Giuseppe
Ungaretti
|
|
Nel novecento si assiste a fenomeni di aperta contestazione del passato e di
guerra dichiarata al buon senso, come nel caso del
Futurismo.
In poesia non vengono rispettati né i versi, né la forma, né il senso di
composizione: la sintassi delle frasi è stravolta, persino il modo di
scrivere le parole viene modificato.
La ricerca linguistica
I poeti cercano di trovare un modo per esprimere il disagio e i problemi del
singolo di fronte a una società che corre velocemente; di costruire un nuovo
linguaggio per una cultura diversa dal passato, nel tentativo anche di
trovare collocazione in un mondo che dà meno spazio ai sentimenti e alle
riflessioni.
Gli autori tentano di raggiungere una poesia in cui ogni
termine, ogni parola porti con sé significati, impressioni, associazioni,
suggestioni profonde.
La poesia non si deve preoccupare di spiegare, di
raccontare, né di essere facilmente comprensibile: crea invece immagini,
riferimenti, metafore.
Nella prima metà del secolo è possibile delineare due tendenze:
la poesia
delle cose quotidiane e la poesia evocativa.
La prima è la poesia
delle cose quotidiane. Il poeta parla, in modo discorsivo, di situazione
concrete, descrivendole però attraverso il filtro di termini e paragoni
inusuali, esprimendo pensieri e sentimenti proprio attraverso la realtà
quotidiana.
Troviamo esempi di questo modo di fare poesia in molti componimenti di
Umberto Saba e
Eugenio Montale.
L'altra tendenza, che ha influenzato gran parte della produzione del
novecento, è quella della poesia evocativa.
Sono composizioni liriche, di solito brevi, che cercano nell'espressività
delle immagini e nei suoni sfumati delle parole la potenza espressiva per
creare atmosfere ed evocare stati d'animo. L'espressione più netta di tale
tendenza è stata definita Ermetismo e motivi ermetici sono presenti in molte
poesie di Giuseppe Ungaretti , Salvatore Quasimodo
Alfonso Gatto.
Giuseppe Ungaretti
Nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto e trascorre
l'infanzia e l'adolescenza in Africa.
Dopo il liceo si trasferisce a Parigi
e allo scoppio del conflitto parte volontario per il fronte del Carso.
Dall'esperienza della guerra, fondamentale per la sua maturazione poetica,
nascono le poesie del Porto sepolto e di
Allegri naufragi. Con queste prime
due raccolte, Ungaretti si rileva poeta nuovo e originale e apre la strada
all'ermetismo.
Tornato in Francia dopo la guerra, Ungaretti è addetto all'ufficio stampa
dell'ambasciata italiana. Nel 1933 esce Il sentimento, la raccolta che segna
l'avvio di una seconda fase della sua poesia. La sintassi, le immagini e il
lessico sono più complesse. Anche dal punto di vista dei contenuti si registra un
cambiamento: le sensazioni, gli attimi di vita, che costituivano il tema
delle poesie di guerra, lasciano il posto a più ampie riflessioni sui
problemi esistenziali dell'uomo, sul tempo, sulla morte, sulla religione.
Nel 1939 Ungaretti perde tragicamente il figlioletto di nove anni: sarà per
lui una esperienza devastante, di cui si trova eco nella raccolta
Il dolore.
Questa inaugura la terza fase della produzione poetica di Ungaretti, più
meditativa e stilisticamente meno innovativa. Il poeta riflette, con
saggezza che gli deriva dall'età, sul destino dell'uomo, sul dolore.
Torna in Italia nel 1942, a Roma, dove insegnà letteratura italiana
all'università. Muore a Milano nel 1970, pochi mesi dopo aver scritto la sua
lirica: L'impietrito
e il velluto. |
|