In ricordo di un caro amico

 

"Io non sono io, ma sono il pensiero che mi attraversa". Me li avrà fatti ripetere cento volte, questi versi che gli valsero un premio di poesia, cambiando intonazione fino a trovare il timbro giusto… se ne è andato così, alla chetichella, senza clamore, un piccolo trafiletto sul quotidiano locale. Eppure lui aveva fatto della vita un palcoscenico, amava esplorare, sperimentare, scioccare, inventare scoop sensazionali. Un piccolo teatro di provincia, un piccolo uomo geniale; troppo piccolo, forse, per il mondo; troppo grande, forse, per il quartiere in cui si era installato. Una esistenza svolta sotto i riflettori puntati a 360° che urta con il pacato fluire del tran tran comasco. E così il (prof.) Italo Re, in arte Dino Abba, ha lasciato un buco nella vita culturale comasca, un grande vuoto almeno in coloro che hanno avuto occasione di conoscerlo e di lavorare con lui.
Sempre brillante, energico, combattivo anche quando già si trascinava a fatica con quel pallore fantasmagorico, incurvato sotto al peso della malattia.

Dopo l’attività a Villa Olmo, a fianco di Bernardo Malacrida, e allo stabile di via Dante, aveva finalmente aperto il "suo" teatro, il Cantina Club, nell’antico borgo Vico. E qui aveva incessantemente tramato, come un’ape meticolosa, iniziative su iniziative.
Esibizioni, performance, scuola di recitazione, poesia, concorsi interattivi di arti incrociate, dibattiti e talk show. Nel corso della sua lunga carriera era approdato sia alla RAI, sia a Mediaset, sia sul set di numerose piccole televisioni e radio locali.

Due anni fa era perfino riuscito ad ospitare Susan Strasberg, attrice e direttrice dell’Actor's Studio di New York. Autore e interprete, inarrestabile esploratore del senso delle cose, aveva sperimentato di tutto nel suo excursus conoscitivo, dalla pittura classica al pensiero di Becher, dalle profezie di Nostradamus al vangelo di Krishnamurti. Ma sì, dal suo teatrino sono passati affermati attori e intellettuali di grido, ambiziosi programmi di arte e di moda ma anche studenti inesperti, scrittori moderni, pensatori emergenti e squallide modelle in cerca di gloria. Dalla strada alle stelle ha tracciato il suo percorso e aperto il portone del club abbracciando tutta la sfera del sociale.

Spesso ingiustamente sottovalutato a causa della sua sfrenata fantasia e del suo incredibile entusiasmo è invece un personaggio di peso che molti comaschi e non, vicini al mondo culturale, non dimenticheranno. Forse Como avrebbe dovuto partecipare di più e meglio alle sue avventure intellettuali. Come quando portò al Cantina la direttrice di Astra, Titti Mendoza, lo scrittore Igor Sibaldi, la giornalista Manuela Pompas ed il critico Carlo Biagi per un dibattito sulle attività paranormali nella realtà del visibile. Oppure quando inscenò in chiave moderna una riedizione della sua " Una Luce nel Mistero", l’anima che parla all’uomo… l'Entità Aura in bilico fra essenza vitale e trascendenza post mortem, alle prese con lo scetticismo, i dubbi e le paure di un comune mortale. O ancora quando allestì la mostra itinerante di falsi d’autore, le sue recitazioni di poesie … in quel teatrino recentemente ristrutturato a nuovo. Semplice, accogliente, una sala di regia sufficientemente attrezzata, il bar. E quel fondo scena caratteristico di Abba che ha fedelmente accompagnato la sua commedia fino alla morte: dipinto direttamente sul muro un azzurro vortice di energia chiuso quasi ad occhio, simbolo dell’Universo.

Così mi piace ricordarlo, i suoi occhi spalancati quasi sognanti quando pensava e parlava in grande come ascoltando un’eco cosmica, i lampi guizzanti sulle sue pupille quando aveva delle idee nuove, la sua spontanea e incondizionata generosità. E anche la sua caparbia, la sua irriducibile vitalità di guerriero che lotta costantemente fino alla fine senza mai cedere le armi. Anche i suoi difetti mi piace ricordarli con affetto: la sua diffidenza verso le donne, la sua megalomania, la sua visione teatrale del mondo.
Caro Abba mi spiace che tanti comaschi, soprattutto giovani, abbiano perso qualcosa non venendo nel tuo teatro. Ti auguro di continuare altrove la tua opera, magari su un terreno più fertile e fruttuoso. Spero che tu ora sia entrato nell’occhio del ciclone, direttamente dal tuo palcoscenico, risucchiato nella grande alcova cosmica che tu hai sempre tentato di descrivere e di raccontare… buon viaggio Dino.

 

alia§cygnuss
01/01/97
non pubblicato