26 maggio 2002: al monte Trebbio (Modigliana)
GIORNATA MISSIONARIA del COMITATO

 

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MISSIONARI RELIGIOSI  


Padre Pierre (Pietro Lombardo)

Da un'intervista a padre Pierre del 1996

Il cammino è iniziato prima dei tredici anni. Alla morte di papà avevo sette anni, il fratello maggiore dieci. ...ci siamo trovati poveri in mezzo a tanti poveri e in questa estrema povertà ho incominciato ad amare i poveri. Vedendo un giorno un prete che si prendeva cura dei poveri, ho pensato che per concretizzare il mio amore per i poveri dovevo farmi prete. entrai in seminario a Trapani e vi rimasi fino al terzo Liceo Classico. Durante il secondo anno rimasi vittima di una profonda crisi... mi misi in ricerca di qualcosa di più autentico. Il parlare "libero" di due missionari Comboniani, il loro amore per i più derelitti... mi fecero tanto pensare. Un "fattaccio" poi, venne definitivamente a sconvolgere i miei piani: a Kongolo, in un piccolo villaggio dell'allora Congo Belga, ventidue missionari furono trucidati. Appresa la notizia su Mondo e Missione, mi sono chiesto: «chi prenderà il loro posto?». Lo stesso anno entrai nel noviziato dei Missionari Comboniani.

Alla fine della Teologia, con mia grande gioia, ho ricevuto la destinazione tanto desiderata: missionario nello Zaire. Partii per Parigi per imparare il francese, nel gennaio del 1968 ero in Africa, a Rungu, fino al giugno del 1968 per imparare il Lingala e lì ho fatto le mie prime esperienze missionarie. Dal giugno del 1968 fino alla fine del 1969 sono stato a Ndedu. Questi sono stati anni di scoperta della vita missionaria, esperienze pastorali marcate dal mio entusiasmo di "prete novello" e dalla gioia di trovarmi in Africa. L'immensità della parrocchia di Ndedu, le numerose cappelle che seguivo personalmente non mi hanno dato ne il tempo di respirare ne quello di pensare.

Dalla fine del 1969 fino al giugno del 1974, primo parroco di una nuova parrocchia: Nangazizi. Qui ho fatto delle esperienze bellissime, ho camminato con la gente... e la parrocchia di Nangazizi, in pochi anni, è diventata una realtà ecclesiale "viva" nella diocesi di Isiro. Questa mia prima esperienza africana mi ha fatto riflettere sul modo di noi missionari di essere presenti in Africa: le nuove idee sulla missione nuova, che leggevo nelle riviste missionarie e negli interventi di alcuni vescovi africani, mi davano tanta speranza.

Dopo sette anni sono stato invitato a lavorare al Centro Giovani Impegno Missionario di Messina. I primi due anni sono stati molto belli anche perché vivevamo in due appartamenti in affitto. Per gli incontri con i giovani chiedevamo in prestito dei locali parrocchiali o presso Istituti Religiosi. Dopo ci siamo trasferiti nel nuovo centro ideato come Seminario. Mi sono trovato subito a disagio: cinquanta posti letto per sole quattro-cinque persone! Quello che aggravava il mio disagio era il fatto che a trecento metri da casa nostra vi era uno dei più miseri rioni per baraccati. I cinque anni passati al G.I.M. di Messina sono stati, comunque, interessanti e mi hallo fatto maturare umanamente e spiritualmente... durante questi anni ho maturato dentro di me uno stile che collimasse con la mia coscienza e che rispondesse un po' di più alle esigenze della missione nuova.

Invitato a ritornare nella mia vecchia missione di Ndedu come Superiore e Parroco, vi ritornai nel settembre del 1979. Qui ho trovato le condizioni favorevoli per mettere in pratica alcuni dei desideri più forti legati alla missione nuova: povertà più radicale, comunione con la gente e impegno per la giustizia.
Durante gli anni 1980-81 ho veramente lavorato tanto, ho visto crescere la mia comunità parrocchiale giorno dopo giorno, incominciavo a vantarmene... e il Signore mi ha fatto capire che è Lui che fa, che tutto può andare avanti anche senza di me e che era necessario che mi rendessi più disponibile alla sua volontà.
E' difficile spiegare quello che è successo a Ndedu in un anno e mezzo di attività. Ho cercato di annunciare il Cristo senza scendere a compromessi e tale annuncio è diventato ben presto denuncia di una quantità enorme di ingiustizie che tengono questi nostri fratelli schiavi di poche persone senza scrupoli. C'è stata una levata di scudi e, subito dopo, una valanga di accuse, calunnie, minacce...

Ho dovuto "cambiare aria" ed ho manifestato ai superiori di potere incominciare a lavorare tra i fratelli pigmei della vicina foresta dell'Ituri. Già dal 1979, prima di andare a Ndedu, avevo chiesto di potervi lavorare. Nel settembre del 1981 ho potuto iniziare tale apostolato, soprattutto a livello di conoscenza, studio e convivenza. Essendo Mungbere una missione che confina con il territorio dei pigmei, mi sembrava la missione ideale e così, quando fui invitato a far parte di questa comunità, accettai con gioia. Da qui avrei potuto avere una presenza attiva tra i pigmei per una possibile evangelizzazione adatta a loro e vivere una collaborazione concreta con gli altri missionari nelle numerose attività che questa attivissima parrocchia offriva. Era il primo tentativo apostolico di "convivenza" tra i pigmei della foresta dell'Ituri. I primi mesi sono stati durissimi; non riuscivo ad entrare in contatto con questi nostri fratelli. Più o meno nel gennaio 1982, insieme ad un catechista, amico di alcuni gruppi di pigmei, abbiamo cominciato a raggiungere anche i più restii. Dopo un anno di convivenza, la nostra presenza non solo era accettata, ma perfino desiderata...

Nel luglio 1982 la nostra Assemblea nello Zaire ha approvato, a larga maggioranza, gli inizi di questo lavoro ed ha incaricato il Provinciale di fare pressione sulla Direzione Generale affinché tale attività potesse entrare nella programmazione della Congregazione. A tale scopo sono stato invitato a rientrare in Italia per la fine di settembre. Il programma fu accettato dalla Direzione Generale. Subito dopo sono stato consigliato di fermarmi un po' a Roma per fare un corso accelerato di Antropologia Religiosa alla Gregoriana. Poi sono stato a Parigi per alcuni mesi onde continuare gli studi antropologici e, dopo un breve periodo di vacanza ad Alcamo, sono rientrato nello Zaire, a Kisangani per lo studio del Kiswahili. Una breve tappa nella parrocchia di Duru, per fare compagnia ad un confratello rimasto solo e finalmente arrivai a Mungbere per ricominciare, a tempo pieno, la mia attività tra i pigmei delle parrocchie di Mungbere e Maboma.


padre Pietro Lombardo

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