In quella nostra piccola comunità rurale situata allora ai margini della città ed ora quasi inghiottita dalla stessa, i domenicali pomeriggi di metà estate erano, di quando in quando, dedicati a quelle attività ciaciariné e ciacotàire1 che rappresentavano solo alcuni degli aspetti socializzanti della vita di borgata. In quel salotto en plain air - che era poi ël Pra dle Gasìe2 - anche l'atmosfera bucoleggiante del luogo pareva fatta apposta a convogliare gli animi degli ospiti verso temi, una volta tanto, non agresti. Situato tra il retro della casa mezzadrile della tenuta adl'Avocat 3 e il bosco di robinie che ne delimitava i confini all'altro estremo, il salotto univa al fascino un po' appartato del luogo, anche quello dell'ospitalità. Per l'ospite, accedere ël Pra dle Gasìe ëd monsu Michel Tre Bije4 rappresentava, se non un avallo all'amicizia, almeno un segno di stima che non era, conoscendo i masoé 5 dl'Avocat, cosa di poco conto.
Il salotto sotto il susino
Quasi al centro dël Pra vi
era un susino con una chioma particolarmente ampia sotto la quale si raggruppava,
a volte, quell'humus borgataro un po' speciale che dava vita a ridanciani,
oppure, quando ne era il caso, a seriosi consessi. Il susino, insolitamente
alto per quel tipo d'albero, a secondo delle annate e secondo il suo estro
un po' balzano, non diverso da quello di alcuni innominabili - tròp
permalose par fene ël nòm6 , dava frutti la cui squisitezza
non aveva uguali. Erano loro, i frutti di questo mercuriale susino ad offrire
e a stimolare nel Tre Bije, l'estro per distil-larne una genuinissima borgatara
Slavovic7 . Oltre al fascino primaverile offerto dai racemi dorati delle
robinie, era soprattutto dopo la fienagione che ël Pra dle Gasìe
accentuava un nuovo più ma-turo fascino; un fascino permeato di
odori, di profumi, di complicità e frinire di cicale ad indurre,
tra i padroni di casa e gli ospiti qua e là accovacciati sotto l'albero,
ad un confidenziare e ad uno spettegolare, solo apparentemente inutili.
In quell'ambiente non era rilevante, per gli ospiti - anche se ne erano
istintivamente consci - che ël Pra dle Gasìe vestisse il colorito
abito delle feste e che le pratoline, con steli lunghi meno di un palmo
tappezzanti il prativo ostentassero, quasi fossero damine, il delicato
rubinoso spruzzato dei loro petali. Mentre il profumo delicato del caprifoglio
- misteriosamente caro al padrone di casa - in leggere volute portava la
sua inconfondibile delicata fragranza a miscelarsi a quella del sovrastante
monte, l’arbusto, anche lui, non casualmente e con garbo che era un piacere,
si metabolizzava là tra quella selva di edere, di bagolari e rovi.
Grandi eventi
Così, mentre in quel salotto
dietro casa gli uomini commentavano con al Tre Bije l'attentato a Togliatti
avvenuto a Roma nel primo pomeriggio di qualche giorno prima - mercol 8,
suggerì Pinot al muliné 9 - e dal quale sfociarono
da subito estese manifestazioni di protesta - Bartali, nelle stesse ore,
al 35° Giro di Francia vinceva la tredicesima tappa, la Cannes - Briançon.
Le manifestazioni evidenziarono, se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto
grave fosse l'atmosfera imperante nel Paese dopo l'attentato. A seguito
di una telefonata (si seppe poi) di De Gasperi - allora Presidente del
Consiglio - che esortava il suo buon amico Bartali di fare qualcosa per
il Paese in quelle ore in grande difficoltà, Bartali, dopo il successo
riportato a Briançon nel giorno dell'attentato non solo vinceva
anche la tappa del giorno dopo, la Briançon - Aix le Bains, ma toglieva
al campione di Francia Louison Bobet, anche la maglia gialla. Se dal primo
evento esplosero violentissimi i disordini, dall'evento sportivo scaturirono
invece, grazie alla radio, quegli elementi di sublimazione sportiva che,
ridussero, o quantomeno limitarono gli effetti violenti causati dal primo
evento. Il giorno successivo - venerdì 16 luglio - il campione toscano
- tanto per mantenere fede a quanto promesso al Presidente del Consiglio,
faceva sua anche la Aix le Bains - Lausanne: un vero miracolo! Un trionfo
per ciclismo italiano. Il resto, per quanto riguarda Bartali e il suo secondo
successo al Tour conclusosi a Parigi il 25 dello stesso mese beh, è
storia.
Dispute paesane
Intanto, mentre Marieta, - mare
madòna10 del Tre Bije dai piedi del susino continuava a sollecitare
il nipote tredicenne lassù tra le fronde dell'albero a raccogliere
le ultime irraggiungibili susine, le amiche ëd Marieta, la Rita Trevigne
e Lucia Lemollier anche in quest'occasione non mancarono di riprendere
con la foga che le caratterizzava, la diatriba dell'anno prima. Insomma,
quella stessa - lo sapevano tutti ormai in borgata - che dette poi modo
ai borgatari di ribattezzarle rispettivamente, Rita dal Salicito e Lucia
Conserva. Come già negli anni precedenti, anche il mancato accordo
relativo alla quantità di acido salicilico necessario per la tradizionale
passata di pomodoro, avrebbe fatto sì che il quesito fosse, come
per l'anno prima, riproposto l'anno dopo. In fondo in fondo e ricorrente
come un compleanno, anche la stessa bega faceva parte dello stesso rituale;
rituale al quale, dalle discussioni in corso tra le due amiche, era più
che probabile che per l'anno dopo, alla diatriba dell'anno prima ne avrebbero,
tanto per non perdere l'abitudine al dissenso, scovata un'altra. Quella
sui prezzi poteva essere un'idea. D'altro canto il pane a cinquanta lire,
il latte a quaranta, lo zucchero a quattrocento, il sanato a cinquecento
e La Stampa a cinq lire, erano, e non solo per le due amiche, argomenti
per tutti i dì dla sman-a e per tutte le cinquantedue sman-e dell'an11.
Con l'arrivo al Pra dle Gasìe dell'americanina - ospite dei mezzadri
dla Marsa, tenuta confinante a levante con quella dl'Avocat - la discussione
sui prezzi cessò com'era cessata quella sulla passata di pomodoro.
Intanto, quel susino così insolentemente ritto e alto più
di un pioppo continuava - a dispetto dell'impegno di Stefano - a negargli
gli ultimi frutti. Ed era proprio su questo tema, quello della raccolta,
che tra Stefano e madama Marieta era in corso un divertito ping-pong in
cui le difficoltà di raccolta addotte dal primo, si contrapponevano
agli incitamenti a risalire e completare la raccolta, della seconda.
La straniera
Con l'americanina in salotto, quel
consesso di animi, di animazioni e ciaciarade12, lasciò l'argomento
sino ad allora in discussione e focalizzò l'attenzione sulla forestiera.
Questa, non del tutto ignara dello scompiglio che la sua presenza aveva
provocato nei presenti, continuò, alquanto divertita, a seguire
quell'alternarsi di solleciti e di esitazioni in corso tra madama Marieta
e Steve - come lei chiamava Stefano. Se furono più le esitazioni
di Stefano, o ancor più di queste le esortazioni di madama Marieta
a determinare il successivo corso degli eventi, ciò non apparve
solo probabile, ma addirittura certo. E poi, detto tra noi, solo il buon
Dio sa ciò che avviene quando gli USA prendono certe decisioni!
Con quella grinta ereditata dai pionieri del Mid-West che fecero dell'America
gli USA, per l'americanina l'arrampicata al susino non avrebbe presentato
alcuna difficoltà. In quel suo paese dove tutto è grande
e che i susini - asseriva lei - erano alti come e più dei grattacieli
di Manhattan, quello dël Pra dle Gasìe non avrebbe posto alcun
problema a salirvici. Con l'intraprendenza tipica della sua gente, fu la
stessa americanina ad offrirsi a completare l'opera di Stefano. Così,
Pauline Buckley, una Buckley di Glasgow nel Montana come precisò
lei, con quelle capacità da sempre attribuibili ai felini, la smilza
sedicenne Buckley si arrotolò la gonna ai fianchi, si sfilò
con disinvoltura calze e reggicalze, abbracciò il tronco come avrebbe
di lì a qualche anno abbracciato il moroso e incoraggiata dall'eccitatissima
Madama Marieta, iniziò l'arrampicata. Anche i signori uomini interruppero
le loro disquisizioni e volsero i loro sguardi, presi per una volta
un po' alla sprovvista, a quel benedetto susino. Nella sua progressione
verso la cima, la bruna Pauline alternava le trazioni di braccia di particolare
efficacia, con quelle spinte interno-coscia e pianta-piedi con la stessa
efficacia delle prime. Oltre alla straordinaria scioltezza dei gesti, ciò
che sorprendeva nella Buckley con quel suo particolarissimo look
di centosettanta centimetri di sinuosa bellezza, era la sua assoluta stupefacente
cristallina naturalezza. Chi per una ra-gione e chi per un'altra e chi
per ambedue ed altre ancora eravamo tutti con il naso all'insù a
seguirne le evoluzioni. Anche gli argomenti, quello di mercoledì
a Roma sull'attentato a Togliatti e quelli su Bartali in gran spolvero
(come si direbbe oggi) al giro di Francia, ebbero le loro più che
comprensibili interruzioni. Dopotutto anche quel fondo d'atavica malizia
che anche i susini ne possedevano quanto noi e che la esprimessero allungando
i tempi d'arrampicata della young lady oltre misura, ciò,
anche agli ospiti del Pra ëd le Gasìe parve quanto mai evidente.
Il procedere della bella Pauline lungo il tronco del susino aveva, intanto,
un che di fascinoso proprio come lo erano i suoi gesti. Successi-vamente,
con una voluttà di cui non le credevamo capaci, con il progredire
dell'ascesa quelle demoniache scanties 15 s'inserirono, con indiscutibile
maliziosa eleganza sin quasi a scomparire, proprio là, in giusta
mezzadria tra quei due emisferi da quattroterzi pi-greco erretre diviso
due 16; emisferi, si sa, posti a gloria e delizia di quel fondo schiena
ormai irrimediabilmente esposto lassù tra le ultime susine. Un bel
mar-chingegno! sentenziò Pinòt dla Pin-a che senza togliere
gli occhi di dosso dal marchingegno concluse l'affermazione con un: però!
Inequivocabili e allegre le interpretazioni. Così, mentre quel bell'
insieme di quattro-terzi pi-greco erretre lassù in alto quasi fosse
in paradiso raccoglieva gli ultimi frutti, noi bociass e bociasse17
nel frattempo sopraggiunte, con gli occhi rivolti alla ricerca di quel
diviso due persosi nei quattro-terzi, impazienti attendemmo l'inizio delle
operazioni di discesa. Quello della discesa era il momento più atteso.
Era il mo-mento che bocia e bociasse attendevamo con il fiato sospeso sin
dall'inizio: un nonnulla, un 'criii', uno ‘straap' et voi-là, le
paradis. E così, tra l'attesa sicura-mente voyeuristica di qualcuno,
di speranza di qualcun altro e quella veramente birbona dei rimanenti,
nel compunto silenzio degli adulti ormai dimentichi dell'attentato romano,
dell'ordine pubblico ormai rientrato e delle vittorie di Bartali del mercoledì,
giovedì e venerdì, la Buckley si riportò nuovamente
in quel mondo di mezzadri e di braccianti le cui labbra, a questo punto
si sa, non erano solo arse per la calura pomeridiana. Quella parte di pomeriggio
dedicato al susino, ma ancor più a Pauline, finì con il primo
muggito ëd Ginevra18 e fu proprio questo a concludere il domenicale
dòp disné19 . Il Roskopf ëd monsu Michel segnava appunto
le 17,30.
alessandro crotta
1) attività attinente al conversare; 2) il prato delle Gaggie; 3) dell'avvocato; 4) al prato del signor Michele Tre Biglie [Tre Biglie come soppranome]; 5) mezzadri; 6) troppo permalosi per farne i nomi; 7) distillato di prugne; 8) mercoledì; 9) Giuseppe il mugnaio; 10) suocera; 11) per tutti i giorni della settimana e per tutte le cinquantadue settimane dell'anno; 12) chiacchere; 13) aspetto; 14) giovine; 15) mutandina giovanile di taglio succinto del periodo; 16) formula matematica relativa al calcolo del volume della sfera; 17) ragazzi - ragazze; 18) riferendosi alla mucca di nome Ginevra; 19) pomeriggio.