SAN BENIGNO - SULL’ARGOMENTO
STUDI RECENTI E MENO Guglielmo, il musico Uno degli aspetti meno noti
del monaco
SAN BENIGNO - Lo straordinario successo
ottenuto dalla Filarmonica "Vincenzo Robaudi" con la sua quattro giorni
musicale, incentrata sulle "patrie" piemontesi di Guglielmo (Volpiano,
Orta, Lucedio, Canavese, Fruttuaria e Terre Abbaziali) e sulla sua arte
di musico (concetto ripreso in concorsi e borse di studio anche da Volpiano),
impone una piccola discussione su "Guglielmo musico".
Il Glabro, in un passo della "Vita",
così descrive il nostro abate (la traduzione è del prof.
Stefano Benedetto): "Esperto raffinato nei principi della musica artistica,
tutte le parti che, nel salmodiare, erano cantate dai cori dei monaci,
di giorno e di notte, tanto riguardo alle antifone, quanto riguardo ai
responsori e agli inni, le portò, correggendole attentamente e infondendo
in esse il nettare della dolcezza divina, a una così alta perfezione
che nessun'altra corale riusciva a cantare in modo più naturale
ed elegante. In modo particolare abbellì con una dolcissima melodia
il canto dei salmi, innalzandosi al di sopra di tutti gli altri". E tra
le scuole da lui fondate, altrove si segnalano quelle per "l'istruzione
e la pratica nel canto dei salmi". Un grande studioso, il De Levis, cita
da parte sua un'opera di Guglielmo intitolata "Liber de reformatione et
correctione cantus", di cui purtroppo non abbiamo più traccia.
Su Guglielmo musico vi furono, nel
1935-36, due interventi sulla rinomata "Revue du chant grégorien":
J.Handschin e L. David, con Un point d'histoire grégorienne, Guillaume
de Fécamp (altra denominazione di Guglielmo da Volpiano, n.d.r),
e A. Gastoué con Sur le chant de St.Guillaume et les jongleurs à
l'abbaye de Fécamp. Un altro contributo interessante viene dagli
studi sulle prime riforme liturgiche attuate da Guglielmo: Le Roux, Guillaume
de Volpiano: son cursus liturgique au Mont-St-Michel et dans les abbayes
normandes, in Millenaire monastique du Mont-St-Michel, I, Paris 1967, pp.
417-487.
Proprio Fécamp et Mont-Saint-Michel,
assieme a Jumièges, in occasione dei loro millenari celebrati in
questi ultimi anni, hanno ripreso l'argomento con convegni, studi e iniziative.
Da noi il discorso deve ancora decollare.
Vi sono solo passi un po' retorici che vedono (come fa L. Mallè)
"modi musicali" nelle architetture (ad esempio nei fregi marcapiano del
campanile di Fruttuaria), o nella terna do-re-mi implicita nei forni di
fusione delle campane che di regola dovevano sempre essere tre (dallo studio
di una studentessa). Significativo è invece stato l'apporto di un
gruppo di studenti e professori di Vercelli (e Pavia, e Vienna) che, in
occasione di un recente seminario tenuto a San Benigno con la professoressa
Cantino Wataghin, hanno accennato - anche se solo en passant - alla possibilità
che la celebre scena della "Visitatio sepulcri" attorno alla Rotonda del
Santo Sepolcro (chi ha visitato l'abbazia ne ha sentito parlare) venisse
cantata. E questo risalirebbe ancora una volta a Guglielmo.