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Il
Castello delle Rose Nere
Frank
Graegorius
Editore ERP Roma, Collana "I racconti di Dracula" prima serie,
n.64 Febbraio 1965 - L.150
- Pag. 120
- Copertina realizzata dal pittore Mario Ferrari - Roma
TRAMA
Pierre Lecoeur famoso pianista si trova in Germania per una tournée
di concerti.
Un incubo ricorrente, un incidente e alcuni contrattempi gli fanno
perdere il treno. Hella Weissdorn una sua ammiratrice dai capelli
rossi si offre di accompagnarlo a Francoforte con la sua mercedes.
I due viaggiano attraverso la Turingia, regione pittoresca e
selvaggia. Il paesaggio montagnoso cupo e solenne ispira a Pierre
inquietudine e senso di attesa. Il musicista è turbato dalla paura
verso un destino misterioso e bizzarro.
A una stazione di servizio sull’autostrada incontrano Hagen Pratt,
pittore in cerca di avventure spirituali, che fa l’autostop. Hella
lo fa salire in macchina e il viaggio prosegue attraverso la Selva
della Turingia.
Dopo una giornata di viaggio, l’autostoppista invita la
coppia a trascorrere la notte nel vicino castello di Hutendorf, dove,
egli afferma, è ben conosciuto. Con molte esitazioni Pierre ed Hella
accettano l’invito.
Nella sera che scende si scatena una bufera di vento. La macchina,
lasciata la strada principale, attraversa un bosco di faggi, si
inerpica su una stradina sul fianco di un monte dove sorge un castello
diroccato. A questo punto Pierre prova l’impulso di ritirarsi e
tornare indietro, ma ormai è troppo tardi.
Al castello vivono Peter (un vecchio maggiordomo-cameriere) e la
padrona, la giovane vedova Olga Von Hortig. Il pittore autostoppista
presenta i due giovani che vengono accolti per la notte, però lui,
imprevedibilmente non resta con loro e prosegue il viaggio a piedi da
solo.
Dopo cena i due giovani si ritirano nelle stanze loro assegnate. Ma
Pierre non riesce a dormire, esce in cerca del maggiordomo e si perde
nel castello. Un lungo peregrinare fra incubi, sogni, allucinazioni.
Finché va a finire nella stanza di Olga Von Hortig la vedova
affascinante, tenebrosa e voluttuosa...
Pierre sprofonda nell’incoscienza. Ancora incubi. Ancora un
vagabondare nelle sale vuote. Attirato da grida di donna Pierre
raggiunge una sala a volta con catene e torce appese alle pareti di
pietra. C’è una donna nuda legata, che grida e maledice mentre un
boia la sta frustando. La donna è Olga Van Hortig e il boia è il
cameriere Peter.
Pierre sconvolto fugge via da quel posto e corre a rifugiarsi fra le
braccia di Hella.
Al mattino seguente Hella non è più nel suo letto. Pierre la cerca
inutilmente in compagnia del maggiordomo. Poi Pierre cade in un
tranello: una sfera di vetro nero è posata sulla tavola da pranzo e
lui la fissa, la fissa, fino a quando... fino a quando...
Pierre si sveglia al tramonto. Tenta di uscire fuori ma due
feroci mastini scorrazzano per il giardino. Egli è solo, prigioniero
dentro il castello, con l’oscurità che avanza.
Quella notte Pierre rivede Olga, la castellana che lo invita a un
fatidico appuntamento.
Con un rito magico Olga evoca lo spettro di Hagen Pratt, suo marito,
che ella ha assassinato a Parigi con l’aiuto del maggiordomo. E
adesso Olga e Peter sono legati a un terribile destino di condanna e
di espiazione.
Pierre sconvolto e impaurito fruga nel castello alla ricerca di Hella
e fa altre terribili scoperte: la cucina in disuso da decenni. La
cripta dove c’è qualcuno che scava. Una testa mozza mummificata
rinchiusa in un armadio...
A questo punto il romanzo diventa grottesco, ma poi si riprende nel
finale.
In
conclusione l’Opera spicca come una stupenda galleria di incubi, di
visioni e di allucinazioni che solo un Maestro come Frank Graegorius
riesce a dare.
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