La relazione di Mons. Vescovo ha
aperto i lavori di sabato, precisando in che senso la Tregiorni possa costituire
un momento di "programmazione pastorale". Più che di un programma
destinato a diventare 'costrittivo', si è alla ricerca di orientamenti
capaci di disegnare una strada comune, di esprimere un "guardare avanti"
che non è compito solo del Pastore ma delle varie rappresentanze
del Popolo di Dio. Tutto ciò nella consapevolezza - richiamata dalla
Festa della Pentecoste - che "il convergere insieme verso una medesima
direzione può essere solo opera dello Spirito Santo". La relazione
del Vescovo, a questo punto, non esprime solo dei 'desiderata', né
propone dei doveri da assolvere, ma offre un'interessante lettura dell'attuale
situazione ecclesiale.
Mons. Miglio raccoglie le sue osservazioni
intorno a tre parole chiave: ricordare, riprendere, sviluppare.
Il ricordo si riferisce ai recenti
pronunciamenti magisteriali, locali e non. Dai "Cinque pani e due
pesci" di cui il programma esposto costituisce un'esplicitazione ed un'attuazione,
alla "Novo millennio ineunte", alla recente "Ecclesia de eucharistia".
La memoria spazia sui quarant'anni intercorsi dalla "Pacem in terris",
attraverso la "Evangelii nuntiandi" di Paolo VI e al ricco magistero di
Giovanni Paolo II. E poi c'è un storia locale di cui recuperare
la memoria: i testi dei due sinodi ed, ancor prima, la "Cristo ci unisce
per pregare e per servire".
Il Vescovo osserva che vi sono,
ormai, differenti modi di 'ricevere' il Concilio, a livello 'diacronico':
dalla generazione di chi l'ha vissuto e accolto al momento della celebrazione,
alla generazione successiva, affacciatasi alla ribalta in questo quarantennio,
soprattutto giovanile, che "vive con fierezza l'essere per Gesù…
aperta ai nuovi movimenti, a dimensioni associative, e al contributo spirituale
offerto da esperienze monastiche nuove ed antiche".
* Ricordare non basta, occorre "riprendere".
Il Vescovo accoglie una certa domanda di "continuità": nei confronti
di programmi già varati e di esperienze già tentate, anche
se in maniera iniziale. A questo riguardo, l'icona biblica della moltiplicazione
dei pani sembra essere ancora una valida griglia di lettura, per valutare,
alla luce del vangelo, la nostra situazione. Richiamato che il "vero programma
pastorale è quello della Sacra Scrittura", il Vescovo ribadisce
il valore della lettura biblica svolta in forma di lectio divina, nell'arco
dell'anno liturgico. Di conseguenza, gli stessi programmi pastorali vanno
inseriti nell'a. l. e, di lì, acquistano nuovo significato. Al cuore
della Bibbia, letta nella nostra Chiesa locale, sta, in ogni caso, "lo
sguardo fisso su di Gesù", suggestione sempre attuale, ricavata
dall'anno giubilare, e dalla "Novo millennio ineunte". Non possiamo dare
per scontata, osserva il Vescovo, la nostra conoscenza di Lui e del suo
messaggio. E, d'altro canto, c'è una nuova generazione di cristiani
che guarda a Lui con rinnovato entusiasmo, e dichiara la sua scelta per
Lui.
Conoscenza e presenza: è
la presenza "del Pastore che chiede di vivere il cambiamento con serenità…
presenza eucaristica che chiama ogni giorno ad adorare il mistero dell'Incarna-zione
che continua nel nascondimento del tabernacolo…".
* Sotto la voce "sviluppare", sono
raccolte alcune richieste più specifiche e circoscritte. Da sviluppare
sono gli itinerari di preparazione ai sacramenti, nei quali la proposta
di fede sia finalizzata soprattutto a "provocare un incontro con il Signore",
primo passo per il recupero della iniziazione cristiana, su scala più
grande.
* Da sviluppare è il progetto
e la messa in atto delle unità pastorali, "non ritirata strategica,
ma nuova opportunità per valorizzare tutti i ministeri". Si tratta
di rendere sistematica una certa collaborazione interparrocchiale, senza
perdere alcune specificità delle parrocchie.
* Da sviluppare, infine, è
una rivisitazione delle liturgie. Quanto al numero e agli orari, ma anche
agli arredi, ed ai vari momenti celebrativi. L'occasione potrebbe essere
offerta dal Congresso Eucaristico nazionale, previsto a Bari, per il 2005.
* Resta da precisare il "verso
dove", la prospettiva generale verso cui ci si muove. In sostanza, l'idea
di Chiesa, a cui ispirarsi. Se il programma deve guardare al "quotidiano
delle parrocchie" (la Chiesa in cui ci muoviamo è essenzialmente
'parrocchiale'), l'orizzonte ecclesiale è quello di una Chiesa "serva
del vangelo", "non sanzionatoria, ma capace di accoglienza pedagogica",
"chiesa di popolo" e non di élite, umile di fronte alla Rivelazione,
alla storia di fede che l'ha preceduta ma anche di fronte ai poveri che
ancora le si rivolgono.