Piazza Colonna e la Fontana

isaliamo la Via Roma per tornare ancora sulla Piazza Plebiscito.

Questa piazza, dai tempi Colonnesi, sino al 1890, di fronte alla Collegiata di Santa Maria, esisteva la nota Colonna di granito orientale, la quale, al dire del Perini con la scorta del Senni, proveniva da una villa imperiale, esistente nel territorio prenestino.

"Sedici colonne di granito, continua il Perini, restano ancora visibili nella facciata del Palazzo Baronale di Genazzano, tre della stessa pietra furono trasportate a Roma, una ne restò al venerabile Convento di San Pio, una alla tribuna di Santa Maria del Buon Consiglio coperta di nero intonaco (ora quest’intonaco non esiste più) per accompagnarla alle altre due, ed un’altra finalmente nella prossima terra di Cave".

Ed appunto questa che i Colonnesi la eressero sulla piazza del Plebiscito che allora era chiamata piazza Colonna, sormontata da pesante Sirena di metallo. Fu abbattuta nel 1870 per dare luogo alla moderna fontana di mostra, di forma esagonale. Vi si legge:

 

ANNO MDCCCLXXXX

AD INCREMENTO DI PUBBLICA SALUTE

DISTRIBUITE LE ACQUE

IN OGNI PARTE DEL PAESE

POPOLO E MUNICIPIO

VOLLERO COSTRUITA QUESTA FONTANA

 

Vi è scolpito anche uno stemma rappresentante, un castagno traversato dalle parole: "Dio e Patria" travisando in tal modo la storia di questa terra. Quantunque i saggi e futuri amministratori della cosa pubblica abbiano ripristinato il vecchio stemma coi simboli Colonnesi, pure tuttora, su questa fontana sussistono le insensate impronte dei loro predecessori.

Infine la fontana fu rimossa per cederle posto definitivo in un angolo più accogliente, contornata di sedici e d’odorosi tigli, sulla stessa piazza e precisamente in quel punto in cui, prima che passasse la Ferrovia elettrica, era occupato da un gruppo di vecchie case arrampicanti l’una sull’altra, fino all’altezza della presente piazzetta del Ceraso. Per sostenere le rimanenti casette del Borgo, notiamo la costruzione di quel gran muraglione cui abbiamo parlato più avanti, ottenendo così una ripida strada, comoda anche per i veicoli, prendendo nome via dell’Unità, congiungendosi con la via di San Lorenzo.

Un’altra fontana o abbeveratoio che vediamo incassata al muraglione, prima di fare il varco alla nuova strada detta Via Principe Borghese, era situata di fronte al quel gruppo di case demolite che guardavano levante.

La piazza divenuta più vasta, è l’unica e facile di vedere, da un momento all’altro, chi cercate, come è l’unica strada transitabile che mette in comunicazione ai comuni viciniori, a mezzo del ripido Corso Vittorio Emanuele il quale una volta non era altro che un fosso lungo e scosceso, ove le acque piovane si raccoglievano in torrente precipitando nel fossato e quindi nel Rio. In seguito il fosso fu riempito e spianato seguendo la tortuosità e il declivio del terreno; vi furono, d’ambo le parti, costruite le case d’abitazione, sviluppando così una nuova contrada del paese, sino alla chiesa di San Carlo. Su questo Corso non vi è nulla di notevole: solo l’Oratorio di Sant’Antonio Abate, di cui parleremo in altro capitolo; e il palazzotto Scatena di moderna costruzione in stile gotico, con annesso giardino, nei pressi di via di Santa Lucia.

Nel 1838, il costruttore Benedetto Crostarosa, eseguiva la selciatura del Corso, con adatto restauro. Ma nel 1852 insoffribile il transito dei carri causa il selciato e la ripida salita, si progettò di costruire un’altra detta via della Cona (ora Cavour), girando avanti al Palazzo Ballanti / Venzi. Nel 1859 fu finalmente inaugurata. Poco alla volta il lato sinistro si arricchì d’abitazioni baciate dal sole sino al Palazzo Magistri, che per un periodo fu l’unico e principale Albergo del paese. La via della Cona proseguì sino alla villa Giulia, abbellita da chiomati ed annosi castagni che la resero d’una visione affascinante.

La Ferrovia elettrica in seguito, dopo praticato la demolizione di una parte della casa Cecconi e di una parte della casa Castellani, tagliò il paese in due parti, lasciando a destra l’antico, a sinistra il moderno paese.

La nuova strada della Cona, fu ancora arricchita di fabbricati abbattendo gli annosi castagni; ma per renderla più attraente, con deliberazione Consiliari del 17 gennaio e 2 marzo 1886, si arrivò, in un primo tempo, di alberarla di ligustri; ma poi di maggiore sviluppo e più ombrosi, come tuttora vegetano rigogliosi, dando frescura nella stagione estiva.

Sul terreno di proprietà Giorgioli Francesco, nei pressi delle proprietà Clementi in contrada di Santo Stefano Vecchio, fu costruita la stazione ferroviaria con piazzale prospiciente la via dello Speciano.

Nell’anno V dell’era fascista allora primo Podestà di Cave Giulio Mattei, fu eretto il Monumento ai Caduti per la Patria nella guerra mondiale 1914 / 1918, abbellito con aiuole fiorite e mortella.