Chiara, una bella ragazza il cui sembiante "sembrava essere uscito dal pennello di un abile pittore rinascimentale" è la protagonista del romanzo d'esordio di Angelo Serra. Dopo la conclusione di una tormentata storia d'amore, Chiara ha cominciato a frequentare Marco, un suo collega di lavoro. Ignora che l'amico è un corriere di un'organizzazione di spacciatori d'eroina e un giorno nel quale lo ospita nella sua autovettura subisce un controllo dei carabinieri: nella macchina viene rinvenuto un sacchetto che contiene quasi trecento grammi di eroina e la ragazza viene arrestata. Il romanzo si apre con l'ingresso di Chiara nella cella del carcere e la segue, quasi giorno per giorno, nella dolorosa esperienza di innocente che non può dimostrare la sua innocenza. Serra, oggi comandante della polizia penitenziaria della casa circondariale di Verona, ha un'esperienza ultratrentennale di vita carceraria. Tutti i personaggi della storia pur non avendo, come scrive l'autore nella presentazione, riferimento a persone reali, sono assolutamente "veri" così come sono veri, nel senso di assolutamente verosimili, luoghi e fatti. Chi scrive ha frequentato, per oltre trent'anni, il "campone", il vecchio, scassato, poco funzionale, ma per certi versi, più "umano" degli attuali, istituto penitenziario di Verona. Non ha certo l'esperienza dell'autore che, negli stessi anni, vi ha vissuto almeno sei ore al giorno ma ritrova nelle pagine di "Chiara" tutto quello che, per esperienza indiretta, per fatti raccontati, per intuizione, conosceva o aveva capito. L'ispettore Zanetti non è "frutto di pura immaginazione letteraria": si concretizza, dai primi tratti descrittivi, in una donna ben riconoscibile, una donna schietta, decisa, senza tanti fronzoli, piena di umanità, spirito davvero libero. Suor Domenica è...suor Domenica. L'autore ha voluto conservare il nome, quasi come segno di quella "devozione" della quale la religiosa forse non si è "mai accorta". Suor Domenica aveva il carisma dei santi che non si accorgono di essere santi e passano nel mondo facendo il bene con la naturalezza di un respiro. Nella premessa l'autore le attribuisce "sensibilità, semplicità e umiltà"; io aggiungerei "forza e riservatezza". Alba, Paola, Giuliana e Rosa sono le compagne di sventura di Chiara. Non sono figure di sfondo ma donne vive, ciascuna con la sua personalità, le fragilità, le sofferenze, le colpe. I dialoghi, spesso violenti, a volte crudi, i fatti quotidiani, i rapporti amorosi consentono a Serra di dare uno spaccato realistico della vita quotidiana in una cella di un carcere femminile. La storia di Chiara è, in un certo senso, la storia di tutte le donne, colpevoli o innocenti che siano, che entrano per la prima volta in un carcere. Ci sono le pareti "scrostate in più punti", l'odore di muffa, la finestra a bocca di lupo, gli armadietti, il rituale della perquisizione personale, gli incontri con l'avvocato, l'udienza di convalida, il sopravvitto, i passeggi, i colloqui coi familiari. E poi la vita quotidiana, le prepotenze delle compagne, i soliti discorsi, gli scontri con le agenti, la "perquisa", le malinconie, le angosce ma anche i gesti di comprensione, l'umanità che emerge imprevista. E la neve sulla strada di fronte, il mondo al di là delle sbarre, i momenti sereni delle feste natalizie. La storia di Chiara si chiude dopo poco più di due mesi. Non vi riveleremo la conclusione anche perché tra i motivi di fascino del romanzo vi è la domanda che ci poniamo dalle prime pagine: riuscirà Chiara a dimostrare la sua innocenza? Un bel debutto, quello dell'ispettore Serra, anche per lo stile: essenziale, realistico, vivace. |
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