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L'ATTREZZATURA DEL MIO LABORATORIO - EQUIPMENT OF MY LABORATORY

CONSIGLI PER LA RIPARAZIONE E RESTAURO DI VECCHI APPARECCHI A STATO SOLIDO
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SUGGESTIONS FOR REPAIR AND RESTORE OLD SOLID-STATE APPARATUSES

CONSIGLI PER LA RIPARAZIONE E RESTAURO DELLE VECCHIE RADIO E DEGLI APPARECCHI EQUIPAGGIATI CON VALVOLE TERMOIONICHE IN GENERALE
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SUGGESTIONS FOR REPAIR AND RESTORE OLD RADIOS


LA FILOSOFIA.
Le note, i consigli e le "storie di riparazioni vissute" che sono raccolte in questa pagina vogliono rappresentare un seppur indicativo punto di riferimento pensato per i novizi, ma anche per chi da tempo ripara circuiti elettronici di qualsiasi tipo.
Molte di questi scritti, aggiunti dal "webmaster" o da altri appassionati, nascono da un problema, e dalla soluzione che il rispettivo autore è riuscito ad escogitare.
Questo rappresenta uno dei punti di forza che immaginai quando allestii il mio spazio web: un data-base, una raccolta di "ESPERIENZA" resa disponibile e condivisibile da tutti.
Consultarla quando s'incontri un particolare guasto, circuito o componente può evidenziare particolari sconosciuti, o far risparmiare del tempo nel caso che ciò sia già stato affrontato da altri e "filantropicamente" inserito tra questi consigli.

  • INSIDIE NEI VECCHI CIRCUITI STAMPATI DOPPIA FACCIA
  • Tempo fa ho avuto una brutta esperienza col mio generatore di segnali URM191. Si tratta di un bell'apparecchio per le necessità di un hobbista che lavora con vecchie radio domestiche, nato però alla fine degli anni '70, quando evidentemente dovevano esser stati ridotti gli stanziamenti finanziari a disposizione dell' US ARMY per l'aggiornamento della propria attrezzatura.
    A parte una maggiore attenzione generale al risparmio, ben inteso rispetto all'opulenza che trasuda dal surplus di 10-20anni precedente, è stato decisamente poco azzeccato l'uso di circuiti stampati doppia faccia privi di fori metallizzati o di altri espedienti alternativi.
    Eppure non mancano casi, anche antecedenti, del loro uso, come ad esempio i rivetti.
    Il mio esemplare mostrava un funzionamento intermittente dell'oscillatore di bassa frequenza della sezione modulatrice, oltre alla completa assenza di segnale su di una delle 8 bande.
    Dopo ore di ricerche sul circuito e dopo aver rinforzato decine di saldature dubbie sul lato componenti dello stampato, sono giunto (hem... qualcuno è giunto per me, mentre io battevo la testa contro il muro!) finalmente a scoprire che la causa di tutto erano i fili smaltati uscenti dalle induttanze avvolte su toroide.
    La continuità elettrica tra le piste superiri e inferiori è demandata, mancando la metallizzazione dei fori, solo a questi ultimi che, evidentemente non del tutto puliti dallo smalto isolante, non riuscivano a garantire un buon contatto.
    ...ATTENZIONE!

  • IL DISPLAY DIGITALE DEL RICEVITORE ROHDE & SCHWARZ TYPE EK07D
  • Al mitico "Luca di San Miniato" (riferimento vago per difenderne la privacy), è capitato per le mani in riparazione un bellissimo ricevitore Rohde & Schwarz degli anni '60.
    Ad alcuni di questi apparecchi fu fatta negli anni '70 una modifica (appositamente studiata e non home-made), che consiste nella rimozione del nonio che aumenta la risoluzione della scala di sintonia, mostrando i Khz o frazione della frequenza su cui lo si è sintonizzato.
    Al suo posto fu inserito un frequenzimetro digitale con TCXO. Questo è dotato di 3 displays led a 7 segmenti, posizionati nella finestra del succitato cilindro, e svolge la stessa funzione, prelevando il segnale dal VFO dell'apparecchio.
    Può capitare (ed è appunto capitato) che manchi il circuito stampato che monta i displays e i 3 integrati BCD-decoder-drivers. La soluzione è semplicissima con tre integrati BCD decoder-drivers 4511. Dalla scheda che monta 3x7490 e 1x74196 arriva un filo inutilizzato in quel circuito, che porta il segnale di "hold" ai drivers (piedino 5 del 4511), e senza il quale la visualizzazione risulta confusa dal conteggio continuo.
    Di seguito il circuito che ne è nato, sperando di risparmiare un po' di tempo ad altri malcapitati... (I display usati sono: Texas TIL313= Monsanto MAN74= Fairchild FND357= HP 5082-7740).

  • ATTENZIONE ALL'ALIMENTATORE(!)
  • I guasti che con maggiore frequenza si presentano al collezionista/riparatore sono quelli riferibili allo stadio alimentatore dell'apparecchio di turno.
    Personalmente credo che questi guasti siano particolarmente auspicabili da parte dell'appassionato:
    Guasti auspicabili?? Certo!: se proprio qualcosa deve guastarsi... speriamo si tratti della parte di potenza del circuito stabilizzatore/alimentatore, anzichè dei condensatori passanti interni agli scatolotti sigllati di qualche MF professionale o militare!
    Torniamo al tema introdotto dal titolo, e in particolare alla descrizione dell'approccio tipico alla riparazione. Sempre che l'apparecchio in riparazione non sia una radiolina a 8 transistori da "partita domenicale", è molto probabile che l'rx, l'rtx, o lo strumento di misura che avete sotto mano disponga di uno stadio alimentatore concepito in modo da poter fornire numerose tensioni. Prima di arrabattarsi nel testare un transistore amplificatore di MF e relativa circuiteria passiva, sarà bene controllare preventivamente le tensioni vitali.
    Se poi i malfunzionamenti fossero contemporaneamente più di uno e localizzati in stadi dalle distinte e indipendenti funzioni... un'apparente situazione "drammatica" si può sciogliere nella semplice mancanza di un'unica tensione.
    Un esempio per tutti può essere la riparazione del mio oscilloscopio HP: in origine il CRT era completamente buio, e ogni spia sui cassetti era spenta...
    Un disastro.
    Disastro che si è dimostrato essere una cosa banale: una delle alte tensioni (+160V) percorre una pista del circuito stampato del cassetto orizzontale, in prossimità di una pista di massa, sulla quale, a causa anche dei depositi di polvere e quant'altro, scaricava saltuariamente provocando periodicamente la bruciatura del fusibile relativo, posto sul mainframe.
    Assieme a queste scarne e generiche indicazioni (voglio solo stimolare un po' la fantasia del lettore!), posso aggiungere una nota finale: se la protezione sull'alimentazione di un vostro apparecchio consiste in un semplice diodo in antiparallelo con a monte un fusibile... tenete presente la probabilissima possibilità che il vostro (ad es.) baracchino (me ne sono capitati 2 con lo stesso problema) sia stato installato invertendo la polarità d'alimentazione. Ciò accade semplicemente perchè la spartana precauzione di diodo-fusibile non riesce a salvaguardare efficacemente alcunchè quando il diodo preposto è un vecchio e lento modello: il tempo che impiega a condurre può essere abbastanza lungo da permettere il danneggiamento di vecchi e fragili TTL o di componenti di potenza collegati direttamente al potenziale di alimentazione, come i finali RF o BF.
    A titolo di precauzione può dunque essere una buona idea il sostituire simili diodi con modelli più veloci (vari modelli BYxxx, a seconda della corrente necessaria a far interrompere il fusibile, nati come rettificatori in alimentatori switching sono adattissimi allo scopo).

  • MOTORI ELETTRICI: DA TRIFASE A MONOFASE
  • Ecco un argomento un po' "OT"...
    Certo che è un discreto grattacapo, per chi non ha studiato elettrotecnica e non ha mai smanettato con i motori elettrici, trovarsi nella necessità di collegare come monofase un piccolo motore trifase di recupero.
    In questo foglio PDF è spiegato il semplice ed economico procedimento di recupero e conversione, correlato di elementari formule e schemetto esplicativo.

    File in formato PDF compatibile con ACROBAT READER 5.0 o superiore.

    Chiunque dovesse incontrare problemi in merito alla lettura, può contattarmi per ricevere AIUTO.

  • Acido acetico
    AUTHOR :n. lombardoni lombardoni@freesurf.ch
  • L`aceto comune di buona qualità contiene molto acido acetico che è utile per pulire terminali, contatti e quant`altro rovinato dal liquido che fuoriesce dalle vecchie batterie scariche. L`applicazione deve essere ripetuta scrostando e pulendo al meglio la superficie ossidata. Quando bagnando con l`aceto non si producono più bollicine, lasciare asciugare, carteggiare e proteggere la superficie metallica con vernici o passivatori della ruggine.

  • STAMPANTI AD IMPATTO GUASTE
  • A seguito di una notevole extratensione subita da una postazione di lavoro, tale da comportare la formattazione dell'HDD del computer a causa dei cluster danneggiati sulla sua superficie, mi sono dedicato al recupero della stampante connessa a quel computer e ne ho tratto una considerazione valida in casi simili.
    Poiché quella stampante ad impatto (IBM-Lexmark 2380) era costata a suo tempo abbondantemente sopra il milione di lire e dato che una nuova stampante, per altro equivalente in quanto a funzionalità, sarebbe costata non di meno in euro, il tentativo di riportarla in vita è stato d'obbligo.
    Lo sbalzo di tensione si è evidentemente propagato tramite i cavi di alimentazione e della LPT1 avvolti assieme poiché l'alimentatore del computer non è rimasto sensibilmente danneggiato, mentre la parallela incorporata sulla mainboard del PC è risultata defunta a seguito di varie prove con altre stampanti.
    Anche la stampante dava segno di aver accusato il colpo, in quanto, pur se si accendeva ed effettuava correttamente la stampa della pagina di test dalla sua eprom interna, su di un altro PC creava problemi nello stampare qualsiasi documento, risultando off-line.
    La porta parallela, dal lato stampante, viene gestita solitamente da 2 integrati.
    Il primo riceve i dati paralleli per la stampa, solitamente è l'uP del sistema ed è improbabile che risenta di problemi poiché è protetto da partitori resistitivi. In ogni modo sarebbe probabilmente impensabile la sua sostituzione per l'hobbista.
    Il secondo è invece direttamente connesso al cavo parallelo senza alcuna protezione e a lui è demandato l'invio dei segnali di stato al PC. In molte delle stampanti che ho controllato c'è un "inverter sestuplo". Un integrato a 14pin, non fa differenza se SMD o DIL, contenente 6 porte not particolari, adatte a traslare i segnali TTL (0-5V) alle tensioni della porta parallela.
    Con quest'ultimo componente conviene fare una prova, poiché costo e impegno per la sostituzione sono minimi.
    Nel caso della Lexmark in questione si tratta di un BA6266F in esecuzione SMD, che è comunque perfettamente sostituibile con un più comune 7406 ed è proprio questa la sostituzione che ho eseguito io, ottenendo il funzionamento della stampante.
    Tornando al PC che aveva la LPT1 fuori uso, niente saldatore: una nuova parallela PCI si porta a casa con spesa irrisoria.

  • MODEM VECCHIO FUNZIONA MEGLIO!
  • Quando si parla di computer si pensa sempre che la novità, la periferica più nuova possibile sia automaticamente "migliore" di una che ha sulle spalle un paio di anni di vita.
    Certamente è una questione di nuovi standard e di superiori capacità di calcolo, ma ci sono dei casi nei quali si assiste al fenomeno inverso e uno di questi, molto evidente, riguarda i modem per linea analogica (PSTN): dall'introduzione dello standard V.90 le prestazioni legate ai protocolli sono rimaste pressoché invariate, mentre è iniziata la corsa industriale alla "mortificazione del modem".
    I processori continuavano a divenire sempre più prestanti, dunque a qualcuno sembrò naturale estrarre dal chipset del modem ogni attività autonoma per demandarne l'esecuzione via software al processore del computer.
    A prezzo di un più o meno impercettibile decadimento delle prestazioni di sistema le aziende produttrici potevano proporre modem sempre più economici.
    Poiché quello che attrae il cliente, spesso, è semplicemente una grande scritta sulla scatola che richiama il più moderno standard unita ad un prezzo d'acquisto conveniente... il gioco era fatto. Quando poi la maggioranza dei clienti monteranno quel modem su di un computer moderno, non avranno neppure modo di accorgersi dell' "inghippo": il loro computer sarà occupato per buona parte a fare da modem!
    Guardando vari modem prodotti da circa il 2000 ad oggi, si può dunque assistere ad una diminuzione di dimensioni della scheda, diminuzione del numero di componenti montati... e progressivo aumento della configurazione minima di sistema capace di farli lavorare.

    Tra gli altri computer che popolano casa mia ce n'è anche uno con processore IBM P166+, 48Mb RAM, 1,2GB HDD, 2xUSB, video S3PCI 2MB. Un computer, dunque, che può tutt'oggi servire dignitosamente per mandare winword o per navigare sul web.
    Il problema è sorto quando ho pensato di dotarlo di modem. Ho montato un Conexant PCI V.92 nuovo, nuovo, pagato poco più di 10euro, che mandava in crash il sistema ogni volta che veniva confermata la connessione d'accesso remoto.
    Nel vedere le schermate blu ho fatto mente locale soffermandomi le considerazioni scritte sopra.
    Allora? Cosa fare? Desistere?
    Potevo acquistare un buon modem esterno, magari seriale, ma la cosa non mi interessava.
    In una scatola conservo l'hardware vecchio e quello acquistato per pochi spicci presso le fiere come schede da recupero pezzi.
    Lì c'era il mio vecchio Trust Communicator 56k PCI che vi finì dopo essersi guastato: lo riposi pensando di risistemarlo un giorno o l'altro mentre intanto per comodità procedetti ad acquistarne uno nuovo USB.
    Era giunto il momento, per necessità, di rimetterlo in piedi e dato che il guasto che lo affliggeva è molto comune ecco che ho pensato di buttare giù queste righe.

    Anche questo modello, purtroppo, non è del tutto "autonomo", ma già dalla foto si può immaginare come sia tutt'altro rispetto ad un minuscolo Conexant di oggi.
    Non per niente il P166+ lo manda con sufficiente disinvoltura, anche lanciando varie sessioni dell'Explorer contemporaneamente.
    Il problema che lo affliggeva consisteva nel fatto che, pur essendo rilevato correttamente dal pc e componendo il numero, non sentiva né interagiva con la linea.
    Sono bastate quindi poche misure col tester per trovare il primario del trasformatore di accoppiamento interrotto e il relais a stato solido (Clare mod. LCB127, qualcosa di molto simile ad un fotoaccoppiatore) che lo inserisce sulla linea in corto. Una eccessiva extratensione, evento comune dove le linee telefoniche passano per tratti non interrati, aveva evidentemente mandato in corto il componente a stato solido lasciando che quella scarica interrompesse il fine filo del trasformatore.
    Ecco che la riparazione ha potuto concludersi velocemente e con spesa irrisoria, semplicemente attingendo ad un modem V.92 guasto trovato ad una fiera in mezzo ad un mucchio. Il trasformatore si è dimostrato perfettamente intercambiabile: ne ho controlati 4 modelli e tutti presentano una resistenza alla dc di circa 90ohm sul primario lato rete telefonica e 110ohm sul secondario lato computer. Anche il relé subminiatura funziona bene pur necessitando verosimilmente di una corrente leggermente maggiore rispetto al led interno all'originale LCB127.

  • I Gruppi di Continuità o Uninterruptable Power Supply che dir si voglia; sintetica chiacchierata - linee guida per l'acquisto.
  • Il seguente documento esula in parte sia dall'argomento riparazioni, sia da quello del collezionismo.
    Ciò nonostante mi sono trovato a buttar giù alcune considerazioni di massima che non ritengo note ai più e che spero possano dimostrarsi utili.

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  • Cavo RS232 per gruppi di continuità serie SMART-UPS APC
  • Altro argomento Out of Topics per questo sito, tuttavia gli Smart-UPS dell'American Power Conversion sono ottimi oggetti che si trovano comunemente e a buon mercato presso fiere o aste sul web e sfruttare la loro capacità di connessione seriale è un desiderio legittimo.
    Dopo l'ennesimo acquisto del genere colgo l'occasione per buttar giù questo intervento.
    Innanzitutto lo schema del cavo di collegamento UPS-PC:


    La connessione è effettuata con un semplice cavetto schermato per collegamenti audio-stereofonici e la calza rappresenta la connessione tra i pin 9-5. Questo tipo di cavo non è adatto per i Back-UPS, mentre funziona con gli Smart-UPS di varie generazioni (personalmente provato su esemplari dalla 1a alla 3a generazione). Dovrebbe funzionare anche sui Back-UPS Pro, ma non ne ho riprova.
    Il software che utilizzo in abbinamento è PowerChute Plus, versione 5.2.3, ovvero l'ultimo aggiornamento del P.C.P. scaricabile direttamente dal sito www.apc.com, per WinNT-2k-Xp.
    E' interessante notare che sfruttando le funzionalità di questa utility si possono effettuare dei controlli funzionali sull'UPS e si può ovviare al fastidioso test che si avvia ad ogni accensione.
    In particolare, la Runtime Calibration è la funzione che permette di verificare senza ombra di dubbio che l'oggetto appena acquistato non nasconda difetti occulti (è un sistema più ortodosso rispetto alla semplice interruzione dell'alimentazione, in quanto permette all'UPS stesso di stimare il tempo di funzionamento in assenza di rete. E' possibile avviarlo solo quando la carica delle batterie abbia raggiunto il 100%.). Infatti mi è capitato di trovare degli Smart-UPS che sembravano funzionare correttamente ma che in funzione su batterie, nuove, avevano una autonomia, al 50% del carico nominale, inferiore ai 5 minuti.
    Riguardo la rimozione del test automatico all'accensione, basta pianificare un test mensile per appagare l'algoritmo dell'uP del gruppo.
    Nessuno vieta, dopo aver effettuato prove, settato parametri od operazioni pianificate, di sconnettere il cavo e disinstallare PowerChute dal proprio computer. Anche se in quel modo non si potrà avvalersi della possibilità di salvataggio e chiusura di Win in caso di prolungata assenza della tensione di rete, le impostazioni verranno mantenute senza problemi dalla eeprom del gruppo.

  • Riparazione multimetri METEX M-3650 e M3650B
  • In verità il guasto risolto è relativo ad un M-3650B, ma essendo identico al 3650 per quanto riguarda lo specifico circuito, faccio riferimento ad entrambi.
    Acquistai il mio M-3650B attorno ai 14anni ed ebbe vita decisamente breve nelle mie mani, in quanto defunse ben presto appena inserii un condensatore ancora carico alle sue boccole Cx!
    Si trattava di un condensatore appena tolto da una vecchia radio valvolare e l'alta tensione applicata causò il guasto dell'integrato convertitore A/D e driver LCD.
    Dopo vari anni mi sono ricordato di lui e l'ho recuperato dal ripostiglio.
    L'integrato di cui sopra è un TSC7106ACPL che dovrebbe essere del tutto analogo all'ICL7106 ed è stato da me rimpiazzato con un MAX130CPL.
    Con questa sostituzione il multimetro è tornato a funzionare su tutte le portate tranne quelle capacitive. Per questo problema la soluzione è stata meno immediata, in quanto connesso alle boccole Cx c'è un moduletto ibrido su basetta di allumina (cod. CDC-HD04R-Y08903), verniciato in nero con una spessa vernice protettiva che non è stata attaccata in alcun modo da un bagno in acetone.
    Sotto la vernice si intravede chiaramente il profilo di un integrato DIL14 e quello di una resistenza o condensatore SMD.
    Non avendo ottenuto niente per via chimica, non potendo e non volendo tentare con l'espediente degli shock termici e non avendo sotto mano dello sverniciatore, col quale avrei voluto provare, ho cercato di praticare la via meccanica: la resina protettiva è molto rigida e con l'aiuto di una tronchesina, con un estremo puntata su di uno spigolo dell'IC e l'altro sulla sua superficie, sono riusito a scalfirla in modo da poter leggere la sigla del componente.
    Si tratta di un ICM7556, ovvero un doppio timer 555 in versione cmos.
    A questo punto ho solo dovuto armarmi di fresa per elininare l'integrato danneggiato, fresando la superficie fino ad avere solo i suoi pin che affioravano al pari della resina.
    Non trovando un nuovo ICM7556 ho provato un paio di NE556N che avevo e con i quali lo strumento funzionava ma non era possibile tararlo per ottenere misure corrette. In un secondo momento ho provato un Samsung KS556 (reperito presso www.electronic.it) che ha funzionato subito egregiamente, permettendo la taratura del trimmer (B in figura) tra l'altro in una posizione del tutto simile a quella dell'originale ICM7556.
    Per montare il nuovo integrato ho tagliato con le tronchesine i suoi piedini a filo del case. Prestagnati questi ultimi e quelli affioranti dall'ibrido, è poi stato semplice saldarlo al suo posto.
    L'immagine mostra il modulo così riparato, col verso dell'integrato.

    LEGENDA:
    "1"= pin n°1 del KS556;
    "A"= trimmer di azzeramento del circuito di misura, accessibile dal frontale;
    "B"= trimmer di taratura del circuito di misura. Andrà regolato a fronte di misura con condensatori campione;
    "C"= circuito ibrido per le misure di frequenza, che in funzione capacimetro misura la frequenza generata dal 556 col Cx.

    AGGIUNTA:
    L'integrato KS556 viene descritto dal manuale ECA proprio come versione CMOS del NE556.


  • REALIZZARE RESISTENZE DAL VALORE PARTICOLARE
    Le varie richieste che di tanto in tanto mi giungono in e-mail circa la ricerca di resistenze di precisione dal valore non standard, necessarie particolarmente per la riparazione di tester o o anche per il completamento di scatole di montaggio SRE trovate incomplete, mi spingono a rendere pubblico il semplice metodo, senz'altro già noto a molti, che di volta in volta consiglio.
    Trovare quelle resistenze, se non cannibalizzando un vecchio tester malmesso, è sicuramente difficile. In simili casi può convenire, almeno nell'attesa di trovare poi con calma l'oggetto sacrificale, provvedere in proprio:
    L'operazione per "creare" una resistenza "custom" è semplice ed economica: nel caso ad esempio che serva un componente da 168 Ohm è necessaria una resistenza da 120 o 150ohm, da 1 o meglio 2W (il valore di dissipazione maggiore possibile, compatibilmente con le dimensioni fisiche dell'alloggio nel cablaggio o sul circuito stampato), del tipo ad impasto. Dunque con una lima sottile si inizia a smerigliare il cilindro posto tra i due cappucci dei reofori (ovvero la resistenza stessa). Procedendo per piccole asportazioni intervallate da misurazioni del valore di resistenza via via ottenuto, si giunge velocemente al valore desiderato con ottima precisione. Ciò è dovuto semplicemente al fatto che asportando materiale resistitivo dal corpo della resistenza il suo valore nominale aumenta proporzionalmente. A lavoro terminato il corpo della resistenza andrà verniciato, in modo da proteggerlo dall'umidità ambientale.
  • Riparazione generatore di funzioni ESCORT mod.EFG3210
  • Il problema che affliggeva il mio ultimo acquisto in fatto di strumentazione era la pesante distorsione del segnale prodotto sull'uscita "Main". In aggiunta, premendo il tasto dell'attenuatore il segnale scompariva del tutto.
    Aperto lo strumento la causa si è manifestata in modo evidente: la sede di una resistenza da un paio di W nei pressi dei dissipatori di quello che è lo stadio d'uscita di potenza era annerita, un piccolo connettore al suo fianco era addirittura fuso con il maschio saldato al cs, e la resistenza stessa (R95, 47 Ohm) si mostrava nuova e saldata sul posto in modo frettoloso, senza neppure rimuovere del tutto i reofori di quella originale.
    Evidentemente è stato goffamente attaccato alla 220 dalla parte sbagliata!
    Per mia fortuna il proprietario si è accontentato di effettuare un tentativo molto spiccio prima di dismettere il generatore, seppur decisamente moderno.
    D'altra parte avrà immaginato quello che poi è stato il mio uggioso passatempo: essendo il suo schema irreperibile, non rimaneva che districarsi tra le piste al buio.

    • Per prima cosa ho controllato i due tr finali col provagiunzioni prima e col misuratore di hFE poi: tutto ok.
    • I primi passi sul cs: ho seguito le piste fino all'alimentatore, dove un 7815 e un TIP32C producono le tensioni duali. Almeno così avrebbero dovuto fare: su collettore ed emettitore del TIP trovo approssimativamente gli stessi 35V. Il o un problema sembra trovato. Il TIP però non era in corto. Fortunatamente ho dovuto far poca fatica a trovare l'integrato u8 connesso alla linea dei -15V e alla base del TIP: HA17741, rimpiazzato con un TL081
    • Lo sgorbietto che prima appariva sull'oscilloscopio al momento aveva acquistato un migliore aspetto. Agendo sul comando di offset era anche possibile ottenere forme d'onda corrette con la manopola estratta (per attivare il comando) e girata totalmente in senso orario.
    • Dopo un po' di tribolazioni la causa in seconda è saltata fuori: Q19, 2N3906. Degno di attenzione su questo punto è il fatto che il 2N3906 è utilizzato col suo complementare 2N3904, e soprattutto che si tratta di coppie scelte. Dopo aver reperito con una certa difficoltà e da fonti diverse alcuni esemplari di entrambi, mi sono poi fortunatamente ritrovato a sostituire entrambe le coppie di 2N3904-6 dell'EFG3210 con transistori Motorola selezionati rinvenuti in un ups della MGE.
    • A questo punto non mi è restato che segnare, per lasciare aperta la preziosa opzione della reversibilità dei ritocchi, la posizione di ogni trimmer e, con frequenzimetro e oscilloscopio connessi, procedere empiricamente all'aggiustamento delle tarature.

  • MGE UPS SYSTEMS Ellipse 1200
  • Sottotitolabile "un guasto elementare", tanto elementare che mi ha fatto perdere del tempo.
    L'UPS in oggetto è un line-interactive compatto e molto recente (2003). Ha un solo tasto per accensione e spegnimento e quattro led di stato.
    Problema: l'ups accennava di esistere ma premendo il pulsante indicava avaria delle batterie (2 led lampeggianti, batteria e "!") o partiva ma non rimaneva acceso.
    Per prima cosa ho caricato singolarmente le batterie da 12V@5Ah che monta con un alimentatore impostato come generatore di corrente costante; le tre mostravano originariamente circa 6V cadauna. Ricaricatele, i sintomi non sono migliorati molto: la presenza della rete comportava un lampeggìo dei led ed un beep, una veloce pressione del tasto comportava un beep e la momentanea accensione del led verde che illumina il tasto stesso (led "ON"), una pressione prolungata del tasto comportava la contemporanea accensione del led "ON" e il "movimento" di alcuni relé nell'esecuzione della routine di autotest. Rilasciando il tasto, l'UPS tornava inerte.
    Ogni qual volta e per quanto il led "ON" rimaneva acceso, i carichi venivano alimentati e ciò avveniva anche su batterie in assenza di rete.
    Il problema sembrava dunque minimo, come in effetti era, ma abituato agli UPS APC e alle funzioni del loro tasto di accensione ho impiegato del tempo prima di capire che la MGE ha montato su questa serie di gruppi di continuità degli interruttori anziché dei pulsanti!
    Il guasto era prettamente meccanico e interessava il meccanismo di ritenzione dell'interruttore di accensione (SA1), che era divenuto un pulsante.

  • SHARP XV310P, total recapping!
  • Questo proiettore LCD un po' datato ('92-'93) sembrava correttamente funzionante se provato in assenza di segnali video in ingresso (blue screen luminoso e presente, icone OSD nitide e presenti), oltretutto aveva lavorato decisamente poco a giudicare da polveri all'interno, pulizia del filtro dell'aria e assenza di "cotture" di isolanti ed altro attorno al fornetto della lampada.
    Connesso al lettore DVD, inizialmente proiettava immagini sbiadite e confuse, in seguito ha perso ogni sincronismo e per finire, tutto nell'arco di meno di mezz'ora, è stata l'intensità del segnale video a scendere, tanto da far confondere la funzione "blue screen", che costituisce lo screensaver in assenza di segnale.
    La manifestazione progressiva dei malfunzionamenti mi aveva fatto pensare a problemi di condensatori sugli ingressi, come se l'incubo elettrolitici mi seguisse dalle mie vecchie radio delle quali da mesi stò disattendendo le aspettative di restauro.
    Incredibilmente non ho potuto contare sull'ausilio dell'oscilloscopio per questa riparazione ma tra il materiale disponibile su www.eserviceinfo.com (http://fileshare.eshop.bg/) c'è provvidenzialmente anche il service manual del mio proiettore.
    In queste condizioni, armato di multimetro, qualche filo e lettore DVD, ho constatato il funzionamento degli integrati commutatori elettronici sui percorsi video e scagionato i condensatori di disaccoppiamento su gli ingressi.
    Decisamente disarmato, dopo aver misurato tutte le tensioni di alimentazione, mi sono dato alla lettura del manuale in cerca di suggerimanti sul come muovermi e sul cosa poter capire senza oscilloscopio.
    Sul diagramma ad albero "NO SYNCHRONIZATION" della sezione troubleshooting, primo step, ho subito trovato con estrema fortuna l'ispirazione giusta: "Is Y-signal imputted at pin 13 of IC801?"
    Una occhiata allo schema ed ecco facilmente identificabile il C831 da 1uF, elettrolitico praticamente aperto. Sostituitolo, ottengo la stabilità dell'immagine proiettata, che rimaneva comunque pessima.
    Procedendo per sostituzione ottengo altri miglioramenti e notando che gli elettrolitici in questione sono fisicamente collocati in una porzione di pcb a ridosso del fornetto della lampada, mentre quelli nei pressi dell'ottica e quelli a ridosso degli RCA risultano in corretto stato di funzionamento, mi decido a far tabula rasa dei condensatori smd posti nella sfortunata area, ottenendo l'insperato successo della riparazione condotta "alla casalinga"!
    In foto, quale trofeo dell'impresa, una vista del pcb "MAIN UNIT" con i 33 elettrolitici smd sostituiti da componentistica classica 105°C e una vista di parte dei componenti rimossi.


Se vuoi aggiungere una tua esperienza o consiglio sei il benvenuto!

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