Nel maggio del 1879, il manifestarsi in forme sempre più acute della malattia che Io porterà alla follia costringe Nietzsche a lasciare definitivamente l'insegnamento di filologia classica a Basilea.
Vivendo di una modesta pensione, il filosofo dà ora inizio a quelle incessanti e sempre più sofferte peregrinazioni attraverso l'Italia, la riviera francese e le valli svizzere che segneranno la sua esistenza, di qui in avanti, fino allo spegnersi della sua mente nelle drammatiche giornate torinesi del Natale del 1888.
Già nel 1876-77, l'insegnamento di Nietzsche si era tuttavia sostanzialmente interrotto e il filosofo tedesco aveva soggiornato a lungo a Sorrento ospite dell'amica Malwida von Meysenburg.
Sono di questi anni gli abbozzi di una nuova opera che uscirà nel 1878 con il titolo di Umano troppo umano, sottotitolo Un libro per spiriti liberi.
A partire da quest'opera Nietzsche muta il corso della propria riflessione, cambia l'orizzonte dei propri interessi.
Significativamente, si trasforma anche il linguaggio attraverso cui egli dà corso alle proprie riflessioni: alle forme del saggio, della dissertazione, subentra la scrittura frammentata e a lampi della composizione aforistica. Lo stile si fa più aggressivo e polemico; il tono è ora spesso quello dell'invettiva, ironica e tagliente.
L'abbandono della metafisica di Schopenhauer
A lungo gli studiosi si sono interrogati se si sia davanti a un cambiamento radicale, a un "secondo periodo" del filosofo, oppure se si tratti piuttosto di una sostanziale evoluzione di motivi e di interessi, ancorché segnata da brusche novità.
Non c'è dubbio che, da un punto di vista biografico, il periodo che si inaugura con Umano troppo umano è segnato dalla rottura insanabile con gli "eroi" della propria giovinezza, dal distacco interiore da Wagner e da Schopenhauer.
Esso avviene di colpo: sembra che il filosofo rinneghi improvvisamente ciò che aveva amato e bruci quegli idoli nel nome dei quali aveva fin qui pensato e scritto. Come scrive Fink, Nietzsche si sveglia dal sogno romantico "e una più fresca, più fredda aria lo avvolge": si libera dalla metafisica schopenhaueriana e dalla divinizzazione wagneriana dell'arte e cerca una nuova e più propria espressione. In realtà - come si è detto - già nella Nascita della tragedia Nietzsche non aveva condiviso il pessimismo di Schopenhauer.
L'interesse verso la cultura scientifica
Decisive, nel determinare i nuovi orientamenti, sono le amicizie che Nietzsche stringe nell'ultimo periodo di Basilea e nei primi mesi delle sue peregrinazioni: il sodalizio con il teologo e storico Franz Overbeck, che rimarrà l'amico più fedele fino ai giorni della follia torinese; il dialogo con Jacob Burckhardt, che aveva già influito sulle tesi della seconda Inattuale; l'incontro con il giovane medico e pensatore Paul Rée, che lo avvicina agli studi di morale e di psicologia. Nuove e più intense sono anche le letture cui Nietzsche si dedica, spinto dal desiderio di formarsi una cultura scientifica (che tuttavia non riuscirà mai ad avere in modo compiuto): trattati di fisica, di antropologia, di paleontologia lamarckiana, storie della chimica, le opere di Boscovich; ma anche i grandi moralisti francesi: Montaigne, La Rochefou-cauld, Fontenelle, Pascal.
La massa di stimoli e di riflessioni suscitata da queste e da altre letture sfocerà nella mole enorme di frammenti e di aforismi raccolti nelle opere di questi anni: Umano troppo umano (1878), Aurora (1881), La Gaia scienza (1882).
Lo "spirito libero" e l'amore per la verità
Se nel suo periodo giovanile il sentimento esistenziale più alto era stato il sentimento tragico, ora Nietzsche vagheggia un ideale di umanità libera dalle illusioni, in cui l'uomo abbia la forza di riconoscersi in modo autentico.
Protagonista di questa riforma morale non è più il genio artistico, bensì lo "spirito libero" ( Freigeist). Lo spirito libero è superiore al libero pensatore del Settecento, perché non crede ciecamente alla ragione, ma diffida e pone interrogativi. Egli è il grande scettico: non ha soggezione né rispetto verso tutto ciò che gli "spiriti vincolati" accettano e venerano; ha la gaiezza e l'audacia temeraria di chi non indietreggia davanti a nulla; è alla caccia della verità, ma senza illusioni; ha la gelida freddezza del pensiero radicale che "penetra nelle carni della vita".
ii suo è un mondo organizzato sul principio della "gaia scienza", libero dall'ignoranza e dalla paura. La sua è l'etica del coraggio e della responsabilità. che appartiene agli uomini artefici del proprio destino, i quali, come Cristoforo Colombo, sanno dire addio al vecchio continente e farsi largo nel nuovo mare. Spiriti liberi sono stati i grandi retori dell'età sofistica, gli uomini forti dell'Umanesimo e del Rinascimento, i "costruttori di storia" come Napoleone; i loro avversari sono gli inventori delle grandi ipocrisie moralistiche: Socrate, Rousseau, e gli uomini asserviti alle società massificate moderne, come Bismarck.
La progettualità come riscatto esistenziale
Liberato dai miti wagneriani e schopenaueriani, attraverso la figura dello spirito libero, Nietzsche mette a fuoco uno dei temi caratterizzanti l'intera sua produzione, la grandezza dell'esistenza: la vita dell'uomo ha valore per i grandi progetti che è capace di esprimere. Tuttavia il Freigeist è solo una figura di passaggio, un viandante verso una meta non ancora chiarita. Lo stesso stato d'animo di Nietzsche è quasi in inquieta e curiosa attesa degli sviluppi di un pensiero ancora in movimento. Leggiamo in Aurora: "E dove dunque vogliamo arrivare? Al di là del male? Dove ci trascina questa possente avidità, che è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in quella direzione, laggiù dove sono fino a oggi tramontati tutti i soli dell'umanità? Un giorno si dirà forse di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiungere un'India, ma che fu il nostro destino naufragare nell'infinito". Viandante e spirito libero egli stesso, Nietzsche si trova all'alba di un mondo disincantato non più coperto da nebbie mistiche e nuvole metafisiche" (Fink), alla ricerca di una nuova filosofia del mattino
LA FILOSOFIA DEL MATTINO
Con l'immagine della filosofia del mattino - che non può non ricordare, per contrasto, quella hegeliana della filosofia come nottola di Minerva - Nietzsche abbozza una nuova concezione della condizione umana che successivamente caratterizzerà più nitidamente attraverso le nozioni di morte di Dio e di amor fati. Non abbiamo qui a che fare con una vera e propria dottrina, segnata da contenuti teorici positivi. Nelle opere del periodo "illuministico", più ancora che nelle successive, la scrittura aforistica nietzscheana accumula in maniera disordinata materiali e spunti che non si lasciano coordinare in un insieme sistematico.
La stessa definizione di spirito libero non è tale conferire un contenuto dottrinario preciso alla filosofia del mattino, la quale esprime soprattutto una temperie spirituale e uno stato d'animo rinnovati da cui è segnato, in primo luogo, Nietzsche stesso, il quale attraversa nei mesi invernali del 1882. in cui compone la Gaia scienza, forse per l'ultima volta un momento di straordinaria serenità interiore.