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BIOGRAFIA La notorietà è arrivata con Fiorello, compaesano di Augusta, che l'ha voluto ad aprire il suo show di prima serata, ma è passata attraverso Manu Chao e il lungo tour di Ultima estacion esperanza e soprattutto attraverso una vita di musica: dai Mau Mau a Vinicio Capossela, dalla sua etichetta discografica Etna Gigante alla Banda Ionica, progetto basato sul recupero delle musiche tradizionali da processione. Se lo incontrate per strada, durante uno dei centinaia di concerti che tiene ogni anno, vi sembrerà un picciotto da letteratura: baffetto alla Fred Buscaglione e completo gessato. Trovate un qualsiasi pretesto per farlo parlare: vi travolgerà di aneddoti, sogni filantropici, colte e mirabolanti discettazioni musicali e, se ci scappa, anche ricette di cucina tipica isolana. Roy Paci, siciliano doc, grande musicista e catalizzatore di energie positive, ci racconta la nostra e la sua Sicilia musicale. Gente passionale questi siciliani, dice Roy. Gente che se sente Sciuri sciuri si commuove, cosa che capita anche a lui: suonare i grandi classici della tradizione è come tornare ai tempi della banda di paese, quando aveva attorno ai dieci anni. Da Fiorello l'hanno visto tutti, anche all'estero: “Quanto sò sapuriti sti picciotti! Ecco che siamo entrati anche nel mondo delle casalinghe, ma soprattutto in Sicilia, posto dove, ironia della sorte, vendo meno dischi in assoluto”. Ma non è certo questo a scoraggiarlo. Roy sta per partire per il Giappone e l'Australia, in un mini tour organizzato proprio da un gruppo di siciliani che hanno ricevuto il disco da alcuni parenti catanesi e si sono appassionati alla sua musica e a quella degli Aretuska, la sua fida band: “Ho già suonato per gli italiani all'estero quando si fece a Boston la festa del patrono di Augusta, San Domenico. La comunità degli augustani lì è grandissima, e voleva anche Fiorello, che però al tempo non potè venire”. Già, ma non ci sono solo Fiorello e Roy a inorgoglire gli augustani nel mondo: “C'è una cantante lirica, Maria Arghiracopulos, e un tenore che fa spesso concerti a New York, Marcello Gogliardi. Ma non solo, ad Augusta abbiamo avuto un grande compositore, D'Astorga, la cui versione dello Stabat mater mi piacerebbe rifare in chiave moderna”. L'idea di creare una grande banda che facesse le musiche delle processioni della settimana santa è venuta a Roy Paci e a Fabio Baravero, dei Mau Mau. Non era mai esistito un solo organico che mettesse su un intero disco del genere. Ecco che i due hanno creato una banda di venticinque elementi, a cui dal vivo spesso si aggiunge Vinicio Capossela: “Sono tutte persone che vengono da paesi che si affacciano sullo Ionio. Un disco che ha fatto il giro del mondo, per il quale continuo ad avere ancora ritorni dall'America”. Ma anche una banda in evoluzione: “Dopo il primo cd ci è venuta voglia di fare anche cose nostre, e così abbiamo aggiunto l'elettronica facendo muovere la banda in chiave postmoderna, anche se la drammaticità, lo spleen rimane quello originario”. E pensare che la tradizione della banda di paese si sta perdendo: “Nella mia banda suonano fior di musicisti, ma nessuno di loro può vivere con queste mestiere. Mio padre suona in una banda e nello stesso tempo fa il muratore”. Ma di chi è la colpa della scomparsa della tradizione? “Di chi ci governa ovviamente. Se i soldi per i progetti culturali anziché andare in mano di chi non sa neppure cos'è una chiave di violino, andassero a qualche ragazzo che se ne intende, le cose sarebbero diverse”. Insomma, la banda è il progetto più filantropico di Roy, che assieme a Baravero, vuol riesumare i repertori di bande e produrne altre. Ma non è facile: “Vado dal sindaco di Augusta per proporgli un progetto e questo viene arrestato. Ma come si fa?”. Lui, però, persevera: “Devo andare, non sarò mai sazio di servire”, ride trionfante. Soprattutto ora che gli amministratori della zona sono imbrigliati nello scandalo dell'eco-mafia non è facile portare avanti in Sicilia un lavoro di recupero: “Figuriamoci che pure il festival diretto da Gianni Gebbia, Curva minore, è stato cancellato. Hanno detto che non ci sono soldi. Ma come fanno a non esserci soldi per uno dei festival di musica colta più importanti d'Europa?”. In passato, qualcuno ci aveva pensato: “Orlando per lo meno aveva un occhio di riguardo per certe cose, cose preziose come il lavoro di Mimmo Cuticchio, il depositario della tradizione dei cantastorie e dell'arte del teatro dei Pupi siciliani o quello di quel grande musicista che è Alfio Antico”. “Dopo anni di lavoro e una piccola tranquillità economica ho pensato che invece di comprarmi una macchina o una casa, potevo aprire un'etichetta, sono filantropo io”. Ecco perché nasce Etna Gigante, una label per produrre tanti gruppi siciliani, ma non solo. Due sono la serie: la serie Lava con la musica solare dello ska e del reggae e la serie Magma, con la musica elettronica e di ricerca. E tanti giovani gruppi: i Cheechskaos di Palermo, i Kebana di Siracusa, i Rebel Des. Un modo per avere piena libertà artistica e per produrre in futuro anche libri, perché no. La Sicilia della musica, e della cultura in genere si muove e si ritrova negli ultimi tempi anche per scacciare uno spettro incombente, quello del ponte di Messina: “Ci stiamo impegnando per fare manifestazioni contro questa devastazione. Mi piacerebbe organizzare qualcosa di bello e grande, che so, sarebbe bello coinvolgere Andrea Camilleri, una persona straordinaria, un grande come Bufalino e Sciascia”. Due geni sregolati che Roy Paci ha incontrato sulla sua strada: “Manu l'ho conosciuto a Barcellona che ancora suonavo nei Mau Mau, ma la prima volta che venne a trovarmi in Sicilia, successe una cosa assurda. Decise di andarsene in lambretta sull'Etna, dopo due ore mi telefonò la forestale che lo aveva trovato semi-congelato. E' un grande amico”. Con Vinicio invece? “Siamo stati separati dalla nascita. Non so chi è più pazzo tra noi, so che quando ci incontriamo sul palco è un delirio. Sale sul podio, dirige lui, ci prendiamo a legnate. All'Anfiteatro di Catania ho distrutto delle bottiglie di vetro dalla foga, suonavo con le mani tagliate”. Roy Paci è il grande leader trombettista e compositore degli Aretuska. Gruppo siciliano che ha all'attivo un recente album dal titolo <<Baciamo le mani>>. Roy ha suonato in diversi gruppi tra i quali la Banda Ionica, i Mau Mau (una parola che nel dialetto piemontese definisce straccioni, marocchini e vagabondi, gente del sud dell'Italia e del Mondo), i Persiana Jones, Teresa De Sio... il suo nome è presente in più di 180 cd ! Si può notare che molti dei suoi gruppi hanno la parola 'banda': questo è dovuto al fatto, come spiega Roy... "È una parola che mi piace molto perché significa sia banda di paese, e mi ricorda le mie origini (Augusta). La mia musica ha un’attitudine molto pericolosa, molto vulcanica, quindi è il termine più appropriato". La sua tromba sembra sapere di posti ben più lontani dalla sua terra. Riesce a spingersi verso sonorità ibride, ad immergersi con naturalezza in umori diversissimi tra loro. Roy ama confrontarsi con tutto ciò che gli è diverso; sembra per lui un’esigenza non tanto artistica quanto fisiologica. E la passione per il confronto ha portato la sua strada ad incrociare quella di MANU CHAO. Da lì è nata un’amicizia e poi la collaborazione su Proxima estacion esperanza. "Manu l’ho conosciuto circa tre anni fa", racconta. "Il nostro incontro è avvenuto a Barcellona, a casa di amiche comuni. Stavamo vedendo dei filmati antichi quando lui ha preso la chitarra. Io avevo con me la tromba, abbiamo iniziato a suonare facendo una sonorizzazione di quelle immagini ed è scoccata la scintilla.". L'amicizia con Manu è poi proseguita alla grande. Infatti Roy è tutt'ora parte attiva del progetto Radio Bemba Sound System. Trombettista-compositore-arrangiatore nasce ad Augusta nel 1969. Dopo il primo approccio con la musica al pianoforte si accosta alla tromba all'età di dieci anni. entrando nella banda comunale di Augusta sua città d'origine. A tredici anni è già prima tromba ed entra a far parte delle big bands di jazz tradizionale siciliane (Hot Jazz Orchestra di Augusta, New Royal Big Band di Catania). Dopo pochi anni iniziano i primi tour nei più famosi Jazz Club italiani(tra i quali Capolinea di Milano, Alexander Platz di Roma,Cantine Bentivoglio di Bologna), con quartetti e quintetti capitanati da musicisti jazz siciliani quali Claudio Giglio, Gianni Cavallaro. Nell'86 l'incontro con il compositore/sassofonista Stefano Maltese, col quale non terminerà più di collaborare, che lo introduce verso direzioni musicali non convenzionali, col settetto "As Sikilli" (tra gli altri Gioconda Cilio e Antonio Moncada) partecipando ad importanti festival nazionali ed internazionali quali: Verona Jazz, Bolzano Jazz, Mulhouse, Talos, ecc.. Nel 1990 si trasferisce in Sudamerica, suona con la Big Band di Stato Argentina e con gruppi di cumbia e Musica Popolar do Brasil, esibendosi al fianco di Selma Reis. Forma il T-Rio Blanco con Jorge Accaraz ed Angel Varela a Montevideo. Rientra in Italia non prima di aver sostato tra le Isole Canarie ed il Senegal suonando con la formazione di makossa di Papa Matelot Sabow. Riprende l'attività musicale con Stefano Maltese e contemporaneamente si introduce nel mondo del pop alternativo suonando per alcuni anni con la formazione ska "Persiana Jones". Nel '94 guida il suo progetto sperimentale "Rosariosa acme project" e lo presenta al 19° Festival Jazz Junior a Cracovia, unico gruppo italiano, piazzandosi al 4° posto. Con alcuni musicisti amici siciliani forma i Qbeta con i quali vince sempre nel '94 il Rockontest (Firenze), ed effettuano in un solo tour italiano più di 100 date, al termine del quale vengono insigniti del premio "Il Paladino" settore musica, in Sicilia. Nello stesso anno incontra i Mau Mau ed intraprende con loro un lungo cammino fino ad oggi, che lo porta a calcare le scene dei più importanti festival etnici europei quali BAM (Spagna), Paleo festival (Svizzera), Midem (Francia), Womad di Peter Gabriel (Canarie), ecc. Il forte interesse verso la musica improvvisata lo spinge a costituire organici sia di ricerca sperimentale di estrazione jazz, che etnica e con il contrabbassista Fred Casadei forma il duo "Hajjaj", di sola improvvisazione con il quale sonorizza dal vivo film muti e B-movie come tra gli altri "Tetsuo" del giapponese Sukamoto. Nello stesso periodo, col suo quartetto Taranta, riesce a commistionare l'avanguardia jazz con le matrici balcanico-kletzmer. Partecipa in qualità di solista al progetto Hereo di G. Occhipinti, al fianco di Evan Parker e Barre Philips. Per quanto riguarda la ricerca sperimentale nel campo etnico assieme ai Mau Mau realizza l'evento "Radio Trance" dove vengono coinvolti gli Ohmega Tribe di Bologna (elettronica), il tablista indiano Indar "Goldfinger" Matharu membro dei Fundamental e i Gnawa Sidi Mimoun di Casablanca. Le registrazioni in studio si moltiplicano nel frattempo. Chiamato in qualità di trombettista arrangiatore, mette a disposizione il proprio talento per numerose produzioni di genere vario quali ad esempio Africa Unite (reggae), Fratelli di Soledad (ska), Lou Dalfin (etno) ecc.. Dal '96 ad oggi viene coinvolto in innumerevoli progetti musicali di cui ne citiamo i più importanti: Orchestra spaziale di Giorgio Casadei, Cristina Zavalloni Open quartet con Michel Godard, Francesco Branciamore trio, ecc. Il movimento improvvisatori italiano A BAO A QU lo annovera tra i suoi membri ed in occasione del festival Controindicazioni di Mario Schiano si esibisce in quartetto con Ekkerard Jost . Iniziano anche le collaborazioni della scena teatrale outsider allestendo lo spettacolo/performance con Paola Pace "Poesia e Andalusia" che verrà messo in scena nei maggiori festival di teatro d'avanguardia (Gibellina, Volterra,Radicondoli ecc.). Il suo rapporto col teatro e la musica sperimentale improvvisata sfociano nel progetto di Ivano Fossati, "Scambi pressochè telepatici", con l'attrice Elisabetta Pozzi presentato in prima assoluta al Salone della Musica di Torino edizione 1998. Con l'amico Fabio Barovero (Mau Mau) sempre nel '98 realizzano, dopo una accurata ricerca , il progetto Banda Ionica che come primo lavoro raccoglie le più importanti marce funebri del sud d'Italia; è il primo lavoro al mondo nel suo genere. "Passione", titolo del progetto, riscuote presso gli addetti ai lavori forti consensi; due brani del disco faranno parte della colonna sonora del film d'autore "La ragazza sul ponte" del francese Patric Laconte. Sempre nel '98 conosce tre membri della band romana Gronge con i quali fonda il quartetto ZU, arrivando presto alla pubblicazione del loro primo lavoro "Bromio", che ottiene grande consenso tra gli addetti ai lavori nel versante dell'avanguardia jazz-core. Un anno dopo gli stessi Zu pubblicheranno il secondo lavoro di improvvisazione nato dall'incontro con il chitarrista americano Eugene Chadbourne dal titolo "The dark side of the Chadbourne". Nel frattempo gli Zu girano l'Europa toccando Croazia, Slovenia, Olanda, Francia, Svizzera, Belgio, facendo da supporter a The EX, Half Japanese, No Means No, Ken Vandemark, Ruins,Plasticman,The EX. Sempre nel '99 avviene l'incontro con Manu Chao, col quale suonerà dal vivo (RAI-Celentano) e registrerà il secondo capitolo di "Clandestino" di prossima uscita. Intanto le collaborazioni si moltiplicano e nel giugno 2000 partecipa al progetto olandese "The Ex Orkestra" , e si accompagna ad affermati talenti quali Jaap Blonk, Michael Moore, Gert Jan Bloom. Con Gianni Gebbia e Francesco Cusa, forma il trio "Trionacria" partecipando a festival internazionali in Olanda, Germania, Belgio, Italia. La sua passione per la musica lo porta a fondare alla fine del '99 l'etichetta discografica Etnagigante, sotto l'egida della quale nasceranno progetti come "Conjura" (F.Casadei, N.Morgia,F.Cusa, R.Paci) e Trionacria stesso. Costituisce nel frattempo l'Hajjaj Collective ovvero un ensamble a numero variabile di tutti improvvisatori siciliani per una serie di registrazioni incrociate con gruppi stranieri. Oggi Roy suona come ospite con Teresa De Sio, Giorgio Conte, 99 Posse, Mau Mau, ecc. Ha collaborato tra gli altri con: Eric Mingus, Carlo Actis Dato, Enrico Rava, Vinicio Capossela, Sean Bergin, Ned Rothemberg, John Edwards, Amy Denio, Cesare Basile, Han Bennink, Walter Weibous, Flying Luttembachers, Blue Beaters, New York Ska Jazz Ensamble, Zap Mama, Trilok Gurtu, Tony Levin, Macaco, Subsonica, e tanti altri. La sua discografia e' vasta e spazia tra generi diversi. INTERVISTA
A ROY PACY Allora Roy, spiegaci un po' chi sei, vogliamo sapere vita, morte e miracoli di Roy Paci. Possiamo fare i nomi? E la Famiglia Aretuska come è nata? Ora parliamo degli altri. Cosa ne pensi della scena ska italiana attualmente? Come avrai notato ci sono gruppi ska-rocksteady, ma anche tanti gruppi ska-core e ska-punk Confucio diceva: "Se fai quello che ti piace non sarà mai un lavoro"... Visto che il mio compito è anche occuparmi dello ska in Trentino-Alto Adige ti chiedo: cosa ne pensi di questa serata? Beh la serata è stata fantastica! E adesso? Cosa ti riserva il futuro? Per concludere: vuoi dire qualcosa allo staff e alla community di Skacco.net? BACIAMO
LE MANI Con l'ironico titolo «Baciamo le mani», il gruppo siciliano degli «Aretuska» capitanato dal trombettista e compositore Roy Paci, debutta sul mercato discografico con la distribuzione del marchio «Viceversa» su licenza della Virgin Italia. Dieci pezzi compongono il cd, registrato a Catania, che ha suscitato l'interesse dei discografici più smaliziati: sono brani originali e pietre miliari come «Se stasera sono qui» inserita in omaggio a Luigi Tenco e arrangiata, come tutti gli altri pezzi del disco, in puro stile rock-steady, l'antenato del reggae. Con Roy Paci, suonano negli Aretuska gli amici di una vita: Salvo Di Stefano (tromba), Gaetano Santoro (sax tenore), Rosario Patania (trombone), Peppe Siracusa (chitarra), Fred Casadei (basso elettrico) e Sandro Azzaro (batteria). Nel brano «Baciamo le mani», i sette ironizzano con gusto sugli stereotipi della mafia a ritmo di rock-steady accompagnando le guest-star Meg dei «99 Posse», Bunna degli «Africa Unite» e Dani dei «Macao». Roy Paci è un personaggio incredibile, trombettista da sempre, il suo sound si ascolta in più di 180 cd, con tantissimi gruppi e solisti italiani e stranieri tra i quali: i Bluebeaters, i Mau Mau, la Banda Ionica, i Persiana Jones, il quartetto Zu, i Trionacria, Teresa De Sio... Roy ha precedente suonato con i Mau Mau, una parola che nel dialetto piemontese definisce straccioni, marocchini e vagabondi, gente del sud dell'Italia e del Mondo. Nome adottato da un gruppo di liberazione del Kenia che ha combattuto per anni i coloni inglesi fino a cacciarli. Sono il gruppo che ha dato uno scossone alla nuova scena musicale italiana, cercando di suonare a contatto diretto con la gente, senza dipendere dalle grandi tecnologie spettacolari. La loro musica è soprattutto passione per i suoni acustici, crudi, immediati. I testi raccontano di storie di trasmigrazioni, di povertà, di periferie urbane, in una ricerca continua anche nel linguaggio che va dall'italiano al dialetto e trascinano il pubblico con strumenti popolari, con voci soliste e cori, con il ritmo sottolineato da mani e piedi. Roy ama confrontarsi con tutto ciò che gli è diverso; sembra per lui un’esigenza non tanto artistica quanto fisiologica. E la passione per il confronto ha portato la sua strada ad incrociare quella di Manu Chao. Da lì è nata un’amicizia e poi la collaborazione su Proxima estacion esperanza. "Manu l’ho conosciuto circa tre anni fa", racconta. "Il nostro incontro è avvenuto a Barcellona, a casa di amiche comuni. Stavamo vedendo dei filmati antichi quando lui ha preso la chitarra. Io avevo con me la tromba, abbiamo iniziato a suonare facendo una sonorizzazione di quelle immagini ed è scoccata la scintilla." Ben presto è arrivata la proposta di lavorare insieme. "Due anni fa Manu organizzò un’enorme festa con gruppi latini e spagnoli. Invitò i Mau Mau a suonare e in quell’occasione mi chiese un aiuto per gli arrangiamenti e l’esecuzione dei fiati del suo nuovo disco. Manu è come un folletto: ha un’energia inesauribile, ha sempre le batterie al massimo. Tra noi c’è stata subito una bella intesa, a livello sia musicale che epidermico. Mi dà l’impressione di una persona che non invecchia mai". Il lavoro realizzato su Proxima Estacion Esperanza porta il segno della sua attitudine sperimentale: "In alcune canzoni, più che suonare, ho inserito dei rumori di sottofondo. Mi piace molto ricercare sulla tromba suoni che vadano oltre le note vere e proprie". Lo scorso anno Roy è stato in tourneè con Manu Chao nel suo tour mondiale. Roy Paci è proprietario di un’etichetta discografica: l’ETNAGIGANTE (nome palindromo che riflette la sua estrosa genialità). "È una sorta di entità filantropica. Vorrei poter far emergere quei gruppi italiani, in particolare della Sicilia, che le major ignorano. Ho già prodotto quattro dischi di musica d’avanguardia e ora, con i Rebel Des e i Kebana, darò spazio al versante solare: ska, reggae, rock steady." Altri progetti che lo hanno visto alle prese con lo strumento sono stati: il secondo disco della Banda Ionica (con la partecipazione di Arthur H, Cristina Zavalloni, Dani dei Macaco, Giò dei La Crus e Vinicio Capossela); il nuovo cd dei Trionacria (con successivo tour in Stati Uniti e Giappone). Sentendolo parlare dei suoi gruppi colpisce l’insolito e frequente uso del termine banda: "È una parola che mi piace molto, spiega Roy, perché significa sia banda di paese, e mi ricorda le mie origini (Augusta), sia band, e sia banda mafiosa, cricca, combriccola. La mia musica ha un’attitudine molto pericolosa, molto vulcanica, quindi è il termine più appropriato". La sua tromba sembra sapere di posti ben più lontani dalla sua terra. Riesce a spingersi verso sonorità ibride, ad immergersi con naturalezza in umori diversissimi tra loro. Viene da chiedere quale, tra tutti i generi musicali, sia quello in cui lui si riconosce sul serio. E la risposta è candidamente vera: "La musica dei cartoni animati, perché io mi sento un po’ un personaggio dei fumetti o delle favole. Starei bene in una fiaba, magari in Alice nel paese delle meraviglie". L'ARENA - Lunedì 21 Luglio 2003. Musica delle radici . Penultimo appuntamento questa sera con la band Aretuska capitanata dal trombettista siciliano, personaggio- culto del panorama artistico italiano, capace di spaziare dall’avanguardia jazz allo ska, dalla patchanka al reggae, dal rocksteady allo shuffle. Paci, il frullatore sonoro. E' il «padrino» della musica italiana, il virtuoso della tromba, solare come la sua Sicilia, un simpatico incrocio tra Fred Buscaglione e i Blues Brothers, uno che è cresciuto con il jazz ma non si scoraggia, anzi si diverte come un matto, a mettere nel suo frullatore sonoro le componenti più svariate. L'importante è che ne risulti un cocktail fresco, energetico, divertente. Allora sì che è "Tuttapposto". Lui è Roy Paci, trombettista, compositore, arrangiatore, cantante, in concerto questa sera a Nogara, alle 21,30 nel Parco di Villa Raimondi, per il penultimo appuntamento con la rassegna "Musica delle Radici", organizzata dal locale assessorato alla Cultura. A Nogara, Roy arriva con il suo più recente progetto, gli Aretuska, con i quali appunto ha realizzato due album da "padrino" (loro sono giovani musicisti siculi): "Baciamo le mani" e "Tuttapposto". Alle sue "dipendenze", Paci avrà Salvo di Stefano (tromba), Gaetano Santoro (sax tenore), Tony Cattano (trombone), Peppe Siracusa (chitarra), Sandro Azzaro (batteria), Marco Calabrese (tastiere) e Fred Casadei, contrabbassista con il quale, già negli anni '90, Roy aveva dato vita al duo Hajjaj, progetto di improvvisazione jazz legata alla sonorizzazione in diretta di film muti e b-movies. Soltanto una delle tante direzioni prese da questo musicista eclettico, appassionato, ironico, iperattivo, che è diventato quasi un personaggio culto della musica giovane italiana.. Tredicenne, è già prima tromba della Banda comunale di Augusta, e quindi la sua formazione musicale avviene nell'ambito del jazz tradizionale, quello che faceva ballare la gente alle feste del "Grande Gatsby" ma anche nelle sale da ballo e nei bordelli di New Orleans. Paci, insomma, cresce con l'idea di "musica come divertimento" nel sangue. Passati i vent'anni, si trasferisce in Sudamerica, suona nella Big Band di stato in Argentina, passa alle Canarie e suona la makossa in Senegal con il gruppo di Papa Matelot. Il suo vagabondaggio continua felicemente a livello stilistico, una volta tornato nel nostro paese. Dall'avanguardia jazz con il sassofonista Stefano Maltese allo ska con i Persiana Jones, dalla patchanka occitana con i Mau Mau alle contaminazioni balcaniche/klezmer con il quartetto Taranta. Richiestissima la sua tromba, che si fa largo in collaborazioni con Africa Unite (reggae), Lou Dalfin (ancora la musica occitana), Parto delle Nuvole Pesanti (rock/folk), Ivano Fossati, Vinicio Capossela, Eric Mingus, Manu Chao. Anche nel suo ultimo disco con gli Aretuska (dedicato al clarinettista/compositore/improvvisatore Tony Scott), Paci non lesina ingredienti diversi, centrifugati dalla potente sezione ritmica e dai fiati: shuffle, swing, rock, rocksteady, ska, folk, e ancora le marce funebri esplorate nel progetto Banda Ionica con Fabio Barovero dei Mau Mau. L'ingresso al concerto è gratuito, a Villa Raimondi è attivo un ristorante bar di cucina tradizionale ed etnica. |
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