CONSIGLI PER LA RIPARAZIONE E RESTAURO DELLE VECCHIE RADIO E DEGLI APPARECCHI EQUIPAGGIATI CON VALVOLE TERMOIONICHE IN GENERALE - SUGGESTIONS FOR REPAIR AND RESTORE OLD RADIOS
LA FILOSOFIA.
Le note, i consigli e le "storie di riparazioni vissute" che sono raccolte in questa pagina vogliono rappresentare un seppur indicativo punto di riferimento pensato per i novizi, ma anche per chi da tempo ripara circuiti valvolari, siano essi di amplificatori di BF, di ricevitori civili o militari. Molte di questi scritti, aggiunti dal "webmaster" o da altri appassionati, nascono da un problema, e dalla soluzione che il rispettivo autore è riuscito ad escogitare. Questo rappresenta uno dei punti di forza che immaginai quando allestii il mio spazio web: un data-base, una raccolta di "ESPERIENZA" resa disponibile e condivisibile da tutti. Consultarla quando s'incontri un particolare guasto, circuito o componente può evidenziare particolari sconosciuti, o far risparmiare del tempo nel caso che ciò sia già stato affrontato da altri e "filantropicamente" inserito tra questi consigli.
Ecco perchè cerco di incentivare ed apprezzo particolarmente ogni intervento. Sia esso una personale revisione di un argomento trattato, sia la soluzione di un nuovo problema. L'intervenire, il perdere 5 minuti del proprio tempo, può far "crescere" le potenzialità e l'abilità tecnica di ogni collezionista, e ritengo che sia soprattutto una azione da "VERO" appassionato.
UN CONSIGLIO PER CHI E' AGLI INIZI: leggete tutta questa pagina prima di dar tensione alla vostra radio per la prima volta e iniziare la riparazione. Eventualmente stampatela e leggetela con calma: pochi minuti di lettura potranno evitarvi costosi "arrosti" e scoraggianti perdite di tempo.
TABELLE UTILI
Le "GUIDE INDISPENSABILI", da scaricare, stampare e consultare con comodo:
NOTE:
Richiedono il programma ADOBE ACROBAT READER 5.0 o superiore che si trova in ogni CD di accesso a internet o freeware in rete
I pdf sono sempre soggetti a modifiche e approfondimenti. Chi li avesse scaricati molto tempo fa, adesso potrebbe trovarli aggiornati!
LIBRI UTILI (PER INIZIARE)
Per acculturarsi un po' non sarebbe sbagliato cercare un vecchio manuale di
radioriparazioni tipo:
-Radiolibro (Ravalico)
-Radioriparatore (Costa)
-La ricerca dei guasti nei radioricevitori (si trova anche nelle edicole
delle stazioni-dove l'ho comperato io-) (Renardy-Lummer)
-Servizio radiotecnico-radioriparazioni (Ravalico)
-Il manuale del radiomeccanico Vol.I (Angeletti)
-Il prontuario del riparatore elettronico (Uglietti)....
...oltre a qualche manuale sulle valvole termoioniche:
-Il libro più comune, utile, e a buon mercato è sicuramente il vecchio catalogo GBC
del 1968 (copertina verde), che fornisce zoccolature ed equivalenze.
-I soli dati (tensioni e zoccolature) da cui dedurre da soli eventuali
equivalenze/sostituzioni, si trovano nei fascicoletti Scuola Radio Elettra
(uno sulle valvole europee e uno sulle americane), che si trovano spesso dai
soliti rigattieri, o presso le fiere (alcuni commercianti ne hanno
addirittura realizzate delle copie da vendere).
-Un libro sulle valvole di "produzione corrente" è "nel mondo delle valvole"
di Nerio Neri edizione C&C (dati ed equivalenze con modelli
militari).
PRELIMINARI
1) Ricordare sempre che sul circuito della radio sono in gioco tensioni dell'ordine di 300V, in
continua, e con corrente non trascurabile... la prima cosa da tener di conto
è la propria pelle! MAI toccare contemporaneamente con le mani due punti del circuito sotto tensione, evitare comunque il più possibile di lavorare con la radio connessa alla rete elettrica, e prestare attenzione ai condensatori elettrolitici, che rimangono carichi e potenzialmente pericolosi anche per vari minuti dopo che la radio è stata spenta!
2) E' buona regola accendere il meno possibile l'apparecchio prima di aver
sostituito i condensatori che filtrano la tensione in uscita
dalla rettificatrice (Si trovano solitamente "in perdita", e divengono come "resistenze" che
cortocircuitano la rettificatrice, rendendola in breve tempo inutilizzabile).
La prassi da seguire prima di dare tensione per la prima volta alla radio in riparazione è riassumibile come segue:
A: sgrossatura dalla sporcizia che con gli anni si è depositata sullo chassìs, sui componenti e in prossimità degli zoccoli delle valvole;
B: sostituzione di tutti gli elettrolitici, o, ALMENO, degli elettrolitici che seguono la rettificatrice;
C: controllo cablaggi al trasformatore e nei punti dove i fili attraversano lo chassìs (l'isolante dei fili vecchi tende a screpolarsi, e il cortocircuito è in agguato);
D1: pulitura fine e sottoalimentazione (applicando il 60-70% della tensione indicata dal cambiotensioni) giusto per il tempo di controllare che nessun componente si surriscaldi e che le valvole si accendano correttamente (1-2minuti);
D2: non disponendo di un autotrasformatore o di un variac per sottoalimentare la radio, capovolgere lo chassìs e aplicare dei sostegni che lo tengano in tale posizione senza che valvole, cappucci, variabile o lampadine della scala forzino sconvenientemente sul piano di lavoro. Dare quindi tensione VIGILANDO su che niente inizi a fumare, e togliere tensione comunque non appena le valvole iniziano ad andare a regime (circa 30 secondi). Dopo aver sconnesso la spina dalla 220Vca toccare il trasformatore di alimentazione, condensatori e resistenze per controllare che niente abbia avuto modo di scaldarsi.
E: se niente scalda eccessivamente si può IN FINE passare all'alimentazione corretta per procedere alla individuazione di eventuali guasti.
3) Possono esservi due condensatori collegati a massa da una parte, e ognuno
ad un capo del cavo di alimentazione... è consigliabile sostituirli seduta
stante con due di produzione attuale e alto voltaggio di isolamento.
In sede di riparazione, se vengono usati strumenti di misura a stato solido alimentati a 220Vca e la radio in esame non viene alimentata tramite trasformatore d'isolamento, è consigliabile lasciare scollegati questi condensatori dallo chassìs per prevenire spiacevoli inconvenienti sulla vostra attrezzatura...
Bisogna comunque tener presente che le eventuali difficoltà di ricezione che si dovessero presentare durante il lavoro, potrebbero derivare proprio dai due condensatori sul cavo di alimentazione che abbiamo scollegato (o dalla presenza del trasformatore separatore di rete).
4) Come punti "critici" dell'apparecchio, ovvero componenti da trattare con
riguardo perchè fragili, o sottoposti a stress, si possono annoverare:
-La valvola rettificatrice con i componenti che la circondano (bisogna
controllare che non vi siano condensatori in corto o cortocircuiti vari che
la sovraccarichino).
-La valvola finale di BF con i compoinenti che la circondano (bisogna
controllare il condensatore in parallelo al primario del trasformatore
d'uscita, lo stesso primario del trasformatore, l'eventuale condensatore
elettrolitico sul Katodo, oltre al cablaggio, per rassicurarsi che non vi
siano cortocircuiti...).
-I trasformatori di Media Frequenza (MF), vanno sempre trattati con estrema
delicatezza meccanica ed elettrica (un accidentale cortocircuito causato da
una goccia di stagno, o una svista nel maneggiare il cacciavite, possono
interrompere i loro fragili fili).
-Ultima ma non ultima cosa da tener presente è l'estrema fragilità della scala parlante e la volatilità (leggi: "da non toccare con i diti e nemmeno con un pennello, da non lavare con l'acqua, nè con solventi di altra natura") dell'inchiostro utilizzato nelle scritte... provare per credere!
5) Il banco di ogni riparatore, di elettronica d'epoca quanto attuale, dovrebbe sempre essere fornito di qualcosa come ciò che segue:
Sostanzialmente si tratta di un TRASFORMATORE DI ISOLAMENTO, ovvero di un trasformatore con rapporto di spire tra primario e secondario 1:1. La sua funzione è quella di isolare galvanicamente il circuito dell'apparecchio in
riparazione dalla rete di distribuzione elettrica.
Ciò ha importanza in quanto scongiura la possibilità che venendo a
contatto col potenziale di fase il proprio corpo
possa fungere da via di fuga verso la terra, con conseguente pericoloso
(potenzialmente letale) passaggio di corrente attraverso l'intero corpo.
Per questo un trasformatore di isolamento è un investimento AZZECCATISSIMO
se non indispensabile per chiunque abbia a che fare con riparazioni di
apparecchi alimentati a tensione di rete.
Da quella via la sua presenza evita anche che "strane
correnti" abbiano modo di propagarsi tra apparecchio in riparazione e gli
strumenti da banco del proprio lab, scongiurando costosi arrosti!
Tornando allo schemetto qui sopra, il trasformatore, la messa a terra del quale indica la presenza di uno schermo elettrostatico tra i due avvolgimenti, è seguito da un fusibile, una spia e da un variac. Quest'ultimo è un componente utile che ricopre il ruolo di autotrasformatore variabile con continuità. Non essendo sempre semplicissimo da reperire, può essere eventualmente sostituito da un comune autotrasformatore un tempo accessorio necessario ad alimentare vecchi elettrodomestici nati per basse tensioni di rete col valore unificato di 220Vca.
QUANDO LA SCALA PARLANTE, FREGI E MANOPOLE, MANCANO...
La sfortuna vuole che a volte capitino nelle mani del collezionista alcune radio mancanti di una manopola, con una griglia di bachelite rotta, o, più spesso, con la scala parlante parzialmente cancellata.
In questi casi ci vengono in aiuto alcuni collezionisti che hanno fatto della loro vita una "missione per il prossimo".
Scherzi a parte vi sono dei collezionisti che si sono specializzati nella riproduzione di tutto ciò che può servire in questi casi... e che hanno ormai un fornitissimo "catalogo" nel quale è spesso possibile andare a pescare proprio ciò di cui si ha bisogno. Se ciò che cerchiamo non dovesse essere annoverato tra i lavori già disponibili, nessun problema: con un po' di pazienza e trovando qualcuno che abbia il nostro stesso apparecchio, e la disonibilità per prestarci la manopola utile a fare uno stampo, tutto si risolve.
Chiunque abbia bisogno dei servigi di tali signori, può chiedermi i loro recapiti telefonici.
Trovandosi con una scala parlante danneggiata, e magari volendo cimentarsi in prima persona col restauro, è comunque possibile ottenere risultati soddisfacenti con una spesa minima...clicca qui.
IL RIPRISTINO DEGLI ISOLANTI SCREPOLATI RISPETTANDO L'ASPETTO ORIGINALE DEI CABLAGGI
Spesso esaminando i cablaggi di radio anni '30 ci si accorge di come la guaina isolante che ricopre i conduttori sia presente più sul fondo del ricevitore che non
sui fili che avrebbe dovuto rivestire. Per risolvere il problema, si possono mettere in atto alcuni trucchi:
-Se controllando il cordone di alimentazione ci si accorge che sotto la stoffa che lo ricopre la gomma si è sgretolata, l'unica soluzione
che si propone, e che è bene effettuare alla svelta, consiste nella sostituzione del cavo stesso, magari con uno di simile fattura, reperibile in molte fiere dell'elettronica o ai raduni AIRE.
Se invece la tendenza a screpolarsi dell'isolante interno fosse minima, e contenuta magari a delle parti localizzate, che hanno subito maggiori maltrattamenti meccanici nel tempo, può risultare utile l'utilizzo della lacca per circuiti stampati.
-Per quanto riguarda lo stesso fenomeno che interessi i fili del cablaggio interno, se gli isolanti ricoprono ancora i collegamenti, ma tendono a screpolarsi al tatto, si può tentare di ripristinarli
applicando silicone spry, oppure una delle tante resine trasparenti per circuiti stampati o, addirittura, di quelle utilizzate per lucidare le scale in pietra serena, facilmente reperibili
presso ferramenta e mesticherie.
-Se in vece ciò che rimane dei cablaggi sono soltanto fili "nudi", la soluzione può consistere nella sostituzione degli stessi con filo ricoperto in stoffa dello stesso colore degli originali (sempre reperibile presso fiere e raduni AIRE),
oppure nel ricoprire i fili esistenti con del tubetto "sterling". NOTA: Anche se l'isolante appare diffusamente intatto nei cablaggi della radio, è buona norma
controllare e/o rivestire preventivamente con tubetto sterling i punti nei quali i fili vengono a stretto contatto con lo chassìs metallico.
PROVARE LE VALVOLE SENZA PROVAVALVOLE
Per controllare l'efficienza dei tubi senza essere in possesso di un provavalvole, può bastare il controllo delle tensioni allo zoccolo (confrontandole con i valori caratteristici di ogni valvola, e sincerandosi che eventuali anomalie non siano imputabili a componenti passivi esterni), assieme, magari, all'opportuno utilizzo di un generatore di segnali (accoppiato ad un signal tracer o allo stesso stadio di BF del ricevitore -se funziona!-), che porrebbe il circuito di fronte alle consuete condizioni operative proprie di una radio funzionante. Il far "lavorare" lo stadio come se la radio non avesse problemi ci indicherà con sicurezza il suo stato d'efficienza.
Un controllo più sommario e immediato è comunque la misura della corrente che scorre tra l'anodo e il carico che vi è posto. Anche questo dato andrà poi confrontato con i dati specifici della valvola in questione, riportati sui manuali. Con un minimo di esperienza, si arriverà poi a stimare le letture ad "occhio". Attenzione però: come ho accennato, eventuali anomalie riscontrate a seguito di un primo esame, possono essere causate da componenti vicini alla valvola in esame, che si sono deteriorati col tempo, la temperatura o l'umidità (condensatori in perdita, resistenze "allungate" o interrotte... etc.). I dati sballati ai capi della valvola avranno dunque dato un allarme generico ("un guasto è da queste parti!"): si potrà procedere con la condanna del tubo SOLO dopo aver controllato i componenti che le sono collegati. NOTA: E' credenza diffusa (penso che sia uno dei preconcetti SBAGLIATI che qualunque radiettista ha avuto agli esordi) che la macchia argentata all'interno del bulbo di una valvola indichi un difetto o il suo esaurimento. Beh, fondamentalmente il discorso è esattamente opposto: se la macchia del Getter è sparita o si è decolorata assumendo sembianze biancastre, la valvola è da buttare. La macchia in questione è infatti il risultato di una fase del processo produttivo volta all'eliminazione di gas e vapori residui nell'ampolla (nella quale, per far sì che la valvola funzioni correttamente, serve un alto grado di vuoto non ottenibile solo con macchinari pneumatici), e il suo deterioramento indica l'ingresso di aria nel tubo.
TROVARE LE VALVOLE
In internet sono presenti molti siti tramite i quali è possibile rifornirsi di valvole.
A mio parere è consigliabile fare simili acquisti solo nel caso si cerchino tubi americani (80, 42, 75, 58, 6V6, 6A8, 6A7...), che è possibile reperire a prezzi decisamente inferiori a quelli
praticati dai commercianti italiani. Altrimenti, e comunque per i tubi europei, si possono sempre contattare ditte come la ESCO, privati come la Sig.ra Pispola e il Sig. Germini (vedi link "R e P radio collectors"), o commercianti alle solite fiere e mercatini.
POTENZIALI INSIDIE NEI CAPPUCCI DELLE VALVOLE
Nei vecchi apparecchi, le clips collegate ai cappucci superiori delle valvole erano spesso inglobati in cappelli metallici schermanti, collegati alla calza del cavetto che giunge al cappuccio in questione.
Due sono i problemi che si possono verificare:
-Nascosta da un pezzetto di tubetto sterlingato, o dallo stesso cappello metallico, può esservi una resistenza, solitamente dal basso valore ohmmico, che più di una volta ha avuto modo di crearmi fastidi.
-Così come per gli apparecchi che montano clips sprovviste di cappello, può risultare utile la misura della resistenza tra calza e conduttore del cavetto schermato, per controllare che non vi siano indesiderati cortocircuiti.
POTENZIALI ISIDIE NEGLI ZOCCOLI DELLE VALVOLE
Ritengo sia buona regola il ripulire i contatti dei tubi e degli zoccoli prima di iniziare il lavoro radiotecnico:
contatti incerti o assenti sono infatti la causa di molti malfunzionamenti, e possono causare la perdita di ore di lavoro nella ricerca di componenti fuoriuso. Questa precauzione si impone quando si ha a che fare con i "terribili" zoccoli a vaschetta.
Per effettuare la pulizia bastano un cacciavite, o della carta vetrata, e, magari, un po' di spry puliscicontatti. Un'altra sorpresa che ci possono riservare gli zoccoli in bachelite, specialmente quelli rimlock, noval, e i tipi più recenti ed economici octal formati da due fini dischi di materiale bachelizzato fra i quali sono poste le mollette di contatto coi piedini del tubo, è quella di perdere l'isolamento tra i piedini, o tra i piedini e lo chassìs laddove la temperatura o un arco voltaico avessero modo di carbonizzare il supporto isolante. Basta che una sola volta scaturisca una scintilla tra 2 piedini, o tra un piedino e lo chassìs, per poter ritenere da buttare lo zoccolo interessato: l'unico rimedio potrebbe essere il "raschiare" la parte superficiale di bachelite deteriorata, rifinendo poi il tutto con della lacca anti arco per circuiti stampati... ma sinceramente io ho sempre optato per la rimozione dello zoccolo difettoso, e la sua sostituzione con un modello "sano", simile, o quanto più somigliante, all'originale.
(molto) GENERICHE INFORMAZIONI PER RESTAURO RADIO DEI PRIMI ANNI '30
Ritengo che simili apparecchi siano abbastanza semplici da riparare, in quanto concepiti in modo simile ad un buon vecchio Landini Testa Calda...
1° passo= sostituire i condensatori di filtro sull'anodica, e, in generale i condensatori a carta in posizioni "critiche" (per lo stres elettrico al quale sono sottoposti, o per il particolare ruolo che ricoprono).
Spesso in apparecchi così vecchi, la maggior parte dei condensatori da cambiare è racchiusa in uno scatolotto metallico sigillato a stagno, dal quale fuoriescono svariati terminali.
In corrispondenza di questi terminali, si trovano regolarmente stampati sul contenitore anche i valori dei relativi condensatori.
Molti di questi faranno capo ad un unico terminale di massa da una parte, e a diversi contatti dall'altra.
2° passo= Una volta aperto il contenitore e sostituiti i condensatori interni, dopo aver controllato il cablaggio per eventuali cortocircuiti tra fili o fili-massa (alcuni rivestimenti possono essersi screpolati), e aver dato corrente, se non vi sono tubi totalmente esauriti, l'apparecchio dovrebbe tornare alla vita (leggi: "si dovrebbe sentire qualche rumore in altoparlante senza che nessun componente passivo o attivo si arrostisca").
OSCILLATORE LOCALE PHONOLA
Se la radio Phonola che state provando a restaurare non ne vuole proprio sapere di funzionare in AF, mentre le MF, iniettandovi un opportuno segnale,
funzionano correttamente... il problema è spesso da cercare sui condensatori dell'oscillatore locale. Negli apparecchi degli anni '30 prodotti dalla FIMI, i
condensatori in questione hanno le sembianze di una piaccella formata da due ritagli di bachelite tra i quali sono posti dei condensatori a mica da
300 a 600pf circa, a seconda della gamma.
Provandoli con un capacimetro risultano spesso buoni, ma effettuandone la sostituzione l'apparecchio
torna a funzionare.
MEDIE FREQUENZE PHONOLA
Le MF Phonola sono veramente un grattacapo: sono talmente tecnologiche e prodotte con estrema precisione, che oggi
risultano regolarmente fuori uso. E' inutile agire sui nuclei variabili di una MF FIMI completamente starata, poichè la quantità di ferrite
che può scorrere nel trasformatore è minima. Il problema in questo caso è da ricercarsi nella base dei piccoli trasformatorini, e precisamente
nei condensatori "verniciati" facenti parte del circuito LC. Tali condensatori si mostreranno come ritagli di mica con sopra una vernice conduttiva nera.
Venivano realizzati in questo modo per poter ottenere componenti dall'elevata precisione, che avessero inoltre capacità fuori standard appositamente studiate per i trasformatori nei quali dovevano essere utilizzati. Dopo anni questa vernice si è deteriorata e screpolata in molte di queste tecnologiche MF, dunque non resta che munirsi di pazienza, aprire i trasformatori
che hanno problemi, e sostituire questi condensatori con una combinazione di condensatorini ceramici o con un compesatore reso accessibile a regolazioni esterne. Nota bene: la soluzione dei compensatori, anche se invasiva, può risparmiare molto tempo: i valori della capacità dei condensatori origlinali indicati sugli schemi sono da considerare INDICATIVI. Per questo, spesso, effettuando la sostituzione di uno di questi condensatori verniciati con uno di valore coerente con quello indicato dallo schema, risulta comunque impossibile l'allineamento del trasformatore interessato alla corretta frequenza della media frequenza dell'apparecchio (solitamente 460-470Khz).
Per questo tipo di lavoro non è necessario trovare condensatori ceramici che riportino in etichetta esattamente il valore indicato sullo schema: bisogna per forza di cose procedere col parallelo di più condensatori, partendo da una approssimazione per difetto e salendo piano piano fino a trovare la combinazione adeguata. Infatti la tolleranza propria dei componenti nuovi basterebbe a far sì che la mf continui ad essere allineata altrove rispetto al valore di media.
Ponendo che il valore di un ipotetico condensatore verniciato si aggiri sui 240pF, sarebbe necessario partire col parallelo di 1 condensatore da 220pF e uno da 10pF ( o cose simili, attingendo dai valori standard di cui dispone il proprio venditore di componenti).
Dunque richiudere provvisoriamente il bussolotto, "vedere" col generatore di segnali a che punto è la mf, ed eventualmente, se con i condensatori montati è "nelle vicinanze" della corretta taratura, provare ad affinare il lavoro tramite il nucleo della mf stessa.
Se la mf continua ad essere l"lontana" dal giusto, è necessario continuare a ripetere i passati passaggi, aggiungendo e togliendo condensatori dal parallelo.
A tal fine suggerisco di munirsi di condensatori di taglio piccolo (1-2,2-10pF).
Per cercare di risolvere con un compensatore sarebbe invece necessario tirar fuori dal bussolotto i capi della bobina tramite due CORTI fili in rame rigido isolato, spaziati tra loro e posati in modo da rimanere distanti dalla massa, oppure twistati e comunque posati a distanza dalla massa... (vd sotto).
I quali andrebbero saldati ad un compensatore.
Il valore del compensatore dipende particolarmente dal lavoro fatto con i due fili, dato che da soli introducono una capacità nel circuito, non serve + un compensatore da 220-330pF ma qualcosa di + piccolo (che, SOPRATTUTTO, abbia una capacità minima tale che la somma di questa + la capacità dei due fili non sorpassi da sola il valore richiesto).
In teoria è possibile sostituire il condensatore originale con due semplici fili in rame twistati (la capacità dipenderebbe dalla lunghezza dei due fili, oltre che dallo spessore del loro isolante).
Per prove, grazie all'ausilio di un capacimetro, di un grid dip-meter, o direttamente col generatore di segnali e la radio alimentata, si può in questo modo giungere al corretto allineamento.
L'AIUTO CHE CI PUO' DARE IL "SIGNAL TRACER"
Quando si è agli inizi nel praticare l'hobby del radioriparatore, uno degli handicap più grandi, secondo solo alla mancanza
d'esperienza, è la mancanza di adeguati strumenti di misura nel laboratorio.
Qui spunta la figura del signal tracer.
Si tratta di un semplice strumento, uno dei pochi che ancor oggi conviene autocostruirsi (anzi, è
spesso l'unico modo per averne uno, dato che nessuno più spreca risorse nel produrlo industrialmente), che
permette di supplire alla mancanza dell'oscilloscopio e del voltmetro elettronico.
Devo dire che per il restauro dei vecchi ricevitori casalinghi, molte persone e io tra queste, ne privilegiano
l'utilizzo, a discapito di altri strumenti "seri".
Dietro il nome di Signal Tracer si nasconde un semplice circuito di amplificatore audio, con qualche minimo accorgimento sull'ingresso.
L'utilizzo più comune:
Diamo tensione alla nostra radio che non funziona (dopo aver per lo meno sostituito gli elettrolitici di filtro).
Colleghiamone la presa per l'antenna ad un bel filo, oppure al generatore di segnali, e iniziamo
a "cercare" il segnale sul circuito.
Partiamo dallo stadio miscelatore:
si sente alcun segnale (soffio, fischio...) collegando il signal tracer all'uscita dello stadio (puntale di massa sullo chassìs e puntale RF
sulla placca della relativa valvola)?
- Se la risposta sarà negativa, il problema (o uno dei problemi) dovrà essere ricercato lì.
- Se la risposta sarà affermativa, proseguiremo l'ascolto ai capi del secondario della I Media Frequenza.
Ci ripeteremo la domanda e, a seconda della risposta, ci soffermeremo sulla valvola e i componenti passivi interessati,
oppure risaliremo di un'altro passo nel circuito:
> ai capi del primario della II MF
> ai capi del secondario della II MF
> sulla placca del triodo o pentodo della valvola rivelatrice col puntale per BF
> sulla griglia controllo della finale BF,
sempre col puntale per BF.
Da ciò che ho scritto risulta chiaro che il nostro signal tracer dovrà avere due ingressi distinti:
- uno per la RF, che la rivelerà e renderà udibile,
- uno per i segnali che sono già nello spettro audio.
Tutto ciò si nota benissimo sullo schema che segue. Consiglio a quanti fossero sprovvisti di un simile apparecchietto di cercarne uno: presso i rivenditori di materiale surplus capita di trovarne di nuovi (come capitato a me) per la modica cifra di 20.000lit. Altrimenti è altrettanto consigliabile l'autocostruzione, dato che con una spesa di circa 5Euro e componenti facilmente reperibili presso ogni negozio di componentistica per riparatori TV si può godere dell'utilità del signal tracer del quale è mostrato lo schema. In fine ricordo che può essere proficuamente utilizzato
in una infinità di occasioni... un esempio? Collegando un fotodiodo per raggi infrarossi tra ingresso BF e massa prova egregiamente i telecomandi di TV, VCR, RADIO... etc!
Due versioni che utilizzano il TBA820M
Grazie al lavoro e alla filantropia di Giulio Maiocco, adesso è disponibile, per coloro che volessero
autocostruirsi un signal tracer in tono con le radio che colleziona, lo schema di un
SIGNAL TRACER VALVOLARE, con molti accorgimenti che ricordano quasi un amplificatore HI_FI.
Con 3 tubi (o solo 2, sostituendo la raddrizzatrice EZ80 con un paio di 1N4007), chiunque può
così munire il proprio laboratorio di un buon signal tracer sicuramente più "robusto" dei
modelli a stato solido.
>NOTA1: Per sostituire la EZ80 con 2 diodi al silicio, è necessario ridurre l'alta tensione di
secondario del trasformatore di alimentazione, oppure, se la caduta di tensione dell'impedenza di filtro è
sufficentemente alta, sincerarsi che la tensione presente sul trasformatore d'uscita sia tra i 200 e i 250V.
>NOTA2: Tutti i condensatori, salvo quelli che riportano una specifica dicitura, si intendono adatti a
sopportare una tensione di lavoro di almeno 300-350V. E la "K" presente nella specificazione del valore di taluni condensatori indica "KpF": kilo-pico-Farad (1KpF=1000pF=0,001uF=1nF).
>NOTA3: Tutte le resistenze, salvo quelle che riportano una specifica dicitura, si intendono come minimo da 1/2W.
>NOTA4: L'autore ha un proprio sito web:
http://digilander.iol.it/tubeamp.
6AY8G CAN BE REPLACED WITH 6BY8G OR EBL1 AUTHOR : Luca Rossi
In few apparatuses of 30's you can find a rare tube expressly
manufactured from FIVRE for the italian RADIOROMA receivers: it is the6AY8G.
These tubes are often exhausted and is too difficult and expensive to find a
replacement. However the 6BY8G can take the place of 6AY8G (the connection are
"pin-to-pin" the same).
If you can't find a 6BY8G (unfortunately it is rare such as its sister), you can look for an european standard EBL1.
QUANDO UN TRASFORMATORE DI Media Frequenza E' BRUCIATO
A volte, per fortuna di rado, capitano all'appassionato apparecchi con uno o più avvolgimenti dei trasformatori di media frequenza interrotti. In questi sfortunatissimi frangenti, le strade da intraprendere potrebbero consistere in:
>poiché il problema è il più delle volte causato dalla corrosione dei conduttori in prossimità delle saldature alla base del trasformatore stesso, si può tentare di rintracciare, se la lunghezza e l'esecuzione degli avvolgimenti lo consentono, il conduttore a monte dell'interruzione, prima che entri nell'avvolgimento.
>A titolo informativo, ho sentito di persone che hanno trovato soluzione applicando scariche di alta tensione (a corrente irrisoria, tramite accendigas alimentati con pila da 1,5V, acquistabili presso tutti i supermercati) ai capi dell'avvolgimento interrotto (nel caso di interruzione interna): le scintille che hanno avuto luogo nel punto dell'interruzione, probabilmente, in rari e fortuiti casi, hanno potuto ridare continuità (imagino comunque con esiguo grado di affidabilità) all'avvolgimento.
>Nel caso che il problema sussista sulla IIa MF, è possibile, a discapito delle prestazioni e del comfort dell'audizione, optare per l'occultamento, all'interno della calotta, di una resistenza utile a ricreare le condizioni di carico/polarizzazione della valvola connessa (a seconda che il problema sussista sul primario o sul secondario), unita ad un condensatore che accoppi l'anodo dell'amplificatrice di MF alla valvola detector:
Se ad esempio il primario della IIa MF dovesse essere interrotto, basterebbe collegargli in parallelo una resistenza dall'opporuno
valore (adatto al carico anodico richiesto dal tubo amplificatore di MF), e bypassare il trasformatore
tramite un piccolo condensatore da collegare all'anodo dell' ampli MF da una parte, e al diodo della
rivelatrice dall'altra, considerando che comunque i "resti" del primario manterranno un certo accoppiamento capacitivo col secondario.
>In ogni caso il sistema migliore, seppur più complesso dal punto di vista attuativo, consiste nell'armarsi di pazienza ed iniziare a svolgere l'avvolgimento interrotto. Giunti all'interruzione si potranno ricongiungere gli estremi e procedere al riavvolgimento che, per mancanza di adeguata attrezzatura, non verrà presumibilmente realizzato a "nido d'ape" anche se così si era trovato. Per ovviare alla maggior capacità distribuita sugli strati avvolti in questo modo basterà comunque avvolgere qualche spira in meno rispetto alle originarie. Il trasformatore perderà qualcosa in selettività, ma l'apparecchio tornerà a lavorare.
CLEANING CABINETS AUTHOR : Bill Morris bmorris@on-net.net
For cleaning bakelite, plastic, wood and metal cabinets, I recommend using automotive hand cleaner. It usually comes in a small tub and it's a gel-like material. You can smear it on, wait five minutes for the dirt to dissolve, then wipe it off. It leaves a clean finish, and works especially well with wood cabinets, because the hand cleaner will remove old furiniture polish and waxes AND it also has lanolin in the cleaner. Lanolin will moisturize the wood.
LA RUGGINE SUGLI CHASSIS
A chi non è capitato sotto mano un'apparecchio montato su di uno chassì oramai sfigurato dalla
ruggine?
Molti collezionisti usano verniciare interamente gli chassì ossidati che gli si pesentano con
vernice alla nitro color argento... A parer mio, non c'è cosa più sbagliata!
E' come dare l'antiruggine o immergere nell'acido una moneta romana del I secolo d.C. per toglierle
l'antiestetico ossido del rame!!
Bene o male è sempre un segno dell'età dell'apparecchio, ma quando la ruggine è pesantemente presente, una "sfoltita"
non fà comunque male...
Le vie da seguire che ho potuto sperimentare sono sostanzialmente 2:
>la sabbiatura (dopo aver tolto o protetto con scotch da carrozziere le
parti delicate come bobine, scala parlante... etc...).
>L'utilizzo di acido Fluoridrico diluito (viene venduto anche nei
supermercati con la funzione di levaruggine per indumenti).
Per rifinire il tutto, è possibile utilizzare una di quelle paste lucidanti
color argento-zinco che venivano utilizzate un tempo per lucidare le cucine
economiche... oppure di quelle per riprendere le ossidazioni dell'argento o
del silver-plated.
Nel caso che le parti metalliche ossidate siano realizzate in alluminio, non c'è niente di meglio per
ripulirle di un bel bagno nella soda caustica.
Il risultato dovrebbe essere più che accettabile, ci si risparmia
l'effetto "caramellato" della vernice alla nitro o similare, e si lascia abbastanza intatto l'aspetto anziano della radio.
HT BATTERY BUILDING AUTHOR : Bill Morris bmorris@on-net.net
I've been building HT batteries for my personal radios, and I've come up with a better way to connect a series of
9 volt batteries together to create either a 67 1/2, 45 or 90 volt battery. The old way involved soldering battery clip wires
together, red to black until I got the desired voltage. Problem--there was a good chance you could get shocked if the
insulation became exposed. Therefore, here is how I do it. Take the same battery clips and slit the top vinyl cover and
pull it off. That leaves the lower half connected to the cover and exposes the terminals. Clip the wires and solder a wire
directly across these terminals. Insulate this wire with either hot glue or tape. Now stack your batteries narrow
side to narrow side and install the clip across the terminal of one battery to the terminal of another. You'll have two
batteries connected in series with one clip. Continue clipping batteries together until you reach the desired voltage. Now
you need a begi!
nning and ending point to which you connect either your large socket or plug. Take another 9 volt clip, cut it in half
and remove the top cover. Solder your red wire to the positive clip, black to negative. Take these wires and solder them
to your large socket or plug. Connect the terminals to the beginning and end of your pack and you're all set to go.
Need more power? Make some more series clips and clip in more batteries. Very simple and safe.
Esempio di batteria anodica da 67,5V d'epoca
Una sintetica traduzione libera:
a quanti capita di voler far funzionare una piccola radio valvolare alimentata a batterie e poi invece non lo fa a causa dell'odierna irreperibilità delle originarie batterie anodiche? Giudicando dai messaggi che mi sono arrivati negli anni è una cosa che interessa a molte persone.
Bill suggerisce di comporre delle serie di batterie da 9V: tanti elementi quanti ne sono necessari per la propria applicazione. Fin qui niente di strano, dato che si tratta della soluzione più semplicemente attuabile da tutti. L'idea interessante che ha avuto è quella di utilizzare delle comuni clip per dette batterie: non impiegandole come comunemente vengono, ma modificanole per renderle una specie di connettori ad incastro. In pratica suggerisce di togliere la parte superiore di ogni clip, di privare ognuna dei fili, dunque di saldare assieme i due contatti (a mezzo di un filo di rame nudo da circa 1cm o come meglio creda l'autocostruttore) e in fine di applicare nuovamente la parte superiore alla clip, incollandola con termocolla. Gli spinotti-ponticelli risultanti saranno dunque pronti per rivelarsi una comoda e pulita via per realizzare una serie di batterie (uno spinotto tra positivo della pila 1 e negativo della 2, uno tra positivo della pila 2 e negativo della 3... e così via).
Durante il restauro di una radio dotata di occhio magico,ci si puo'accorgere che il simpatico oggetto e'esaurito:dalla mia esperienza me ne accorgo quando vedo che,tensione anodica e restanti tubi ok,la luminosita'si affievolisce o non arriva piu'fondo scala
con il segnale di pilotaggio massimo.A volte lo si tiene cosi',altre volte lo si sostituisce con uno nuovo di scatola,ma si ha la sgradevole sorpresa che non arrivi lo stesso a fondo scala,mentre la luminosita'e'notevolmente aumentata.Sempre nell'ottica di un restauro conservativo e sempre che non si voglia investire un patrimonio in occhi magici nuovi(fino che
sono delle EM81 si puo'ancora fare,ma non conviene con le 6E5)ho trovato un metodo molto semplice,ma che funziona nella quasi totalita'dei casi:questi indicatori di sintonia hanno un piccolo resistore di elevato valore ohmico saldato sullo zoccolo tra il pin dello schermo fluorescente e la sezione triodo-placchetta di deviazione elettrostatica:portando il resistore da 1MOhm a 1,2-1,5MOhm,si puo'risolvere il problema.
"AGGIUNTA" OCCHI MAGICI
Un ulteriore metodo per rinvigorire l'emissione degli occhi magici (espediente che può
comunque essere adottato anche con altre valvole termoioniche un po' esaurite all'interno
di una radio), consiste nell'applicare una tensione di filamento leggermente superiore a
quella nominale per il tubo stesso.
Tale scopo può essere raggiunto semplicemente, con minima spesa e ammattimento, ma, soprattutto,
senza deturpare il circuito delle nostre radio, tramite un duplicatore di tensione a diodi e
condensatori.
Unica nota da aggiungere allo schema è che la tensione sotto carico fornita dal duplicatore è
proporzionale a due fattori:
l'assorbimento in corrente del filamento della valvola,
la dimensione in Farad dei due condensatori elettrolitici C1 e C2.
Per questo, se la tensione misurata ai capi del filamento di un occhio magico (o di un'altra valvola)
sarà inferiore alle aspettative, basterà (entro certi limiti!) aumentare la capacità dei due condensatori elettrolitici del duplicatore.
IL RESTAURO DEI MOBILI LIGNEI DELLE VECCHIE RADIO AUTHOR : N.Lombardoni
Il Sig. Lombardoni ha gentilmente steso una guida al restauro e alla finitura del legno, che sarà certamente molto utile ad ogni collezionista.
E' ovvio che l'argomento sia molto ampio, ma ritengo che queste note potranno indirizzare il lavoro di chi è intenzionato a svolgere in proprio anche l'opera di ripristino del mobile delle proprie radio (richiedere sempre le cure di un restauratore è quantomai dispendioso!).
Inoltre, consiglio anche agli appassionati "di vecchia data", ma che come me credevano che allo scopo servisse solo sverniciatore e gommalacca, di scaricare e leggere questo documento:
Vorrei qui raccontarvi la mia esperienza in materia, fatta di recente durante la fase di restauro di un vecchio ricevitore Radiomarelli del 1946.
Durante lo smontaggio del telaio e di tutti i suoi componenti dal mobile, che mi accingevo a rilavorare per applicargli un prodotto antitarma, mi accorgevo che l'altoparlante era stato letteralmente "mangiato" dalle voraci bestioline ed era praticamente inservibile.
Dopo molte ricerche fatte per individuare qualche "anima buona" in grado di fornirmi (anche usato) un altoparlante originale, decidevo di intervenire per tentare di riparare la membrana del componente danneggiato.
Dopo aver accuratamente riportato in superficie (per quanto possibile) i lembi della membrana forata, applicavo con uno stuzzicadenti un sufficiente strato di colla vinilica intorno ai bordi e dopo qualche secondo, "grattugiavo" sulla parte trattata, della polvere di masonite (pannello di cartone pressato).
Spandevo con un dito la polvere finissima onde ottenere una pastella omogenea ed attendevo l'essiccazione (due ore circa).
Al termine dell'operazione (da certosino) pulivo la membrana con un pennellino a setole morbide e successivamente verificavo l'efficacia della riparazione eseguita.
La riparazione era soddisfacente ed il gracchiare fastidioso era scomparso.
"AGGIUNTA" Altoparlanti.......tarlati AUTHOR : david de angelis luna5@libero.it
Ho letto con attenzione la riparazione effettuata dal signor zeppieri vorrei pero' consigliare di effettuare
il trattamento di riparazione del cono o parte di esso
mediante la stesura di garza ( del tipo utilizzato per fasciare ferite ) e silicone a formare lo strato o la parte di cono danneggiato. In questa maniera ho riparato coni da 2 a 18 pollici con risultati ottimi.
Si parla tanto male dei vecchi condensatori...
Eh sì, sembra che i condensatori a carta ed elettrolitici invecchiati siano il "male peggiore" per un vecchio apparecchio valvolare... è vero!
Ok, ma dove le mettiamo le resistenze al carbone?
Le prime resistenze con a codice a barre colorate (anni '50-'60), e alcune "antiche" ad impasto chimico, soffrono pesantemente l'umidità, la vecchiaia e gli stress termici.
Statisticamente, le prime sono quelle che creano il maggior numero di problemi: l'umidità, in special modo, causa derive impressionanti del valore nominale delle resistenze al carbone (tra le quali vanno annoverate, appunto, quelle a bande colorate).
In breve: Mi è capitato spesso di ammattire per una riparazione, dando per scontata l'efficienza dei resistori... quando invece nell'apparecchio in esame non ve ne era uno sano!
Consiglio dunque di non fidarsi delle resistenze ad alto valore ohmmico (da 100K in sù), o, in generale, delle resistenze al carbone montate in circuiti che hanno partcolarmente patito l'umidità.
Le resistenze nella foto, tanto per fare un esempio, hanno valore duplicato o triplicato(!) rispetto a quanto riportato dalle indicazioni stampigliate.
Prova dei condensatori vecchi AUTHOR : Giancarlo Riello gianrie@tin.it
Il sistema migliore per provare se i condensatori sono o meno in perdita è utilizzare un megaohmetro. Io utilizzo uno strumento della CHINAGLIA le cui indicazioni mi hanno permesso di risolvere il problema in modo elegante, rapido ed oltretutto sicuro.
P.S.: Il tutto con sole 15000 lirette al mercato dello usato di TORINO (Balon).
Il tipo di condensatori che si possono provare sono tutti i tipi salvo i condensatori elettrolitici, con il megahometro si misura la resistenza del condensatore che non deve essere inferiore ad almeno 10megaohm per i condensatori interstadi, per gli altri non è tassativo, comunque un valore di 4 o 5 megaohm è ancora accettabile.
I condensatori elettrolitici si possono anche testare usando il solito tester analogico (tanto per intendersi ICE o MEGA o CHINAGLIA) a 20000ohm/volt sulla portata x1 o x10 sulla scala ohmetrica il condensatore deve caricarsi e di conseguenza andare a zero la resistenza. Qualunque altro valore indica che il condensatore non à affidabile.
Il riutilizzo dei ricevitori per filodiffusione AUTHOR : N.Lombardoni
Ho recentemente modificato un piccolo apparecchio ricevitore per Filodiffusione allo scopo di usarlo nella riparazione di vecchie radio.
Questi ricevitori con semplici modifiche possono servire per controllare la sezione bassa frequenza lavorando come amplificatore ed effettuare la ricerca del segnale sugli stadi a media e alta frequenza (signal tracer). Può servire inoltre per il controllo di cuffie, per amplificazione dell`uscita di ricevitori a galena e per molti altri usi.
Vi è presente un ingresso fono che può essere usato per controllare la bassa frequenza; inoltre è presente un jack con interruttore che uso per interrompere il primario del trasformatore d`uscita.
La banda passante è sufficiente per i valori normali di media frequenza, dopodichè rimane solo la bestia nera, lo stadio alta frequenza !
La tensione anodica può riformare elettrololitici o bruciare la polvere dei variabili, ecc.
Lo uso anche per amplificare un ricevitore a galena senza necessità di usare le scomode cuffie .
Non sarà la fine del mondo ma è un utilizzo di apparecchi che oggi non hanno più possibilità d`uso.
Recentemente mi e' capitata sotto mano una ECC 189.Avendo una valvola ECC 88 del cassetto del mio oscilloscopio un po' esaurita,ho consultato il mio manualetto e ho scoperto che per applicazioni non troppo specifiche,i due tubi sono intercambiabili.Ho effettuato la prova "pratica":come volevasi dimostrare,ha funzionato alla perfezione,senza contare che una ECC 189 costa meno di una ECC 88.Mi raccomando pero' prima di effettuare la sostituzione di verificare che il tubo originale non rivesta funzioni "di precisione":un eventuale calo di prestazioni potrebbe essere imputabile a questa sostituzione,anche se dovrebbe essere praticamente inavvertibile!!
RT70/GRC & AM65/GRC
C'è un piccolo "segreto" che i possessori di un RT70 (in coppia o meno con il suo alimentatore AM65) devono sapere, se vogliono vederlo in funzione anche senza utilizzarlo assieme ai control box che contornavano questo apparecchio nelle varie installazioni militari della serie GRC:
l'RT70 NON funziona in sola coppia con l'AM65, o da solo, se prima non si esegue un ponticello al suo interno.
L'anodica al pentodo finale di bassa frequenza giunge infatti tramite i control box esterni, chiudendo i contatti H e J facenti capo al connettore di alimentazione J203. Senza la connessione col c-box, o senza il ponticello home-made, qualunque RT70 sembrerebbe muto e irrimediabilmente guasto.
Ecco lo schema esplicativo.
Tabella Sostituzioni AUTHOR : Alfonso Girola a_girola@libero.it
----------------------------------------------------
Valvola vecchia-Valvola nuova-Per la sostituzione occorre cambiare
----------------------------------------------------
2A5-6F6G-PORTAVALVOLE E TENSIONE FILAMENTO
2A6-SQ7G-"
2A7-6A8G-"
2B7-6B8G-"
5Z3-5X4G-PORTAVALVOLE
5Y3GR-5Y3G-NIENTE
5V4G-5X4G-I COLLEGAMENTI AL PORTAVALVOLE
6A6-6N7G-IL PORTAVALVOLE
6B7-6B8G-"
6C5G-6J7G-I COLLEGAMENTI AL PORTAVALVOLE ED AL CAPPUCCIO (1)
6C6-6J7G-IL PORTAVALVOLE
6D6-6K7G-"
6D8G-6A8G-NIENTE
6F7-6P7G-IL PORTAVALVOLE
6K6G-6F6G-NIENTE
6S7G-6K7G-"
6SA7G-6SA7GD-I COLLEGAMENTI AL PORTAVALVOLE ED AL CAPPUCCIO (2)
6T7G-6Q7G-NIENTE
6U7G-6K7G-"
6W7G-6J7G-"
41-6F6G-IL PORTAVALVOLE
42-6F6G-IL PORTAVALVOLE E LA TENSIONE DI FILAMENTO (3)
47-6F6G-"
53-6N7G-"
56-6J7G-"
57-6J7G-"
58-6K7G-"
75-6Q7G-IL PORTAVALVOLE
77-6J7G-"
78-6K7G-"
80-5Y3G-"
83V-5X4G-"
Note :
(1) La 6SJ7G funziona in questo caso come un Triodo:
collegare il circuito di griglia controllo al cappuccio
ed unire insieme i piedini 2,3,5 corrispondenti a
placca, griglia schermo e soppressione.
(2) Portare la terza grigliadal piedino 8 al cappuccio
ed il catodo dal piedino 6 al piedino 8.
(3) Portare la resistenza di polarizzazione col relativo
condensatore (ove esista, altrimenti applicarlo in parallelo)
dal centro filamento al catodo e collegare il centro filamento
a massa.
P.S. : La Tabella è tratta da "PRIMO AVVIAMENTO ALLA CONOSCENZA
DELLA RADIO" di D.E. Ravalico, Editore Ulrico Hoepli,
1943 - Seconda Edizione.
Cercasi cuffie disperatamente! AUTHOR : Bruno, Massa brussa@libero.it
Cari amici, ritengo che avvicinarsi al mondo della "radio antica" sia un "passaggio obbligato" per un appassionato di elettronica che reputi alquanto riduttivo limitarsi a costruire "grilli elettronici" in scatola di montaggio. Innanzitutto c'è da dire che il calore e l'emozione che si provano ascoltando una radio d'epoca, compensano tutti gli insuccessi e le spese eventualmente sostenute. Il primo apparecchio che ho restaurato è stata una radio a galena del 1940 (VAAM) si tratta di un oggetto dal discutibile valore di mercato che io custodisco come un tesoro. Lo schema di tale radio è di una semplicità estrema richiedendo per funzionare bene solo 2 condensatori, un diodo a galena, una bobina, una buona antenna e una efficiente presa di terra. Un semplice circuito schematico si può ritrovare su numerosi siti di elettronica (es.: radiopistoia.com). Non mi dilungherò a spiegare come si esegue il montaggio essendo un'operazione di una semplicità disarmante. Una volta concluso !
il montaggio si pone un problema: per l'ascolto di un apparecchio a galena, occorrerebbe una cuffia (o un auricolare) ad alta impedenza (>2000 Ohm) che non è reperibile facilmente nei comuni negozi di elettronica. Le soluzioni sono due:
- andare ad un bel mercatino del surplus ed acquistare per la modica somma di 30-40000 lire una splendida cuffia d'altri tempi in bachelite pesante (questa è una spesa che prima o poi andrebbe fatta, ma nel frattempo...).
- costruire da se un surrogato!!!!
Materiale occorrente
-Una cuffia stereo ben isolata acusticamente con dei cuscinetti di spugna ma che purtroppo ha gli altoparlanti "sfondati" (va bene anche una cuffia antirumore)
-Una coppia di cicaline piezoelettriche (di quelle che si possono smontare da vecchi "organi elettronici" o da quei simpatici, quanto inutili e spesso inutilizzati, portachiavi sonori).
Il resto è ovvio basterà smontare gli altoparlanti e montare al loro posto le cicaline collegate in parallelo ad un cavetto a due fili che andrà a sua volta munito di uno spinotto adatto all'uscita-cuffia della radio a galena.
Vi assicuro che l'ascolto è decisamente soddisfacente e, se si trova il punto giusto con il baffo di gatto, si riesce ad avere anche un volume piuttosto alto (per quanto possa definirsi tale il volume di una radio a galena).
Certo non sarà affascinante ed efficiente come una cuffia di bachelite ma, almeno in attesa di comprarne una, vi permetterà di godervi la vostra radio d'altri tempi.
Ciao ragazzi: divertitevi!
Il Sig. Lombardoni è una miniera di idee, nonchè un valido appassionato di apparecchiature elettroniche d'epoca, che riesce con studio e applicazione a produrre dei veri "bocconcini" di letteratura interessante per il collezionista e l'amatore della storia dell'elettronica.
E' con piacere che ospito on-line un suo interessante riepilogo storico inerente la Bakelite (o Bachelite che dir si voglia):
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
L'ACIDO ACETICO contro i danni delle perdite delle batterie AUTHOR : N.Lombardoni
Interessante e utile è la nota in merito esposta nella pagina seguente.
Condensatori o Resistenze?
Mentre stavo riparando una piccola radio di produzione inglese del 1957 sono incappato in alcuni componenti "singolari", che non avevo mai visto in apparecchi coevi italiani.
L'aspetto mi aveva fatto pensare immediatamente e senza problemi a delle comuni resistenze da 1/2W, ma a riparazione intrapresa mi sono dovuto ricredere: si tratta di... condensatori!
In particolare, il condensatore riprodotto nell'immagine è da 10nF (=10.000pF), e si tratta di un modello a bassa tensione di isolamento.
Attenzione dunque nel riparare apparecchi inglesi e americani del dopoguerra: potreste imbattervi anche voi in questi componenti familiarmente chiamati "Bumblebee" (Calabroni).
Batterie di polarizzazione in vecchi apparecchi radio AUTHOR : N.Lombardoni
Un argomento praticamente sconosciuto per chi abbia sempre avuto a che fare con la riparazione di radio italiane: le BATTERIE DI POLARIZZAZIONE DI GRIGLIA.
Ciò nonostante immagino che coloro ai quali capiterà una radio Bell, Telefunken o Paillard che adotti questo espediente, avranno modo di trovare aiuto nello scritto del Sig. Lombardoni:
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Fischi, battimenti e ululati
Un particolare spesso trascurato nei testi tecnici d'epoca riguarda la schermatura delle valvole.
Molti problemi e guasti apparenti (in certi casi anche l'inibizione dell'oscillatore locale) sono riferibili a questo argomento, che ho cercato di affrontare a grandi linee in questo documento:
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Considerazioni sul come ricostruire le bobine d'aereo e dell'oscillatore locale danneggiate.
Una linea di massima per approcciare un simile "problemone":
Il “progetto” di sana pianta del circuito oscillatorio d’aereo e del mixer
è una delle operazioni più difficoltose che si possano incontrare
nell’ambito della radiotecnica:
poiché scendono in campo molte variabili vicendevolmente correlate,
non c’è formula che da sola possa fornire precise informazioni sulla
realizzazione di un induttore che soddisfi immediatamente le
caratteristiche volute.
Per affrontare tale ricostruzione in caso di rimaneggiamento o danno
da parte di roditori è possibile adottare un buon testo di radiotecnica
(ad es. il manuale dell’ingegnere radiotecnico Terman, vari testi del
Montù... etc. Dove tale argomento occupa svariate pagine, con diverse
formule ed abachi di coefficienti...), oppure il manuale pratico proposto QUI
Purtroppo è una manomissione particolarmente temibile.
In caso di danneggiamento parziale degli induttori d’aereo e/o
dell’oscillatore locale, va menzionata anche la possibilità più
“casalinga”, anche se non meno efficace in caso di mancanza di testi o
di strumentazione adeguata, e comunque più pratica: optare per il recupero completo e
minuzioso di ogni parte del filo di rame originale, che andrà poi
misurato. Sostituitolo con spezzoni di filo dalla lunghezza simile a
quella misurata, nonché dallo stesso diametro dell’originale e
conservando simili spaziature interspira e interbobina, è possibile
riportare in vita l’apparecchio nelle bande OL-OM danneggiate se si
riesce a contenere l’errore intrinseco alla realizzazione in un valore
“recuperabile” tramite i trimmer capacitivi originali della radio. Volendo e potendo sarebbero utili all'affinamento delle bobine-replica un grid-dip meter, un frequenzimetro, un voltmetro selettivo o un analizzatore di spettro.
Alimentazione radio a 110V ca AUTHOR : Carlo d'Arrigo
E' possibile alimentare le radio a 110 v ca, tipo i vari Fido Marelli, senza riduttore o trasformatore ma semplicemente mettendo in serie un diodo 1N4007 che gli spezza una semionda (e si alimenta tutto in cc). Di solito è necessario aggiungere anche una resistenza (dal basso valore ohmmico, ma da qualche Watt) in serie. In ogni caso il diodo evita di dissipare tutto...in calore.
Carlo 3384261414
Precauzioni: tale espediente funziona bene con tutti gli apparecchi senza trasformatore o autotrasformatore, nati per alimentazione a ~110V. Vista la delicatezza dei filamenti delle valvole conviene iniziare con una resistenza aggiuntiva in serie dal valore approssimativo di 470ohm-10W/220ohm-20W (valori rispettivamente per apparecchi dall'assorbimento di 150mA o 350mA), indicata nello schemetto per comodità come un reostato "R", per poi scendere progressivamente a quello ottimale. La resistenza ottimale si può individuare una volta per tutte per via empirica misurando la tensione di filamento di una delle valvole in serie (nota: con voltmetro analogico rms o digitale, ma sempre per letture del valore efficace), facendo in modo che il valore letto approssimi, meglio se per leggero difetto, quello indicato dal foglio tecnico della valvola stessa. Nello schemetto la linea a punti divide idealmente l'apperecchio radio visto dalla sua spina (parte superiore-sx dell'immagine) dal circuito aggiuntivo che si frappone tra la radio e la rete luce (parte inferiore-dx dell'immagine).
Schema indicativo semplificato.
Norme pratiche per l'allineamento degli stadi d'AF e MF di una supereterodina d'AM.
In questo pdf è indicato il procedimento da seguire quando si debbano ritarare i circuiti accordati dell'oscillatore locale o della media frequenza di una radio per AM, distinguendo caso per caso:
Taratura della MF
Taratura d'AF in banda Onde Medie
Taratura d'AF in banda OC
Taratura d'AF in circuiti a bande suddivise
Taratura d'AF in circuiti a permeabilità variabile
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Norme pratiche per l'allineamento dei ricevitori FM.
In questo pdf è indicato il procedimento da seguire quando si debbano ritarare i circuiti accordati dello stadio rivelatore di una radio per FM, distinguendo caso per caso i tipi di circuito diffusi:
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Come funziona la SUPERETERODINA?
In questo pdf ho cercato di spiegare il più comprensibilmante possibile come funzioni il circuito di una radio supereterodina.
Sicuramente potrà essere utile per lo meno a coloro che stanno iniziando ad interessarsi all'hobby della radio vecchia.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
COME PROVARE I CONDENSATORI E SOSTITUIRLI TENENDO PRESENTE L'ORIGINALITA' CIRCUITALE DELLA RADIO
Questa è la trascrizione riveduta in un documento dedicato di una lunga nota da tempo presente in questa pagina. Il componente "condensatore" è il protagonista, anche più delle valvole, nella riparazione delle vecchie radio, e merita dunque una nota particolare.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
QUESTO SCONOSCIUTO TRASFORMATORE D'USCITA
E' possibile utilizzare un trasformatore d'uscita per 6V6 in una radio che monta una EL84?
E' dannoso cambiare l'altoparlante originale, danneggiato, con uno recuperato da un TV (16-32ohm)?
Com'è possibile risalire alle caratteristiche di un trasformatore d'uscita di recupero del quale non si conosca niente?
A queste ed altre domande dà risposta questo documento:
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
LA PULIZIA DELLA TELA DELL'ALTOPARLANTE
Quando la tela non richiede grandi opere di pulitura mi limito a darle una
soffiata a bassa pressione e da una opportuna distanza col compressore, prima dall'interno verso
l'esterno, poi viceversa.
Il tamponarla con un tampone morbido di stoffa leggermente imbevuta in acqua
può poi concludere l'operazione, prestando attenzione al fatto che un tampone eccessivamente bagnato può comunque lasciare segni e aloni.
Quando la tela è particolarmente sporca o macchiata procedo a staccarla
delicatamente dal supporto e la lavo delicatamente in acqua tiepida con
sapone da bucato (sapone di marsiglia o sapone neutro) lasciandola un po'
in bagno.
Usare una pressione eccessiva del soffio d'aria o strofinare la tela in fase
di lavaggio-rinvenimento in acqua sono pratiche da evitare assolutamente se
non si vuole danneggiare la tela stessa.
Giradischi "lento"? AUTHOR : Diego Cerri
Dopo aver restaurato e provato la parte elettrica ed elettronica della mia Allocchio Bacchini 961 MF ho riscontrato che il piatto giradischi (marca Lesa) girava (purtroppo) ad una velocità nettamente inferiore ai 45 giri/minuto indicati dal selettore anche spostando il selettore sui 33 giri si notava come la velocità fosse erronea, anche spostando la bella leva su "78" la velocità del disco risultava errata (più bassa). Escluso un eventuale guasto al motore elettrico ho scoperto che la causa del malfunzionamento era semplicemente la grossa ruota in gomma che trasmette il movimento al piatto. La ruota sembrava integra allo sguardo (leggi: sembrava nuova di fabbrica) ma, vuoi per l'usura, vuoi per l'anzianità della gomma che la compone, era diventata più sottile e perciò invece di essere ben premuta contro il bordo del piatto del giradischi la simpatica rotellina "slittava" riducendo notevolmente la velocità del disco.
Soluzione al problema: Con un pezzettino di carta abrasiva tipo 00 ho ridotto ancora di circa 1/2 millimetro il diametro della ruota, dopodichè ho applicato sopra la ruota "assottigliata" un elastico (reperibile peraltro facilmente in una qualsiasi cartoleria) spesso circa 1 mm, alto circa 3 mm e di diametro leggermente inferiore a quello della ruota.
Dopo questa modifica la velocità del piatto è tornata ottimale.
QUANDO IL CONO DELL'ALTOPARLANTE DIVIENE SECCO E FRAGILE AUTHOR : N.Lombardoni
Prima di riparare i coni dei vecchi altoparlanti, ho trovato essenziale riportare il materiale a base di feltro di cui sono composti, ad una maggiore elasticità. I coni col tempo si seccano e diventano fragili perdendo flessibilità.
Prima di effettuare incollaggi od altro, ho sempre impregnato il cono con olio di paraffina od altro olio fine (senza additivi). Partendo dal bordo esterno pieghettato del cono, applicare con un beccuccio morbido di plastica, in cerchi concentrici verso l’interno. Attendere prima di applicare il cerchio successivo di olio che questo sia bene assorbito dal materiale del cono. Così facendo e magari lasciando il tutto a riposare per una notte, vedrete che il cono non sarà più così fragile, l’olio sarà ben assorbito e le varie colle che si dovessero utilizzare faranno senz’altro buona presa. Ho anche notato che stiramenti del cono che causano a volte la sua scentratura, vengono eliminati con l’assorbimento dell’olio. Se si notasse che l’olio non penetra nel materiale, probabilmente si tratta di un cono plastificato sostituito in tempi recenti e che comunque non dovrebbe aver bisogno di olio. I coni più vecchi e secchi sono di un colore notevolmente chiaro che poi diventa scuro con l’assorbimento dell’olio.
Un nuovo interessante documento del Sig.Lombardoni. Una nota sui codici di nomenclatura storicamente adottati dalla Philips e sul codice europeo standard:
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Dall'etere alla galena.
Simpatica, semplice ed intuitiva spiegazione del funzionamento di un circuito accordato, della natura delle oscillazioni elettriche e del funzionamento del radioricevitore elementare: la galena.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Misurare le tensioni ai capi di una valvola termoionica.
In questa pagina suggerisco di avvalersi di semplici misure agli elettrodi delle valvole come valido metodo di ricerca dei guasti e per ovviare alla mancanza del provavalvole. Ok, ma quale punto di riferimento dev'essere preso per misurare le tensioni di lavoro di una valvola in modo da poterle confrontare con i relativi fogli tecnici? Il telaio della radio o i catodi delle valvole?
La valvola termoionica funziona grazie alle diverse tensioni che gli elettrodi hanno rispetto al proprio catodo.
Ogni tensione dev'essere dunque letta rispetto al catodo. Comunque per comodità molto spesso le tensioni anodica e di g2 possono esser rilevate semplicemente rispetto a massa, dato che la caduta di tensione sulla resistenza catodica è quasi sempre trascurabile rispetto all'ordine di grandezza della tensione anodica e di schermo.
In ogni caso le letture devono essere fatte tramite un voltmetro ad alta impedenza per non perturbare il circuito in esame: ovvero un voltmetro analogico a valvola o a fet, oppure un buon multimetro o voltmetro digitale:
specialmente quando si deve misurare la tensione sulle griglie di una valvola, l'alta impedenza di quei punti farebbe sì che quanto letto da un normale tester non rispecchi correttamente la realtà.
Un parametro fondamentale dei tester passivi analogici è infatti la resistenza d'ingresso quando è commutato in portate voltmetriche: le "taglie" tipiche sono 1000 ohm/volt, 5000 ohm/volt, 10000 ohm/volt e 20000 ohm/volt. In pratica spiccia, un tester da 5000 ohm/volt in portata 100Vfs applicato ai capi ad es. di una resistenza in un circuito, rappresenta una resistenza da 0,5Mohm posta in parallelo a quella del circuito sotto misura. Il valore mostrato dall'indice del tester sarà dunque inferiore alla realtà per colpa del parallelo resistenza d'ingresso//resistenza ai capi della quale ci interessa il valore di ddp. Proprio per questo, delle quattro taglie di tester citate, solitamente si considera solo l'ultima per uso radiotecnico, mentre le prime sono tipiche di strumenti da elettrauto/elettrotecnica. Concludo considerando che in questo campo molto spesso l'uso di strumenti analogici è più agevole rispetto ai digitali.
L'INIETTORE DI SEGNALI.
Nel laboratorio del "principiante squattrinato" mancano molto spesso molti degli strumenti più usuali e blasonati, ma ciò non comporta un handicap tanto grande quanto potrebbe sembrare: negli anni d'oro delle valvole erano veramente in pochi a potersi permettere anche solo un generatore di segnali! Eppure si avvalevano comunque di due semplici apparecchietti (oltre all'irrinunciabile tester e saldatore) facili ed economici da autocostruire: il signal tracer e l'iniettore di segnali.
Una piccola nota sul signal tracer è già presente in questa pagina, mentre mancava qualcosa sull'iniettore di segnali. Quest'ultimo è caduto oramai nel dimenticatoio in quest'epoca degli strumenti digitali, delle radio a PLL, e degli apparecchietti miniaturizzati che quando si guastano son da buttare. Per noi amanti dell'ingombrante valvola bruciaelettroni rimane però un valido compagno in qualità di "cercaguasti", specialmente in abbinamento col cercatore di segnali (signal tracer). L'iniettore di segnali non è altro che un piccolo oscillatore ad onda quadra che oscilla ad una bassa frequenza. Dato che le oscillazioni ad onda quadra sono composte da un numero infinito di armoniche di un segnale sinusoidale che ha frequenza uguale a quella fondamentale dell'oscillatore di partenza, il risultato è che il semplice iniettore produce un segnale che spazia da poche centinaia di hz finanche ai milioni di hz con intervalli molto fitti. Quel segnale "passa" dunque senza problemi lo stadio di alta frequenza, quello di media frequenza, e pilota egregiamente anche lo stadio finale di bassa frequenza. Il vasto e fitto range di armoniche solitamente prodotte dall'iniettore di segnali ne consentono l'uso in prima analisi del circuito su ogni griglia controllo delle valvole montate dalla radio. In sintesi consente di constatare a "ritroso" (dall'altoparlante all'antenna) che ogni valvola compia verosimilmente il proprio dovere in quanto ad amplificazione, e ciò si attua ascoltando il fischio da lui prodotto nell'altoparlante della radio o del cercatore di segnali. Il punto "attraverso" il quale la sua oscillazione non riuscirà a passare sarà molto probabilmente la sede di un guasto. Attenzione comunque: l'iniettore è sempre e comunque da conseiderare come "cercaguasti", non come strumento di riferimento per tarature o misure precise. In mancanza di un oscillatore modulato o generatore di segnali, le tarature non dovranno assolutamente essere ritoccate basandosi sull'iniettore di segnali! Riprova di ciò e "pecca" di questo strumentino è connessa direttamente alla sua peculiarità di generatore a "vasto spettro": una radio con ogni stadio perfettamente funzionante agli occhi dell'iniettore potrebbe non funzionare a causa di un "banale" fuori-allineamento dei trasformatori di media frequenza oppure a causa del blocco dell'oscillatore locale. Un semplice e pratico schema di iniettorea transistori è scaricabile cliccando qui sotto (il punto "A" è connesso al puntale, il punto "B" è connesso al coccodrillo di massa):
Chiunque dovesse incontrare problemi nel leggere i pdf, può contattarmi per ricevere AIUTO.
RESTAURARE I MOBILI ANTICHI.
Questo è un documento di interesse generale, e vale forse più per conoscere vecchie tecniche di restauro per mobili in legno massello o per ispirare nuovi espedienti, rispetto allo specifico fine di operare su mobili impiallicciati. La lettura è comunque molto interessante, e dato che ogni appassionato di vecchie radio è potenzialmente anche un patito di "mobili vecchi", penso che sarà curioso di sapere che due secoli fà veniva usata anche la caseina per verniciare la mobilia... e cos'è mai la "caseina"? Buona lettura :-)
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
IL MAGNETOFONO.
In questo documento pdf è descritto il funzionamento dei registratori a nastro magnetico valvolari e transistorizzati.
Necessariamente la trattazione è molto sintetica e a carattere generico, ma contiene comunque spunti per opere di restauro e taratura che si rendono spesso necessarie con magnetofoni molto vecchi.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
FINALMENTE SVELATI I SEGRETI DELLE VALVOLE MAGNADYNE.
In questo documento pdf sono esposte zoccolature e caratteristiche di un buon numero di valvole della serie magnadyne.
Un aiuto validissimo per risalire ad equivalenze ed evitare di perdersi nella ricerca di valvole purtroppo introvabili.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Il Provacondensatori.
Ecco un circuitino, semplice semplice da autocostruire, che potrà esser d'aiuto nel lavoro di riparzione, sostituendo apparecchi più costosi che mancano alla dotazione del neofita.
Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.
CORDICELLE DEL SISTEMA DI SINTONIA.
La ricostruzione degli intricati percorsi seguiti dalle funicelle del sistema di sintonia dei vecchi apparecchi è un passatempo logico che prima o poi chiunque ami questo tipo di collezionismo si trova a praticare. Sapendo come in molti casi possa rivelarsi uno spiacevole perditempo, ho cercato di venire incontro alle molte richieste pervenutemi allestendo una pagina totalmente dedicata a contenuti in tema: dalle raccolte di schemi a un documento di carattere generale.
Anodica eccessiva nei TV. AUTHOR : Mario De Simone
Il cinescopio invecchiando tende ad assorbire meno corrente ed in quei vecchi televisori in cui il cicuito di alimentazione ha in serie una resistenza, la caduta di tensione generata dalla resistenza tende a ridursi considerevolmente (per la legge di Ohm V= R x I ) e questo spesso spiega le sovratensioni che a partire dall'alimentatore a catena si riperquotono sugli tutti gli altri stadi.
Valvola CBL6 AUTHOR : Diego Cerri black_155@libero.it
La valvola CBL6 può essere sostituita dalla CBL1 (anch'essa abbastanza rara, tuttavia più facilmente reperibile). Fare tuttavia attenzione poichè fa CBL1 è leggermente più larga (ha più "pancia") della CBL6 e potrebbe quindi presentare problemi di ingombro sul telaio dell'apparecchio.
Il "tappo luce" è un tipo di antenna che venne escogitato per svincolare i proprietari delle radio
dalla necessità di dover provvedere a realizzare scomodi sistemi d'antenna classici per far funzionare
il proprio apparecchio (compresi quelli a cristallo di galena). Sostanzialmente si trattava di accoppiare l'ingresso antenna della radio con
la stessa rete di alimentazione tramite un condensatore (ostacolo per la tensione a frequenza di rete ma non per la radiofrequenza) per poter sfruttare i tanti metri di filo
in rame che compongono l'impianto domestico.
I primi esempi commerciali iniziarono a presentarsi al pubblico nella seconda metà degli anni '20, quando l'affinamento degli apparecchi radio (i sistemi a cambiamento di frequenza, la valvola "schermata", i pentodi...) permise di ottenere prestazioni tali da rendere in molti casi superluo l'uso di grandi antenne come anche di quelle a quadro, entrambe caratteristiche delle installazioni radioamatoriali (radioamatore, negli anni '20, era pressoché chiunque avesse a che fare con apparecchi radio ndr.) degli anni precedenti. Il classico tappo luce aveva forma di un semplice ed economico spinotto a "banana" in resina fenolica all'interno del quale era inserito il condensatore, e in effetti il suo nome si riferisce proprio a questo tipo di realizzazione.
Lo stesso principio di funzionamento è però proprio di altri prodotti, come
l'"Antenna Automatica Marcucci" degli anni '30
(simile al più recente esemplare RUMA), un brevetto che
veniva commercializzato come optional da applicare agli apparecchi, del tutto simile a quanto venne ampiamente implementato su vari modelli di radio valvolari commerciali durante parte degli anni '30 approssimativamente fino agli anni della IIa Guerra (comune esempio sono molti apparecchi Phonola).
Certo questi espedienti non permettono di raggiungere le performance di un aereo filare ben posato, oltretutto la ricezione può risultare disturbata
da interferenze indotte da lampade al neon, motori o interruttori, e in fine l'utilità di un "tappo luce" dipende direttamente
dal tipo di impianto elettrico dell'abitazione: cavi passati tra muri o strutture portanti di cemento armato e linee interrate non erano una realtà
nel periodo al quale ci riferiamo e in ogni modo impediscono una corretta ricezione.
Terminato questo preambolo, ecco l'originale idea avuta da Paolo: un disarmantemente semplice (più dell'originale!) e sicuro
(basta isolare BENE i conduttori facenti capo a Neutro e Fase al termine del cavo e da quello di terra, che comunque dev'essere sconnesso dall'eventuale
contatto centrale della spina) tappo-luce realizzabile e utilizzabile tutt'oggi (considerando le accennate premesse). L'autore mi fa giustamente notare come oggigiorno, con le prese di sicurezza, non sarebbe neppure più possibile utilizzare un vecchio tappo luce poiché la protezione nata per i bambini ne impedisce l'inserimento in uno solo degli alveoli.
Chiunque dovesse incontrare problemi nel leggere i pdf, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Sostituzione della EL3 con 6V6 AUTHOR : Diego Cerri black_155@libero.it
La 6V6 può sostituire la EL3 con risultati soddisfacenti, si deve costruire un adattatore per collegare la 6V6 (octal) nello zoccolo-vaschetta della EL3. La corrispondenza tra i piedini è la seguente: piedino 1 di EL3 non collegato piedino 2 di EL3 con 7 di 6V6 piedino 3 di EL3 con 2 di 6V6 piedino 4 di EL3 con 8 di 6V6 piedino 5 di EL3 non collegato piedino 6 di EL3 con 5 di 6V6 piedino 7 di EL3 con 4 di 6V6 piedino 8 di EL3 con 3 di 6V6 piedini 1 e 6 di 6V6 non collegati. Il trucchetto funziona a dovere su una Phonola mod. 5055 da me appena restaurata. Non ho ritoccato nulla (polarizzazioni, resistenze), accontentandomi di un funzionamento buono ma non ottimo, poichè non volevo in alcun modo alterare l'originalità del circuito. La mia sostituzione è da considerarsi provvisoria.
Paolo Califano torna con una nuova idea: un sistema per rimpiazzare le oramai introvabili (o difficilmente rintracciabili) pile "torcetta" da 3V montate ad esempio da molti vecchi tester (ICE 680, Chinaglia...).
Chiunque dovesse incontrare problemi nel leggere i pdf, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Trasmettitore OM domestico
A seguito dell'"abbandono" della RAI in OM, ecco un paio di semplici espedienti, un mono-valvolare e un bi-valvolare, per evitare che le radio che collezioniamo rimangano inutilizzate a prender polvere sugli scaffali.
Chiunque dovesse incontrare problemi nel leggere i pdf, può contattarmi per ricevere AIUTO.
Recensione tecnica apparecchi 1933
Qui di seguito sono linkati due documenti pdf tratti da una rivista italiana del 1933. Si tratta di due recensioni a carattere tecnico di due schemi di apparecchi americani che venivano importati in Italia. E' interessante pensare che si tratta dell'equivalente datato di una odierna recensione di un nuovo lettore DVD o di un cellulare di ultima generazione! Oltretutto le note inerenti tarature e funzionamento possono senz'altro essere utili letture didattiche.
Chiunque dovesse incontrare problemi nel leggere i pdf, può contattarmi per ricevere AIUTO.
REALIZZARE RESISTENZE DAL VALORE PARTICOLARE
Le varie richieste che di tanto in tanto mi giungono in e-mail circa la ricerca di resistenze di precisione dal valore non standard, necessarie particolarmente per la riparazione di tester o o anche per il completamento di scatole di montaggio SRE trovate incomplete, mi spingono a rendere pubblico il semplice metodo, senz'altro già noto a molti, che di volta in volta consiglio.
Trovare quelle resistenze, se non cannibalizzando un vecchio tester
malmesso, è sicuramente difficile. In simili casi può convenire,
almeno nell'attesa di trovare poi con calma l'oggetto sacrificale,
provvedere in proprio:
L'operazione per "creare" una resistenza "custom" è semplice ed economica:
nel caso ad esempio che serva un componente da 168 Ohm è necessaria una resistenza da 120 o 150ohm, da 1 o meglio 2W (il valore di dissipazione maggiore possibile, compatibilmente con le
dimensioni fisiche dell'alloggio nel cablaggio o sul circuito stampato), del tipo ad impasto. Dunque con una lima
sottile si inizia a smerigliare il cilindro posto tra i due cappucci dei reofori
(ovvero la resistenza stessa). Procedendo per piccole asportazioni
intervallate da misurazioni del valore di resistenza via via ottenuto, si
giunge velocemente al valore desiderato con ottima precisione. Ciò è dovuto
semplicemente al fatto che asportando materiale resistitivo dal corpo della
resistenza il suo valore nominale aumenta proporzionalmente.
A lavoro terminato il corpo della resistenza andrà verniciato, in modo da
proteggerlo dall'umidità ambientale.
Se vuoi aggiungere una tua esperienza o consiglio sei il benvenuto!
CONTATTI