambiamento permanente.