MISSIONARI RELIGIOSI
Padre Pierre (Pietro Lombardo)
Da un'intervista
a padre Pierre del 1996
Il
cammino è iniziato prima dei tredici anni. Alla morte
di papà avevo sette anni, il fratello maggiore dieci.
...ci siamo trovati poveri in mezzo a tanti poveri e in questa
estrema povertà ho incominciato ad amare i poveri. Vedendo
un giorno un prete che si prendeva cura dei poveri, ho pensato
che per concretizzare il mio amore per i poveri dovevo
farmi prete. entrai in seminario a Trapani e vi rimasi fino al
terzo Liceo Classico. Durante il secondo anno rimasi vittima
di una profonda crisi... mi misi in ricerca di qualcosa di più
autentico. Il parlare "libero" di due missionari Comboniani,
il loro amore per i più derelitti... mi fecero tanto pensare.
Un "fattaccio" poi, venne definitivamente a sconvolgere
i miei piani: a Kongolo, in un piccolo villaggio dell'allora
Congo Belga, ventidue missionari furono trucidati. Appresa
la notizia su Mondo e Missione, mi sono chiesto: «chi prenderà
il loro posto?». Lo stesso anno entrai nel noviziato dei
Missionari Comboniani.
Alla fine della Teologia, con mia grande gioia, ho ricevuto la
destinazione tanto desiderata: missionario nello Zaire. Partii
per Parigi per imparare il francese, nel gennaio del 1968 ero
in Africa, a Rungu, fino al giugno del 1968 per imparare
il Lingala e lì ho fatto le mie prime esperienze missionarie.
Dal giugno del 1968 fino alla fine del 1969 sono stato a Ndedu.
Questi sono stati anni di scoperta della vita missionaria, esperienze
pastorali marcate dal mio entusiasmo di "prete novello"
e dalla gioia di trovarmi in Africa. L'immensità della
parrocchia di Ndedu, le numerose cappelle che seguivo personalmente
non mi hanno dato ne il tempo di respirare ne quello di pensare.
Dalla fine del 1969 fino al giugno
del 1974, primo parroco di una nuova parrocchia: Nangazizi.
Qui ho fatto delle esperienze bellissime, ho camminato con la
gente... e la parrocchia di Nangazizi, in pochi anni, è
diventata una realtà ecclesiale "viva" nella
diocesi di Isiro. Questa mia prima esperienza africana mi ha
fatto riflettere sul modo di noi missionari di essere presenti
in Africa: le nuove idee sulla missione nuova, che leggevo nelle
riviste missionarie e negli interventi di alcuni vescovi africani,
mi davano tanta speranza.
Dopo sette anni sono stato invitato a lavorare al Centro Giovani
Impegno Missionario di Messina. I primi due anni sono stati molto
belli anche perché vivevamo in due appartamenti in affitto.
Per gli incontri con i giovani chiedevamo in prestito dei locali
parrocchiali o presso Istituti Religiosi. Dopo ci siamo trasferiti
nel nuovo centro ideato come Seminario. Mi sono trovato subito
a disagio: cinquanta posti letto per sole quattro-cinque persone!
Quello che aggravava il mio disagio era il fatto che a trecento
metri da casa nostra vi era uno dei più miseri rioni per
baraccati. I cinque anni passati al G.I.M. di Messina sono stati,
comunque, interessanti e mi hallo fatto maturare umanamente e
spiritualmente... durante questi anni ho maturato dentro di
me uno stile che collimasse con la mia coscienza e che rispondesse
un po' di più alle esigenze della missione nuova.
Invitato a ritornare
nella mia vecchia missione di Ndedu come Superiore e Parroco,
vi ritornai nel settembre del 1979. Qui ho trovato le condizioni
favorevoli per mettere in pratica alcuni dei desideri più
forti legati alla missione nuova: povertà più
radicale, comunione con la gente e impegno per la giustizia.
Durante gli anni 1980-81 ho veramente lavorato tanto, ho visto
crescere la mia comunità parrocchiale giorno dopo giorno,
incominciavo a vantarmene... e il Signore mi ha fatto capire
che è Lui che fa, che tutto può andare avanti anche
senza di me e che era necessario che mi rendessi più disponibile
alla sua volontà.
E' difficile spiegare quello che è successo a Ndedu in
un anno e mezzo di attività. Ho cercato di annunciare
il Cristo senza scendere a compromessi e tale annuncio è
diventato ben presto denuncia di una quantità enorme di
ingiustizie che tengono questi nostri fratelli schiavi di poche
persone senza scrupoli. C'è stata una levata di scudi
e, subito dopo, una valanga di accuse, calunnie, minacce...
Ho dovuto "cambiare aria"
ed ho manifestato ai superiori di potere incominciare a lavorare
tra i fratelli pigmei della vicina foresta dell'Ituri.
Già dal 1979, prima di andare a Ndedu, avevo chiesto di
potervi lavorare. Nel settembre del 1981 ho potuto iniziare tale
apostolato, soprattutto a livello di conoscenza, studio e convivenza.
Essendo Mungbere una missione che confina con il territorio dei
pigmei, mi sembrava la missione ideale e così, quando
fui invitato a far parte di questa comunità, accettai
con gioia. Da qui avrei potuto avere una presenza attiva tra
i pigmei per una possibile evangelizzazione adatta a loro e vivere
una collaborazione concreta con gli altri missionari nelle numerose
attività che questa attivissima parrocchia offriva. Era
il primo tentativo apostolico di "convivenza" tra i
pigmei della foresta dell'Ituri. I primi mesi sono stati durissimi;
non riuscivo ad entrare in contatto con questi nostri fratelli.
Più o meno nel gennaio 1982, insieme ad un catechista,
amico di alcuni gruppi di pigmei, abbiamo cominciato a raggiungere
anche i più restii. Dopo un anno di convivenza, la nostra
presenza non solo era accettata, ma perfino desiderata...
Nel luglio 1982 la nostra Assemblea nello Zaire ha approvato,
a larga maggioranza, gli inizi di questo lavoro ed ha incaricato
il Provinciale di fare pressione sulla Direzione Generale affinché
tale attività potesse entrare nella programmazione della
Congregazione. A tale scopo sono stato invitato a rientrare in
Italia per la fine di settembre. Il programma fu accettato dalla
Direzione Generale. Subito dopo sono stato consigliato di fermarmi
un po' a Roma per fare un corso accelerato di Antropologia Religiosa
alla Gregoriana. Poi sono stato a Parigi per alcuni mesi onde
continuare gli studi antropologici e, dopo un breve periodo di
vacanza ad Alcamo, sono rientrato nello Zaire, a Kisangani per
lo studio del Kiswahili. Una breve tappa nella parrocchia di
Duru, per fare compagnia ad un confratello rimasto solo e finalmente
arrivai a Mungbere per ricominciare, a tempo pieno, la mia attività
tra i pigmei delle parrocchie di Mungbere e Maboma.
padre Pietro Lombardo
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