Prefazione di Bruno Vespa

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Stasera, prima di coricarvi, guardate il vostro letto. Pensate che sta lì, stretto o largo che sia. E' vostro, non ve lo toglie nessuno.

Adesso cominciate a leggere pure questo bellissimo libro. Ne è autrice un'assistente sociale, Valeria Marchesini. E' stata questa per me una grossa sorpresa. Gli assistenti sociali, infatti, sono una categoria assolutamente benemerita, ma difficilmente sanno esprimersi con il linguaggio comune. Parlano e scrivono in assistenzialese, un dialetto del sociologese, lingua straniera piuttosto ostile, che i loro assistiti subiscono come quelle imposte dalle truppe d'occupazione, ma che al grosso pubblico suonano indecifrabili. Così la nostra distanza dal mondo degli isolati, dei discriminati, dei disperati diventa abissale e produce una terribile corazza protettiva: l'indifferenza, con la disarmante variabile del cinismo.

La Marchesini scrive invece in modo limpido ed elegante. Per questo, il pugno nello stomaco che ci assesta arriva più forte e doloroso. Senza equivoci, senza vie di fuga.

Quando noi cronisti dopo un terremoto o una guerra civile parliamo di senza tetto, ci riferiamo quasi sempre a famiglie normali che hanno perso con la casa il loro punto primario di riferimento. In questo libro, invece, scopriamo una popolazione enorme di senza tetto fatta di singoli individui, vittime di tragedie personali e sociali. Ci viene tolta brutalmente la cinica illusione che chi dorme sotto un ponte o in un ricovero di fortuna l'abbia fatto per una stravaganza, per una sorta di rifiuto immotivato e magari patologico della società. Leggete le pagine che seguono. E vi si aprirà un mondo insospettato e insospettabile.

Clicca qui per leggere l'introduzione dell'autrice.

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