Libri scritti da Arrigo Muscio |
IL RIPOSO NELLO SPIRITO: NON E’ UN CARISMA!
Da qualche
tempo si sta affermando, secondo certe voci, un “nuovo carisma”: il riposo nello
Spirito. Durante alcune celebrazioni presiedute da appartenenti al
Rinnovamento nello Spirito, varie persone cadono in un “sonno” che molti
considerano “riposo nello Spirito Santo” o “Riposo nello Spirito
Carismatico”; condizione definita dagli interessati come uno stato di
pace-riposo mistico o meglio “stato di pace psicologica e quiete interiore -
dolce velarsi dei sensi”. E da più parti si considera tale stato come
un carisma. Ma, a mio parere, e l’ho anche affermato nel mio libro “I
segni di Dio”, non lo è! Cercherò di spiegarne la ragione. Innanzitutto
non è elencato nei carismi che lo Spirito Santo, per bocca di S. Paolo,
annovera tra i doni straordinari “E a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo
Spirito il linguaggio della sapienza, ad un altro invece, per mezzo dello
stesso Spirito, il linguaggio della scienza; a uno la fede per mezzo dello
stesso Spirito; ad un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico
Spirito; a uno il potere dei miracoli; ad un altro il dono della profezia; ad
un altro il dono di distinguere gli spiriti; ad un altro la varietà delle
lingue; ad un altro infine l’interpretazione delle lingue...” 1 Cor 12,7 seg. Pensare che lo
Spirito Santo si sia dimenticato di includere anche il “carisma del riposo
nello Spirito” è un’eresia in quanto Dio non può dimenticare alcunché.
Ritenere che S. Paolo abbia riportato “un’elencazione tipologica” dei carismi
a mò d’esempio è un assurdo in quanto lo Spirito Santo ha distribuito nel
corso dei secoli tali carismi a numerosi santi o discepoli che li hanno
esercitati “per il bene comune”. L’elenco in questione viene poi
richiamato dai numerosi documenti del magistero che ho riportato alla fine
dell’articolo per comodità del lettore. E tutti i documenti evidenziano l’utilizzo
dei carismi per il bene comune al fine dell’evangelizzazione e
dell’edificazione della Chiesa. Chi dorme serve solo a se stesso! Non
possiamo infatti dimenticare le parole di Gesù: “Vegliate e pregate, per non
cadere in tentazione” (Mt 26,41) - “Vegliate dunque, perchè non sapete in
quale giorno il Signore vostro verrà”. (Mt 24,42). Gesù non ha quindi
invitato a “riposarsi nello Spirito”! Nella Sacra
Scrittura non vi è alcun accenno a tale carisma che non dev’essere confuso
con la pace interiore e la serenità che si provano mentre si prega o quando
si è fatti oggetto di preghiere di guarigione e/o di liberazione. In tali
casi, infatti, è chiaro l’intervento divino. Non dev’essere inoltre confuso con
gli interventi eccezionali compiuti da Dio in certi casi: es. Gen. 2,21 - 1
Sam. 26,12 e neppure con le visioni mistiche di cui sono intrise la Sacra
Scrittura e la cronaca delle apparizioni mariane. La Bibbia riporta invece un
episodio assai emblematico: la liberazione del fanciullo posseduto “...E il
fanciullo diventò come morto, sicchè molti dicevano: “E’ morto!”. Ma Gesù,
presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi” (Marco 9,25 seg.). In numerosi esorcismi, diversi posseduti cadevano a
terra e parevano “morti”. Soltanto che, apostrofati nel nome del Signore e
spruzzati con acqua benedetta, si “riprendevano” dal “riposo nello spirito di
satana”. Purtroppo certe
“cadute nel riposo dello Spirito” avvengono durante alcune celebrazioni del
Rinnovamento od in altre similari in cui non si utilizzano più né l’acqua
benedetta, né l’olio benedetto; nè le preghiere di guarigione di P. Tardif o
di Padre Betancourt, né i salmi di guarigione-protezione-liberazione (es. Sal.
91-18-57-56-27 ecc.), né le preghiere di liberazione che accompagnano e
valorizzano l’imposizione delle mani. Di conseguenza tali celebrazioni hanno
del Rinnovamento solo il nome! Non le opere! Infatti, tolti i canti, non
resta più nulla! Per concludere,
qualcuno si chiederà come mai, comunque, avviene il fenomeno del “riposo
nello Spirito”? A mio parere per quattro ragioni principali: 1) posseduti
che cadono a terra davanti alla potenza di Dio; 2) persone
facilmente suggestionabili; 3) personalità
isteriche o protagoniste; 4) individui, strumenti delle tenebre, che hanno tutto
l’interesse, fingendo un “riposo nello Spirito”, a creare confusione e
sminuire l’impatto psicologico, negativo per il demonio, che deriva a molti
dall’osservare i posseduti che cadono davanti all’Onnipotenza del Signore[1].
Come possano i demoni incarnati accostarsi ai Sacramenti l’ho trattato nel
mio libro “Luce e tenebre”, a cui
rimando il lettore. Dal
Catechismo della Chiesa Cattolica: 2003 La grazia
è innanzitutto e principalmente il dono dello Spirito che ci giustifica e ci
santifica. Ma la grazia comprende anche i doni che lo Spirito ci concede per
associarci alla sua opera, per renderci capaci di cooperare alla salvezza
degli altri e alla crescita del Corpo di Cristo, la Chiesa. Sono le grazie
sacramentali, doni propri ai diversi sacramenti. Sono inoltre le grazie
speciali chiamate anche «
carismi » con il termine greco usato da san Paolo, che significa
favore, dono gratuito, beneficio [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 12]. Qualunque
sia la loro natura a volte straordinaria, come il dono dei miracoli o delle
lingue, i carismi sono ordinati alla grazia santificante e hanno come fine il
bene comune della Chiesa. Sono al servizio della carità che edifica la Chiesa
[Cf 1Cor 12 ]. 799
Straordinari o semplici e umili, i carismi sono grazie dello Spirito Santo
che, direttamente o indirettamente, hanno un'utilità ecclesiale, ordinati
come sono all'edificazione della Chiesa, al bene degli uomini e alle
necessità del mondo. 800 I carismi devono essere accolti con
riconoscenza non soltanto da chi li riceve, ma anche da tutti i membri della
Chiesa. Infatti sono una meravigliosa ricchezza di grazia per la vitalità
apostolica e per la santità di tutto il Corpo di Cristo, purché si
tratti di doni che provengono veramente dallo Spirito Santo e siano
esercitati in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso
Spirito, cioè secondo la carità, vera misura dei carismi [Cf 1Cor 13 ]. 951 La
comunione dei carismi. Nella comunione della Chiesa, lo Spirito Santo
«dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali» per
l'edificazione della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 12]. Ora «a ciascuno è data una manifestazione
particolare dello Spirito per l'utilità comune» ( 1Cor 12,7 ). Dal Concilio
Vaticano II: 12 Inoltre lo
Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per
mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma «
distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11),
dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li
rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al
rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: «
A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune
vantaggio » (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a
quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti
alle necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con
gratitudine e consolazione. Non bisogna però chiedere imprudentemente i doni
straordinari, né sperare da essi con presunzione i frutti del lavoro
apostolico. Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato
appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta
soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere
ciò che è buono (cfr. 1 Ts 5,12 e 19-21). LG 12 “Anzi ognuno
deve fattivamente prepararsi all'apostolato, cosa che urge maggiormente
nell'età adulta. Infatti con il progredire dell'età, l'animo si apre meglio
in modo che ciascuno può scoprire più accuratamente i talenti con cui Dio ha
arricchito la sua anima, ed esercitare con maggiore efficacia quei carismi
che gli sono stati concessi dallo Spirito Santo, a bene dei suoi fratelli”. AA 30 “28. I
cristiani, avendo carismi differenti (cfr Rm 12,6), devono collaborare alla
causa del Vangelo, ciascuno secondo le sue possibilità, i suoi mezzi, il suo
carisma e il suo ministero (cfr. 1 Cor 3,10). Tutti dunque, coloro che
seminano e coloro che mietono (cfr. Gv 4,37), coloro che piantano e coloro
che irrigano, devono formare una cosa sola (cfr. 1 Cor 3,8), affinché «
tendendo tutti in maniera libera e ordinata allo stesso scopo» indirizzino in piena unanimità le loro
forze all'edificazione della Chiesa. Per tale ragione il lavoro dei
messaggeri del Vangelo e l'aiuto degli altri cristiani vanno regolati e
collegati in modo che « tutto avvenga in perfetto ordine » (cfr. 1 Cor 14,40)
in tutti i settori dell'attività e della cooperazione missionaria.” AG 28 “Anzi, in forza
del precetto della carità, che è il più grande comando del Signore, ogni
cristiano è sollecitato a procurare la gloria di Dio con l'avvento del suo
regno e la vita eterna a tutti gli uomini: perché conoscano l'unico vero Dio
e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo (cfr. Gv 17,3). A tutti i
cristiani quindi è imposto il nobile impegno di lavorare affinché il divino
messaggio della salvezza sia conosciuto e accettato da tutti gli uomini, su
tutta la terra. Per l'esercizio di tale apostolato lo Spirito Santo che già
santifica il popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti,
elargisce ai fedeli anche dei doni particolari (1 Cor 12,7) «distribuendoli a
ciascuno come vuole» (1 Cor 12,11), affinché mettendo « ciascuno a servizio
degli altri il suo dono al fine per cui l'ha ricevuto, contribuiscano
anch'essi come buoni dispensatori delle diverse grazie ricevute da Dio» (1 Pt
4,10) alla edificazione di tutto il corpo nella carità (cfr. Ef 4,16). Dall'aver
ricevuto questi carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il
diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e a edificazione
della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo con la libertà dello
Spirito, il quale « spira dove vuole » (Gv 3,8) e al tempo stesso nella
comunione con i fratelli in Cristo, soprattutto con i propri pastori essi
hanno il compito di giudicare sulla loro genuinità e uso ordinato, non certo
per estinguere lo Spirito ma per esaminare tutto e ritenere ciò che è buono
(cfr. 1 Tes 5,12,19,21)”. AA 3 “I sacri
pastori, infatti, sanno benissimo quanto i laici contribuiscano al bene di
tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo per assumersi
da soli tutto il peso della missione salvifica della Chiesa verso il mondo,
ma che il loro eccelso ufficio consiste nel comprendere la loro missione di
pastori nei confronti dei fedeli e nel riconoscere i ministeri e i carismi
propri a questi, in maniera tale che tutti concordemente cooperino, nella
loro misura, al bene comune”. LG 30 |
[1]Consiglio la lettura delle pagine
autobiografiche di Clotilde Bersone “L’eletta del dragone” - ed. Segno, in cui
la protagonista scopre che infinitamente più forte e potente di satana è Dio, a
cui il demonio deve obbedienza.