4-8-2002

In omaggio a Tiziano
Debutterà martedì a Lorenzago (sala parrocchiale)
uno spettacolo in viaggio fra teatro, musica e immagini

Primo piano sull'anima di Tiziano

Il maestro "investigato" da Chiades e dal Gruppo di Costalta
Diretto da Paolo Dego, il lavoro multimediale
prenota altre serate in centro a Lozzo e a Pieve di Cadore

Tiziano Vecellio diventa spettacolo teatrale.
Il sommo pittore cinquecentesco, che pur avendo vissuto gran parte dei suoi anni a Venezia, si firmava sempre Tician de Cadore, rivendicando la sua appartenenza alla piccola patria tra le montagne, è stato rivisitato in chiave teatrale dal Gruppo musicale di Costalta ed Antonio Chiades, in una sintesi recitativa e musicale, che era stata già sperimentata alcuni anni fa con gli spettacoli "In attesa del re" e "Una voce, il mio amore".

Antonio Chiades aveva pubblicato nel 2000 un libretto intitolato "Vita di Tiziano" e, proprio partendo da questa biografia, l'autore si è immedesimato in Tiziano vecchio, che ripercorre i momenti e le situazioni più significative della sua vita, raccontando in prima persona episodi, sentimenti, considerazioni.

E' lo stesso Chiades, in scena con un mantello nero, a proporre, con la sua voce calda e pastosa, questo io narrante del pittore nella sua casa veneziana di Biri, vicino alle Fondamenta Nuove. Il coro del Gruppo musicale di Costalta è in scena, quasi come commento alla storia narrata da Tiziano, e le sue canzoni introducono i vari monologhi che compongono lo spettacolo.

Una serie di diapositive dei più famosi quadri di Tiziano completano questo mix di musiche, recitazione ed immagini, che Paolo Dego, attore e regista delle Bretelle Lasche, ha coordinato e diretto.

Lo spettacolo è pronto e vedrà la prima rappresentazione a Lorenzago, martedì, nella sala parrocchiale, alle 21. Altri spettacoli in agosto sono previsti a Costalta l'8, a Lozzo, l'11, a Pieve di Cadore il 12.

"Da qua, da casa mia a Venezia, vedo Muran davanti, co l'acqua calma e scura che bate su le fondamenta. Ma sopratuto, nei giorni de seren, vedo le me montagne. Le par sospese su l acqua, in lontananza. Me le porto dentro, anca se nel me Cador, da quando che son vegnuo via, go podesto tornar solo qualche volta". Con queste parole, in un veneto indefinito, inizia la recitazione di Tiziano-Chiades nello spettacolo teatrale costruito con il Gruppo musicale di Costalta.

E' il racconto della giovinezza, dei primi passi nella grande capitale, del furbesco apprendere le tecniche pittoriche nelle botteghe dei grandi maestri. Bellini, Giorgione, Dürer, sono i primi personaggi di una lunga serie che Tiziano incontrerà e che ha modo di narrare ai suoi ascoltatori in platea.

Nostalgia della terra di origine, amore per la famiglia, la moglie Cecilia, i figli Orazio e Pomponio, la amata Lavinia, dando alla luce la quale Cecilia morì. E' la canzone "Ceda", che in ladino significa "casa", a introdurre questo spazio familiare, dolce e struggente nell'interpretazione dei solisti e del coro.

Momento vivace dello spettacolo è quello in cui entra in scena Pietro Aretino, grande letterato del Cinquecento, compare di Tiziano, vicino a lui con una amicizia durata decenni. Anche il coro prende parte a questo incontro in un virtuale campiello veneziano, dove la musica da ballo accompagna i movimenti e si sviluppa un dialogo tratto dai "Ragionamenti" dell'Aretino. E una canzone di Giacomo Gastoldi, autore rinascimentale, completa questo quadro di vita veneziana.

Con i grandi del suo tempo Tiziano ebbe grande familiarità. Dai Dogi, ai signori degli antichi stati italiani, fino agli imperatori Carlo V e Filippo II ed al papa Paolo III, una galleria di personaggi della storia, che egli ritrasse sulle sue tele e consegnò all'immortalità dell'arte.

Tiziano ricorda queste conoscenze e gli incontri, con la fierezza che gli è propria, ma anche con la sincerità, che traspare dalle molte lettere che inviò soprattutto per sollecitare pagamenti.

La parte finale dello spettacolo introduce i grandi temi della religiosità, così viva nei grandi quadri che si susseguono per tutta la lunga vita del pittore cadorino, e della solitudine dell'artista, vecchio e malato. Ed è proprio il quadro della Pietà, quella che Tiziano aveva dipinto perchè fosse posta sopra la sua tomba, a dominare la scena di un Tiziano che si accomiata, in una partenza simbolica verso la luce. Ed è proprio alla luce che si fa colore, all'arcobaleno, "arco d San marco" in ladino, che si ispira l'ultima canzone del Gruppo musicale di Costalta, che chiude in un crescendo di note lo spettacolo.

Le musiche delle canzoni sono di Daniele De Bettin, altre musiche sono di Andrea Da Cortà, che esegue alcuni suoi brani dal vivo in scena.

Lucio Eicher Clere


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una serie di fotografie
riguardanti lo spettacolo

tratte dall'Archivio di Francesco Colarusso
Lo spettacolo, visto il successo ottenuto,
è giunto alla quindicesima replica,
con la rappresentazione effettuata a Farra d'Alpago, il 23 agosto 2003...


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