Allora come conciliare
Marta e
Maria?
Come trovare un equilibrio?
La risposta è: Marta
e Maria procedono insieme.
Leggendo
Santa
Teresa ho capito che è vero che nell'orazione
di quiete (che precede l'orazione di unione) ci si sente come
"tramortiti", insensibili quasi a ciò che ci avviene attorno; la
mente è libera e va dove vuole, interrompendo questi momenti di quiete e
riportando l'anima alle cose, ai pensieri di quaggiù...è la mente che
disturba. La volontà invece è paralizzata, "è
schiava e se, in questo stato, può sentire qualche pena, è quella di sapere
che deve riacquistare la libertà".
La mente dovrebbe concentrarsi in un unico Pensiero ma non ci riesce, è libera
e, poiché si rende conto che la volontà è necessaria, non fa altro che
turbare l'anima. Ora questo stato di quiete dura da parecchio tempo ed è
profondo...e, come dice Santa Teresa, "
se la volontà non fosse attaccata a qualcosa, non potrebbe stare a lungo in
quella pace. Ed è una grazia uscirne fuori. ".
Santa Teresa è chiara : "ci
si sente pieni di felicità senza rendersi conto di come ciò avvenga. Non
si è tutti interi nell'applicarsi a qualcosa: manca il meglio, la volontà, che
è unita a Dio, e lascia la mente libera affinché si occupi di cose attinenti
al suo servizio. Allora la mente ha una capacità molto maggiore mentre per
trattare le cose del mondo è inabile e, a volte, come inebetita. Questa è una
grande grazia in quanto unisce in sé la vita attiva e la vita contemplativa.
Tutto serve, in noi, all'unisono il Signore, perché la volontà attende al suo
lavoro, cioè alla sua contemplazione, senza sapere come lo compia; la mente fa
l'ufficio di Marta; pertanto Marta e Maria vanno insieme".
Solo così si
ospita il Signore, Lo si tiene sempre con sé, Lo si tratta come si conviene, Gli
si offre il necessario nutrimento (salvare le anime). Maria ha scelto la
parte migliore perché ha già disimpegnato il compito di Marta (Gli ha
già dimostrato il suo amore: profumando Gesù, lavandogli i piedi ed
asciugandoglieli con i propri capelli, offrendo mortificazioni). Si gode di Dio
quando Lo si è già servito! Marta dimostra il suo amore offrendo il nutrimento
al Signore, procurando in tutti i modi di guadagnare anime. Marta ha già
assolto il compito di Maria invitando Gesù in casa propria, ospitandoLo dentro
di sé (si serve il prossimo quando si è già ospitato Dio nel proprio cuore!)
Dimostra il suo amore con le opere! La nostra pace
interiore deriva dal saper alternare bene in noi sia l'una che l'altra.
L'anima che Ti ama o Signore è destinata a soffrire le pene d'amore! Maria ti era accanto, godeva della tua presenza, pendeva dalle tue labbra...eppure avrà sofferto il tormento di non averTi sempre vicino, di non godere sempre di Te. Così l'anima che ti sente vicino, Dio mio, che gode della Tua presenza, soffre il tormento, in questa vita, di non goderTi interamente. Anche Marta, seppur occupata nello svolgere i propri compiti, Ti amava e soffriva. Soffriva perché avrebbe voluto più attenzioni, più cure da parte Tua, si sentiva amata meno da Te, Signor mio. Non era la fatica, il suo cruccio! E così anche noi quando ci distacchiamo da Te per compiere i nostri doveri, soffriamo il tormento di non ricevere le Tue cure, le tue gioie, ci sentiamo meno amati, da Te trascurati. E' sempre l'amore per Te che ci causa sofferenza. E Gesù risponde a Marta e a noi. Ritorna il tema dell'amore. La parte migliore è sempre la scelta dell'amore: possiamo essere a godere di Dio o a svolgere i nostri compiti...quello che dà valore a ciò che facciamo è l' amore. E' necessario avere un amore forte che non ci impedisca di amare sempre. E ci sono momenti in cui l'amore riveste la parte di Maria e dobbiamo scegliere di amare Dio come lei, godendo dell'amicizia, dell'incontro con Lui e della Sua presenza; vi sono momenti in cui l' amore riveste la parte di Marta e dobbiamo scegliere di amare come lei, amore come servizio al prossimo, come asservimento della propria volontà. Ecco perché Marta e Maria procedono insieme e si alternano in noi, nel nostro cammino spirituale. Siamo noi, con la nostra scelta di amare come l'una o come l'altra, a valutare come prediligere veramente l'Amore. Gesù ci indica questa scelta nella frase "ha scelto la parte migliore..." nel senso che Marta ha fatto una scelta sbagliata nel non aver considerato che, in quel momento, avrebbe amato di più stando vicino al suo Dio. E Dio stesso ci guiderà nel capire se la parte migliore sarà rappresentata da Marta o Maria, se ameremo di più nell'ascolto attento della Sua Parola, nella meditazione delle verità, nel ricevere i Suoi insegnamenti oppure nel servizio al prossimo, nella testimonianza di ciò che abbiamo appreso.Dio infatti lega i due comandamenti sull'amore in un unico comandamento: "amerai il Signore tuo Dio...(Maria) e amerai il prossimo...(Marta)"! Sia Marta che Maria rappresentano l'Amore che si identifica in un unico comandamento. Il comandamento è unico perché chi non ama Dio non ama il prossimo e viceversa chi ama Dio ama anche il prossimo. Non c'è possibilità di scindere in sé l'Amore, esso è unico perché proviene da Dio. Se siamo in Dio e Dio in noi allora siamo riempiti dall'amore perché Dio stesso è l' Amore e l' amore si sprigiona oltre le nostre possibilità.
Maria, presa una libbra di profumo di nardo autentico,
molto
prezioso, unse i piedi di Gesù e glieli asciugò con i suoi capelli. La casa fu
ripiena della fraganza di quel profumo.(GIOVANNI
12 )
Gesù approvò Maria che gli rese omaggio profumando i Suoi piedi e, ancora una volta, lei preferì Gesù alla carità verso i poveri. Quando è il momento dobbiamo amare e volere Dio più di ogni altra cosa, più della carità verso il prossimo...dobbiamo scegliere Maria!
Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò
incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «... Signore,
io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella,
dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in
fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora
là dove Marta gli era andata incontro.( Giovanni 11)
Di fronte alle avversità della vita, di fronte alla delusione, alla morte (che rappresenta il peccato) dobbiamo fare come Marta ed andare incontro al Signore, professandoGli la nostra fede e sperando nel suo aiuto. Occorre scegliere l'attivismo di Marta, cercare Dio e non rimanere nella solitudine, in noi stessi, come Maria. Cristo ci chiamerà ma dovremo muoverci, dovremo recarci nel punto in cui Egli ci aspetta. In questo caso la parte migliore l'ha scelta Marta e il suo servizio a Gesù è costante, anche nel chiamare la sorella! Il servizio di Marta serve Dio e serve il prossimo.
La vita attiva spesa nel servizio di Dio non è vita
interiore? La giornata spesa in opere buone non è una giornata di vita
contemplativa? Dio lascia a noi la scelta: siamo disposte , come la Samaritana,
a lasciare il nostro Signore per portarLo ad altri? Così solo si fa vero
apostolato...Sono così umile da accettare la verità su me stessa,
accogliendola? Sono così piena di fede da lasciare le mie consolazioni interiori
per passare all'azione, per gridare al mondo intero la luce ricevuta, per
rinunziare a me per il bene delle anime? Sono disposta a dedicare la mia vita al
servizio di Dio, servendo il prossimo e contando me stessa meno che
"nulla"?
Maria è simbolo della vita
contemplativa. Non starà però sempre nella dolcezza della contemplazione perché,
per il resto della vita, fu privata della presenza del Signore.
Mi colpisce la frase di Santa Teresa d'Avila " non si può obbedire senza patire". Gesù ci chiede l'obbedienza ai nostri doveri e spesso questo comporta gravi sacrifici, anche il sacrificio di dare un freno alla propria fame di spiritualità .Obbedendo non trascureremo Dio il quale sarà valorizzato nelle opere, nel compimento del nostro dovere.
Ricerco, desidero la solitudine ma forse questo desidero di solitudine mi sta portando a chiudermi nel godimento di queste gioie interiori. Ed invece Gesù vuole che io mi apra agli altri, Egli vuole essere dimenticato per amore. Se riuscirò ad amare il prossimo più di Lui dimenticandoLo, in realtà sarà solo perché amerò Lui al di sopra di ogni cosa e, soprattutto, al di sopra di me stessa. Forse anche Gesù sulla croce quando gli dissero “se sei il Figlio di Dio...” preferì, per amore nostro, “rinunziare” alla propria divinità, al suo “essere Dio”, "al suo stare in Dio", per essere “Uomo”, per dedicarsi al compimento della volontà del Padre. Egli rinunziò ai benefici, alle gioie, ai vantaggi dell’ "essere Dio" per preferire la sofferenza dell’uomo. Anche io devo, quando occorre, preferire la sofferenza di essere creatura che vive e lotta in questa vita, per amore del prossimo, rinunziando ai diletti di stare in Dio.
Quando alla vita contemplativa uniamo la vita attiva la nostra gioia
nell'amare Dio si fa più completa, più piena. Si raggiunge la vera pace del
cuore e tutto, ormai, è piacevole e dolce...La
mia coscienza mi suggerisce di non tralasciare la lettura ma anche di riuscire a
fare entrare nella mia giornata tutti i miei doveri. So che la mia strada è
quella di fare l'uno e l'altro, senza tralasciare nulla. Devo avere dei tempi
stabiliti per ogni cosa, occorre " fare tutte le cose esteriori sapendo
di essere distaccati dal mondo, sapendo qual'è l'unica cosa necessaria".
Forse Marta rappresenta anche la nostra vita materiale che deve essere fatta di attivismo, dinamicità, ricerca, fatta di opere, di servizio a Dio...e Maria rappresenta la nostra anima che deve essere intenta solo alla contemplazione del suo Gesù, un'anima che siede umilmente ai piedi del Cristo ed ascolta la Sua Parola. Quando la nostra vita diventa troppo frenetica e perde di vista il necessario (Dio) facendosi assorbire da troppe preoccupazioni, Cristo ci richiama a guardare alla nostra anima che invece sceglie la parte migliore, a non perdere di vista questa scelta dell'anima. La nostra vita deve scorrere così come quella di Marta, la nostra anima deve assaporare sempre Cristo, minuto per minuto conformando la nostra vita ai desideri, alle aspirazioni, alle sicurezze che la nostra anima possiede...in quanto è lei che sceglie la parte migliore perché è lei che sa dove andare: ha conosciuto Dio dal quale essa proviene.
A me, schiava spesso dei programmi e dei doveri da svolgere e, nello stesso tempo, incapace di conciliare il vivo desiderio di contemplare Dio, Maria Candida ha insegnato che posso conciliare Marta e Maria nella mia giornata facendomi guidare da nient’altro che l’Amore, abbandonata totalmente all’Amore, deliziata dall’Amore “Se io potessi descrivere la felicità e il risultato che derivano dal vivere senza programma! Abbandonata alla direzione dello Spirito di Gesù! Far fare a Lui! Far compiere a Lui la nostra giornata! Rinunciare al proprio tempo, alla propria libertà, ai propri progetti, per tante piccole cose da farsi! Lui guida! Vi sono mille sacrifici e rinunzie da compiere, la lotta a volte non manca, ma quanta pura e calda felicità a volte!”
Non devo programmare nulla ma chiedere tutto a Dio! Non più programmi, solo un promemoria delle cose da fare. Non sarà il tempo a guidare la mia giornata ma l'amore: " come posso ora, in questo momento, amare di più il mio prossimo e Dio?"
Da un po’ di tempo a questa parte mi succede una cosa strana: sono meno contemplativa e più attiva. Pensavo che affievolendosi la contemplazione anche l’azione ne risentisse, affievolendosi a sua volta…ed invece è successo il contrario: anche se penso e medito poco, concretamente faccio di più. Mi stupisco di come la volontà agisca senza troppe riflessioni dietro, senza considerazioni su ciò che occorra o non occorra fare, senza l’imput dell’intelletto. Prima agiva per un impulso dato dalla ragione...ora sembra agire sotto l’impulso dell’amore. Un impulso “libero” e non “ragionato”. Devo ammettere che, proprio così, riesco a fare molti più gesti concreti d’amore. Forse per questo sono contenta: compenso con l’azione la mancanza di contemplazione!
MARTA E MARIA... DUE DONNE
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato,
apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni.
Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma
essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. (Marco16)
Ancora una volta Dio si serve di una donna per essere
testimone della vita di Gesù. Lui infatti era sicuro che Maria di Magdala
sarebbe subito corsa a dire ai discepoli che Gesù non si trovava più nel
sepolcro. Come se Dio avesse nei confronti di noi donne una estrema fiducia e
noi come tali siamo responsabili: anche se la vita di oggi è molto frenetica e
si divide tra il lavoro, la famiglia, la casa, dedichiamo anche a Dio il
nostro tempo!
Edith Stein : un messaggio per la donna di oggi
Edith ha
esplorato la ricchezza della femminilità e la missione della donna sotto il
profilo umano e religioso. Sottolinea due caratteristiche peculiari della psicologia femminile:
la dedizione personale nella collaborazione con l'uomo e la maternità. La sua
vocazione di compagna dell'uomo la conduce a partecipare a tutto ciò che lo
riguarda, che sia grande o piccolo. Ella accompagna l'uomo, gli è vicino,
prende parte con amore alla sua vita. Per questo la donna possiede: "i doni
naturali di empatia verso l'altro e verso i bisogni altrui, inclusa la capacità
e la volontà di adattarsi". Ha un'esigenza profonda di condividere la vita
con l'altro e per questo la capacità di un amore disinteressato, di offerta e
di dimenticanza di sé. D'altra parte la sua tendenza alla maternità la porta
verso tutto ciò che è vivo e personale e a un genere di conoscenza concreto e
contemplativo. La sua realtà di madre e di compagna la orienta a tutto ciò che
dice relazione con la persona. Ha la missione di generare e come continuatrice
di Eva, chiamata "madre dei viventi", ha pure come compito quello di
preparare alla "reintegrazione della vita". Ciò le consente di far
risaltare il senso e la grandezza di una maternità spirituale nella vita
religiosa, che realizza il desiderio di totalità della donna, perché si
accorda con le caratteristiche della femminilità: "Donarsi a Dio,
perdutamente dimentichi di sé, non far conto della propria vita individuale per
lasciare pieno spazio alla vita di Dio, ecco il motivo profondo, il principio e
il fine della vita religiosa"
La sua identità e la sua missione sono radicate nel profondo del suo essere. Altrettanto possiamo dire in relazione al senso della vita consacrata, che intesa come dono di sé a Dio e agli altri, è una realizzazione piena delle aspirazioni della donna: dedizione, maternità, servizio.
Per Edith una caratteristica
dell’anima femminile è il desiderio di ottenere la pienezza dell’amore, non
necessariamente coniugale. Il suo sviluppo conduce alla maturazione della donna
e stimola in lei il desiderio della perfezione degli altri.
Questo anelito è un aspetto essenziale del destino eterno della donna. Non è
semplicemente un generico desiderio “umano”, ma un qualcosa di
specificatamente femminile e opposto alla natura maschile. Proprio da qui deriva
la sua sensibilità materna e la capacità della donna di vivere al servizio
degli altri.
Dal momento che l’anima umana non è
qualcosa di statico, inamovibile, ma che è sempre in un processo di
realizzazione, la donna può conseguire il perfetto sviluppo della sua
personalità attivando le sue potenze spirituali: intelletto, volontà ed
emozioni.
In più Edith scopre una marcata differenza tra l’anima femminile e quella
dell’uomo. E la differenza si nota nel fatto che la psiche femminile è
presente e vive più intensamente in tutte le parti del corpo, mentre
nell’uomo il corpo riveste maggiormente il carattere di strumento, gli
serve per il lavoro ed è utilizzato con una certa disinvoltura e distacco. La
donna è toccata interiormente da ciò che le succede nel corpo, mentre non così
nell’uomo. Ciò riveste un’intima relazione con la sua vocazione alla
maternità.
Altra differenza tra l’uomo e la donna
è che il primo
è stato creato per lottare, conquistare e dominare. Per questo gli necessita
forza corporale, intelligenza per ottenere una penetrazione conoscitiva del
mondo, potere della volontà ed azione per lavori di tipo creativo.
La donna, invece, si caratterizza per le sue capacità verso l’attendere,
proteggere e promuovere ciò che inizia e ciò che cresce.
Fisicamente, la donna, è orientata al concreto, all’individuale, al
personale. È fornita come l’uomo, però possiede maggior capacità di
adattamento. A questi ella aggiunge un’altra meta: quella soprannaturale,
ossia il culto di Cristo nella propria persona. Edith è convinta del fatto che
“quella donna - dovunque possa andare -che porta con sé il suo Salvatore e
suscita amore verso di Lui, compirà la sua vocazione femminile nella maniera più
pura”.
L'uomo
e la donna hanno doni diversi: mentre l’uomo vive il
rapporto con Dio più sul fronte pubblico dell’evangelizzazione, noi donne
invece lo viviamo più come un rapporto d’amore e quindi siamo più
fedeli, più perseveranti. Viviamo questo rapporto più con il cuore. Avete notato che ai
piedi della croce c’erano molte donne? La stessa tradizione cattolica
riconosce, in noi donne, più devozione... questo fa parte del nostro carattere,
del nostro modo di essere poiché noi "sentiamo" di più.
Tendiamo, quindi, alla perfezione del cuore!
LA PERFEZIONE DEL CUORE
"La Perfezione non è qualcosa di irraggiungibile o riservato a pochi, ma è il settimo passo che vi attende tutti. Spesso non riuscite a trovare la via della vostra Perfezione interiore perché non la capite, e non la capite perché è troppo semplice per voi. E allora annaspate nel buio per cercare la chiave della vostra porta, quando invece sta nella vostra mano.
Molti consumano mani ed unghie per scalare montagne interiori, e, arrivati in cima, non trovano la Perfezione ad aspettarli, e spesso non fanno che precipitare di nuovo dall’altro versante. Ma la Perfezione non è in cima a un monte, tanto che possiate dire: Scalando la raggiungerò. Temiate pertanto virtuosismi e sforzi del pensiero, perché la Perfezione non è il perfezionismo, né è vostra creatura: essa passa attraverso di voi, ma non voi la generate.
Mettete pure mani ed unghie sulle pietre, ma per toglierle dal vostro cuore, tante quante ne occorrono per fare spazio in voi all’amore. E nell’accostarvi a quest’impresa non vi sgomentate, perché la Perfezione è come una brezza che giunge da Est: a volte vi ha sfiorato le tempie e non l’avete accolta. Piccole cose vi distolgono per anni. E occorrono anni perché capiate che queste erano solo piccole cose. Per comprendere che non era quello ciò che il vostro cuore desiderava. Allora sì che la Perfezione diventa una grande impresa! Lo diventa perché non riuscite a lasciare i vostri miseri appigli, e cercate sempre punti d’appoggio che vi indeboliscono e poi col tempo cedono. Ma questo perché non vi abbandonate. Se fosse per voi non giungereste mai alla Perfezione, perché non vi amate abbastanza, e non volete regalarvi la felicità di cui essa è fatta.
Voltatevi e guardatela negli occhi. Non domandatevi quanto tempo occorra per giungere alla Perfezione, perché se davvero vi voltate a guardarla negli occhi ci vorrà meno che per un seme germogliare, meno che per un fiore sbocciare.
Se sapeste quanto è vicina ridereste di gioia. Sciogliete dunque le
vostre zavorre, e vi scoprirete con stupore senza peso. Ergetevi sulle vostre
altezze, benché esse non siano vostre. Toglietevi dal cuore ogni paura di
cadute, senza però mai scordare la vostra totale incapacità di volare. Abbiate
fiducia, perché non in voi la riponete. La Perfezione infatti è già stata
raggiunta. Lasciatevi ora raggiungere dalla Perfezione." ( IL PROFETA DEL VENTO )
Modello ideale di tali valori femminili è per Edith Stein la Vergine Maria. In lei " il sesso femminile è nobilitato dal fatto che il Salvatore è nato da una donna; una donna fu la porta attraverso cui Dio fece il suo ingresso nel genere umano".
Maria,
Madre di Gesù, è la via per arrivare alla perfezione...E' Lei che ci porta al
Figlio...
Ella si offre alla missione col dono di se stessa, accettato con fiducia
silenziosa, abbandonando tutto il suo essere al servizio del Signore per il
Regno di Dio. Questo impegno di Maria la rende modello della donna, in tutti i
settori della vita umana: familiare, sociale ed ecclesiale, poiché ella appare
interessata ai problemi sociali e politici, con la strofa centrale del Magnificat,
rovesciando dal trono i potenti. Per questo, tanto l'uomo che la donna non
possono rimanere staccati dalle situazioni reali o rispondere con indifferenza
alle sfide che si presentano.
La ricerca (la Verità), il ritrovamento (la Vita), sottintendono un cammino (la Via) e ...conclusione del cammino è poter dire insieme a San Paolo "Cristo vive in me ed io in Lui", cioè l'Unione con Dio nella contemplazione, nella trasfigurazione e nella croce...