In natura, data limpossibilità per quasi tutti i
vegetali di muoversi, la fecondazione incrociata è resa possibile dall'intervento di
agenti esterni mobili, i cosiddetti "pronubi", che possono essere animati
o inanimati. Fra questi ultimi hanno una notevole importanza il vento, in grado di
trasportare i granuli pollinici (che vengono prodotti in quantità estremamente grande) a
distanze considerevoli, e l'acqua, in grado di veicolare, fino a farli incontrare, i
gameti delle piante acquatiche o comunque legate ad ambienti umidi. Fra i primi si possono
citare gli insetti [lepidotteri (farfalle), imenotteri (api, vespe, bombi, calabroni,
ecc.), ditteri (mosche), coleotteri, ecc.], i pipistrelli frugivori (a dieta vegetale),
alcuni uccelli (colibrì, nettarine), i gasteropodi (lumache e limacce), ecc. Come
impollinatori delle piante succulente entrano ovviamente in giuoco soltanto insetti,
pipistrelli e uccelli e abbastanza frequentemente sussiste un rapporto specifico e talora
esclusivo fra una specie succulenta e il suo impollinatore, cosicchè la mancanza dell'uno
è pregiudizievole per la sopravvivenza dell'altro e viceversa.
In coltura mancano le specie animali che in natura provvedono all'impollinazione, in
particolare, uccelli, pipistrelli e certe farfalle notturne, ma ve ne possono essere altre
(soprattutto imenotteri e ditteri) in grado di assolvere alla medesima funzione, però con
un inconveniente che può essere grave. In una collezione di succulente di solito
fioriscono contemporaneamente molte specie diverse appartenenti allo stesso genere o a
generi fra di loro affini, che in natura crescono in siti distanti fra di loro anche
centinaia di chilometri per cui la possibilità di incroci interspecifici o intergenerici
è praticamente nulla, mentre in coltivazione questa possibilità, con la conseguente
produzione, il più delle volte indesiderata, di seme ibrido, diventa assai concreta.
Se ora il collezionista-amatore possiede piante di origine e provenienza conosciute e
documentate, certamente desidererà che la loro discendenza non venga
"inquinata" da geni "estranei" e che quindi l'impollinazione avvenga
esclusivamente fra individui appartenenti a quella particolare popolazione. Per avere la
sicurezza di ciò, è imperativo isolare gli esemplari che si accingono a fiorire e che si
vogliono impollinare fra loro. Allo scopo possono servire delle "gabbie"
autocostruite, di dimensioni adeguate, aperte da un lato (quello a contatto della
superficie sulla quale vengono disposti i vasi contenenti le piante da isolare) e chiuse
sugli altri lati con una rete - preferibilmente di plastica chiara - a maglie
sufficientemente fitte da impedire l'ingresso nella gabbia di insetti anche di piccole
dimensioni. La gabbia si potrà poi rimuovere una volta avvenuta l'allegagione dei frutti.
Ma veniamo ai problemi inerenti all'impollinazione.
Nel caso in cui la struttura del fiore sia normale (1) è sufficiente
prelevare con un pennellino (o altro strumento idoneo alla bisogna: una pinzetta, uno
spino di cactus, un crine, ecc.) un po' di polline da un fiore e depositarlo sullo stigma
del fiore di un'altra pianta. Nel caso in cui i fiori dovessero durare più giorni, è
consigliabile ripetere l'operazione, coinvolgendo, se possibile, anche fiori diversi, non
solo nei giorni seguenti (per ovviare a eventuali fenomeni di protoandrìa o protoginìa)
ma anche in ore diverse della stessa giornata in quanto la germinabilità dei granuli
pollinici può dipendere anche, purtroppo in maniera poco nota, dalla temperatura. Per gli
stessi motivi è consigliabile eseguire più volte in tempi diversi l'operazione di
impollinazione anche quando la durata dei fiori è limitata a qualche ora del giorno o
della notte.
Qualora i fiori su piante diverse fossero in numero insufficiente per procedere come
indicato sopra, gli scenari possibili sono i seguenti.
1) - I fiori, su piante diverse, non si schiudono contemporaneamente. Si aspetta la
maturazione dei granuli pollinici del fiore che si è dischiuso e, con l'ausilio di un
forbicina per manicure, si tagliano i filamenti degli stami facendo in modo che gli stessi
cadano entro una bottiglietta di vetro scuro, perfettamente asciutta (è opportuno che la
stessa sia a collo largo; eventualmente aiutarsi con un imbuto). Si chiude ermeticamente
la bottiglietta, vi si appone un'etichetta contenente le informazioni necessarie e la si
colloca in un congelatore dove sarà tenuta fino alla maturazione del pistillo degli altri
fiori. A questo punto si estrae la bottiglietta dal congelatore, si attende, prima di
aprirla, che la sua temperatura raggiunga di nuovo quella ambiente e quindi si procede
all'operazione di impollinazione.
2) - I fiori, protoandrici, di piante diverse si schiudono tutti contemporaneamente. Se
ne raccoglie il polline e lo si surgela nel modo descritto sopra procedendo poi a
impollinare gli stigmi quando gli stessi sono diventati ricettivi.
3) - Stessa situazione, ma con fiori protoginici. In questo caso si raccoglierà e
surgelerà il polline quando lo stesso è maturo ma, per poterlo impiegare, bisognerà
attendere un secondo ciclo di fioritura (al limite, l'anno seguente).
4) - I fiori, autofertili, fanno parte di un'infiorescenza e la loro schiusa è
scalare. Qualora fossero protoandrici (ad esempio, Aloe polyphylla), basterà
impollinare con il polline dei fiori "più giovani" gli stigmi dei fiori
"più vecchi". Si farà il contrario nel caso di protoginìa.
Nel caso in cui si disponesse di un unico esemplare di una pianta autosterile e fosse
necessario, a causa del suo pregio, indurlo a fruttificare per ottenerne i semi, occorre
rimuovere dallo stigma le sostanze che inibiscono la germinazione dei propri granuli
pollinici. Per fare ciò si può applicare sullo stigma il polline di un fiore
appartenente a una pianta di specie molto diversa e attendere qualche ora per permettere a
questo di inattivare gli inibitori; a questo punto è possibile applicare sullo stigma il
polline prodotto dallo stesso fiore che, non essendo più riconosciuto come estraneo o
incompatibile, potrà germinare e raggiungere gli ovuli contenuti nell'ovario.
Un ultimo consiglio che si può dare è di registrare con la massima cura tutte le
impollinazioni effettuate, accompagnando la registrazione con tutte le notizie (non
escluse quelle meteorologiche e climatologiche) che si pensa possano essere utili per il
futuro.
(1) Non è possibile dare in questa sede indicazioni dettagliate sulle modalità da
seguire per impollinare fiori a struttura molto particolare e specializzata, quali, ad
es., quelli delle Apocynaceae e delle Asclepiadaceae. Chi fosse interessato
può consultare gli articoli di D. L. MAHR "Growing Pachypodiums from seed: A
Hobbyist's Experience" ("Come si allevano i Pachypodium da seme:
l'esperienza di un amatore"). Cactus & Succulent Journal (U. S.), VoI.
68 (1996), p. 205 e di G. S. Barad "Pollination of the Stapeliads"
("Impollinazione delle Stapeliee"), Cactus & Succulent Journal
(U.S.), VoI. 62 (1990), p. 130. I soci AIAS possono consultare i fascicoli citati
presso la biblioteca centrale A.I.A.S., Via dei Sardi 44, 00185 Roma.