Il Cadore

Anno L - N. 9 - Settembre 2002

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Costalta di Cadore

Arrivare a Costalta, frazione di San Pietro di Cadore, è come ritrovare un mondo già incontrato nelle nostre fantasie di bambini; fiabesco come Cibiana, ad aggirarsi tra le vecchie case cadorine non scopri murales con scene di vita trascorsa, ma sculture di legno, statue o rilievi, che sono sempre finestre aperte sul passato, racconto di una storia.

Nella parte alta del paese, il tempo si è fermato: solo case con stalle, fienili ancora pieni di fieno, l'odore del letame, nessun segno del 2002. Potrebbe essere il 1940.

Più giù Costalta appare come il paese di Geppetto, tutto di legno: le vecchie case, l'ovale che narra brevemente le vicende delle costruzioni più tipiche, quelle che accolgono una scultura che vi si ispira: come la Ceda di Sai, dove Angelo, l'ultimo proprietario, racconta di essere stato rapito dal diavolo di notte e da tre anni una scultura in cirmolo lo raffigua, così come lo ha immaginato lo scultore Tita Zasso.

Poi, in una sua stanza, scopri tantissimi Pinocchi, grandi e piccoli, tra un cavallo a dondolo e una culla, ognuno a inseguire una sua avventura, tutti birichini, un po' Lucignoli. Esci fuori e sul prato, incredibile ma vero, la balena raccontata da Collodi, approdata in Comelico grazie all'arte di Mauro Olivotto di San Vito, artefice di ben 1500 Pinocchi. Un Supergeppetto senza eguali.

"Una statua di legno, in una casa di legno, in un paese di legno" è il nome e il senso di un'idea dell'associazione CostalArte che, giunta al suo terzo anno, intende valorizzare le più antiche architetture cadorine con una scultura: ogni anno, davanti a tre vecchie case, si mettono all'opera alcuni artisti, invitati da Gianni Pezzei. Piano piano, sta nascendo un museo all'aperto, in un paesino dove vedi bambini, ragazzi, famiglie, arte: un centro che appare vivo, dove il ladino è la lingua di casa.
L'iniziativa, che si è svolta nella terza settimana di luglio con una serie di eventi, ha visto inoltre la prima rappresentazione del nuovo spettacolo del Gruppo Musicale di Costalta, "Pinochio ladin", ispirato al testo del pittore Giovanni De Bettin, probabilmente la prima traduzione in ladino dell'area dolomitica delle avventure di Collodi.
Il libro, illustrato dal nipote Alberto De Bettin, nasce dopo la libera traduzione di un'opera insigne della letteratura italiana "I Nuizes", ossia "I Promessi Sposi" di Manzoni.
Il testo è edito dal Gruppo Musicale di Costalta, sorto nel 1983, con l'intenzione di cantare nella "nostra lingua", con testi nostri, per andare oltre la fissità del tradizionale coro di montagna, ci dice Lucio Eicher Clere, regista e voce narrante, autore di vari testi, anche di canzoni. E negli anni ne sono state composte 150, con musiche di Daniele De Bettin e altre di Andrea da Cortà, raccolte, in parte, in 8 incisioni.
Parole e musica, voci narranti e dialoganti, canzoni cantate insieme dagli attori-cantanti (brava la giovanissima interprete di Pinocchio), quest'ultimo spettacolo quasi interamente in ladino ha visto la sala della Regola piena come un uovo e un silenzio sospeso anche da parte dei bambini in ascolto. In mezzo, un canto quattrocentesco di area fiamminga ad accompagnare l'incontro del burattino col Grillo Parlante e una canzone per i più grandi, a ricordare una Fata Turchina Ladina che non c'è più.

Dopo quasi vent'anni di spettacoli, in cui tra le canzoni in "lingua" si usa l'italiano per comunicare riflessioni ed emozioni, il Gruppo ha preparato un secondo evento in agosto: uno spettacolo dedicato a Tiziano Vecellio con l'apporto di Antonio Chiades, autore della `Vita di Tiziano", uscito nel 2000 dalla Casa Editrice La Mandragora.

Forse per la bacchetta della Fata Turchina, l'arte continua dunque a fiorire nel paesino del Comelico, a cominciare dalle case, a gara per il gusto della decorazione, la voglia di essere originali; dove, passeggiando, puoi scoprire due gatti bianchi che ti guardano dal vetro di una finestra di una casa senza età e puoi incontrare un uomo che sta mettendo all'aperto la foglia d'oro su una tavola di legno, per chissà quale opera; a noi, semplici visitatori, ignota per sempre.

LUCIA DE POLO

Un nuovissimo spettacolo, interamente dedicato a Tiziano,
ha caratterizzato l'estate cadorina 2002.

E' stato realizzato dal Gruppo Musicale di Costalta e da Antonio Chiades e per oltre un'ora riesce a coinvolgere e ad affascinare il pubblico, in un susseguirsi di canzoni, parole e immagini.
Particolarmente intensa e suggestiva è stata la rappresentazione del 12 agosto a Pieve, nella piazza dedicata al sommo artista affollata e con molta gente in piedi. Avvolto in un ampio mantello nero, Antonio Chiades ha impersonato con straordinaria forza espressiva la figura di Tiziano, narrando in prima persona le fasi salienti della sua vita, sia quelle familiari, sia quelle a carattere artistico, senza trascurare i frequenti rapporti con i potenti dell'epoca, dall'imperatore Carlo V a papa Paolo III.

Il Gruppo di Costalta ha fatto da contrappunto alla recitazione, con brani musicali ritmati in modo caldo e penetrante, scritti in collaborazione fra Lucio Eicher Clere e Daniele De Bettin, mentre sulla torre del palazzo comunitario venivano proiettate le opere tizianesche più significative. Al successo della serata hanno contribuito le musiche originali di Andrea Da Cortà e il supporto tecnico di Michele Casanova.

Quella del 12 agosto era la quarta rappresentazione di 'Tiziano", dopo le entusiastiche accoglienze ricevute nei giorni precedenti a Lorenzago, Costalta e Lozzo.
Lo spettacolo era organizzato nell'ambito delle tante iniziative predisposte dalla Comunità Montana Centro Cadore per l'anno internazionale della montagna.

LUCIA DE POLO


 COSTALTA
nel video "CADORE"

 Lo spettacolo "Tiziano"
a Londra?

 "ACCADE A COSTALTA..."

 GRUPPO
MUSICALE

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