Nei giorni scorsi ho incontrato,
per conto del "Risveglio", un gruppo di amministratori locali - la simpatica
pattuglia dei sindaci della Val Chiusella, radunati intorno al vescovo
ausiliare di Gerusalemme Mons. Bathìs e al nostro mons. Miglio -,
capi scout impegnati nella preparazione del grande campo di Vialfré,
e, infine, Raffaele Roffino, un giovane di Andrate, sul punto di diventare
prete… Che cosa hanno in comune tutti questi?, ci si domanderà…
Professionalità, competenze, 'vocazioni' diverse, è naturale.
Forse anche visioni di fede e di vita assai differenti. Ma un tratto comune
esiste, mi sembra. E' l'"essere per gli altri", come motivazione di fondo,
irrinunciabile. Quel non poter svolgere il proprio compito, senza interpretarlo
e viverlo come servizio reso agli altri. Ai loro bisogni e alle loro attese.
Le ordinazioni sacerdotali, come
è noto, si sono diradate, ma non sono scomparse. I preti nuovi non
sono delle "mosche bianche".
In un panorama più ampio,
c'è ancora chi (molti, pochi?) si butta, rischia …, rinunciando
a fare del proprio interesse individuale l'unica ragione per cui impegnarsi.
Non si tratta di marziani o di santi, al riparo da ogni difetto e da ogni
peccato. Chi può giudicare in quale misura ideali e ispirazioni
proclamati impattino e si misurino con bisogni, ambizioni, desideri 'sommersi'
nel proprio vissuto personale?
Nell'incontro in Val Chiusella,
Mons. Bathìs rammentava il compito di "gettare ponti fra i diversi".
Compito della piccola comunità cristiana in Palestina, ma anche
degli amministratori e degli uomini della cosa pubblica qui da noi. Ponti
fra uomini e donne spesso schierati su "sponde" opposte, ponti da progettare,
costruire, collaudare. E anche ponti verso l'Assoluto, relazioni con il
Dio della Vita, sui quali il ministero presbiterale ha una precisa 'competenza'.
"L'essere prete - mi ricordava un
amministratore al termine dell'incontro a Meugliano - non può essere
solo un mestiere, come tutti gli altri…". "Certo - gli ho risposto -, ma
anche un amministratore pubblico…. Dopo tutto, chi ve lo fa fare?".
piero agrano