SAN BENIGNO - Il Convegno su Guglielmo,
dell'intera giornata del 4 ottobre, è stato un successo. Come un
successo è stato il concerto barocco conclusivo della serata.
Per il Convegno su Guglielmo gli
organizzatori erano partiti con la previsione di 50 adesioni (e in tale
ottica avevano richiesto il salone "rosso" ai salesiani). Poi, quando le
iscrizioni hanno iniziato a superare la cifra di 70, si è fatto
strada il (gradito) panico. E ci si è dirottati sul salone "blu",
sempre dei Salesiani, ben più capiente. Morale della favola: punte
di 170 presenze al mattino e 140 al pomeriggio significano che, se c'è
gente che è disposta a sorbirsi per ben sette ore discorsi su Guglielmo,
vuol dire che la qualità non manca. Naturalmente questa si è
vista tutta nella competenza degli oratori: mons. Pier Giorgio Debernardi,
sempre intenso nella spiritualità, il prof. D'Acunto lineare nella
biografia, padre Dell'Omo, chiaro nella documentazione, il prof. Lucioni
(coordinatore del convegno) convinto nelle motivazioni. E poi un prof.
Giuseppe Sergi esemplare nella didattica, un prof. Baroffio suadente nei
passi salmodiati e infine una dottoressa Pejrani che possiamo ormai definire
l'archeologa tout court di Fruttuaria, come Konant lo fu per Cluny e Malone
per Digione.
Che dire del contorno? Della presenza
di una trentina di giornalisti, di studiosi come Marzi, Settia, Alberti,
Morandini, Sini, Anselmo, Ravera, Ramella (e tanti altri che - ahimé
-, qui al presente sfuggono dai tasti), e infine di nomi ormai storici
per gli scavi di Fruttuaria come Fea, Antoniono e l'attuale responsabile
della Soprintendenza, architetto Giuse Scalva.
A ragione i saluti iniziali del
sindaco, Alberto Focilla, e del parroco, don Cesare Gallo, come quello
finale del direttore dei Salesiani don Piero Grosso, hanno racchiuso un
momento che si spera ripetibile per almeno altri tre anni. Il responsabile
del Centro culturale Guglielmo da Volpiano (che ha sede a San Benigno,
beninteso), Maurizio Filippini, quasi non sapeva capacitarsi di fronte
al successo (e all'impegno che adesso dovrà per forza assumersi
con la pubblicazione degli atti del convegno). Ma era entusiasta, perché,
ha detto riprendendo le parole di Lucioni, il convegno ha fatto capire
una volta di più che "Guglielmo contribuì a dare un volto
cristiano al volto europeo, con singolarità poliedrica di interessi,
senza paura di confrontarsi e di richiamare religiosi e laici alla verità".
Degna conclusione di qualità
è stata, sempre nella giornata del 4 ottobre, anche il concerto
barocco di quindici strumentisti dell'Orchestra Sinfonica Nazionale Rai,
per il quale va detto un grazie anche a quei privati cittadini che hanno
lanciato l'iniziativa e tenuto i contatti. Le note di Vivaldi e di Telemann
hanno riempito l'abbazia di una emozione musicale raramente provata, in
quel luogo, di fronte ad almeno 300 persone attente e quanto mai competenti.
marco notario