Sommario.
Francoforte, Città libera dal 1245, acquisì grande
prestigio, fino a diventar sede delle elezioni dei sovrani germanici.
Fu occupata dai francesi una prima volta nel 1750 e successivamente nel
1792 e 1796. Sotto Napoleone fece parte del granducato di Franconia di
cui fu la capitale. Tornata città libera con la restaurazione,
fu direttamente annessa dalla Prussia nel 1866.
Libera Città di Francoforte sul Meno, Freie Stadt Frankfurt
am Main, 1833-1866
Bandiera mercantile
regolamentata soltanto il 5
marzo 1833 in occasione di un accordo commerciale con la Gran Bretagna.
Scomparsa
nel 1866 con l'annessione alla Prussia. Lo stemma di Francoforte, di
rosso
all'aquila d'argento, unghiata e linguata d'azzurro, imbeccata, armata
e
coronata d'oro, risaliva al XIV secolo ed era comune a molte
città imperiali. Il bianco e il rosso della bandiera erano presi
dallo stemma, ma erano anche i colori dell'Assia, regione intorno a
Francoforte. Stessi colori e stesso stemma ha la bandiera civica
attuale (vedi)
Sommario. Il
Granducato di Franconia o
di Francoforte fu creato da Napoleone dopo un riassetto territoriale
dello
stato elettorale di Magonza, sotto protettorato francese già dal
1797.
Nel 1813 lo stato fu smembrato tra Baviera, Assia e Reuss e Francoforte
tornò città libera.
Stato Elettorale di Magonza, Kurmainz, fino al 1803
Granducato di Franconia, o di Francoforte, Großherzogtum Franken, Ghz. Frankfurt, 1803-1813
Non esiste
documentazione sulla bandiera dello stato di Magonza e del Granducato
di
Francoforte, ma è probabile che mostrasse (almeno fino alla
conquista di
Napoleone, che invertì i colori) il simbolo della ruota
d'argento di sei raggi in campo rosso, risalente al medioevo (v, le città di Magonza
e Erfurt).
GERMANIA
ANTICHI STATI TEDESCHI (Indice)Bibliografia
Archivio CISV, scheda 15/39 e 15/153
Sommario. Stato
elettorale ecclesiastico di notevole importanza e di ampia estensione
territoriale. Ebbe origine probabilmente nel secolo X. Il
principe-vescovo risiedeva a Bonn dal 1274, dopo che Colonia, ottenuto
lo status di città imperiale, fu scorporata dal
principato. Fu
soppresso nel 1802 dai francesi, che già lo avevano occupato nel
1795.
Principato Elettorale di Colonia
Kurfürstentum Köln, Kurköln, fino al 1802
Bandiera armeggiata
riproducente lo stemma del principe vescovo attestato come tale al
1270/1285, ma già su sigilli e monete da circa il 1220.
L'origine della croce nera in campo bianco (argento) va ricercata nel
carattere spirituale del
principato, anzichè nella simbologia connessa con le Crociate.
Abolita nel 1802. Oggi è visibile in capo allo stemma di Bonn
(vedi), che fu la capitale
del principato.
GERMANIA
ANTICHI STATI TEDESCHI (Indice)Bibliografia
Archivio CISV, scheda 15/39/4
Sommario. Prima
conti e poi (1257) principi elettori, gli arcivescovi di Treviri fecero
dei loro domini uno stato molto potente esteso lungo la Mosella e il
Reno. Il principato di Treviri, occupato dai francesi nel 1794,
finì per essere soppresso nel 1802.
Principato Elettorale di Treviri
Kurfürstentum Trier, Kurtrier, fino al 1802
Bandiera di antichissima
origine, risalente almeno al secolo XIII, e uguale alle armi dei
vescovi elettori. La croce trova logico significato nel carattere
spirituale dello stato. I colori sono con ogni probabilità presi
da vessilli rosso-bianchi ancora più antichi sotto i quali i
principi-vescovi combattevano negli eserciti imperiali. Abolita nel
1802.
GERMANIA
ANTICHI STATI TEDESCHI (Indice)Bibliografia
Archivio CISV, scheda 15/39/3
Sommario. Il
regno di Vestfalia era uno degli stati costituiti ex novo da
Napoleone. Fu creato nel 1807
in seguito alla pace di Tilsit per il fratello Gerolamo riunendo
Brunswick, Assia-Kassel, parte di Hannover e altre terre. Si dissolse
nel 1813.
Regno di Vestfalia, Königreich Westfalen, 1807-1813
Bandiera nazionale
decretata l'8 dicembre 1807 e durata fino al termine del regno di
Gerolamo Bonaparte, il 26 ottobre 1813. Gli stessi colori aveva la
coccarda, così come i nastri degli ordini, le cordicelle dei
sigilli e gli stendardi militari.
GERMANIA
ANTICHI STATI TEDESCHI (Indice)Bibliografia
Vexillinfo ,9, 1981 - Archivio CISV, scheda 15/153