Friedrich NIETZSCHE
da Cioffi.., Corso di filosofia.., cit., p. 137 sgg,


1 - LA CONCEZIONE TRAGICA DEL MONDO
spirito apollineo e spirito dionisiaco
Nascita della tragedia (1871); le quattro Considerazioni inattuali (1873-76)

Filosofia e categorie estetiche
L'arte è in grado di spiegare l'essenza del mondo e della vita secondo un movimento tipicamente romantico, l'arte viene posta al centro: con l'occhio dell'arte il pensatore riesce a vedere il mondo dietro il velo delle apparenze.
La filosofia risulta così interpretata con l'ottica dell'artista e l'arte con l'ottica della vita: concezione artistica, filosofia della vita e interpretazione dello spirito greco si saldano in un tutto, in cui la categoria del tragico viene a costituirsi come la dimensione caratteristica della realtà.

Spirito apollineo e spirito dionisiaco
Per esprimere la propria concezione estetica Nietzsche ricorre alle figure del mito greco.
I greci, scrive, hanno reso comprensibile la propria concezione del1'arte .
La tesi fondamentale di Nietzsche è la seguente: la tragedia è la massima espressione artistica e culturale della civiltà ellenica perché in essa si incontrano le due grandi forze che animano lo spirito greco, l'apollineo e il dionisiaco.
Lo sviluppo dell'arte greca è legato al dualismo di questi due elementi come la procreazione alla duplicità dei sessi. In essi acquista visibilità il contrasto primigenio degli opposti (caos e ordine, nascita e morte, ascesa e decadenza, generazione e corruzione) che è il fondamento ontologico della vita.
La duplicità dell'istinto artistico greco si mostra attraverso le maschere di Apollo e Dioniso.
Apollo è il dio della luce e della chiarezza, della misura e della forma: l'apollineo simboleggia l'inclinazione plastica, esprime la tensione alla forma perfetta, quale trova espressione nella scultura e nell'archi-tettura greche.
Dioniso è il dio della notte e dell'ebbrezza, del caotico e dello smisurato: il dionisiaco simboleggia l'energia istintuale, l'eccesso, il furore. Esso è dunque impulso di liberazione e di abbandono; la sua forma espressiva è la musica, non già tuttavia la musica rigorosa e frenata - dominio del plastico Apollo - ma la musica che genera la passione.
Nella tragedia, che per questo esprime il culmine della cultura ellenica, apollineo e dionisiaco si fondono nella perfetta sintesi costituita dal canto e dalla danza del coro e dall'azione drammatica.
All'immagine della grecità dipinta dal classicismo, fondata sull'esaltazione dell'armonia e della compostezza, Nietzsche ne contrappone dunque una ra-dicalmente diversa, in cui questi elementi apollinei sono in profonda tensione con la dimensione caotica e irrazionale del dionisiaco.

Socrate e la morte della tragedia
Nietzsche interpreta come decadenza l'intera storia dell'Occidente, a partire dalla vittoria dello spirito scientifico-socratico sullo spirito musicale-dionisiaco della tragedia greca.
La tragedia muore infatti per Nietzsche nel momento in cui il pensiero greco, con Socrate, pretende di racchiudere in con-cetti l'esistenza, imponendo così alla vita il primato della ragione.
"La tragedia muore suicida" per mano di Euripide, maschera che non rivela più né Apollo né Dioniso, ma un nuovo demone, Socrate. Euripide infatti "porta Io spettatore sulla scena" e trasforma l'azione drammatica in dibattito teorico, riproduce nell'arte la mediocrità del quotidiano abbandonando la profondità religiosa del mito. Con Euripide la tragedia sopravvive così nella sua "forma degenerata", nella quale il mito tragico decade a mera narrazione realistica di vicende razionalmente concatenate.
Il realismo euripideo e tuttavia solo una conseguenza dell'ottimismo razionalistico socratico: ciò che risulta messo in scena non è più la "tensione epica", "l'eccitante incertezza", ma la struttura razionale della realtà.
Rovesciando la tesi storiografica tradizionale, che ve-deva nei presocratici una sorta di "preparazione" al sorgere della grande filosofia socratico-platonica, Nietzsche interpreta dunque l'età di Euripide e di Socrate come un'età di decadenza, in cui la cultura ellenica, che aveva espresso con Eraclito ed Eschilo una straordinaria capacità di cogliere la tragicità dell'essere, perde il suo nesso vitale con il mondo del mito e con la comunità della polis. Si chiude con Socrate l'epoca di Dioniso e il dionisiaco stesso viene espulso dall'orizzonte della cultura occidentale.




Introduzione e Periodizzazione degli scritti
L' "illuminismo di Nietzsche"
Le grandi parole-chiave
La "morte di Dio" e il "superuomo" da Così parlò Zarathustra
L' "eterno ritorno dell'eguale" da Così parlò Zarathustra
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