La leggenda della Luna Piena
In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte,ululava a più non posso. In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve. Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese: - Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?- - Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato. Aiutami! - rispose il lupo. La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla. - Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena. Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione. Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa, luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore. I lupi lo sanno. E ululano festosi alla luna piena.
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La leggenda del Bucaneve
Narra la leggenda che tanti e tanti anni fa, al ritorno dall’ennesimo viaggio sulla terra, il giovane principe Bucaneve udì una fanciulla cantare e, di quel canto, si innamorò perdutamente. Arrivato nel Paese dell'Inverno, chiese a Re Gelo, suo padre, il permesso di sposarla ma questi, brontolando, rispose che il loro amore non aveva speranza perché la fanciulla era la principessa Primavera e abitava la regione dei venti e dei fiori mentre lui, Bucaneve, era il principe delle nebbie e del gelo... “Scordati, figlio mio, questa pazzia!” tuonò cupamente Re Gelo. Passò, così, un altro inverno lungo e silenzioso, ma il cuore di Bucaneve non riusciva proprio a dimenticare così il giovane principe decise di rallentare un po' il suo ritorno. Lungo il sentiero ancora impreziosito da luminosi cristalli di ghiaccio, attese l'arrivo di Primavera... e lei arrivò, leggera, accompagnata da un canto gioioso. Bucaneve, nascosto tra i cespugli, riconobbe l’Amore. Il capo inghirlandato da piccoli fiori, la sottile veste di aliti di vento, i ridenti occhi di azzurro marzolino... la bella principessa incantò per sempre il giovane principe. Da lontano, il richiamo di Re Gelo giunse cupo, come brontolio di tuono, per ricordargli che doveva affrettarsi a rientrare nel Paese dell'Inverno... ma Bucaneve non lo ascoltò e continuò a perdersi negli occhi di Primavera che, a piccoli passi, si avvicinava danzando. Giunta accanto al cespuglio, un brivido increspò le braccia nude. Poi, incerta, guardò intorno e... finalmente lo vide. Avvolto nel mantello di candida neve, la corona scintillante di brina, fiera sul capo, la spada di ghiaccio, splendete al fianco e due meravigliosi occhi cerulei e inquieti come la tormenta... il giovane rapì per sempre il cuore della principessa. Intorno, come richiamato da un evento magico e misterioso, tutto tacque e il mondo si incantò negli occhi dei due innamorati. Per non ferire a morte il Signore dell'Inverno, il sole nascose i suoi raggi dietro le nuvole e il gelido vento, che seguiva sempre Bucaneve, per non assiderare Primavera, andò a fare mulinelli più lontano. allora il principe avvolse nel soffice mantello la fanciulla e si tennero stretti a lungo, giurandosi eterno amore. Quando il sole fece nuovamente capolino tra le nuvole, Bucaneve baciò Primavera e "Non temere" le disse "perché alla fine di ogni inverno tarderò di un giorno il mio ritorno nel Paese del Gelo e quando arriverai io sarò qui ad aspettarti". Poi, rapito per sempre dal vento di tormenta che lo nascose, svanì tra le nebbie... E lei, rimasta sola, chinò il capo e pianse. Ma quando una lacrima toccò il terreno, tra le impronte di neve lasciate dall'amato spuntò un piccolo fiore bianco, dai petali delicati, che Primavera raccolse e strinse al petto, nuovamente felice... Da allora, ogni fine inverno, nei campi scintillanti di brina sboccia un piccolo fiore, che qualcuno ancora chiama Bucaneve per ricordare la promessa fatta dal giovane principe dell'Inverno alla bella principessa Primavera.
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La leggenda dei Sempreverdi
Nei tempi passati, al termine dell'estate, un uccellino si ferì ad un'ala, restando così da solo nel bel mezzo del bosco. Non potendo più volare, restò praticamente in balia dell'inverno, che già faceva sentire i suoi primi geli. Così, domandò ad un enorme faggio di potersi rifugiare tra i suoi grandi rami, sperando di poter passare l'inverno al riparo dal cattivo tempo. Ma il faggio, altezzosamente, rifiutò all'uccellino un piccolo riparo tra le sue fronde. Intristito, l'esserino continuò a girovagare nel bosco, trovando di lì a poco un grosso castagno e, speranzoso, ripeté la stessa domanda. Ma anche quest'albero rifiutò all'uccellino la sua protezione. Così, nuovamente s'incammino nell'oscurità della foresta, alla ricerca di un riparo. Di lì a poco si sentì chiamare: “Uccellino vieni tra i miei rami, affinché tu possa ripararti dal freddo.” Stupito, l'uccellino si voltò e vedendo che a parlare era stato un piccolo pino, saltò lestamente su uno dei suoi rami. Subito dopo anche una pianta di ginepro offrì le sue bacche come sostentamento per il lungo inverno. L'uccellino ringraziò più volte per tale generosità, che gli permise così di superare la cattiva stagione. Dio, avendo osservato tutto, volle ricompensare la generosità del pino e del ginepro, ordinando al vento di non far cadere loro le foglie, e quindi da quel giorno furono "sempreverdi". |