LA II GUERRA MONDIALE
L' Europa in guerra
Mondializzazione del conflitto
La svolta del 1942-43
La vittoria alleata
NEOREALISMO
ALBERTO MORAVIA
BRUNO CASSINARI
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La svolta militare del 1942-43
Alla fine del mese di dicembre 1941, Roosevelt, Churchill e i rispettivi
consiglieri si riunirono a Washington. Tutti concordarono sulla necessità di
sconfiggere prima la Germania e, avendo l'Inghilterra i mezzi necessari per
combattere in Europa, dovevano essere i britannici a condurre le operazioni,
mentre la guerra con il Giappone avrebbe impegnato quasi esclusivamente gli
americani. Inoltre fu creato il Combined Chiefs of Staff (CCS), del quale
fecero parte i più alti gradi militari britannici e americani, con sede a
Washington, con lo scopo di sviluppare una strategia comune. Il 1° gennaio
1942 Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e altri 23 paesi firmarono
la Dichiarazione delle Nazioni Unite, impegnandosi a non perseguire paci
separate. Nazioni Unite divenne il nome ufficiale della coalizione
anti-Asse, ma il termine più usato per indicare queste potenze rimase quello
utilizzato già nella prima guerra mondiale: Alleati.
Il fronte africano
A questo punto il grande interrogativo era se l'Unione Sovietica sarebbe
stata in grado di sopportare una seconda offensiva tedesca; i russi
premevano sugli Stati Uniti e sulla Gran Bretagna affinché si adoperassero
per alleggerire la pressione sul territorio sovietico, aprendo il cosiddetto
"secondo fronte" in Occidente. Il generale George Marshall, capo di stato
maggiore dell'esercito americano, era convinto che il modo migliore per
aiutare i russi e porre termine alla guerra sarebbe stato quello di
allestire una concentrazione di forze in Inghilterra, e sferrare l'attacco
attraverso la Manica. Le operazioni avrebbero dovuto iniziare nella
primavera del 1943, o prima ancora, se l'Unione Sovietica fosse stata
sull'orlo del collasso. Gli inglesi però non volevano aprire altri fronti
prima di aver vinto in Africa settentrionale, e non credevano alla
possibilità di raccogliere in Inghilterra un esercito abbastanza forte per
attraversare la Manica entro il 1943.Fu Rommel a risolvere la controversia:
nel mese di giugno entrò a Tobruk, sfondò in Egitto e raggiunse El-Alamein.
A questo punto gli americani convennero che era necessario rimandare
l'attacco attraverso la Manica e si prepararono per l'invasione dell'Africa
settentrionale francese.
Il Pacifico
Nel frattempo, pur nel quadro della strategia che vedeva la sconfitta della
Germania come primo obiettivo, gli americani si stavano orientando verso
l'azione diretta contro il Giappone. La battaglia del mar dei Coralli (7-8
maggio 1942) e la battaglia delle Midway (giugno 1942) avevano fermato i
giapponesi nel Pacifico centrale, ma l'avanzata nipponica proseguì nel
Pacifico sudoccidentale attraverso le isole Salomone e, via terra, verso la
Nuova Guinea. Il 2 luglio 1942 gli americani scatenarono la controffensiva
nel Pacifico sudoccidentale.
L’offensiva anglo-americana in nord Africa
Tra la primavera e l'estate del 1942 la situazione nell'Africa
settentrionale volgeva a favore dell'Asse. Il 31 agosto Rommel e l'Afrikakorps
sferrarono un attacco lungo il fianco sud del fronte britannico, presso Alam
Halfa, a sud-est di El-Alamein, ma furono respinti il 7 settembre. La
controffensiva alleata, guidata dal generale britannico Montgomery, fu
lanciata il 23 ottobre; l'8 novembre, dopo durissimi scontri, Rommel diede
l'ordine di ritirata alle truppe. Dopo alcuni mesi di resistenza, respinte
dalle forze inglesi e francesi fino in Tunisia, le divisioni italo-tedesche
si arresero il 13 maggio 1943.
Il fronte russo: 1942
Alle vittorie invernali sovietiche era succeduta una serie di sconfitte
nella primavera del 1942, costate all'URSS più di mezzo milione di
prigionieri. Anche i tedeschi avevano commesso un grande errore fermando la
produzione della maggior parte degli armamenti e delle munizioni destinati
all'esercito per potenziare la produzione industriale per l'aeronautica e la
marina militare, nello sforzo di sconfiggere finalmente la Gran Bretagna.
Hitler aveva comunque sufficienti truppe e armamenti per costringere
l'Unione Sovietica a sacrificare il grosso delle sue truppe nel tentativo di
difendere i bacini minerari del Donbass e i giacimenti petroliferi del
Caucaso.
La compagna tedesca verso il Caucaso
Le offensive cominciarono a est di Kharkiv il 28 giugno 1942 e in meno di
quattro settimane i tedeschi furono a est del fiume Don. Le distanze
percorse erano grandissime, ma Stalin e i suoi generali, convinti che i
tedeschi avrebbero puntato per la seconda volta su Mosca, avevano trattenuto
le riserve e ordinato all'esercito del sud di ritirarsi.Hitler, incoraggiato
dalla facilità dell'avanzata, cambiò i piani. All'inizio si era prefisso di
avanzare verso Stalingrado (Volgograd) fino al fiume Volga, per inviare le
truppe verso sud, nel Caucaso, solo in un secondo momento; il 23 luglio
ordinò invece a parte dell'armata di continuare l'avanzata verso
Stalingrado, e ad altri effettivi, un terzo dell'intera forza, di
raggiungere il basso Don e prendere i giacimenti petroliferi di Majkop,
Grozny e Baku.
L’assedio di Stalingrado
L'Unione Sovietica toccò il suo momento peggiore alla fine del luglio 1942.
Il 28 luglio Stalin pronunciò il suo famoso "Neanche un passo indietro!" e
chiese alle truppe di combattere una guerra "patriottica" per la Russia.
Wukov, che aveva organizzato la controffensiva di Mosca nel dicembre del
1941, e il capo del comando supremo, Aleksandr Vasilevskij, proposero di
indebolire il nemico obbligandolo a un sanguinoso combattimento in città,
mentre loro raccoglievano le forze per sferrare il contrattacco. La
battaglia di Stalingrado era cominciata.Il 19 novembre, in una mattina di
nebbia e neve, l'avanguardia corazzata sovietica entrò in contatto con i
rumeni a ovest e a sud di Stalingrado. Hitler ordinò al comandante della VI
Armata, generale Friedrich von Paulus, di resistere, promettendogli
imminente appoggio aereo. Il tentativo di far giungere rifornimenti fallì e
la VI Armata, che, condannata alla distruzione, voleva tentare di rompere
l'accerchiamento, ne fu impedita da un ordine di Hitler. Von Paulus si
arrese il 31 gennaio 1943. La battaglia di Stalingrado costò 200.000 uomini
ai tedeschi, costretti a ritirarsi dal Caucaso e a retrocedere fino quasi al
punto da dove era partita l'offensiva dell'estate 1942.Nella tragica
ritirata sotto l'attacco sovietico venne coinvolta anche l'Armata italiana
in Russia (ARMIR), sette divisioni che si erano aggiunte a quelle che già
componevano il CSIR, portando gli effettivi a 230.000 soldati. L'ARMIR,
insieme alle armate tedesche, rumene e ungheresi, fu annientata.
La battaglia di kursk
Hitler, pur sapendo di non essere in grado di affrontare una offensiva, il 5
luglio dette il via alla battaglia di Kursk, attaccando da nord e da sud il
fronte, in prossimità di Kursk. Nel più grande scontro tra forze corazzate
della guerra, i sovietici opposero una strenua resistenza. Hitler sospese le
operazioni perché gli angloamericani erano appena sbarcati in Sicilia. Dopo
Kursk, l'iniziativa strategica nell'Europa orientale passò definitivamente
all'armata sovietica.
La campagna d’Italia
Dopo avere occupato nel giugno del 1943 Pantelleria e Lampedusa, il 10
luglio tre divisioni americane, una canadese e tre inglesi sbarcarono in
Sicilia, battendo quattro divisioni italiane e due tedesche e superando, il
17 agosto, l’ultima resistenza dell’Asse. Mussolini era stato rovesciato il
25 luglio: il nuovo governo italiano, presieduto da Pietro Badoglio, aveva
avviato i negoziati firmando il 3 settembre un armistizio segreto, reso
pubblico l’8 settembre. I tedeschi, al comando del maresciallo Albert
Kesselring, occuparono militarmente l’Italia centrosettentrionale, mentre il
governo italiano fuggiva nel Meridione, riparando presso gli Alleati e
abbandonando a se stesso l’esercito, privo di ordini chiari. Mussolini fu
liberato dai tedeschi e trasferito al Nord, dove diede vita alla Repubblica
di Salò.Il 3 settembre truppe dell’VIII Armata, guidate da Montgomery,
attraversavano lo stretto di Messina. Il 9 settembre la V Armata americana,
al comando del generale Mark Wayne Clark, sbarcava nei pressi di Salerno; il
12 ottobre gli angloamericani avevano già stabilito una solida linea
attraverso la penisola, dal fiume Volturno, a nord di Napoli, fino a
Termoli, sulla costa adriatica. Per la fine dell’anno la resistenza tedesca
aveva fermato gli Alleati a circa 100 km a sud di Roma. Lo sbarco ad Anzio,
il 22 gennaio del 1944, non permise all’esercito alleato di fare molti
progressi, perché i tedeschi si erano attestati lungo il fiume Liri e a
Cassino, lungo la cosiddetta linea Gustav, che attraversava l’Appennino fra
Termoli e Gaeta.
Strategia degli alleati contro il Giappone e progressi nel Pacifico
La strategia della guerra contro il Giappone fu sviluppata per stadi nel
corso del 1943. All'inizio l'obiettivo era di stabilire basi sulla costa
cinese (da dove il Giappone avrebbe potuto essere bombardato e
successivamente invaso), con azioni inglesi e cinesi dalla Birmania e dalla
Cina orientale, e incursioni americane sulle isole del Pacifico centrale e
sudoccidentale, fino a Formosa (oggi Taiwan) e alla Cina. A metà anno fu
chiaro che né gli obiettivi britannici né quelli cinesi sarebbero stati
raggiunti, e quindi ci si concentrò sugli obiettivi americani.Le principali
operazioni ebbero come teatro il Pacifico sudoccidentale, dove le truppe
americane e quelle del corpo di spedizione australiano e neozelandese, al
comando dell'ammiraglio William Halsey, avanzarono lungo le isole Salomone.
Gli australiani e gli americani, al comando del generale MacArthur,
costrinsero i giapponesi a ritirarsi lungo la costa orientale della Nuova
Guinea. L'obiettivo di MacArthur e Halsey, fissato nel 1942, era la
conquista di Rabaul, centro principale della Nuova Guinea. Gli sbarchi al
capo Gloucester e in Nuova Britannia nel dicembre 1943, nelle isole
dell'Ammiragliato nel febbraio del 1944 e nell'isola Emira a marzo dello
stesso anno chiusero in una morsa Rabaul. La guarnigione giapponese di
100.000 uomini non poteva più essere evacuata.Il primo sbarco nel Pacifico
centrale avvenne nelle isole Gilbert (Kiribati), a Makin e Tarawa, nel
novembre del 1943.
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