LA II GUERRA MONDIALE
L' Europa in guerra
Mondializzazione del conflitto
La svolta del 1942-43
La vittoria alleata
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Mondializzazione del conflito
L'anno dopo la caduta della Francia il conflitto dilagò, assumendo
dimensioni mondiali. Hitler, pur conducendo nuove campagne nei Balcani, in
Africa settentrionale e nei cieli dell'Inghilterra, schierava adesso il
grosso dell'esercito a est, contro l'Unione Sovietica.
L’intervento degli Stati Uniti
Finora rimasti neutrali, gli Stati Uniti si prepararono allo scontro con il
Giappone in Asia e nell'oceano Pacifico, stringendo nel frattempo accordi
con la Gran Bretagna per determinare le strategie da seguire
nell'eventualità di una loro entrata in guerra. Nel marzo del 1941 il
Congresso americano approvò il Lend-Lease Act, un programma di aiuti
militari ed economici da concedere a qualsiasi paese designato dal
presidente e del quale beneficiarono la Gran Bretagna e, dopo l'invasione
tedesca nel giugno del 1941, anche l'Unione Sovietica. Gli Stati Uniti
speravano in una sconfitta dell'Asse senza un loro coinvolgimento diretto,
ma alla fine dell'estate del 1941 si trovarono in una posizione di guerra
non dichiarata con la Germania. In luglio reparti di marines americani
furono dislocati in Islanda, occupata dagli inglesi: nel maggio del 1940 la
Marina militare americana ebbe l'incarico di scortare i convogli nelle acque
a ovest dell'Islanda; in settembre il presidente Franklin Delano Roosevelt
autorizzò le navi di scorta ai convogli ad attaccare le navi da guerra
dell'Asse.
Nel frattempo, le relazioni tra Stati Uniti e Giappone si erano
ulteriormente deteriorate.
Nel settembre del 1940 il Giappone costrinse il governo di Vichy a cedere la
zona nord dell'Indocina. Gli Stati Uniti proibirono l'esportazione in
Giappone di acciaio, ferro e combustibile per l'aviazione. Nell'aprile del
1941 i giapponesi firmarono un accordo di neutralità con l'Unione Sovietica,
per limitare i possibili fronti di guerra in vista dello scontro con la Gran
Bretagna o con gli Stati Uniti. Quando però la Germania invase l'Unione
Sovietica, in giugno, decisero di rompere l'accordo, pensando a un attacco
contro l'Unione Sovietica da est; in seguito cambiarono idea, e presero la
fatale decisione di portare l'offensiva nel Sud-Est asiatico. Il 23 luglio
il Giappone occupò il Sud dell'Indocina. Due giorni dopo Stati Uniti e Gran
Bretagna risposero con l'embargo commerciale. Il 7 dicembre 1941, un'ora
prima della dichiarazione ufficiale di guerra, forze aeree e navali
giapponesi distruggevano la flotta americana a Pearl Harbor. Tre giorni dopo
le due maggiori unità navali britanniche nel Pacifico venivano affondate. Si
apriva così un nuovo fronte di guerra in Estremo Oriente.
L’ invasione dell’Unione Sovietico
Lo scontro più imponente iniziò la mattina del 22 giugno 1941, quando più di
3 milioni di soldati dell'Asse invasero l'Unione Sovietica. Nonostante
l'attacco fosse stato apertamente preparato da mesi, i sovietici furono
colti di sorpresa. I capi militari sovietici erano convinti che una guerra
lampo come quella che aveva piegato la Polonia e la Francia non sarebbe
stata possibile contro l'Unione Sovietica. L'esercito sovietico era
numericamente superiore a quello tedesco, forte di 4,5 milioni di soldati
schierati sul confine occidentale, del doppio di carri armati e del triplo
di aerei, pur tecnologicamente superati; alcuni tipi di mezzi blindati,
soprattutto i famosi T-34, erano tuttavia superiori a quelli tedeschi. Il
primo giorno molti aerei sovietici furono distrutti; lo schieramento dei
carri armati, dispersi tra la fanteria, era perdente nei confronti della
concentrazione dei mezzi corazzati tedeschi. Gli ordini dati alla fanteria
furono di contrattaccare senza ritirarsi, ma la maggior parte dei soldati
sovietici cadde combattendo o fu catturata.
L’operazione Barbarossa
Per l'invasione, l'esercito tedesco era stato organizzato in tre gruppi
armati – Nord, Centro e Sud – che puntarono rispettivamente verso Leningrado
(attuale San Pietroburgo), Mosca e Kiev. Hitler e i suoi generali
concordavano sul fatto che il problema principale era bloccare l'Armata
Rossa e sconfiggerla prima che potesse ripiegare verso l'interno del paese.
Non erano però d'accordo sulla strategia da seguire: i generali erano
convinti che il regime sovietico avrebbe sacrificato qualsiasi cosa pur di
difendere Mosca, la capitale, nodo centrale delle reti stradali e
ferroviarie e principale centro industriale del paese. Per Hitler, invece,
l'Ucraina, con le sue risorse naturali, e il Caucaso, con il suo petrolio,
rappresentavano gli obiettivi più importanti, insieme alla città di
Leningrado. Il compromesso fu trovato nelle tre differenti direttive
d'invasione e il grosso dell'esercito si mosse verso Mosca. I tedeschi
prevedevano di vincere in dieci settimane: era un punto essenziale, in
quanto l'inverno russo avrebbe bloccato le operazioni, mentre l'impegno
bellico nei Balcani aveva già causato un ritardo di tre settimane. Mussolini
decise di collaborare all'operazione Barbarossa con l'invio di un Corpo di
spedizione italiano in Russia (CSIR) composto di 62.000 uomini che i
tedeschi schierarono in Ucraina. Sul fronte opposto furono Churchill a
offrire ai sovietici un'alleanza e Roosevelt gli aiuti consentiti dalla
Legge affitti e prestiti, benché i rispettivi consiglieri militari non
concedessero più di un mese alle possibilità di resistenza dell'URSS. Alla
fine della prima settimana di luglio, il Gruppo Centro aveva fatto
prigionieri 290.000 soldati sovietici a Bialystok e a Minsk. Il 5 agosto,
attraversato il fiume Dnepr, i tedeschi fecero altri 300.000 prigionieri
vicino a Smolensk ed erano ormai prossimi a Mosca.I russi avevano
sacrificato moltissimi soldati e armamenti per difendere la capitale. Hitler,
comunque, non era soddisfatto e, nonostante le proteste dei suoi generali,
ordinò al Gruppo Centro di spostare il grosso degli armamenti a nord e a sud
per aiutare gli altri due gruppi d'invasione, fermando in questo modo
l'avanzata verso Mosca. L'8 settembre il Gruppo Nord, insieme a forze
finlandesi, diede il via all'assedio di Leningrado. Il 16 settembre il
Gruppo Sud accerchiò Kiev da est, facendo 665.000 prigionieri. A questo
punto Hitler decise di riprendere l'avanzata verso Mosca e ordinò ai mezzi
corazzati di ricongiungersi al Gruppo Centro.
L’avanzamento verso Mosca
Il Gruppo Centro riprese le azioni il 2 ottobre, catturando in due settimane
663.000 militari nemici. Le piogge autunnali trasformarono tutto il terreno
in fango e bloccarono l'avanzata per quasi un mese. A metà novembre arrivò
il freddo e il terreno gelò. Hitler e il comandante del Gruppo Centro, il
feldmaresciallo Fëdor von Bock, decisero, nonostante l'inverno, di
concludere la campagna del 1941 con la conquista di Mosca. Verso la seconda
metà di novembre Bock mosse verso Mosca, arrivando a 32 km dalla città. La
temperatura era bassissima, la neve copriva le strade, macchine e uomini non
erano attrezzati ad affrontare un freddo così intenso. Il 5 dicembre i
generali tedeschi ammisero il blocco totale dell'avanzata. Carri armati e
camion erano congelati, le truppe demoralizzate.
La controffensiva sovietica
Stalin, in accordo con il maresciallo Georgij Wukov, aveva trattenuto a
Mosca le riserve, tra cui molti giovani, ma anche veterani provenienti dalla
Siberia, dove l'Armata Rossa, nel 1939, aveva sconfitto i giapponesi sul
confine con la Manciuria. Il 6 dicembre i sovietici contrattaccarono e, dopo
pochi giorni, le avanguardie corazzate tedesche si ritirarono, lasciando sul
terreno una quantità di veicoli e armamenti resi inutilizzabili dal gelo. Su
ordine di Stalin, il contrattacco di Mosca dette il via a una controffensiva
sull'intero fronte. I tedeschi non avevano costruito linee di difesa sulla
retroguardia e Hitler ordinò alle truppe di non retrocedere. I russi
annientarono molte divisioni, ma i tedeschi resistettero abbastanza per
superare l'inverno e mantenere l'assedio di Leningrado, minacciando Mosca e
occupando l'Ucraina.
Per la prima volta dal 1939 falliva un piano tedesco di annientamento del
nemico. L'obiettivo di assicurarsi grandi quantitativi di viveri e materie
prime dalla Russia sconfitta non si realizzò, perché le ferrovie erano state
distrutte dai sovietici in ritirata, e altrettanto era stato fatto con le
colture, il bestiame e ogni altra risorsa. L'aiuto in materie prime concesse
dagli americani, trasportate da convogli britannici che subirono perdite
pesanti nei porti settentrionali della Russia, assicurò ai sovietici radar,
radio e altri equipaggiamenti sofisticati.
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