Premessa di A. Serra

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Serra - Chiara, una donna in carcereIl luogo dove questa storia è stata ambientata è un penitenziario. Per l'esattezza è la sezione femminile di una casa circondariale. Premetto subito che non sono un personaggio noto per i suoi trascorsi di appartenenza a questa o quella banda armata, non sono un ex brigatista più o meno pentito o più o meno dissociato. Ahimè, non sono nemmeno uno che ha scoperto la realtà carceraria in seguito ad una forzata permanenza dietro le sbarre, dopo aver subito una o più condanne per fatti legati a tangenti miliardarie. Non appartengo neanche a quella categoria di uomini che dopo aver massacrato donne, bambini, genitori, innocenti viaggiatori, lanciando massi dai cavalcavia delle autostrade o, dopo aver commesso i più ignobili atti di pedofilia cercano, attraverso il racconto delle loro gesta, magari ben consigliati e guidati da esperti nell'arte della comunicazione di massa, di ottenere benefici che possono andare dai riconoscimenti di valori letterari ai più pratici e poco nobili, ma non per questo meno utili, vantaggi economici. Non appartengo neppure a quella razza di "tuttologi" che pontificano quotidianamente sui mass-media attribuendo alla cosiddetta "società" l'intera responsabilità dei fatti delittuosi, quasi non esistesse più nell'uomo il libero arbitrio e colpevoli e vittime facessero parte dello stesso mondo morale. Dopo questa premessa voglio anche aggiungere che a spingermi a voler pubblicare questo mio lavoro non è stato un improvviso attacco di megalomania, la brama di raggiungere gli onori della notorietà, né la nascita di chissà quale prurito o velleità letterarie. Da parte mia non ci sono neanche aspettative di successi sul piano delle vendite.

"Allora, perché lo hai scritto?".

La domanda sorge spontanea, direbbe un noto personaggio alla sua platea televisiva. Uno dei motivi è stata la voglia di voler far rivivere persone che ho avuto la fortuna di incontrare e di far conoscere le emozioni che queste, insieme agli altri protagonisti di questa storia, mi hanno trasmesso giorno per giorno. Suor Maria Domenica, Maria Zanetti e Fabio Satta sono i personaggi nei quali ho trasferito il ricordo di persone reali, con le quali ho avuto rapporti diversi.

Le grandi doti di Suor Domenica sono di gran lunga inferiori a quelle che erano le doti della vera Suor Domenica. questa donna è stata, e non solo per me, un riferimento sicuro per molti anni. Il saperla lì, con quella sua grande carica di umanità, mi dava sicurezza. Solo in pochissime occasioni ho avuto bisogno di un suo intervento diretto e non sono sicuro che si sia accorta di questa mia "devozione". Lei era come il Pronto Soccorso dell'ospedale per un cittadino; c'era, era facilmente raggiungibile ed aveva sempre pronta la soluzione del problema. Sensibilità, semplicità ed umiltà. Non ho conosciuto altra persona che abbia esaltato come Suor Maria Domenica questi valori.

L'ispettore Maria Zanetti e Fabio Satta sono i personaggi nei quali ho tentato di far rivivere due cari amici scomparsi anzitempo. Il vuoto che hanno lasciato, a distanza di anni, non è stato mai colmato.

Alba, Paola, Giuliana e Rosa mi hanno aiutato a descrivere quel mondo pieno di angosce, di speranze e di disperazione che si alternano in una realtà dove l'immaginario più cupo spesso si concretizza in situazioni reali.

Chi è Chiara? Può essere un personaggio frutto della mia fantasia. Però, quanti di noi potrebbero trovarsi improvvisamente sradicati dalla quotidianità e catapultati in una realtà nuova, drammatica e sconosciuta? Quale sarebbe la nostra reazione? Ed ammesso che riuscissimo ad uscire da una simile avventura, quali conseguenze provocherebbe e quali segni lascerebbe? Allora Chiara esiste!

Esiste nel rischio di poter vivere un dramma simile al suo. La ritroveremmo nella nostra forza di reazione, nella nostra serenità di accettazione e nella saggezza del non farsi prendere dalla disperazione.

Ho conosciuto Chiara e nella realtà è poco diversa dalla Chiara personaggio. Ho cercato e visto Chiara in tutte le persone che hanno avuto la sfortuna di fare la mia conoscenza, diciamo, in veste strettamente professionale. Legata alla mia attività professionale è la motivazione più forte che mi ha spinto a cimentarmi in questa sorta di avventura come "autore". Sono un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria che lavora all'interno di una delle tante realtà carcerarie del nostro Paese.

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