Libri scritti da Arrigo Muscio Lettera di un bambino
abortito alla madre La catechesi di satana
durante un recente caso di esorcismo |
L’IMPOSIZIONE DELLE MANI “MUTA” [17]E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18]prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno>>. [19]Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. [20]Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Mc. 16,17 Il Signore ha raccomandato a tutti i credenti d’imporre le mani per ottenere la guarigione degli ammalati (Mc. 16,11 seg.). Dopo un lungo periodo d’inattività (ostacolata anche dal diavolo come da lui stesso affermato in un esorcismo), grazie anche ai movimenti pentecostali stiamo assistendo ad un risveglio di questa pratica evangelica raccomandata da Gesù. Sull’esempio del Signore l’imposizione delle mani deve però seguire la predicazione. E’ infatti impensabile imporre le mani senza aver portato preventivamente la Parola di Dio sia in famiglia (quindi dopo la lettura della Bibbia) sia in tutte le altre occasioni. Gesù, a dimostrazione di ciò, prima predicava, poi guariva e scacciava i demoni. I segni di grazia corporei non avrebbero alcun senso se non fossero propedeutici alla conversione; l’unica in grado di salvarci anche per la vita eterna. Dei dieci lebbrosi guariti dal Signore solo quello che ritornò per ringraziare Gesù ottenne la profezia “Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!” (Lc. 17,19); cioè ti condurrà in Paradiso. Il gesto sacro dell’imposizione delle mani dev’essere accompagnato dalle preghiere di guarigione e di liberazione pronunciate a voce alta, in modo che tutti i presenti possano udire ciò che viene detto a garanzia dell’ortodossia evangelica. Lo Spirito Santo ci mette in guardia sull’operato dei figli delle tenebre mascherati da angeli della luce. Costoro, infatti, potrebbero mentalmente invocare satana per motivi opposti alla guarigione ed alla liberazione. La saggezza della Chiesa prevede, ad esempio, la recita a voce alta delle preghiere durante la messa e durante la stessa consacrazione. Nessun sacerdote può permettersi quindi di imporre le mani sul pane e sul vino recitando mentalmente la formula specifica. Purtroppo sembra che si stia diffondendo la pratica, anche da parte di alcuni sacerdoti, dell’imposizione muta. Di conseguenza conviene, per prudenza, diffidare di questo tipo d’imposizione dal momento che, come scritto da don Gabriele Amorth, si è persino verificato un caso sconcertante in cui un sacerdote ha reso indemoniata una suora (“Un esorcista racconta” – ed. Dehoniane, pag. 76). Un caso analogo è stato riscontrato anche da un altro esorcista di mia conoscenza. Tenuto poi conto di quanto riportato nel seguente articolo “Il fumo di satana nel tempio di Dio” il discernimento è d’obbligo! Oltre a quanto stigmatizzato si sta diffondendo anche la pratica di imporre, o meglio di porre, “con forza” le mani sul capo dei fedeli “costringendoli” quasi a forza a cadere nel contestatissimo “riposo dello spirito”. L’imposizione delle mani accompagnata dalla preghiera permette l’intervento dello Spirito Santo che ci dona i suoi doni di grazia. Non è quindi un gesto umano che si basa sulla forza fisica, ma un gesto raccomandato da Gesù per richiedere l’intervento soprannaturale. Questo concetto dev’essere assai chiaro. Nessun cristiano che impone le mani esercita un qualche fluido particolare “motu proprio” ma, diversamente dagli operatori dell’occulto, chiede al Signore i suoi interventi di grazia. L’Onnipotente li concederà in proporzione alla fede di chi impone e di chi riceve. In conclusione conviene, dal momento che la prudenza è ancora una virtù, diffidare di quanti impongono le mani, o addirittura forzano, senza recitare con voce alta (per un legittimo controllo da parte dei fedeli) le preghiere di guarigione e/o di liberazione.
|