FRANK GRAEGORIUS
LIBERO SAMALE
FRANK
GRAEGORIUS
È lo pseudonimo del dott. LIBERO
SAMALE medico, psichiatra di Roma. Autore di circa 100 romanzi di
genere nero, horror e gialli. Studioso di esoterismo e magia, egli ha
trasfuso le sue conoscenze nelle sue Opere migliori. Uomo dotato di
grande sensibilità, ha creato capolavori di atmosfera, di
sconvolgente bellezza e profondo mistero.
LO SCRITTORE Frank Graegorius è una delle più alte espressioni della
Letteratura Nera. Graegorius ha scritto oltre 100 libri dell’orrore
e gialli (e anche libri di psichiatria). Le sue Opere migliori di
mistero, esoterismo e atmosfera sono state pubblicate negli anni 60
dall’Editrice ERP.
I suoi Capolavori sono:
I sussurri delle streghe
Il golem
Nostra signora morte
Sudario Nuziale
Il castello delle rose nere
Una fossa bianca di luna
L’organo dei morti
L’ululato del lupo mannaro.
Nelle sue opere piene di
simboli e di allucinazioni Graegorius sfiora la poesia descrivendo un
orrido che è la quintessenza della bellezza.
Altri pseudonimi
Joe Freeman, Lewis
Maicolm, eccetera
FRANK GRAEGORIUS E LA
FAMIGLIA
Il padre, Antonino Samale, è nato a Menfi, Basilicata il 14
febbraio (San Valentino) 1889. Antonino era un anarchico, libertario,
non battezzato, perseguitato politico. Uomo di carattere chiuso,
freddo, non espansivo ma molto buono. Aiutava i giovani ebrei e
polacchi che studiavano medicina.
Il padre di Antonino (nonno di Libero) si chiamava Nicola. La moglie
di Antonino, Attilia di Firenze, ha conosciuto Gugliemo Marconi;
repubblicana, insegnante a Parma, fece una conferenza e per punizione
venne trasferita a Potenza. I fratelli di Attilia erano ingegneri e
progettarono i ponti sull’Arno e a Pisa.
A Potenza Attilia conosce Antonino. I due si sposano e la coppia nei
primi mesi va ad abitare a Forlì. Hanno 3 figli: Sonia che nasce a
Pistoia. Vera nasce a Benevento. Libero nasce a Firenze. Mamma Attilia
in quel periodo leggeva Guerra e Pace di Tolstoy; apprezzò i nomi
delle 2 protagoniste del romanzo, Vera e Sonia, e diede questi nomi
alle sue 2 figlie.
La famiglia si trasferisce ad Arezzo, poi a Bologna per permettere a
Libero di frequentare l’università.
Nota: il cognome Samale è raro anche nel paese di provenienza della
famiglia. Non si trova nel dizionario dei cognomi italiani di De
Felice. Forse è di origine araba.
LE SORELLE Vera Samale va a Londra nel gennaio 1947. insegna al Queen
College, poi al Westland College. Sposa un inglese e ha due figli.Lo
scrittore Libero amava questi suoi nipoti come figli suoi. Egli va a
Londra nel 1976 dove sua sorella fa da interprete, e poi in Scozia, in
treno nel 1979.
Nel 1974 il marito di Vera scappa con la segretaria e Vera si
trasferisce a Roma.
L’altra sorella Sonia, professoressa di filosofia, aveva un
fidanzato ebreo morto in guerra. Lei abbandona l’insegnamento
a causa di un forte esaurimento e viene ricoverata in clinica
per malattie mentali. Dopo la guarigione abbraccia la religione e si
ritira in un pensionato di suore. Al ritorno della sorella Vera, va ad
abitare con lei.
FRANK GRAEGORIUS alias LIBERO SAMALE
l’uomo:
Nasce a Firenze il 6 ottobre 1914.
Muore a Roma in settembre 1985.
Suonava il violino; scriveva e leggeva inglese, tedesco, arabo,
ebraico. Iscritto al Grande Oriente raggiunse il 33° grado, il
massimo.
Il padre lo vuole medico, anche se lui preferirebbe la Letteratura.
Laureato nel 1939 o 40 a Bologna. Nel 1939 conosce Nilde, una pianista
nata a Pola nel 1920 e la sposa. Durante la guerra va a fare il medico
in Croazia, poi all’ospedale
militare di Imola. Va a Bergantino Rovigo dove usufruisce di uno
studio medico di una famiglia che ha il figlio medico richiamato. Poi
a Marostica nel 1941 dove ha un figlio morto, poi a
Faenza.
Finita la guerra va a fare il medico della mutua a Bologna. Ma lui si
sente un letterato irrequieto e geniale. Nel 1950 circa va come
caporeparto nel sanatorio di Selva dei Pini per 5 anni. Risiede a
Borra e poi a Pravallo. Scrive libri scientifici. Insieme a un collega
inventa la Chionina, farmaco antitubercolare. Scrive un trattato su
questo argomento, ma la Chionina viene superata da un nuovo farmaco
inglese. Nel 1955 scrive Psicologia Medica pubblicato dalla Wasserman.
A Selva dei Pini, lo scrittore si innamora di una paziente Irene, e
fugge con lei a Roma. Nel 1958 rompe con la vecchia famiglia, segue un
corso speciale di psichiatria all’università di Modena. A Roma fa
il dentista prestanome per un amico, poi apre un ambulatorio di medico
generico e incomincia a fare i test ai suoi pazienti. Diventa amico
del prof. Servadio, famoso studioso di esoterismo, che psicanalizza
Samale come si usa per
diventare psichiatri. Cambia 3 volte residenza, vive con la seconda
moglie e apre uno studio di psichiatra. Dal 1960 fino al 1965 Samale
pubblica all’Editrice
ERP i suoi romanzi migliori. Compie numerosi viaggi in Boemia,
Ungheria, Cecoslovacchia dove raccoglie atmosfere, leggende, folklore
che poi descriverà nelle sue Opere.
FRANK
GRAEGORIUS E
I LIBRI
Grande bibliofilo, Samale
comprava molti libri. Possedeva circa 10.000 libri, rari di
letteratura e soprattutto di esoterismo, occultismo e magia. I libri
erano contenuti in una libreria progettata da lui stesso, fatta di
assi e travi che scorrevano sui pioli.
A Imola, durante la guerra, lui dormiva nella stalla insieme alla
moglie. Sulla sua casa cadde una bomba. La moglie corse a recuperare
il cibo e le salsicce. Lui corse a recuperare i libri, ed era buffo
vedere quest’uomo che correva nella notte portando i libri sulla
schiena.
FRANK GRAEGORIUS
E LA MORTE
Lo scrittore ha un ictus nel febbraio 1984. Gli rimane storta la bocca
e il braccio sinistro è paralizzato. Muore 9 mesi dopo all’ospedale
Gemelli per emorragia interna; il
medico dice che non ha più una goccia di sangue nelle vene. Una fine
emblematica per un uomo che ha passato la vita ha scrivere storie di
vampiri. E’ sepolto nel
cimitero di Prima Porta a Roma.
Lascia un testamento spirituale inciso su cassetta e
casse di manoscritti inediti, poi andati perduti nei traslochi:
poesie, romanzi, saggi, fotografie…
LE LETTERE DI FRANK
GRAEGORIUS Con l’amico Graegorius ho avuta una lunga
corrispondenza. Tutte quelle lettere però sono andate perdute.
Trascrivo qui adesso alcuni brani delle sue lettere che ricordo a
memoria.
Dalla sua prima
lettera: <Mi hanno molto stupito le sue lodi ai miei pastiches. Non
era mia intenzione scrivere opere d’arte e nemmeno di buon
artigianato e solo per caso, nei momenti di buona ispirazione mi è
scappato dalla penna qualche brano passabile.>
Gli spedii il mio
libro (la vecchia
versione de Il Paese Stregato) e lui commentò: < Mi hanno
divertito le mie citazioni all’inizio dei capitoli. Si
ispiri più a Poe e Lovecraft che al sottoscritto. Il romanzo
mi è piaciuto. C’è in esso una atmosfera sottile, arcana,
misteriosa, quasi onirica. E’ un romanzo dal quale traspare una
profonda tristezza. Conosco i luoghi e i villaggi che descrivi. Cosa
credi? Sono stato anch’io in Veneto; a Bergantino di Rovigo a fare
il medico e a Marostica (Vicenza)
dove ho un figlio morto. Ma perché chiamare Pia quella ragazza? (la
protagonista). Quella che aveva ucciso materialmente un uomo e
moralmente un altro. Un sarcasmo in più, forse.>
Gli spedii le mie 2
raccolte di poesie: “Notturne carezze” e “Variazioni
d’amore”. Lui mi fece i complimenti con una nota: <Il
sentimento è una bella cosa, ma la poesia deve essere preziosa ed
evocativa; la poesia deve essere invenzione, slancio, novità,
stupore…> Seguii il suo consiglio e nella primavera 1980 scrissi:
“Temi surreali” liriche ispirate al pittore surrealista Rene
Magritte. Spedii i dattili
a Samale il quale li apprezzò molto e me li restituì commentati uno
per uno. Quei dattili li ho spediti a un Editore che non mi ha neanche
risposto.
Altri brani delle sue
lettere citati a memoria: <Caro Sergio… lei è un poeta, e un
poeta è come un falò che arde, illumina, riscalda e scoppietta, ma
si consuma… è inevitabile.>
Gli chiesi cosa ne
pensava delle filosofie orientali e lui mi rispose: <Eviti le
chiesuole orientali. Per avvicinarci all’Oriente è necessario
conoscere il sanscrito, conoscere simbologie, usi, tradizioni
orientali. Perché tanta fatica? Abbiamo di meglio qui in occidente.
Io sono iscritto a una loggia massonica molto esoterica e lì mi trovo
bene.>
Altre volte mi
scrisse: <Caro Sergio, diamoci del tu. Il lei è spagnolesco e
antiquato…> <Anche
io amo i cani. Ho una cagnetta alla quale sono, ahimè, anche fin
troppo affezionato.> <Bisogna
avere una buona dose di masochismo per fare il medico…>
<Io sono stato sposato 2 volte e la prima moglie ha smesso
di amarmi quando ormai le avevo dato tutto…>
<…Le mie donne mi hanno amato per quello che sono. Non ho
mai promesso loro una vita comoda. Come Giuseppe Garibaldi ho
prospettato sofferenze,
difficoltà, ostacoli e forse anche morte… >
<Un editore mi ha proposto di scrivere romanzi rosa. A me
che scrivo gialli e neri, come i colori della bandiera asburgica. Via,
siamo seri…>
In una mia lettera io
manifestai l’intenzione di smettere di scrivere a causa
dell’incomprensione, e Samale mi rispose: <Perché vuoi diventare
vecchio e stanco? Continua a scrivere. Scrivi per te, naturalmente…
Anch’io nei momenti di sconforto guardo dentro me stesso. Guardo la
fuga di colombe bianche dei miei pensieri, e scrivo…>
In una lettera nella
quale lo invitavo a incontrarci a Bologna, mi rispose: <Non torno
mai nelle città nelle quali ho abitato perché, come Neruda, ho paura
di incontrare il vuoto…>
Gli chiesi che
edizione aveva di Verlaine e mi rispose: <Ne ho più d’una… Ho
3 edizioni…>
Gli chiesi
se aveva “The Magus” di Francio Barret e mi rispose:
<Non posseggo Barret. Ne hanno una copia i miei amici il
prof. Emilio Servadio e il pittore Ivan Mosca
e tengono questo libro molto caramente, come se fosse un
figlio. Ma non importa.. cosa c’è di più in Barret che non c’è
già in Crowley?>
Poi: <Non scrivo più racconti dell’orrore; ne ho
abbastanza di cose turpi. I libri incominciano a darmi fastidio, ne ho
5.000! >.
Alle mie insistenti
lodi alle sue opere, una volta mi rispose pressappoco così: <Sì,
lei mi ha compreso perfettamente e i miei lavori non sono andati
sprecati. Posso affermare che un lettore l’ho avuto!>.
Avevo sempre
immaginato Frank Graegorius come un uomo alto, magro, bruno e col
cappello. Quando mi inviò
la sua foto scoprii che era completamente differente.
L’ultima
lettera che mi scrisse nel 1983 era manoscritta, con calligrafia
grande: <Sono l’ombra di me stesso… sono paralizzato e non
riesco più a stenografare… Inoltre soffro di una dolorosa micosi
allo scroto…> In agosto telefonai
e la moglie mi disse che Libero era morto.
Altre notizie sul grande scrittore
sono reperibili in:
Sergio Bissoli Autobiografia di uno scrittore dell’orrore.
* Tutto
ciò che è contenuto in questo articolo è © Sergio Bissoli.
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