Oggi si parla molto di volontariato
internazionale: lo stesso Centro Missionario Diocesano ha, tra gli altri
suoi scopi, quello di sostenere i volontari che lavorano nel terzo mondo.
Pochi, però, sanno che uno dei primi laici volontari italiani partiti
per le Missioni del Kenya, certamente il primo del Canavese, fu il dottor
Paolo Chiono, di Castellamonte, che operò in Africa dal 1939 al
1953, anno della sua prematura scomparsa, avvenuta a soli 43 anni.
Questo nostro conterraneo è
poco conosciuto, ma la sua figura e la sua opera merita di essere ricordata,
accanto a quelle di altri suoi colleghi più celebri, come il dottor
Tom Dooley, operante nel Laos e il dottor Albert Schweitzer, fondatore
del famoso ospedale di Lambarene, nell'Africa equatoriale. E', quindi,
doveroso rievocarne la personalità, anche in occasione del cinquantesimo
anniversario della morte.
Il dottor Chiono nacque a Castellamonte
il 20 agosto 1909 da una famiglia di medici.Dopo aver frequentato il liceo
Botta ad Ivrea, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell'Università
di Torino e si laureò brillantemente nel 1933, diventando subito
assistente presso la Clinica Chirurgica all'Ospedale S. Giovanni, ove in
breve tempo acquisì notevolissime capacità professionali,
specialmente in campo chirurgico e urologico.
Scoppiata nel 1935 la guerra in
Abissinia, vi partecipò come tenente medico volontario, distinguendosi
per la sua abnegazione nel curare i feriti, sia italiani che abissini.
Dopo qualche tempo si fece trasferire all'ospedale di Lechemti, ove esisteva
una Missione cattolica dei Padri della Consolata di Torino e qui profuse
tutte le proprie energie nella cura dei malati, sia europei che indigeni,
meritandosi l'ammirazione e la stima di tutti quelli che lo conobbero.
Nel 1938 tornò in Italia
e riprese la sua attività a Torino, ove avrebbe potuto compiere
una brillantissima carriera professionale ed accademica; ma la campagna
d'Etiopia lo aveva profondamente segnato e il "mal d'Africa" non lo abbandonerà
più. Nel maggio 1939 ebbe un incontro con monsignor Carlo Re, Vicario
Apostolico di Nyeri (Kenya) e questi gli propose di recarsi nella sua Diocesi
per dirigere i servizi sanitari come medico - missionario. Paolo
Chiono accettò immediatamente e partì nell'ottobre dello
stesso anno. Giunto alla Missione centrale di Nyeri si diede all'organizzazione
dell'ospedale appena costruito, nel quale si prodigò per otto mesi:
fino al fatidico 10 giugno 1940, quando l'Italia entrò in guerra
e tutti i missionari italiani, lui compreso, furono arrestati e internati,
prima nei pressi di Nairobi e quindi in Sud Africa, a Koffiefontein; anche
nei campi di prigionia egli continuò, apprezzato da tutti, la sua
opera di medico.
Fu finalmente liberato nel settembre
1945 e fece ritorno al suo ospedale, riprendendo con ancora maggiore entusiasmo
la sua missione. Anzitutto istituì un corso per infermiere africane,
allo scopo di avere personale locale specializzato non solo nell'ospedale,
ma anche nei numerosi ambulatori che progressivamente furono aperti presso
le varie missioni.
Chiono si occupava soprattutto di
chirurgia e la sua fama di medico abilissimo e pienamente dedito ai sofferenti
in breve si diffuse in tutti il Kenya, moltiplicando il numero dei pazienti
e obbligandolo a orari massacranti, interrotti soltanto dal tempo dedicato
alla preghiera e all'hobby della caccia e della pesca.
Nel 1948 fece un breve viaggio,
l'ultimo, in Italia, per rivedere i famigliari e nel 1950 fu insignito,
per le sue benemerenze, della nomina a Cavaliere dell'Ordine di S. Gregorio
Magno, da parte del Papa Pio XII.
Proprio in quel periodo scoppio
la rivolta dei Mau Mau contro il governo coloniale inglese e questo
apportò gravi difficoltà all'opera del dottore, pur ben voluto
dagli stessi rivoltosi, che gli avevano assicurato: "Uccideremo tutti i
bianchi, te no!".
Un giorno, recatosi a pescare nella
zona di Sagana, fu sorpreso da un temporale e, nel tentativo di uscire
dal fango, bruciò la frizione della sua jeep: dovette quindi pernottare
sul posto, infestato dalle zanzare. Dopo qualche tempo fu colpito da una
forma di malaria cerebrale con ipertensione, che in tre successivi attacchi
stroncò la sua forte fibra.
Morì il 6 luglio 1953 alle
7,30, assistito dai missionari e dal Vescovo Monsignor Carlo Cavallera;
fino all'ultimo aveva lavorato nell'ospedale e la notizia della sua morte
provocò grandissimo cordoglio in tutto il paese. Fu sepolto nel
cimitero della Missione e, dieci anni dopo, i suoi resti furono traslati
e inumati all'interno stesso del suo ospedale, vicino alla cappella, ove
si trovano tutt'ora.
Proprio accanto alla tomba è
stato recentemente costruito e inaugurato il reparto di oculistica, ad
opera della Fondazione Paolo Chiono, creata dal nipote dell'illustre medico-missionario.
Ancora oggi in Kenya la sua figura e la sua opera sono ricordate con grande
venerazione, perché egli non era solo un medico professionalmente
capace, ma anche un cristiano convinto ed animato dalla carità per
il prossimo, oltre che un vero missionario, pur non appartenendo a una
congregazione religiosa.
Fu sicuramente uno dei primi volontari
che si dedicarono interamente alle Missioni, spendendo ivi tutta la sua
esistenza, purtroppo breve. Per questo la sua figura merita di essere maggiormente
conosciuta nella sua terra natale, il Canavese, affinché sia dì
esempio e di incitamento ad altri giovani, assetati di grandi ideali, in
grado di proseguire la sua opera e di seguire la strada esemplare da lui
tracciata.
luigi de maria