Dimenticata dai comaschi e dai turisti, sconosciuta ai più, la viuzza che da via Borgovico (nuova) collega Piazzale Santa Teresa al parco della Stazione Como S. Giovanni (vecchia via Borgovico) è invece un vero gioiello storico e culturale che meriterebbe molta più considerazione da parte degli amministratori pubblici locali. È essenzialmente un raccordo viabilistico che immette sulla Via Regina e passa inosservato. A percorrerla a piedi ci si mette in tutto cinque minuti. Cinque minuti di storia per chi ha occhi per vedere. Sembra di rituffarsi nei ricordi di certe favole classiche quando si incontrano i bottegai, artisti di un tempo, piccoli commercianti che tirano a campare dentro il loro laboratorio a misura d'uomo. Sembra incredibile ma in soli cinque minuti di strada si condensa un intero villaggio dove cè di tutto in sovrabbondanza: Rigattiere, Arrotino, Paralumaio, Fotografo, Falegname, Calzolaio, Libraio, Fruttivendolo, Attività di riparazioni tecniche, Erboristeria, Tipografia, Merceria, Sartoria, Lavasecco, Tosatura cani, Pasticceria, Drogheria, Panificio, Pastificio, Macelleria, Articoli sportivi, Alimentazione macrobiotica, Pavimenti e ceramiche, Fotocopie, Parati e moquettes, Impianti di riscaldamento, Esposizione mobili, Rubinetteria. E non è finita: quasi paradossalmente in questi cinque minuti a piedi coesistono perfino quattro Chiese (cattolica, protestante, musulmana e una diroccata), una Palestra, una Scuola Nautica e un Teatro (Stabile di Como), tre Parrucchieri, due Lavanderie, due Alberghi, cinque Ristoranti e quattro Bar, poi ancora un gommista, un meccanico, un deposito camion e pulmini, oltre ai numerosi artigiani e tutto in soli cinque minuti di strada: cinque minuti a piedi. Cè da buttar via la testa: comè che Como ha trascurato questo prezioso borgo? Comè che non si è mai fatto nulla per valorizzarlo, per impreziosirne la caratteristica storico-culturale, per accentuarne il folclore? Tanti piccoli esercenti dopo un po di anni chiudono e se ne vanno scornati, come è successo al fabbro e all'idraulico. Altri arrivano pieni di entusiasmo. Tanti sono i locali vuoti: serranda chiusa o il cartello 'affittasi' sulla vetrata.
Il paralumaio. Scuote il capo
depresso. Ha avuto lo sfratto e deve andarsene il tredici marzo.
Pensa di proseguire altrove la sua attività? "Non lo so ma credo proprio di
no. Mi hanno dissanguato, sono distrutto, guarda... ho cinquemilalire in tasca. Pensa, un
commerciante con in tasca cinquemilalire a fine giornata, come fa a vivere?" Cosa
vuol dire che l'hanno dissanguata? "È una storia lunga
mi sono
ritrovato con interessi astronomici da risarcire alla Banca, i conti degli avvocati per la
causa, la macchina in leasing con le ultime rate da saldare... adesso non ho più niente,
ho solo questo lavoro e se vado via il tredici..." Lattività qui in Borgo
Vico non ha reso come doveva? "Scherzi? Sono arrivato qui pieno di entusiasmo,
volevo fare grandi cose ma mi sono ritrovato con le ali tarpate, guarda, sto cominciando a
lavorare adesso che me ne devo andare. Dovrebbe aiutarci il Governo, invece di
tartassarci". Non ha mai pensato di valorizzare la sua attività di artigiano, per
esempio esponendo i suoi pezzi, creando del folclore ? "Eccome! I primi tempi
esponevo fuori le mie 'fiorentine' (lampade in ferro battuto che qui faccio solo io) ma me
le rubavano. Poi ho provato a lavorare sulla strada ma mi hanno multato. Non cè
più niente da fare ormai, me ne andrò in pensione: ottocentomilalire al mese con
cambiali e debiti da saldare". Dopo di lei non ci sarà più nessun
paralumaio a Como? Ne rimaranno due in città, e basta. Arti come questa sono
destinate a scomparire. I miei paralumi sono tutti cuciti a mano e richiedono dalle sei
alle quarantott'ore di lavoro. Il prezzo a cui li vendo non ripaga nemmeno del tempo
impiegato. Io metto a punto anche gli impianti elettrici, costruisco una lampada dalla A
alla Zeta. Poi restauro le ceramiche, eseguo dorature, decorazioni, saldature in peltro e
antimonio, cose che ormai non fa più nessuno".
Cine-Foto Bergomi. Il signor Bergomi, fotografo, è arrivato in Borgovico vecchia quattro anni fa. Cosa ne pensa della via Borgovico? "Ha presente lei un cimitero? Bé nel cimitero, lasciando stare gli ospiti fissi, c'è molto più movimento che qui". Non è soddisfatto quindi della sua scelta, cosa pensa di fare? "Ho avuto lo sfratto e me ne devo andare. Sa qui sono tutti impazziti, non si può continuare. Chiudo e vado in pensione anche se non prenderò quasi niente". Chi sono impazziti? "I proprietari degli immobili. Di colpo hanno aumentato gli affitti senza criterio, li hanno addirittura raddoppiati nel giro di un anno".
Il Calzolaio. Stefano fa il ciabattino dal 1960. Sono in pochi a Como che fanno il suo lavoro. Risuola, cuce, aggiusta, tutto a mano nel suo sgabuzzino buio seminterrato. Per questo ha sempre la porta aperta sulla strada. È soddisfatto perché si accontenta di poco, sembra proprio uscito da una favola coi suoi occhioni blu dall'aria sognante, e per le donne ha sempre un bel complimento e un ampio sorriso. Sarà che ormai lo conoscono in tanti, sarà il suo bonario carattere, ma è l'unico a non lamentarsi della via Borgovico.
Arrotino e Ferramenta. Gerardo è arrotino e ferramenta in Borgovico dal 1922. Chiuderebbe e andrebbe in pensione se non fosse per il nipote a cui cede lattività. Torniamo a fare la stessa domanda anche a lui. Cosa ne pensa di via Borgovico? "È una via preclusa, passano tante macchine ma la gente non si ferma, a parte quelli che ti conoscono. Lei che è qui da tanti anni ha notato dei cambiamenti? La situazione è andata sempre peggiorando da quando ci sono i supermercati e i Centri commerciali. La gente non viene più da noi e il nostro è un mestiere destinato a scomparire. Eravamo in dodici a Como, siamo rimasti in tre. Ma non avete mai pensato di intervenire tutti insieme per valorizzare il borgo? "Per tanti anni abbiamo fatto la Festa del Borgo. I primi anni rendeva bene poi il comune ha cominciato a tagliarci i fondi e siamo rimasti soli. L'ultima l'abbiamo tenuta sei anni fa, è costata venti milioni: troppo per noi, non ce lo possiamo permettere. Ci sono anche tanti altri problemi, ad esempio gli affitti stanno aumentando vertiginosamente e molte case sono vecchie e da ristrutturare. Prodi dovrebbe dare i finanziamenti all'edilizia che è trainante per tutto, invece che alla FIAT di Agnelli."
La Magrebina. Hedi Sadok, tunisino, gestisce da alcuni mesi il nuovo locale 'La Magrebina', specialità mediorientali. È subentrato alla 'Latteria del Borgo' pieno di entusiasmo: "Voglio trasformare via Borgovico in un 'souk' arabo, un quartiere pieno di mercanti e artisti con vetrine aperte, abiti appesi, gioielli e manufatti orientali..." Hedi, venuto da fuori, si propone qualcosa per cui invece i comaschi hanno dimostrato noncuranza; non capisce tanta indifferenza e si prende a cuore il destino di un antico centro vitale, fulcro di umanità e civiltà europea ormai abbandonato a se stesso e lasciato lentamente agonizzare.
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Ecomail marzo 1997